Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
19/09/2025, 19:01
CI RISIAMO, CON CORECOM E AGCOM TROPPO ZELANTI: PAR CONDICIO NON OSTACOLI ATTIVITA' ISTITUZIONALI DEI COMUNI. UNCEM: BLOCCARE USO LOGO DELL'ENTE SU MANIFESTAZIONI E INIZIATIVE È ASSURDO
E anche quest'anno, verso le elezioni regionali, ci risiamo. Interpretazioni eccessive della discussa norma statale vigente sulla par condicio, da parte di AGCOM e CORECOM regionali, stano nuovamente mettendo in allarme i Sindaci. In particolare dei piccoli Comuni dove vi sono prossime elezioni regionali. Di fatto l'attività amministrativa pubblica nelle Regioni al voto (e in Val d'Aosta pure nei Comuni), è blocccata. Secondo alcune ricostruzioni, comunicazioni agli Enti e FAQ - a interpretazione unilaterale della norma - i Comuni secondo AGCOM e CORECOM non dovrebbero mettere i loghi istituzionali sui manifesti di eventi istituzionali che nelle prossime settimane organizzano. Sempre la stessa storia. Si richiede di mettere solo i loghi della "Repubblica". Una misura assurda e fuori misura. I Sindaci sanno da sempre con intelligenza distinguere tra "comunicazioni di servizio" e "comunicazioni di immagine" propria e di altri candidati. Sanno essere trasversali e hanno il buon senso. Non riteniamo come Uncem ci sia bisogno di minacciare sanzioni per chi - e fa bene - utilizza il logo dell'Ente comunale per eventi importanti e preziosi che coinvolgono le comunità. La par condicio va garantita in altri modi, non certo vietando eventi pubblici, uso del logo del Comune, comunicazioni di pubblica utilità. Come sempre serve il buon senso, che alcuni apparati burocratizzati hanno perso. Non si blocca - Uncem è già stata chiara a maggio 2024 prima della tornata elettorale - l'attività amministrativa pubblica di un Comune.
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
19/09/2025, 19:02
INCENTIVI PER L'ACQUISTO DI AUTO ELETTRICHE A FRONTE DI ROTTAMAZIONE VECCHI VEICOLI, UNCEM: NO RISERVARLI SOLO A CHI RISIEDE NELLE ZONE URBANE
Uncem esprime forte preoccupazione per l'avvio il 15 ottobre dell'opportunità di richiedere il bonus per la rottamazione di veicoli e l'acquisto di mezzi elettrici, che è riservata ai privati cittadini residenti in aree urbane funzionali (città con almeno 50mila abitanti e zone limitrofe ad alta mobilità e fenomeni di pendolarismo). Non è adeguato questo provvedimento alla complessità del territorio italiano e al poter garantire eguali opportunità a tutti gli italiani, indipendentemente dal loro domicilio. "Il Ministro Salvini, come il Ministro Urso - evidenzia Bussone - sanno bene che l'Italia è un paese policentrico, dove le grandi città sono legate ai territori rurali e montani con rapporti di forte connessione. Riservare i bonus per una nuova auto elettrica, circa 600milioni di euro, solo a chi risiede in città non ci pare logico. La possibilità deve essere estesa a tutti, visto che il PNRR che finanzia il bonus, al posto delle colonnine di ricarica, non può certo creare nuove sperequazioni, a fronte delle tante già esistenti nel Paese. Si intervenga correggendo modalità, decreti, incentivi sul portale Sogei. C'è poco tempo, ma il Parlamento e il Governo rendano il bonus accessibile a tutti e tutte".
