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Provincia Autonoma di Trento 
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COMUNICATO nr. 251 del 31/01/13 14.56

Il 14 febbraio "Le Gallerie" di Piedicastello ospiteranno il convegno ideato dalla Sat
IL CONTRIBUTO DELLE AREE PROTETTE PER IL GOVERNO DEL TRENTINO





Il 14 febbraio, a partire dalle 8.30, "Le Gallerie" di Piedicastello ospiteranno il convegno ideato dalla Commissione Tutela Ambiente montano della Sat, con la collaborazione della Provincia autonoma di Trento. Coniugare la protezione delle aree protette con la loro valorizzazione è l'obiettivo della giornata di riflessioni, che porrà l'accento su parchi, riserve naturali e biotopi. In Trentino circa il 17 % del territorio, corrispondente a più di 103.000 ettari su un totale di 605.000, è soggetto a tutela ambientale: il convegno cercherà di focalizzare le definizioni di biodiversità, conservazione, aree protette e gestione sostenibile, di muovere riflessioni sull'importanza delle strategie di gestione delle aree protette e di sensibilizzare amministratori, professionisti, tecnici, operatori sul significato delle aree protette, per diffondere sempre più il concetto che la protezione della natura non è un lusso antieconomico o un freno al progresso.

Il convegno è indirizzato ad amministratori, tecnici, professionisti, che nei rispettivi ruoli si trovano ad orientare le proprie funzioni ed il proprio operato.
La partecipazione è libera e gratuita, per ragioni organizzative viene richiesta l'iscrizione all'indirizzo: areeprotette@sat.tn.it
Per ulteriori informazioni: http://www.sat.tn.it/

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Presentato a Comuni, Comunità e Aziende per il turismo lo studio commissionato all'Eurac Research di Bolzano
TURISMO SOSTENIBILE NELLE DOLOMITI: QUALE STRATEGIA?





Il turismo in un sito naturale delicato e di alto pregio naturalistico quale le Dolomiti non potrà che essere un turismo sostenibile, per il quale occorre sviluppare una strategia complessiva capace, in riferimento all'atteso incremento di visitatori dopo la loro iscrizione nel Patrimonio dell'Umanità UNESCO, di preservare gli eccezionali valori universali e le condizioni di integrità delle Dolomiti stesse. Una strategia gestionale i cui principi guida sono delineati nello studio appositamente elaborato per conto della Fondazione Dolomiti Unesco dall'Eurac Research, ente di ricerca istituito presso l'Accademia Europea di Bolzano - Istituto per lo Sviluppo regionale, i cui risultati preliminari sono stati presentati ieri agli enti territoriali, in primo luogo Comuni, Comunità e Aziende di promozione turistica.



A raccomandare di fissare "principi guida di gestione che aiutino a proteggere i valori del Patrimonio Mondiale e che agevolino il turismo ecologicamente sostenibile" - ha ricordato l'assessore all'urbanistica ed enti locali, intervenuto assieme all'assessore al turismo - fu il Comitato per il Patrimonio mondiale, che all'osservanza di tale prescrizione condizionò l'iscrizione delle Dolomiti tra i Beni Unesco, e il Rapporto redatto da Graeme Worboys dopo la missione valutativa condotta nell'ottobre 2011. Di sei mesi prima è l'incarico dato dalla Fondazione all'Eurac, che ha consegnato alla Provincia autonoma di Trento, nell'aprile dello scorso anno, una prima bozza dello studio per un primo esame.
Lo sforzo di approfondimento e di analisi è molto puntuale, pur conservando un approccio globale che coniuga la dimensione turistica con quella della mobilità sostenibile ed integrata, affontando il tema della destagionalizzazione e della governance turistica, confermando la necessità di un costante coinvolgimento e sensibilizzazione degli operatori finali, chiamati ad essere "ambasciatori" del Bene Unesco.
La presentazione dello studio ai rappresentanti di Comuni e Comunità avviene dopo quella alla Rete per lo Sviluppo socio-economico e del turismo sostenibile costituita presso la Fondazione Dolomiti, avvenuta nel novembre scorso, ed è una tappa del percorso partecipativo che coinvolgerà tutti gli attori del territorio che ospita le Dolomiti. Dal momento che le proposte strategiche costituiscono un orientamento generale, ma che il vero motore di iniziative per uno sviluppo concreto di offerte di turismo sostenibile sono i singoli territori, il progetto ha dunque previsto - prima di essere approvato dal consiglio di amministrazione della Fondazione, una serie di incontri di comunicazione e informazione rivolti ai soggetti – chiave per il turismo a livello locale.

L’analisi e lo sviluppo delle strategie hanno tenuto conto della complessità geografica e amministrativa del territorio Dolomiti UNESCO, che si compone di nove siti distribuiti in tre regioni (Friuli Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige e Veneto) e cinque province, di cui due autonome (Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine). Il progetto presentato ha previsto una fase di ricerca basata sull’elaborazione di dati statistici sul turismo e il territorio raccolti nelle cinque province e su una serie di interviste e sopralluoghi. Le proposte strategiche emerse hanno riguardato cinque ambiti di intervento principali: analisi e monitoraggio, domanda e offerta turistica, mobilità, governance, comunicazione e informazione.

