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Zootecnia da carne veneta, quale futuro la aspetta? 
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Zootecnia da carne veneta, verso un ridimensionamento degli allevamenti?
Diminuiscono le importazioni di animali vivi (-18%). Ricadute anche a livello nazionale. Allevamenti: in 4 anni 2.300 in meno (-14%)

Forte calo in Veneto delle importazioni di animali da allevamento: -18%, rispetto al 2006, oltre 100 mila capi in meno in due anni.
Dal dossier sui 'Ristalli Bovini' realizzato dagli esperti di Veneto Agricoltura su dati del Crev (centro regionale epidemiologia veterinaria) emerge che nel 2008 sono entrati nel Veneto poco più di 532 mila capi di bovini vivi (di età maggiore di 30 gg.) per prima importazione, mentre nel 2006 l’ammontare era stato di circa 643 mila.
Il Veneto, come è noto, è una regione fortemente orientata alla produzione di carne bovina: grazie all’alta produttività del mais e alla tecnica dell’allevamento confinato, si è potuto infatti sviluppare un efficiente comparto bovino da carne centrato sull’allevamento del vitellone.
Il problema dell’approvvigionamento dei cosiddetti ristalli è sempre stato risolto potendo contare sull’importazione di animali da allevamento da paesi europei, in primis dalla Francia, da cui il Veneto importa oltre il 70% degli animali.
Tuttavia, la presenza in Francia della blue tongue (la febbre catarrale dei bovini) ha costretto l’attivazione di misure sanitarie per debellare i focolai della malattia che hanno condizionato la disponibilità di animali e influenzato i prezzi di mercato. Anche la Germania (-27mila capi rispetto al 2006) e la Polonia (-25 mila) hanno contribuito a ridurre le nostre importazioni; riduzioni che non sono state compensate dall’incremento di importazioni da altri paesi come la Romania e la Lituania.
Si prospetta dunque, per il 2009, una diminuzione della produzione di carne bovina che, data l’importanza trainante del Veneto, avrà effetti anche a livello nazionale contribuendo ad aumentare la dipendenza dall’estero. Non solo gli allevamenti hanno riempito meno le stalle, ma molti hanno chiuso.
Dal 2004 al 2008 si è infatti passati da circa 9 mila allevamenti attivi (con bestiame in stalla) a poco più di 7.700, con una riduzione del 14% soprattutto a carico delle piccole aziende, pur osservando negli ultimi 2 anni anche una riduzione del numero degli allevamenti professionali.
Il dossier di Veneto Agricoltura sui ristalli bovini è pubblicato sul sito: www.venetoagricoltura.org > osservatorio economico > temi.
Contiene un editoriale a cura del direttore di Azove, interviste a operatori del settore e dati statistici relativi al comparto bovino da carne europeo, italiano e veneto aggiornati al 2008. Di particolare interesse i dati relativi al Veneto su importazioni dei ristalli, prezzi di acquisto e di vendita degli animali, numero degli allevamenti in Veneto e macellazioni.

Fonte: Veneto Agricoltura


17/04/2009, 18:21
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Al momento le numerose variabili e la tendenza del mercato in generale, ci lascia con un futuro incerto, ciao, saluti Mario


17/04/2009, 18:31
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Noi ingrassatori veneti abbiamo maturato esperienza e grande professinalità in questo tipo di allevamento alla ricerca di quei piccoli margini che lo caratterizzano. gli ultimi anni sono stati duri e qualcuno come me ha pensato di cercare una soluzione alternativa che il futuro mi dirà se si rivelerà una buona o cattiva soluzione.
ormai quasi tutte le aziende lavorano onestamente e con grossi sacrifici mandano avanti l'impresa, ma quando i conti son difficili da far tornare......
fosse solo questo in qualche modo si tira avanti, ma il futuro??
la lingua blu, la normativa nitrati, la proposta di legge sulle stalle di sosta per i lunghi viaggi, la rotazione obbligatoria sulle colture che si prospetta, il divieto di conciare il mais ecc, ogni anno le restrizioni aumentano, e i margini?
l'anno scorso abbiamo campato per la quasi cancellazione dell'importazione di carne dal brasile per motivi di tracciabilità, oggi parlano già di allentare la morsa e di far entrare una quantità maggiore di quella carne. e noi? chiediamo solo di giocare allo stesso gioco, con le stesse carte, altimenti il vincitore potrà essere uno solo.
Altra cosa, per chi fa bovini francesi come me è stata una manna lo scandalo dei suini alla diossina in irlanda, perchè è diminuito il consumo di suino in quei giorni, è aumentato il consumo di bovino ma non tutto, solo quello non irlandese e quindi francese e altro!
dobbiamo vivere sulle spalle dei suinicultori? dobbiamo aspettare l'aviaria? loro stanno aspettando la mucca pazza, è una vergogna dover attendere una disgrazia altrui per rilanciare il proprio settore, è come per una fabbrica di mattoni attendere il terremoto.
ciao