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
19/09/2025, 19:02
FONDO MONTAGNA DA INCREMENTARE PER NON LIMITARE I TRASFERIMENTI DI FOSMIT ALLE REGIONI, UNCEM: CALDEROLI, GIORGETTI CON TUTTO IL PARLAMENTO PORTINO IL FONDO A 500MILIONI ANNUI
Il fondo nazionale per la montagna assegnato alle Regioni, dopo due annualità (2023 e 2024) dotato di 200 milioni, si ridurrà a 95 milioni di euro nel 2025. Questo per effetto dell'entrata in vigore della nuova legge nazionale sulla montagna, che trattiene a livello statale, ministeriale, per le misure previste dall'articolato, 105milioni di euro. Non cambia il totale rispetto al 2024, ma si modifica chi fa che cosa. 105 milioni di euro dunque non verranno ripartiti alle Regioni. "Abbiamo chiesto già in fase di audizione sulla legge e recentemente, come Uncem, due cose al Governo e pure al Parlamento, che discute a breve la legge di bilancio - evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, che lunedi ha convocato il Consiglio nazionale - La prima è di non limitare il fondo montagna, incrementarlo in finanziaria 2026, portarlo a 500 milioni annui fino al 2036. Dieci anni. 5 miliardi totali. Questo per non intaccare da oggi la quota destinata alle Regioni. La seconda cosa, di buonsenso, è di avviare a livello ministeriale, al Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie, una ricognizione di quanto ogni Regione destina alla montagna di fondi regionali. Questo perché è assurdo oggi, da parte nostra, fare questue piuttosto che chiedere assistenzialismo. Questo Uncem non lo fa e non lo vuole. Piuttosto è importante capire quali e quante Regioni investono proprie risorse per le zone montane delle Alpi e degli Appennini e come le usano, nel proprio bilancio, senza aspettare sempre fondi nazionali o europei. Oggi sono troppo poche le Regioni che hanno un fondo regionale per le montagne, tratto dal bilancio regionale, e troppe poche hanno una legge organica che potrà essere fatta, dove non esiste, a partire dalla legge nazionale. Incrementare le risorse statali e impegnare le Regioni a innestare risorse regionali sono due questioni politiche, importanti, propositive, che possono trovare unite tutte le forze politiche, nel Parlamento e nei Consigli regionali. Uncem si impegna a generare coesione, andare oltre forme assistenziali o redditi di cittadinanza montana, che respingiamo. Piuttosto usiamo bene mettendo in sinergia le nuove risorse economiche per la Strategia nazionale della Montagna, insieme con fondi della Strategia nazionale Aree interne, Strategia forestale e Strategia delle Green Community. Il territorio è uno. Gli impatti sono decisivi, da misurare prima e dopo gli investimenti. Possiamo attuare la legge con una svolta rispetto a timidezze e fragilità che abbiamo sempre messo in luce, chiedendo nuova spinta politica, che trovi uniti tutti i partiti e gli schieramenti".
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
21/09/2025, 20:41
LUNIGIANA, SALDO MIGRATORIO IN MONTAGNA POSITIVO DEL 3%. PRESENTATO A FIVIZZANO IL RAPPORTO MONTAGNE ITALIA. UNCEM: UNA NUOVA NARRAZIONE DI MONTAGNA
Il saldo migratorio in Toscana, nelle zone montane appenniniche, è positivo. Del 3,7% tra 2019 e 2023. Mentre si continua "a morire di più e a nascere di meno" in tutti i territori italiani, non solo montani, il saldo migratorio - chi si sposta nelle zone montane da aree urbane - è positivo. E a fronte di un saldo naturale negativo nelle valli come in città, Uncem nel Rapporto Montagne Italia presentato ieri, venerdì 19 settembre, a Fivizzano, evidenzia come sia il "neopopolamento" a dare nuove opportunità all'Appennino. Nuove persone che arrivano, nuove idee, nuovi capitali, nuovi flussi. Arrivano e generano comunità. Un melting pot articolato e complesso, quello delle montagne italiane, con persone che vivono e risiedono sui territori montani, altre che non ci vivono ma vi lavorano, persone che risiedono ma vivono in gran parte dell'anno altrove, persone che vorrebbero viverci ma non trovano diritto ad abitare.