1) Analisi e monitoraggio. Riguarda i dati sul comportamento dei turisti nei vari "sistemi" che compongono l'area dolomitica posta sotto la tutela dell'Unesco, ma anche le aspettative degli operatori. Un maggiore coordinamento degli attori impegnati nelle province nella raccolta, analisi e gestione dei dati turistici (in Trentino c'è l'Osservatorio sul turismo) potrebbe essere utile - si sostiene nello studio dell'Eurac - per avere dato omogenei riferiti ai vari territori dolomitici.

2) Offerta e domanda turistica. L'obiettivo è quello di aumentare la qualità competitiva e ambientale promuovendo standard condivisi di sostenibilità, sviluppando congiuntamente prodotti ecosostenibili, formando gli operatori quali "ambasciatori" delle Dolomiti, riducendo le esternalità negative. Tra le proposte l'adozione della Carta europea del turismo sostenibile e di un disciplinare degli eventi sostenibili sotto l'ombrello del marchio "Dolomiti Unesco". Si tratta qui di mettere a regime ed estendere alcune buone pratiche che già si stanno attuando. Nello studio dell'Eurac si citano, a questo proposito, come esempi virtuosi la politica di regolamentazione delle seconde case attuata dalla Provincia di Trento, la presenza di geopark (il turismo di appassionati di geologia è in crescita nell'area dolomitica), la nascita di club di prodotto innovativi, il marchio Ecofeste, il monitoraggio della sentieristica.

3) Mobilità. Partendo da una analisi dei flussi di traffico nelle vallate dell'area dolomitica, lo studio suggerisce una doppia strategia, che vede da un lato la promozione di sistemi di mobilità sostenibile e, dall'altro, la gestione del traffico individuale motorizzato. Per la prima elemento chiave è l'informazione ai turisti delle opportunità presenti di mobilità alternativa all'auto privata (ancora prevalente e troppo concentrata, specie in alcune zone come la Val di Fassa, nella sola stagione estiva), ma c'è un potenziale di miglioramento - rileva lo studio Eurac - relativamente ai collegamenti interprovinciali in particolare con Bolzano e con Belluno. Una delle proposte riguarda la creazione di hub intermodali presso i centri turistici e un piano strategico per promuovere l'arrivo dei turisti dai mercati sorgente con mezzo di trasporto alternativi all'auto. Per la seconda si parla di "disincentivazione" del traffico motorizzato individuale, di gestione dinamica degli accessi e dei parcheggi secondo un disegno coerente. Tra le buone pratiche suggerite, il sistema di mobilità sostenibile introdotto già da alcuni anni dal Parco Adamello Brenta.

4) Governance. Lo studio Eurac sostiene, in particolare, la necessità di promuovere le sinergie esistenti e la cooperazione transprovinciale e transnazionale.

5) Comunicazione e informazione. L'informazione sulle Dolomiti, in particolare sul web, c'è ma è eterogenea. Occorre dunque ricondurre a fattore comune tutte le iniziative di comunicazione, dall'utilizzo del marchio Dolomiti Unesco alla partecipazione a fiere con uno stand unico, dalle iniziative promosse dalle Aziende per il turismo alla segnaletica. L'obiettivo è dunque quello di integrare e rendere omogeneo e "riconoscibile" dal turista il territorio che comprende le Dolomiti.

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Lunedì 11 febbraio, alle 8.15, all’auditorium del Polo scolastico di Cles
16^ GIORNATA TECNICA “LA FRUTTICOLTURA DELLE VALLI DEL NOCE”

Lunedì 11 febbraio, dalle 8.15 alle 12.30, presso l’Auditorium del Polo Scolastico di Cles, è in programma la 16esima edizione della giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce” organizzata dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

L’evento, promosso dal Centro Trasferimento Tecnologico in collaborazione anche quest’anno con il Consorzio Melinda, propone argomenti di grande attualità ed interesse per il mondo frutticolo: dalla proposta filiera letame di qualità per agevolare gli allevatori nella gestione delle deiezioni e nel contempo per mettere a disposizione delle aziende frutticole letame di elevata qualità agronomica a costi sostenibili, alla problematica sempre attuale degli scopazzi del melo, dalla stanchezza del terreno all’innovazione varietale, dal contenimento dei bostrici alla gestione del colpo di fuoco e al rinnovo frutticolo.

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Tutta la filiera del legno della Val di Fiemme nelle strutture costruite per i Campionati del Mondo di sci nordico
PEFC E MONDIALI 2013, L'ACCORDO CHE FA EMERGERE LA CORRETTA GESTIONE DEL PATRIMONIO LEGNO