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17/04/2009, 19:04
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secondo me , visto e considerato che per produrre carne , latte uova, e derivati , ci va molta energia , stanno cercando di diminuire il consumo di questi prodotti , per spostare la energia che avanza , verso altre attivita econimiche .

vedasi i bastoni tra le ruote che vengono messi dappertutto.

vedasi anche le mode di questi ultimi anni , dove anoressico e' bello , dimenticando che un minimo di proteine animali nell'alimentazione , oltre a far star bene il corpo , serve sopratutto per il sistema immunitario e e lo sviluppo e metabolismo del cervello.

ma forse ci vogliono tutti stupidi , ma belli.

continuamo a fregare la carne ai paesi in via di sviluppo , e' meno cara.

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17/04/2009, 19:58
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io sono per il mercato libero, super libero, ma alla pari.
non credo sia un problema di fregare o meno la carne a qualcuno, ma che la produzione debba seguire le stesse regole dappertutto. Avete un'idea di cosa si spenda all'anno di pratiche per lo spandimento, registri medicinali, alimenti ecc in termini di tempo e di soldi? una stalla da 3000 vitelloni ha 2 persone in stalla e 3 in ufficio! vi sembra logico?
se all'estero fosse così la loro carne verrebbe a costare come la nostra visto che deve fare anche molti chilometri. poi si parla di inquinamento ed energia, come rfacciamo a non inquinare importando la carne dall'argentina? ma le praterie........ l'arba fresca, lo stato brado :D le malattie, gli ormoni, l'assenza di controlli :twisted:
ciao

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17/04/2009, 20:53
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I costi maggiori di questa globalizzazione, in italia, sembra averli pagati, fino ad oggi, proprio l'agricoltura. Anch'io confido nel libero mercato e anche nel fatto che, lentamente, le condizioni saranno di "armi pari" per tutti il fatto è che fino a quel giorno sarà molto dura arrivarci e in situazioni di eccedenza di offerta che, per vari motivi, sono quelle in cui, a livello globale ci troviamo ora, molti dovranno cedere. Bisogna stringere i denti e trattenere il respiro, prima o poi questa tempesta deve passare, si possono lasciare dei pezzi per strada, se appesantiscono il viaggio lo si deve fare ma non si può distruggere la macchina. Il mondo ha bisogno di agricoltura e, se vorrà continuare ad avere ampie fasce di popolazione che si occupano d'altro e sembra volerlo, l'agricoltura dovrà continuare ad essere roba per professionisti altrimenti....prepariamoci ad un nuovo evo.


17/04/2009, 22:19
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ma quale nuovo evo..

secondo me in tutta la storia dell'umanita e' cambiato ben poco , e cioe che la politica , intesa come tale e' sempre andata a braccetto con gli interessi economici , e gli interessi economici , sono quella fetta tra i produttori e i consumatori .

prendiamo x esempio altre realta economiche , indutriali .

i Pc che usaimo per poter scriverci e comunicare sui forum, sono in gran parte fatti in asia , da gente che non percepisce , 1 dollaro all'ora di stipendio .

chi e' che ci guadagna ?

e i prosdotti agricoli e' uguale ,non mi venite a parlare di regole , quando le regole sono fatte per gli altri .

Se in 50 anni , non si e' riuscito (o voluto) far uscire certi paesi dallo stato in cui sono , secondo voi si riesce a mettere ordine in merito alle regole su come vanno allevati gli animali?

noi subiamo la concorenza di paesi in cui si utilizza la farina di carne , gli ormoni , e il sottosviluppo e in nome e x conto della globalizzazione

Qui senmbra che stiamo tornando al medio evo altro che nuovo evo.

Dove lavori e lavori , e alla fine non riesci neanche a soddisfare i bisogni primari.