Temi analizzati nel Rapporto Uncem e presentati a Fivizzano ospiti del Sindaco Gianluigi Giannetti, che ha ceduto da 24 ore la presidenza dell'Unione montana di Comuni della Lunigiana ad Annalisa Folloni. Con loro a intervenire nella sala del museo, in un dibattito di grande qualità di analisi, la Presidente dell'Unione montana della Garfagnana Raffaella Mariani, colonna di Uncem, il Presidente del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano Fausto Giovannelli, e il Presidente del Parco delle Alpi Apuane Andrea Tagliasacchi. "Cinque analisi veramente di alto profilo - commenta Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem - per ribadire che abbiamo urgenza di una nuova rappresentazione della montagna, che il Rapporto Uncem fa, insieme a una una nuova rappresentanza. La Toscana va verso le elezioni. E allora tutti e tutte le candidate usino i dati del Rapporto. Smettano di parlare genericamente di spopolamento e di aree interne o di borghi. Vadano a fondo nelle analisi e nelle proposte. Sui servizi ecosistemici-ambientali ad esempio, sul rafforzamento della capacità amministrativa, come mostra il Progetto ITALIAE. Il Rapporto Montagne è uno strumento di analisi sociale, economica, ma soprattutto politico-istituzionale. Conferma che dove gli Enti locali, dove i Comuni lavorano insieme, come in Toscana grazie alle Unioni, il modello di sviluppo locale è più solido. D'intesa con GAL e con BIM. Non mancano le sfide, verso i nuovi abitanti e quelli di sempre, come su scuole, assistenza, trasporti, sanità. Ma dobbiamo uscire dalla retorica del rancore e aprire nuova mobilitazione, nuove azioni di sviluppo integrate. Il Rapporto ne descrive molteplici. La legge montagna approvata in Parlamento la scorsa settimana ha urgenza di una dotazione di almeno 500milioni di euro l'anno. A investire devono essere anche ANAS, Trenitalia, RFI, con una azione politica centrale e regionale che spinga questi colossi a cambiare approccio verso le aree montane. Investano, agiscano per dare loro per primi diritti di cittadinanza. Non siano passivi".
Il punto. La Lunigiana ha un saldo migratorio positivo del 3,3% tra 2019 e 2023. Nuovi abitanti. Colgono il valore delle geografie, delle distanze che qui sono minori rispetto alle percorrenze in tante aree urbane. Famiglie giovani con bambini e ultra 70enni che "qui vivono bene". La qualità della vita attira più del paesaggio, secondo Giovannelli. Ma la prima dipende dal secondo. I parchi insieme di questi territori, partendo dalle Cinque Terre, già lavorano a un Parco Europeo, ha riaffermato Tagliasacchi. Lavorare sulla qualità del progetto e sulla fiscalità peculiare, la proposta di Giannetti. Cambia l'approccio verso la montagna, come dimostrano i dati del Rapporto Uncem. Lunigiana e Garfagnana sono Green community, l'unica sola e vera strategia di sviluppo territoriale nazionale (da non confondere con le comunità energetiche) che unisce, affrontando, crisi climatica a crisi demografica (spopolamento è parola da archiviare, sia nelle Alpi sia negli Appennini) e risponde a queste urgenze con la partecipazione delle comunità. La stessa delle Cooperative di Comunità e delle Associazioni fondiarie, modello di intervento che partono dalle comunità protagoniste. Senza aspettare sempre il livello istituzionale superiore. Coinvolgendo comunità vive che fanno la differenza nell'attrarre e nell'accogliere.
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
21/09/2025, 20:42
L'AGRICOLTURA VALE IL 16% DELL'ECONOMIA DELLA MONTAGNA. ASSOCIAZIONI FONDIARIE SONO INNOVAZIONE VERA. A CHEESE LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO MONTAGNE ITALIA 2025, SABATO 20 SETTEMBRE IN MUNICIPIO. AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E ALLEVAMENTO PILASTRO DELL'ECONOMIA DELLA MONTAGNA. TUTTI I DATI DEI TERRITORI
La filiera agricola produce in media il 16% del Valore aggiunto dell'economia montana italiana. Per un sesto delle 387 Comunità territoriali identificate dall'Uncem nel Rapporto Montagne Italia 2025 (sono 387 le aree omogenee delle Alpi e degli Appennini), l'incidenza economica della filiera sul PIL totale dell'area supera il 25%. Un quadro del PIL è agricoltura. Le filiere agricole risaltano nel panorama dell'economia montana, sono pilastro economico. Prima ancora del turismo. Per 129 comunità territoriali su 387 il Valore aggiunto della filiera supera i 20 milioni di euro. La presenza di imprese agricole è però più rarefatta in montagna dove ci sono 1,7 imprese per chilometro quadrato; in Italia sono 3,1. Nella seconda decade del XXI secolo il processo di abbandono delle superfici coltivate è proseguito con una certa intensità nel territorio montano che ha conosciuto una riduzione media della SAU del 14,3% con perdite particolasrmente accentuate in larga parte dell'arco alpino. Per contro aumentano - e non è un bene - le foreste in Italia: siamo ormai a 12 milioni di ettari di boschi, il 38% della superficie italiana. Mangiano prato pascolo e spazi agricoli. Non sono deserto: devono essere valorizzati con urgenza. Non siamo per la wilderness. La superficie forestale, che è ormai la copertura del suolo prevalente nell'intero Paese, è largamente maggioritaria nell'orizzonte della Montagna dove rappresenta 54,8% della superficie totale.