Legno: materia prima locale, sostenibile, rinnovabile, certificata. Col legno, di cui la Val di Fiemme è molto ricca, sono state costruite e ammodernate le strutture dei Mondiali (Stadio del Fondo, del Salto e Palafiemme). Filo conduttore dei progetti, ora visibili, la consapevolezza di mettere al centro il prodotto locale per valorizzarlo e per influire positivamente sull'economia della valle (la costruzione e l'ammodernamento si sono avvalsi di tutta la filiera del legno presente in Fiemme: legno, segherie, ditte per la lavorazione, compresa la Scuola del Legno). Ora, con la certificazione PEFC - il sistema di certificazione forestale sostenibile più diffuso al mondo - , emerge con tutta la sua forza l'intento dei Mondiali Fiemme 2013, della Valle e del Trentino di approcciarsi all'ambiente con una filosofia meno impattante possibile. Questa volontà è stata ribadita e sottoscritta in più modi nella conferenza stampa svoltasi oggi al Centro del Fondo di Lago di Tesero a cui hanno partecipato: il presidente del Comitato tecnico organizzatore dei Mondiali Piero Degodenz, il presidente di PEFC Italia Pier Luigi Ferrari, i sindaci dei Comuni di Tesero, Francesco Zanon, di Cavalese, Silvano Welponer, l'assessore allo sport e foreste del Comune di Predazzo Roberto Dezulian, il vicepresidente di PEFC Italia Francesco Dellagiacoma (funzionario della Provincia autonoma di Trento), lo Scario della Magnifica Comunità di Fiemme Giuseppe Zorzi, il presidente della Comunità territoriale della Val di Fiemme Raffaele Zancanella e il segretario generale di PEFC Antonio Brunori. Ad un edificio realizzato al Centro del Fondo di Lago di Tesero, (contiene le 26 cabine che serviranno alla giuria e alle TV) è stato scelto di dare la certificazione di progetto. L'architetto progettista è Roberto Bortolotti. Il legno usato è abete rosso e larice della Val di Fiemme, materia prima locale certificata e tracciata di proprietà della Magnifica di Cavalese per il 50 per cento e degli altri Comuni della Valle per l'altra metà. 900 i metri cubi di legname usato per tutte le strutture, pari a 3 giorni di crescita per i boschi della Val di Fiemme che crescono, appunto, al ritmo di 300 metri cubi al giorno.

In Trentino il 75% della superficie forestale è certificato. La Val di Fiemme è conosciuta fuori dal territorio locale per la sua bellezza e per l’estensione dei suoi boschi. Nella Valle è presente tutta la filiera del legno: gestione forestale, le ditte di utilizzazione, le segherie, i due impianti di teleriscaldamento. Il Centro del Salto di Predazzo, quello del Fondo di Lago di Tesero, i due luoghi protagonisti delle competizioni mondiali di sci nordico e il Palafiemme - sede del centro stampa dei Mondiali - con il suo pavimento in legno, nonché il centro per gli accrediti degli atleti con il suo arredo sono il biglietto da visita più appropriato per far conoscere al mondo come un prodotto locale - il legno - possa essere valorizzato nella sua totalità. Soci (Russia), dove si svolgeranno le XXII° Olimpiadi invernali nel 2014, ha già colto la sfida e ha cominciato a lavorare sulla certificazione delle sue strutture. Dunque Fiemme 2013 ha innestato, di fatto, una gara sulla sostenibilità soprattutto del legno delle strutture degli eventi sportivi.
Piero Degodenz, presidente Comitato tecnico Organizzatore Mondiali Fiemme 2013, intervenendo alla conferenza stampa ha ringraziato tutte le amministrazioni comunali e tutti i soggetti che hanno lavorato per le strutture in legno certificato: “Penso che questo sia uno dei risultati più importanti, un segnale significativo che la Valle ha voluto dare. Penso, per esempio, alla scuola locale del legno che ha voluto realizzare alcune opere importanti per l'arredo delle strutture. Siamo convinti che il legno è uno dei nostri ori: quello bianco è la neve, quello verde sono le nostre foreste, il nostro legno”.
Pier Luigi Ferrari è il presidente di PEFC Italia, la struttura federale che ha come obiettivo la gestione corretta del bosco e delle foreste. Nel ringraziare tutti gli amministratori e i soggetti che hanno collaborato alla certificazione dei Mondiali, ha detto “parlando di sostenibilità dobbiamo dire che qui c’è un’esperienza importantissima. C'è una forte volontà di portare avanti il sistema di filiera di una gestione sostenibile. Noi ci teniamo sempre che il nostro processo di certificazione metta in evidenza l’importanza del radicamento territoriale, ciò vuol dire dare concretezza al nostro lavoro. Questo protocollo segna una tappa importante di questo rapporto strettissimo che lega l'uomo alla natura".
Il sindaco di Tesero Francesco Zanon, riprendendo in parte quanto citato dal presidente Degodenz è intervenuto dicendo: “Oggi parliamo dell’oro verde, il legno; un legname, il nostro, che viene prodotto in maniera ecosostenibile: il bosco non viene depauperato. Questo è un valore aggiunto, l’utilizzo del legname in loco fa parte di quella filiera corta che la Val di Fiemme ha voluto dimostrare. Quando è nato il progetto, coordinato dalla Magnifica Comunità di Fiemme, abbiamo dato la nostra adesione molto convinta, proprio nella consapevolezza dell’importanza di questa iniziativa. Io penso che la Val di Fiemme, nell’ambito del legno, possa fare scuola. Vorrei ringraziare anche i progettisti che hanno sposato questa nostra intenzione, lavorando con il prodotto locale. Va dato atto allo studio Bortolotti di aver aderito in questo senso, utilizzando il legno della Val di Fiemme. Penso che vada fatto un plauso anche all’impresa costruttrice. Siamo orgogliosi del riconoscimento che verrà dato alle strutture”.
Per lo Scario della Magnifica Comunità di Fiemme Giuseppe Zorzi, che è stato il coordinatore dell'intero progetto, “è motivo di orgoglio aver potuto partecipare a questo complesso progetto che ha coinvolto i Comuni e che, con un po’ di buona volontà, è andato a buon fine come nelle intenzioni. Devo ringraziare per questo anche il vice-scario. Anche la Magnifica lavora da molti anni sulla certificazione (prima volta nel 1997) perché crediamo sia fondamentale gestire i boschi in modo sostenibile. Forse in Val di Fiemme è scontato che i boschi crescano in maniera corretta, non lo è, però, al di fuori della Valle. Certificare è un modo per comunicare il concetto di bosco che deve crescere in maniera corretta. Certificare il corretto uso del bosco è un po’ trasferire sull’esterno quella che viene chiamata esternalità positiva. Una foresta in salute è segno di controllo e sicurezza del territorio. Crediamo quindi che le certificazione contribuisca a comunicare quale è il modo corretto di crescere un bosco”.
Intervenendo alla conferenza stampa il sindaco di Cavalese Silvano Welponer ha detto “E’ un vero piacere portare il mio saluto e ringraziamento anche a nome anche di altri Comuni della Valle. Il concetto di sostenibilità troppo spesso è stato presentato in maniera un po’ troppo 'aerea', invece è un momento significativo perché da' concretezza alle strategie politiche, coniugare quello che è una teoria con una prassi. Sostenibilità potrebbe essere espressa come un modo intelligentemente responsabile di gestire l’ambiente. A partire dal Piano di sviluppo provinciale al Piano urbanistico e al protocollo d’intesa per uno sviluppo turistico sostenibile, la Provincia autonoma di Trento ha indicato delle linee guida che noi, poi, decliniamo sui nostri territori. Le linee guida si concretizzano in momenti come questi: utilizzo in maniera responsabile del nostro territorio”.
Ha poi preso la parola l’assessore allo sport e foreste del Comune di Predazzo Roberto Dezulian che ha espresso la soddisfazione dell'amministrazione e ha detto “la nostra foresta è da sempre un biglietto da visita sia nel mercato del legno che nel settore del turismo. Anche tutti gli abitanti della Valle sono orgogliosi di avere una foresta come questa. La nostra foresta è un ritorno di immagine importante e anche il nostro Stadio del Salto è stato realizzato con il legno locale e il rifacimento della facciata in legno gli ha conferito un aspetto decisamente migliore e, soprattutto, è coerente con la certificazione del legno”. Anche il presidente della Comunità di Valle Raffaele Zancanella ha portato il suo saluto e ha messo in evidenza come i Mondiali della Val di Fiemme segnano un modo diverso e nuovo per ragionare anche intorno all’economia della valle. “Spero che i Mondiali vengano ricordati per la loro capacità propositiva. Ringrazio Francesco Dellagiacoma che ha lavorato molto per questo progetto di certificazione”.
Francesco Dellagiacoma vicepresidente di PEFC Italia e Antonio Brunori segretario generale PEFC si sono poi alternati nella spiegazione dell'accordo e nei dettagli del progetto.