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18/04/2009, 7:38
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Tremor ha scritto:
I costi maggiori di questa globalizzazione, in italia, sembra averli pagati, fino ad oggi, proprio l'agricoltura. Anch'io confido nel libero mercato e anche nel fatto che, lentamente, le condizioni saranno di "armi pari" per tutti il fatto è che fino a quel giorno sarà molto dura arrivarci e in situazioni di eccedenza di offerta che, per vari motivi, sono quelle in cui, a livello globale ci troviamo ora, molti dovranno cedere. Bisogna stringere i denti e trattenere il respiro, prima o poi questa tempesta deve passare, si possono lasciare dei pezzi per strada, se appesantiscono il viaggio lo si deve fare ma non si può distruggere la macchina. Il mondo ha bisogno di agricoltura e, se vorrà continuare ad avere ampie fasce di popolazione che si occupano d'altro e sembra volerlo, l'agricoltura dovrà continuare ad essere roba per professionisti altrimenti....prepariamoci ad un nuovo evo.



Dimmi una cosa Tremor, secondo te in Italia siamo autosufficenti per la carne bovina? Perchè il discorso sulla necessità di "perdere alcuni Pezzi" non mi trova d'accordo. Perchè alcuni allevatori dovrebbero chiudere per fare spazio ad altri quando una parte della carne arriva da fuori Italia? Io invece credo che si deve far diminuire le importazioni che sono fine a se stesse e di fatto non creano reddito ma arricchiscono solo pochi. Mentre un azienda agricola produce reddito che resta nel paese, oltre a una maggiore sicurezza nella qualità.
Siccome so che sei d'accordo su questa affermazione (ci mancherebbe!) alla fine si torna sempre al "solito discorso": perchè si parla di ridurre le aziende, di ridimensionare il settore, di rivedere i prezzi di vendita (sempre troppo alti per i commercianti) invece di cominciare seriamente a dire le cose come stanno. E non parlo degli allevatori ma degli organo competenti (sindacati, enti pubblici, associazioni varie) che si affannano (come veneto agricoltura) a snocciolare numeri da recessione invece di puntare il dito sulle importazioni.
A me sembra che di fatto non freghi niente a nessuno se chiudono le stalle, basta che la carne nei supermercati ci sia. Poi però se si guardano i numeri ci si accorge che la maggior parte della carne è italiana però basta una piccola porzione di carne estera sul mercato per far crollare i prezzi di quella interna (se non è speculazione questa allora non ho capito nulla!)
Nel mio settore (polli) con una produzione superiore al 100% del fabbisogno ci sono i "furbetti" che vanno ad acquistare polli fuori dai confini nazionali, e bastano pochi "camion" immessi nel mercato a prezzi bassi per influenzare tutto il resto. Che la colpa di tutto sia di pochi,commercianti/grossisti ? Penso di si, anzi è assodato che è così, ma allora chi sbaglia, loro a speculare o noi (allevatori) a non fare un po' più i "cattivi" economicamente parlando?...
Vedi, io non voglio essere polemico con i colleghi, però come ti ho già detto, il vittimismo o la rassegnazione che sento in molti discorsi comincia a darmi fastidio. E' mai possibile che si debba sempre accettare tutto senza reagire? Piangersi addosso è subire passivamente.
Certamente non siamo aiutati da chi dovrebbe farlo, ma non la vedo una scusa plausibile. Tu sei combattivo come molti altri, ma la maggior parte è succube di un "modo di agire" datato, che dobbiamo per FORZA cambiare sennò come si dice da noi "ci mangiano i bigoli in testa".
Quello che si deve fare è sforzarsi di spiegare a chi non vuole capire che fare l'agricoltore oltre che essere un lavoro "nobile" è anche un impegno tecnico economico, cioè che si deve pensare in modo diverso a cominciare dal modo di interagire con gli altri "colleghi". lo sò che è difficile pensare a gruppi o associazioni di allevatori che sanno imporsi (gli esempi negativi non mancano) ma cominciando proprio da quelle esistenti, cambiando chi le dirige che forse qualcosa di buono la si ottiene. Guarda in Francia, dove i lavoratori hanno preso in ostaggio i manager che li volevano licenziare, non so se ci sono stati risultati, ma un po' di sana cattiveria non guasterebbe!........
Poi ti racconto cosa stò per organizzare nel vicentino.... e credimi una cosa che sembrava impossibile stà per diventare realtà..
ciao


18/04/2009, 9:45
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vedi francesco il problema e' che in italia oltre alla carne di razze da carne propriamente dette , vi sono anche ll'ingrasso dei maschi delle razze da latte e le vacche a fine cariera, che sono un nocciolo duro , che anche se diminuiscono i numeri delle razze da carne , quelli non calano .

in un ottica di riduzione del consumo di carne, come sui mass media a tamburo battente stanno facendo , che va a vanificare tutti gli sforzi che i consorzi di difesa fanno , o all'apparenza fanno, si traduce in una cosa sola , che un domani avremo una qualita di carne piu bassa , e minore , e sempre piu importazione di carne straniera , in cui la qualirta' e' dubbia.