La dimensione media dell'impresa agricola nazionale è di 20 ettari (contro i 60 della Germania e i quasi 100 del Regno Unito),2 ma oltre il 70% del totale delle unità produttive agricole gestiscono appena il 12,6% della SAU (con una media di 5 ha/unità). In particolare, al Sud, una fetta rilevante delle unità agricole è dedicata all'autoproduzione (prima fra tutte la Calabria con il 54%, per un totale di 22,7% di SAU gestita). Una impresa agricola su tre è a conduzione familiare.
L'agricoltura è ancora volano dell'economia della montagna. Le Associazioni fondiarie, ASFO, sono la migliore innovazione - insieme a Cooperative di Comunità e Green Community - nata negli ultimi otto anni per combattere la parcellizzazione fondiaria, emergenza nazionale mai affrontata dall'alto. Le comunità locali dal basso, in montagna, costituendo ASFO (siamo a oltre 60 per circa 8500 ettari riuniti) generano aggregazione e superano l'abbandono. Che nelle aree montane è una delle emergenze più forti del consumo di suolo.
I dati del Rapporto Uncem sulle Montagne italiane - edito da Rubbettino e realizzato da Uncem nell'ambito del Progetto ITALIAE della Presidenza del Consiglio dei Ministri - che oggi, sabato 20 settembre, vengono presentati a Bra a Cheese, in Municipio, alle 16, insieme con i vertici di Slow Food, sono di grande portata. Descrivono una agricoltura ancora motore di economia che ha bisogno di una nuova PAC, di non pedersi dietro a regole folli come quelle sul latte crudo e sugli STEC - che minerebbero migliaia di imprese e produzioni di altissima qualità, ma anche la biodiversità - e di lavorare finalmente, con Bruxelles e con il MASAF per evitare che la Politica agricola comunitaria continui a guardare solo all'agricoltura intensiva, alle grandi imprese, alla zootecnia fatta da milgliaia di animali concentrati nelle stalle. Nessuna demonizzazione per tutto questo da parte di Uncem, ma l'esigenza di dire che l'agricoltura sulle versanti salva le zone montane e le comunità di Alpi e Appennini, valorizza biodiversità in risposta alla crisi climatica e demografica, che riposizionano di fatto territori. Se il bosco aumenta, va tagliato secondo piani di gestione che considerino che dove c'era suolo agricolo, la conversione sia possibile senza pagare migliaia di euro per ettaro. Strumenti di civiltà: agricoltura, allevamento, silvicoltura sono pezzi del settore primario che marciano insieme. Ma se il bosco conquista supeficie agricola, servono nuove regole e nuove azioni, come Uncem ha anche suggerito nel G7 Agricoltura 2025 a Ortigia, promossi dal Ministro Lollobrigida e dal Sottosegretario D'Eramo. Non solo promozione dei prodotti: il settore primario in montagna parte dal riconoscimento del valore ecosistemico delle imprese che passa da una nuova consapevolezza culturale della montagna nel quadro delle Città e anche delle Amministrazioni comunali più grandi. I versanti dell'Alta Langa come della Valtellina o delle Madonie sono decisive per Cuneo, Torino, Palermo, Milano. Interdipendenza e azione per contrastare l'abbandono di suolo. Vale anche in tutto l'Appennino, dove la lenticchia di Castelluccio di Norcia salva Valnerina e tutta Umbria, pure Pescara e Roma con la presenza decisiva degli agricoltori. Il Rapporto Montagne italia toglie di mezzo la definizione di "metalmezzadri" di sessantottina memoria, ma anche la più recente "giardinieri della montagna". Definizioni errate. Agricoltori e allevatori, boscaioli e imprese agricole tutte sono portanti per l'economia. Devono avere adeguati redditi e questo va consentito con adeguate politiche.