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LO SCHEDARIO VITICOLO PROVINCIALE IN VISTA DEL TRAGUARDO GRAZIE ALLE NUOVE TECNOLOGIE

Si è tenuto presso la sala don Guetti della Federazione Trentina della Cooperazione un incontro per fare il punto sullo stato di avanzamento della costituzione dello schedario viticolo della Provincia autonoma di Trento. Alla presenza di numerosi rappresentanti delle cantine cooperative e private, l’incontro, presieduto da Luca Rigotti, vice presidente della Federazione Trentina della Cooperazione e con il contributo dei responsabili degli uffici provinciali Tutela delle produzioni agricole Mario Chemolli, del Sistema informativo Edoardo Arnoldi e del direttore del Centro assistenza agricola CaaCoopTrento Silvio Canestrini, ha permesso di analizzare le attività finora svolte e quelle che nell’arco dei prossimi mesi vedranno la conclusione della costituzione dello schedario viticolo provinciale.

Circa due anni fa la Provincia autonoma di Trento ha scelto di provvedere con propri sistemi alla gestione informatizzata dello schedario viticolo. Si è da poco conclusa la raccolta delle denunce di vendemmia relative alla campagna 2012/13 mediante l’utilizzo di procedure informatizzate evolute e sofisticate, in grado di automatizzare anche tutta l’attività di controllo relativa alle rivendicazioni dei vini DOC e IGT.
Lo schedario è gestito nell’ambito del sistema informativo agricolo provinciale (SIAP) che permette la gestione integrata di dati gestionali e georeferenziati con l’utilizzo di componenti di sistema GIS.
A breve sarà attivata, sempre nell’ambito del SIAP, anche la gestione dei diritti di impianto e saranno realizzate forme di interscambio dati con le strutture cooperative e le cantine private interessate.
I presenti hanno mostrato apprezzamento per il progetto ormai in fase di ultimazione che pone la Provincia di Trento all’avanguardia sul piano nazionale nella gestione dei dati vitivinicoli.