Come dal referente della coalvi mi ha detto i buyers della gdo , non importa della qualita della carne , basta che costi poco

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18/04/2009, 15:08
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grintosauro ha scritto:
.....
Come dal referente della coalvi mi ha detto i buyers della gdo , non importa della qualita della carne , basta che costi poco



Vero che gli allevamenti di vacche da latte garantiscono i vitelli, e forse l'errore è che la disorganizzazione del settore non permette di venderli a prezzi ragionevoli agli ingrassatori e i commercianti ribassano il prezzo per specularci insistendo sulla bassa qualità della carne.

Però come dici tu alla fine i "venditori" della gdo o qualsiasi altro commerciante, fanno esattamente quello che ho detto io, e tu lo confermi, SPECULANO! perchè gli viene data la possibilità!

Se ci fosse un organizzazione "forte" di allevatori, che si impegnasse e contrattare il prezzo, facendo leva sulla forza della "concentrazione dell'offerta" vedi come i commercianti inizziano a preuccuparsi.
Infatti passato il primo momenti dove fanno la "voce grossa" perchè si vedrebbero depauperati del loro potere poi o si adeguano o smettono.
Non è pensabile che acquistino TUTTA la carne bovina all'estero, perchè lo devono scrivere nelle etichette (magari in modo poco vistoso, ma lo devono fare) e una buona pubblicità della cosa li metterebbe in ginocchio! Però per fare tutto questo è necessario avere una associazione con TUTTE LE LETTERE MAIUSCOLE, capisci cosa intendo.
Ti ripeto che le persone giuste nel posto giusto fanno miracoli. Pensa al consorzio del prosecco, un vinello semplice (che io adoro!) e di qualità modesta, che ormai è venduto in tutta Italia, se vai nella patria del lambrusco (emilia romagna) ormai servono solo prosecco.
Per non parlare di molti altre realtà! peccato che nel settore carne ci sia solo disgregazione invece di una sana e robusta aggregazione.
I mali non vengono mai da soli, e il male della zootecnia e di altri settori è anche colpa nostra.
Se osservi gli altri settori (commerciale ad esempio) ci si trova di fronte a "concezzioni di mercato" molto diverse, esistono le posizioni dominanti, dove i prodotti vengono concentrati e rivenduti. Tutti sono d'accordo su quel sistema fatto per creare reddito virtuale, visto che è solo un passaggio di merce, e tutti ricaricano sul prezzo. Perchè in agricoltura non è possibile?
Qualcuno dice che essendo il settore primario le materie prime devono avere prezzi bassi per garantire cibo a, tutti, che l'agricoltura è già avvantaggiata sul piano fiscale, ecc. ecc....ma alla fine sappiamo che i prezzi al dettaglio seguono altre strade. Ora se tutto il resto del settore di vendita dopo l'allevatore fà esattamente quello che vuole sul prezzo senza alcun controllo l'unico modo di agire è usare le stesse "regole" concentrare la domanda e speculare (nel giusto limite!) sennò oltre che fessi finiamo anche poveri!....
Perchè è inutile gridare allo scandalo se all'estero usano sistemi di allevamenti da noi non consentiti o se hanno altre realtà e bassi costi di produzione, tanto alla fine non frega nulla a nessuno. Quindi resta solo un unica strada, agire sul mercato e sul sistema di vendita, cioè adattarsi alla realtà a sfruttarla, credere ancora che il vecchio modo (allevo e vendo) sia l'unico possibile è desolatamente sbagliato. Forse conviene di più perdere tempo in qualche riunione o in qualche progetto di vendita che stare in stalla ad accudire le bestie!
Caro grinto, io continuo a sostenere che è ora di tirar fuori i cosidetti metaforicamente parlando, e inizziare a mandare a casa tutti quelli che operando nel settore hanno permesso di arrivare a questo punto e non mi riferisco ai politici che cambiano velocemente, ma a chi siede su poltrone molto meno note ma tira i fili da troppo tempo!.


19/04/2009, 11:07
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