Vediamo nel dettaglio i territori. Vadena e Terre d'Adige in Trentino, area Ingauna in Liguria, Colio in Friuli Venezia Giulia le quattro aree con maggiore densità di imprese agricole (è misurata dal numero di queste con la superficie territoriale del comune che le ospita, espresso in chilometri quadrati). Quattro aree del Trentino (Verano, Vadena, Val di Non, Val Venosta) ai primi quattro posti per valore aggiunto della filiera agricola. Aree montane della Locride (Calabri), del Collio (Friuli Venezia Giulia), con la piemontese Langa Astigiana Val Bormida e con l'area sarda della Bassa Valle del Tirso e Grighine ai primi quattro posti nel Rapporto Uncem per incidenza della fliera agricola (ovvero l''incidenza della filiera agricola sul valore aggiunto totale, PIL, di ciascuna Comunità Territoriale). Mentre c'è dove diminuisce la superficie agricola, vi sono aree del Paese dove aumenta: nella zona montana della Penisola Amalfitana (che non è solo mare checché qualcuno pensi), nella Carnia (FVG), nelle montagne lombarde del Lario Intelvese e della Valtellina di Morbegno, nelle Dolomiti Friulane Cavallo e Cansiglio. Numeri notevoli di crescita della SAU. Come quelli di dimunzione della superficie agricola, in forte calo (fino a meno 68%) nell'area montana del Lago d'Orta (Piemonte), nella zona appenninica della Versilia, in Alta Valle Camonica (Lombardia), nell'Appennino Pistoiese (Toscana), nella Valgrande e nell'area montana del Lago di Mergozzo (Piemonte). Arriva a quasi il 90% la superficie forestale (dato impressionante) nella zona montana toscana della Val di Bisenzio, nelle aree appenniniche ligure dell'Alta Val Trebbia e dell'Alta Val d'Aveto, nella zona piemontese del Lago d'Orta, nell'Appennino Pistoiese.
"Tutti i dati che si trovano nel Rapporto Uncem - commenta il Presidente nazionale Marco Bussone - sono di grande interesse e portata. Per una nuova rappresentazione della montagna italiana che smette di fare questua, di chiedere assistenza, di perdersi nelle solitudini e nel rancore. Anche l'agricoltura, come turismo ed Enti locali vincono nel NOI, dimenticando l'IO del campanile, inutile e dannoso se non sa lavorare insieme. Un esercizio di democrazia per valorizzare i territori montani, smettendoli di chiamare interni o marginali, e invertendo meccanismi promozionali che non partono dalle comunità che ci vivono, come ribadiscono Carlin Petrini e Slow Food. Cheese è luogo chiave che dice da Bra al mondo che i formaggi a latte crudo, da salvare, proteggere, valorizzare, sono emblema della montagna viva. Con un futuro che passa appunto da agricoltura, zootecnia, silvicoltura, come mi ribadiscono Roberto Colombero e Tiziano Maffezzini, dalla Val Maira o dalla Valtellina di Sondrio, ma anche Vincenzo Luciano dalle zone montane del Vallo di Diano e degli Alburni, dove le produzioni lattiero-casearie sono possibili sono con una montagna rigenerata che al posto di piangersi addosso sa fare unità, coesione, comunione, anche nei confronti di Bruxelles che deve varare una PAC meno 'di pianura', più montana e più giusta. A Cheese Uncem lo dice con chiarezza".
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
30/09/2025, 14:27
MONTAGNA ATTRAE, I NUOVI DATI UNCEM DEL RAPPORTO MONTAGNE ITALIA. NEL 2024 ALPI E APPENNINI FANNO MEGLIO DEL QUINQUENNIO 2019-2023
La montagna attrae. Ancora e di più di ieri. 35mila persone sono "entrate" a vivere nelle montagne italiane nel 2024, che si uniscono a 100mila donne e uomini che hanno spostato la residenza tra 2019 e 2023, da un comune non montano a un Comune montano italiano.