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In valle di Non l’incontro di aggiornamento con i tecnici della Fondazione Mach
16^ GIORNATA TECNICA DI CLES, 500 FRUTTICOLTORI A “LEZIONE”

I frutticoltori delle valli del Noce sono accorsi anche quest’anno in massa alla giornata tecnica organizzata a Cles dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. In circa 500 hanno gremito l’auditorium del polo scolastico per il più atteso momento di aggiornamento con i tecnici del Centro Trasferimento Tecnologico. In questa 16esima edizione, che ha visto intervenire in apertura il direttore generale, Mauro Fezzi, e Gastone Dallago responsabile dell’Ufficio frutticoltura, sono stati trattati argomenti di grande attualità ed interesse per il comparto: dalla filiera letame di qualità per agevolare gli allevatori nella gestione delle deiezioni e fornire alle aziende frutticole letame di elevata qualità agronomica a costi sostenibili, alla problematica degli scopazzi del melo, dalla stanchezza del terreno all’innovazione varietale, dal contenimento dei bostrici alla gestione del colpo di fuoco e al rinnovo frutticolo. Gli interventi sono stati moderati dal tecnico Fabrizio Dolzani.

Il letame, una risorsa per il frutticoltore
Al centro dell’intervento di Andrea Cristoforetti la filiera del letame di qualità, la cui realizzazione potrebbe agevolare gli allevatori nella gestione delle deiezioni e al contempo fornire alle aziende frutticole letame di elevata qualità agronomica a costi sostenibili. I soggetti coinvolti sarebbero: la Fondazione Mach che redige dei protocolli dedicati per la gestione delle deiezioni in allevamento e per la conduzione dei processi di maturazione controllata; gli allevatori che gestiscono le deiezioni; i gestori che conducono i processi di maturazione, trasportano gli ammendanti e curano la rendicontazione economica; le associazioni dei frutticoltori che raccolgono gli ordini di ammendante, gestiscono la logistica delle consegne ed i pagamenti.
Scopazzi sotto controllo, ma non abbassare la guardia
L’indagine ha interessato 233 ettari in provincia di Trento, di cui 132 nelle valli del Noce. Fabrizio Branz e Andrea Dolzani hanno riferito di una situazione soddisfacente. Infatti sul portainnesto M9, che interessa ormai l’84% degli impianti, la percentuale di piante infette nel 2012 si è attestata tra lo 0,07 della bassa valle e lo 0,40 dell’alta valle. Negli impianti su portainnesto medio-debole (M26), medio (M106) e forte (Franco), che occupano il restante 16% della superficie delle Valli del Noce, è stata riscontrata una presenza più elevata della malattia. Ma questo è dovuto alla mancata estirpazione delle piante sintomatiche che unitamente alla lotta ai vettori è resa obbligatoria dal decreto provinciale del 2006, e ad un ritardato rinnovo di impianti obsoleti.
Stanchezza del terreno, un problema emergente
Davide Neri dell’Università Politecnica delle Marche ha spiegato che il problema del reimpianto e del declino produttivo dei suoli sta aumentando nelle aree frutticole e orticole specializzate. I sintomi di stanchezza da reimpianto nei frutteti sono evidenti nel periodo immediatamente successivo al trapianto o appaiono come alterazioni qualitative o quantitative durante il ciclo del frutteto, favoriti da stress abiotici (idrici, in particolare).
Contro la stanchezza pratiche agronomiche corrette
Tommaso Pantezzi, Massimo Prantil e Andrea Branz hanno spiegato che in questi ultimi anni nelle valli del Noce si è avuto un forte rinnovo degli impianti contestualmente ad una serie di bonifiche. In alcuni casi la scarsa attenzione durante le lavorazioni ha creato qualche problema di sviluppo alle piante accentuando anche fenomeni di stanchezza nel suolo. Per cercare di arginare il problema sono state condotte delle prove e messi a confronto differenti possibilità di gestione del terreno in occasione del rinnovo dell’impianto. Le soluzioni proposte ribadiscono l’importanza delle corrette pratiche agronomiche nella preparazione del terreno ed evidenziano come l’apporto di sostanza organica matura dia buoni risultati per lo sviluppo delle piante nella fase di allevamento.
Innovazione varietale e strategie di sviluppo
Secondo Alessandro Dalpiaz, direttore di APOT, nella crisi di oggi che condiziona l'economia e la società, le imprese che nel passato hanno saputo differenziare in termini di mercati e prodotti, investendo in ricerca ed innovazione, riescono a mitigare gli effetti delle difficoltà. Inoltre la frutticoltura regionale ha dato vita ad un percorso di progressiva cooperazione tra i consorzi del Trentino e dell'Alto Adige che ha portato a diversi concreti risultati, e che ha potuto contare su un "sistema" integrato con le istituzioni provinciali, i centri di ricerca e sperimentazione e la consulenza tecnica. La "differenza" in positivo rispetto ai competitori è oggi un obiettivo da perseguire. Per questo gli investimenti in ricerca e sviluppo di nuove varietà, in uno scenario internazionale che vede la collaborazione con Fondazione Mach e Centro di Laimburg, sono per i produttori una grande risorsa. Trovare nuove varietà vuole dire aprire nuove prospettive per nuovi mercati, offrire alternative ai consumatori, prevenire il probabile aumento di pressione competitiva di nuovi paesi produttori.
Bostrico, trappole per cattura massale e alcool alimentare
Roberto Torresani ha parlato della problematica dei “bostrici” che risulta strettamente collegata al fenomeno della moria delle piante. La Fondazione Mach ha messo in campo un’attività di prevenzione della moria e alcune esperienze di cattura massale dei coleotteri per ridurre i danni provocati. Sono stati testati una serie di prodotti attrattivi e diversi tipi di trappole facilmente costruibili ed è emersa la notevole efficacia attrattiva dell’alcol alimentare (alcol buongusto) diluito al 70%. Nel comune di Nanno la cattura massale ha interessato un’area di 18 ettari con risultati molto positivi. Anche per quest’anno nei frutteti che presentano piante sofferenti o morte, in presenza di bostrico, i tecnici consigliano di posizionare trappole che si possono costruire in azienda utilizzando bottiglie in plastica forate e ricoperte di colla. Il consiglio è di 10-15 trappole per ettaro: il numero può essere ridotto a 6-8 trappole se la zona interessata è di 3-4 ettari. La sostanza attrattiva da utilizzare è l’alcol alimentare da aggiungere a cadenza settimanale.
Colpo di fuoco, lotta obbligatoria e controlli frequenti
Per il colpo di fuoco, malattia causata dal batterio Erwinia Amylovora comparsa in Trentino nel 2003, non esistono mezzi di lotta efficaci diretti e specifiche normative prevedono la lotta obbligatoria per limitarne la diffusione. I primi casi nelle valli del Noce risalgono al 2005; altre annate problematiche sono state il 2007 e il 2010, mentre nel 2012 i casi accertati sono stati 34. I tecnici raccomandano di non creare condizioni favorevoli allo sviluppo di infezioni e di effettuare i controlli per individuare ed eliminare prima possibile eventuali piante sintomatiche.
Rinnovi frutticoli, meno Golden e più varietà nuove per incrementare il reddito
Per Massimiliano Gremes, responsabili qualità di Melinda se oggi possiamo essere soddisfatti di aver raggiunto i risultati che si riferiscono all’architettura-taglia degli impianti, alla riduzione dell’inoculo degli scopazzi, non possiamo ritenerci però appagati dal percorso iniziato ma non concluso dell’adeguamento varietale che prevedeva la riduzione della varietà più coltivata, la Golden Delicious, a favore di altre varietà già affermate sul mercato. In fase di aggiornamento assieme alla Fondazione Mach la lista delle selezioni clonali migliorative. Inoltre il Consorzio Melinda per avere una parte attiva, sia nella ricerca di nuove varietà, sia per riservarsi la possibilità di piantare varietà a club (polpa rossa) oggi presenti nel panorama internazionale e ritenute interessanti, è partner di due nuovissime e strategiche società: il Consorzio Innovazione Frutta e Novamela.