È il principale dato illustrato stamani a Reggio Emilia da Giampiero Lupatelli, economista territoriale, e da Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, con molti Sindaci dei Comuni montani, con Assessori della Città e della Provincia, ricercatori e giornalisti. I nuovi numeri del 2024 aggiornano i quindici anni 2009-2023 presi in esame nel Rapporto Montagne Italia 2025, elaborato nell'ambito del Progetto Italiae, presentato il 24 giugno scorso a Roma e del quale sono seguite 66 presentazioni in tutt'Italia. Oggi si prosegue a Milano, domani Prascorsano poi in settimana Pescasseroli, Prato, Trento. I numeri 2024, nuova analisi compiuta da Lupatelli, con CAIRE, sono conferma dei precedenti. La montagna attrae.
Il saldo positivo dei movimenti migratori, con quasi 35.000 unità è largamente superiore (del 40%) alla media del quinquennio precedente, con un incremento imputabile in larga misura alla ripresa di flussi in ingresso da parte della popolazione straniera. Il saldo di questi flussi ammonta infatti a circa 22.000 unità, cifra che triplica il valore medio del quinquennio precedente. Quanto alla popolazione di cittadinanza italiana, il saldo è di 12.000 unità ed è perfettamente allineato a quello medio del quinquennio precedente. Il dato più recente conferma anche le forti differenze nella diffusione dei fenomeni confermando la antinomia tra l'attrattività delle montagne del Nord (ma anche del Centro) e il permanere dell'esodo dalle montagne meridionali, solo in parte compensato dalla ripresa di intensità dell'afflusso di popolazione straniera. Delle 387 Comunità Territoriali (aggregazioni di Comuni, in quanto il Rapporto Uncem non analizza singole municipalità), quelle con saldo positivo totale sono ora 285 (erano 247 nel quinquennio precedente) mentre restano sostanzialmente immutato in numero delle Comunità Territoriali che hanno un saldo positivo per la componente italiana: sono infatti 224 contro le 228 del quinquennio precedente.
Entro questa cornice interpretativa che conferma la faglia che separa l'attrattività delle montagne del nord e del centro dall'esodo che segna le montagne meridionali, un esercizio di sicura utilità è quello di soffermare lo sguardo sulle Comunità Territoriali che esprimono con maggiore intensità ed energia i propri caratteri di attrattività. Tanto più utile, nella visione di un neo-popolamento governato piuttosto dai fattori di attrazione (pull) della dei luoghi di destinazione (la Montagna) piuttosto che da quelli di spinta (push) dalle regioni più critiche che guidano le migrazioni di lungo raggio.
Le Comunità territoriali nelle quali il saldo migratorio della sola popolazione di cittadinanza italiana è stato in media superiore all'1% annuo, commisurato alla popolazione, sono state 10 nell'intervallo 2019-2023. Cinque di queste erano in Emilia Romagna, due in Liguria e una ciascuna in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige. Con riferimento al solo 2024 le Comunità territoriali con questi caratteri di forte attrattività quasi raddoppiano e diventano diciannove: sempre cinque in Emilia Romagna, quattro in Piemonte, tre in Liguria, due in Lombardia e nel Lazio, una ciascuna in Veneto, in Toscana e in Umbria. Solo tre di queste diciannove erano nella top ten del quinquennio precedente, a testimoniare di una certa volatilità del fenomeno che accompagna una sua estensione quantitativa che è anche diffusione territoriale. Degno di nota è anche il fatto che il valore medio del saldo migratorio (degli italiani) in ciascuna Comunità territoriale pasa dal valore di 1.383 persone all'anno nel periodo 2019 2023 alle 2.780 al 2024 (+63,9%).