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Sabato 16 febbraio, alle dieci, su RaiUno
A LINEA VERDE SABATO SU RAIUNO FONDAZIONE MACH PROTAGONISTA

Sarà dedicata alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige la puntata di Linea Verde in onda sabato 16 febbraio su RaiUno, dalle ore 10 alle 11. Il viaggio di Luca Sardella tra vigneti e laboratori illustrerà attività, curiosità e alcuni progetti molto interessanti: dalla tracciabilità degli alimenti alle malattie della vite, dalla genetica alla analisi sensoriale per concludere nel parco della scuola con il direttore Mauro Fezzi e gli studenti del corso professionale che hanno prodotto pane, insaccati, miele, succo di mela e formaggi.

Sopralluogo e riprese sono state effettuate nelle giornate di giovedì 31 gennaio e venerdì 1 febbraio con una ricchissima scaletta. Nei laboratori scolastici della trasformazione alimentare sono stati coinvolti Salvatore Ghirardini, Giampaolo Gaiarin, Walter Ventura e un gruppo di studenti, poi la troupe ha proseguito nel laboratorio di tracciabilità intervistando Federica Camin e i suoi tecnici sul tema dell’origine degli alimenti e della sicurezza per il consumatore. Il viaggio è continuato nel vigneto con il responsabile delle coltivazioni, Paolo Poletti per illustrare le principali operazioni agronomiche di campagna e nella cantina storica con Mario Tonon. Le telecamere sono entrate anche nelle serre per conoscere con Ilaria Pertot e Valerio Mazzoni le malattie delle piante, gli insetti più insidiosi e la confusione sessuale, una tappa poi da Riccardo Velasco e nei suoi laboratori di genomica, e un veloce percorso tra gli strumenti più moderni della analisi sensoriale con Flavia Gasperi e Maria Laura Corollaro.

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Nel corso dell'estate anche dieci incontri formativi per i boscaioli non professionali
UTILIZZAZIONI FORESTALI: VIA AI CORSI DI QUALIFICAZIONE E AGGIORNAMENTO

Il Servizio Foreste e Fauna ha dato il via all’attività 2013 di qualificazione ed aggiornamento degli addetti alle utilizzazioni forestali. Sono state confermate le ormai pluridecennali attività di formazione in materia di organizzazione, tecnica e sicurezza dei lavori di utilizzazione forestale rivolte agli operatori professionali impegnati nel settore del taglio dei boschi, sia pubblico che privato, che oltre alle tecniche di taglio prendono in considerazione le due tecniche maggiormente utilizzate nell’arco alpino per la raccolta del legname: lo strascico con trattore e verricello e l’esbosco con gru a cavo. Sono previste inoltre cinque edizioni del corso per responsabile della conduzione di utilizzazioni forestali, il cosiddetto “patentino”, necessario per poter condurre le utilizzazioni boschive sulle proprietà pubbliche.