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
03/10/2025, 12:45
SISTEMI LOCALI DEL LAVORO AGGIORNATI DA ISTAT. UNCEM: UNA ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER RICOSTRUIRE BASI AMMINISTRATIVE E GESTIONALI PER IL "NOI" DEI COMUNI
L'Istat aggiorna la classificazione dei Sistemi locali del lavoro sulla base di concetti, definizioni e linee guida metodologiche definite a livello europeo. Alla presentazione della nuova geografia territoriali, stamani a Roma, ha partecipato il Presidente Uncem Marco Bussone. I sistemi locali del lavoro sono stati presi in esame anche dal Rapporto Montagne Italia e sono, secondo Uncem, strumento utile per la riorganizzazione istituzionale dei Comuni su base territoriale e comunitaria, per ricostruire lavoro insieme tra Enti locali, dare nuova managerialità che va oltre i singoli municipi e passare dall'IO dei Comuni al NOI. "Non sono solo utili per capire come le persone si spostano in un bacino territoriale per motivi, appunto, di lavoro - spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem - Sono importanti per capire la dimensione del vivere e dei servizi in un territorio che in particolare nelle zone rurali e montane del Paese, va oltre i singoli municipi. L'orizzonte è come minimo una valle, geografia dunque, dove ci si sposta da cima a fondovalle per lavorare, per accedere a servizi, per studiare. Dunque su questa base si potrebbero finalmente riorganizzare i Comuni su base sovracomunale. Non abbattendo i campanili con le fusioni, bensì con Unioni e Unioni montane che seguono flussi e piattaforme, geografia e spostamenti abituali delle persone. Dunque su questa base, come erano le 350 Comunità montane ante-2010, si potrebbe riorganizzare la geografia amministrativa dei Comuni grandi e piccoli, montani e non, con un lavoro che tocca tutti i Partiti, il Governo e il Parlamento, le Regioni. Una riscrittura del Testo unico degli Enti locali per superare frammentazioni e municipalismi, riordinare le 470 unioni di comuni esistenti oggi, buona base ma sulla quale puntare per agevolare il lavoro insieme dei Comuni. Lo facciamo con Giovanni Vetritto e il team di ITALIAE, progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie guidato dal Ministro Calderoli e da Paola d'Avena, che Uncem ringrazia".
I Sistemi locali del lavoro (SLL) , definiti come insiemi contigui di Comuni nei quali la maggior parte della popolazione risiede e lavora, sono una geografia di tipo funzionale, ossia che non adotta confini amministrativi definiti a priori. L'evoluzione nel tempo di tale geografia, che l'Istat realizza fin dal 1981, consente una lettura dinamica dell'organizzazione spaziale della popolazione in aree auto-contenute dal punto di vista della domanda e offerta di lavoro. A questo link la nota sugli SLL: https://www.istat.it/wp-content/uploads ... LL2021.pdf e qui le tavole: https://www.istat.it/wp-content/uploads ... -2021.xlsx
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
03/10/2025, 12:46
OGGI IN UNIFICATA IL VIA LIBERA ALLE LINEE GUIDA PER IL REGISTRO DEL MERCATO VOLONTARIO DEI CREDITI DI CARBONIO DEL SETTORE FORESTALE
È molto importante che oggi la Conferenza Unificata guidata dal Ministro Calderoli abbia dato il via libera alle linee guida per il regolamento del registro sul mercato volontario dei crediti di carbonio del settore forestale. È uno dei decreti previsti dal testo unico sulle filiere forestali del 2018 poi integrato da un decreto emendato positivamente dal Senatore Luca De Carlo, Presidente di Commissione in Senato.
Nel settore forestale - dove il mercato volontario dei crediti di carbonio ha connotazioni totalmente diverse dal settore agricolo - l'attesa era altissima anche perché molti territori italiani, con Enti pubblici, Parchi e Comuni insieme, stanno già sperimentando - avanguardie preziose - meccanismi di valorizzazione dei crediti "di sostenibilità". Si tratta, secondo Uncem, ora di dare forma e solco giuridico a flussi tra città e montagne, tra sistemi di imprese, piattaforme e distretti, chi produce e chi consuma i beni. Il mercato dei crediti di carbonio ha nel decreto nuove regole, per togliere anche di mezzo mercanti e millantatori, dando invece un quadro giuridico certo e informato a tutti i potenziali attori del mercato. Assorbire carbonio in foreste pianificate genera crediti che rispondono alla crisi climatica. "Il registro - sottolinea Marco Bussone, Presidente Uncem e PEFC Italia - è per il sistema forestale molto importante. Eviteremo così criticità e dubbi, favorendo nuovo mercato, intelligente, che parte da 11 milioni di ettari di foreste italiane, pianificate e da pianificare, con nuovi valori anche economici".