Per gli operatori non professionali, che fanno uso della motosega in modo saltuario, sono previste nel corso dell’estate dieci edizioni del percorso formativo sulla sicurezza e tecniche base per il taglio degli alberi. Un’attenzione particolare è stata data dal Servizio Foreste e fauna agli aventi diritto d’uso civico tramite una decina di eventi dimostrativi volti ad aumentare la consapevolezza delle persone riguardo ai rischi connessi al taglio degli alberi, ai necessari dispositivi di protezione individuale e alle tecniche basilari da adottare nell’uso della motosega.
Le iniziative formative, curate dall’Incarico Speciale per la formazione e consulenza tecnica forestale, hanno un’impostazione eminentemente pratica, sono svolte in situazioni reali (cantieri di utilizzazione in bosco), e sono attuate da uno staff tecnico appositamente selezionato e formato, composto da personale forestale e da operai forestali istruttori.
Grazie alla proficua collaborazione instauratasi con le amministrazioni comunali di Borgo Valsugana e Castelnuovo, la sede preferenziale per lo svolgimento delle attività è il centro vivaistico-forestale di S.Giorgio a Borgo Valsugana e i vicini boschi della Val di Sella, ma sono attive collaborazioni anche con il comune di Folgaria e con l’Agenzia provinciale delle foreste demaniali (Val di Fiemme).
Il calendario sarà pubblicizzato tramite l’invio a tutte le strutture periferiche del Servizio Foreste e Fauna (Uffici Distrettuali Forestali e Stazioni Forestali), attraverso il sito del servizio (www.foreste.provincia.tn.it) ed il portale del legno trentino della Camera di commercio di Trento (www.legnotrentino.it), nonché attraverso la pubblicazione sul BUR.
Tutte le informazioni pratiche e la modulistica per l’iscrizione si potranno reperire, oltre che sul sito del servizio (www.foreste.provincia.tn.it) e nel punto informativo del sito della Provincia autonoma di Trento alla voce modulistica, rivolgendosi all’ Incarico Speciale per la Formazione e consulenza tecnico forestale del Servizio Foreste e fauna, Via G.B. Trener, 3 – 38121 Trento, Tel. 0461495937 – Fax 0461495957, e-mail: formazione.consulenzaforestale@provincia.tn.it

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Taglio del nastro oggi a San Michele per la struttura d’avanguardia nel settore delle scienze sensoriali
INAUGURATO IL NUOVO LABORATORIO SENSORIALE DELLA FONDAZIONE MACH

E’ stato inaugurato questa mattina, a San Michele all’Adige, il nuovo laboratorio sensoriale della Fondazione Edmund Mach. La nuova struttura dotata di strumentazione all’avanguardia nello studio e nell’analisi sensoriale supporterà sia l’attività di ricerca che quella didattica. Il laboratorio, ospitato nel nuovissimo Palazzo della ricerca e della conoscenza, occupa una superficie complessiva di oltre 300 metri quadrati ed è dotato di attrezzature che lo rendono un centro di riferimento a livello nazionale. Ventidue cabine informatizzate per le valutazioni sensoriali individuali in condizioni ambientali controllate, un’aula didattica con 48 postazioni di assaggio, una sala destinata all‘addestramento del panel con una zona attrezzata con cabine individuali per svolgere test cognitivi comportamentali, un locale per la preparazione dei campioni.

Sullo stesso piano dell’edificio, accanto ai locali dedicati alle valutazioni sensoriali, è operativo un laboratorio di analisi dotato di strumentazione avanzata finalizzata a misurare parametri chimico-fisici correlati con la qualità sensoriale degli alimenti come: l’analisi dei composti chimici volatili che contribuiscono a odori e flavour, aspetti chiave per l’apprezzamento di un prodotto alimentare, ma anche l’analisi di proprietà fisico-meccaniche correlate alla texture e all’aspetto esterno. Sono presenti un texture analyser dotato di detector acustico per l’analisi delle proprietà acustiche e meccaniche degli alimenti, un colorimetro e un analizzatore di immagini per il controllo di colore, dimensioni e forma. Le competenze messe in gioco vanno dalla chimica e tecnologia degli alimenti alla fisica, dalla statistica alla psicologia cognitiva.
L'attività di ricerca supporta, attraverso progetti applicativi, l’innovazione di prodotti e processi nel settore agroalimentare e la valorizzazione dei prodotti tipici di interesse per l’economia trentina. Attualmente il laboratorio è impegnato in un importante progetto di caratterizzazione varietale della mela con un duplice approccio sensoriale e strumentale, finalizzato a supportare lo sviluppo di nuove varietà che tenga in considerazione i fattori qualitativi chiave che guidano la scelta del consumatore.
Strategiche sono le collaborazioni centri di ricerca e università, ma anche con la realtà produttiva fra le quali si segnala quella pluriennale con il Consorzio dei Caseifici Trentini per l‘ottimizzazione dei metodi di controllo della qualità. Fra le altre attività, il laboratorio promuove anche l’insegnamento dell’analisi sensoriale e in questi anni ha maturato una pluriennale esperienza nella didattica, sia a livello accademico (corsi di laurea e master universitari) che di corsi specialistici,
Dopo i saluti istituzionali di Mauro Fezzi, direttore Generale della Fondazione, sono intervenuti Marco Dal Rì, dirigente del Centro istruzione e formazione, e Flavia Gasperi, responsabile del gruppo di ricerca Qualità Sensoriale del Centro ricerca e innovazione. Presente anche il vicepresidente Gabriele Calliari.
Sono intervenuti poi Erminio Monteleone dell'Università di Firenze, presidente della Società Italiana di Scienze Sensoriale e della European Sensory Science Society, Franco Biasioli, responsabile della piattaforma tecnologica Composti Volatili e Massimo Bertamini, coordinatore per l’Istruzione Post-Secondaria e Universitaria. Intervento finale quello di Giorgio Nicolini, ricercatore del Centro Trasferimento Tecnologico, in ricordo di Giuseppe Versini che ha lavorato per oltre 30 anni all’Istituto Agrario prima in qualità di ricercatore e poi come coordinatore, per dieci anni, del Dipartimento Laboratorio di Analisi e Ricerche, la cui passione per la scienza degli aromi, che conosceva profondamente, lo ha portato a credere alle potenzialità dell’analisi sensoriale in anni nei quali, in Italia, questa disciplina era quasi sconosciuta.
L’evento inaugurale di oggi è stato patrocinato dalla Società Italiana di Scienze Sensoriali, l’associazione scientifica fondata nel 2002 che si propone di contribuire al progresso della scienza sensoriale e delle sue applicazioni in Italia.

I NUMERI DEL LABORATORIO SENSORIALE

· Un’area complessiva di 300 mq
· 22 cabine informatizzate
· un’aula didattica con 48 postazioni di assaggio,
· una sala destinata all‘addestramento del panel con una zona attrezzata con cabine individuali per svolgere test cognitivi comportamentali,
· un locale per la preparazione dei campioni.
· Laboratorio di analisi

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15/02/2013, 20:54
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Alla Fondazione Mach si è svolto un incontro sull'attività di miglioramento genetico della vite
LA VITICOLTURA DEL FUTURO TRA QUALITA' E RESISTENZA ALLE MALATTIE

La sfida per la viticoltura del futuro è già iniziata. Bisogna puntare ad una qualità elevata, attraverso piante resistenti alle principali malattie fungine, che permettano quindi meno trattamenti andando incontro ad una viticoltura più sostenibile. Su questi obiettivi si sta concentrando l'attività di miglioramento genetico della vite, che viene promossa dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele e dal Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg. Attualmente sono allo studio decine di nuove varietà. Nel 2011/2012 a San Michele su quasi 200 piante, frutto di incroci, è stata riscontrata una resistenza importante a oidio e peronospora. Se l'attività dovesse proseguire con questi ritmi, diverse piante resistenti dovrebbero essere disponibili per i viticoltori trentini entro i prossimi 10 anni.

Per illustrare le novità in questo campo si è svolto oggi pomeriggio un incontro al Palazzo della Ricerca e della Conoscenza di San Michele al quale hanno partecipato più di 100 viticoltori provenienti anche da fuori regione, che si sono potuti confrontare con i principali esperti a livello europeo nel miglioramento genetico della vite.
Ad aprire il seminario è stato Enrico Giovannini del Civit (Consorzio Innovazione Vite), nato dalla collaborazione tra i vivaisti viticoltori trentini ed i ricercatori della Fondazione Mach. "La viticoltura moderna - ha sottolineato Giovannini - chiede innovazione. Ci sono, infatti, nuovi bisogni: ridurre il numero degli interventi fitoiatrici, soprattutto in aree vicine a centri abitati, ed avere piante che si adattino al cambiamento climatico e alle temperature più alte. Per tutto questo serve un programma di miglioramento genetico mirato e la Fondazione Mach ha un ruolo centrale ed indispensabile in quest'ottica". Marco Stefanini, responsabile del miglioramento genetico a San Michele, ha ribadito come "la resistenza alle principali malattie fungine (come oidio e peronospora, ndr) significa favorire una viticoltura più sostenibile. Quindi, attraverso gli incroci, stiamo realizzando e selezionando piante che reagiscono meglio ai patogeni, che si adattano allo stress generato dal cambiamento climatico e che garantiscano maggiore qualità", e quindi vini migliori da mettere sul mercato. Barbara Raifer, presentando il lavoro del Centro di Laimburg, ha invitato a tenere i piedi per terra ricordando che "le resistenze non sono assolute", ma ha mostrato ottimismo per i prossimi anni in quanto "si sta attraversando una fase di forte evoluzione in questo campo e in un futuro non troppo lontano potremmo avere varietà significativamente resistenti". L'attenzione si è poi soffermata sulla qualità delle nuove varietà, "molto buona, soprattutto per quanto riguarda i vini bianchi", ha affermato Raifer.
Infine, Raffaele Testolin dell'Università di Udine ha posto una questione interessante: attraverso questi incroci rinnoveremo le vecchie varietà, come Teroldego, Cabernet o Merlot, oppure nascerà qualcosa di nuovo? "Non sarà possibile - ha spiegato Testolin - ricostituire le varietà usate come "genitori" di quelle nuove. Certo, i profili aromatici possono ricordare varietà alla quali siamo legati, ma sono convinto - ha concluso - che con le nuove varietà si deve rompere col passato, creando qualcosa di innovativo".
A proposito di nuove varietà di vite, sono in costante aumento. Attualmente quelle coltivabili in Italia sono solamente Bronner e Regent. Sono state effettuate domande per altre sei varietà coltivabili, ma la strada non sarà breve anche se si spera di ottenere risposte a livello nazionale nei prossimi mesi.

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