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
06/10/2025, 21:17
MONTANITA' DEI COMUNI E ATTUAZIONE DELLA LEGGE MONTAGNA, FASCIANI: NO ALLA LOGICA DI PENDENZE E ALTIMETRIE
L'8 ottobre si insedierà la Commissione prevista dalla nuova legge nazionale montagna che dovrà stabilire con Istat i criteri di montanità e pendenza per definire i "nuovi" Comuni montani. La classificazione servirà per il riparto del fondo montagna e per gli incentivi previsti dalla legge. La classificazione non toglierà alle Regioni la possibilità di usare criteri storici ed elenco storico per assegnare proprie risorse o per l'organizzazione istituzionale di Comunità e Unioni montane. La nuova classificazione non toglierà la storica che prevede l'esenzione dal pagamento Imu dei terreni nei Comuni finora montani. "Ma attenzione - sottolinea Luigi Fasciani, sindaco di Molina Aterno e vicepresidente nazionale di Uncem. È fondamentale stabilire parametri chiari per definire quali siano i Comuni montani, senza rischiare di escludere territori già inseriti in strategie nazionali. Se prevale una logica puramente altimetrica o legata alle pendenze, basta una differenza di cinquanta metri sul livello del mare per decidere chi potrà usufruire di benefici vitali come la riduzione del numero minimo di alunni nelle scuole". Per Fasciani, la legge rappresenta un cambio di passo rispetto a norme ormai superate, ma rimangono due grandi sfide aperte: le risorse - insufficienti se rapportate all'intero territorio nazionale - e la governance. "Duecento milioni non bastano. Servono istituzioni di governo forti, capaci di coordinare le diverse programmazioni già in atto: Aree Interne, Gal, Green Communities. Dopo l'abolizione delle Province e delle Comunità montane, tocca alle Regioni costruire strumenti nuovi e coerenti, in grado di creare programmazioni unitarie e non frammentate". Il futuro della montagna, dunque, non dipende solo da fondi e incentivi, ma da regole e scelte politiche capaci di leggere davvero la realtà dei territori.
Re: Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
07/10/2025, 13:10
AD ABBADIA SAN SALVATORE LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO MONTAGNE ITALIA. UNCEM TORNA IN TOSCANA DOPO L'INCONTRO DA FONDAZIONE PIN A PRATO
Abbadia San Salvatore ospiterà domani, martedi 7 ottobre, alle ore 17, la presentazione del Rapporto Montagne Italia realizzato da Uncem. L'incontro promosso con il Comune si terrà in Municipio. Interverranno Niccolò Volpini, Sindaco di Abbadia San Salvatore; Agnese Carletti, Sindaca di San Casciano dei Bagni e Presidente della Provincia di Siena; Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem. Sono invitati a intervenire Amministratori di Comuni, Unioni, Rappresentanti di imprese, Associazioni, terzo settore, cittadini, sindacati, Candidati e Candidate Consiglieri regionali, Parlamentari, Parroci, Vescovi, studenti. In dialogo verso le Elezioni.
L'incontro è il secondo in Toscana in meno di una settimana promosso da Uncem, nell'ambito del Progetto Italiae della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il 3 ottobre l'incontro a Prato promosso da Fondazione PIN. Gli appuntamenti sono anche importanti per mettere al centro dell'agenda della Politica toscana verso le elezioni regionali i temi della montagna, degli Enti locali, delle nuove opportunità per i territori in dialogo. Mettendo da parte alcune parole di un vecchio vocabolario: come spopolamento, aree interne, aree marginali, periferiche. La montagna toscana e italiana è al centro di nuove opportunità di crescita. Una nuova narrazione per una nuova rappresentanza. Anche perché il saldo migratorio nella montagna toscana, ovvero le persone che si sono trasferite a vivere in un Comune montano da un Comune non montano, dal 2019 al 2023 è crescito del 3,7%. È uno dei dati contenuti nelle 800 pagine del Rapporto Uncem. Che cambia stile e strumenti per raccontare le montagne italiane. La Toscana è con l'Emilia-Romagna la Regione del Centro-Italia dove il saldo migratorio nei Comuni montani è cresciuto di più negli ultimi anni. I dati sono di grande impatto e domani verranno analizzati con tutti i partecipanti all'incontro pubblico di Abbadia San Salvatore.