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ISMEA Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare 
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COMUNICATO STAMPA ISMEA
25/03/2022


Agroalimentare, Ismea: mutato contesto geopolitico e aumento dei costi delle materie prime e dell’energia rallentano la crescita


Roma, 25 marzo 2022 – È stato pubblicato il Report Agrimercati, in cui Ismea analizza le principali dinamiche del settore agroalimentare italiano nel 2021, con particolare riferimento al 4° trimestre 2021. L’agroalimentare nazionale, spiega l’Ismea, ha mostrato nel 2021 una buona tenuta dopo lo shock pandemico. La lieve flessione del valore aggiunto agricolo è avvenuta in un contesto caratterizzato dalla crescita della produzione industriale, spinta da un export in decisa ripresa. Il 2021 si è chiuso con un balzo a doppia cifra delle vendite all’estero del made in Italy agroalimentare (+11%) che ha raggiunto il valore record di 52 miliardi di euro.

Sul fronte dei consumi interni, gli acquisti alimentari domestici hanno registrato nel 2021 una flessione in valore molto lieve (-0,3%), soprattutto in confronto con l’eccezionale annata precedente e la contemporanea riapertura dei canali horeca. La spesa di cibo e bevande si è attestata nel 2021 su un valore di circa 87,3 miliardi di euro, superiore del 7,5% rispetto all’anno precrisi (2019).

Tuttavia, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia è un fattore che grava pesantemente sia sul settore primario, sia sull’industria alimentare, sommandosi ai problemi collegati ai trasporti e alla logistica. In questo contesto appare chiaro il peso determinato dai mutati equilibri geopolitici; le conseguenze dirette e indirette della guerra tra Russia e Ucraina avranno un elevato impatto sullo scenario internazionale, sia per l’accentuata instabilità dei mercati finanziari e le pressioni al rialzo dei prezzi di tutte le materie prime, anche di natura speculativa, sia per l’introduzione di sanzioni e restrizioni commerciali.

L’incremento dei listini era già stato fotografato dall’Indice dei prezzi Ismea a fine 2021: durante l’ultimo trimestre dell’anno è continuato infatti il trend di espansione dei prezzi dei prodotti agricoli nazionali, con un incremento tendenziale del 15%, dietro la spinta soprattutto dei prodotti vegetali (+19,5%), ma anche di quelli zootecnici (+10%). L’incremento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione è stato evidenziato anche dall’indice elaborato dall’Ismea, che nel quarto trimestre del 2021 ha segnato un +10,3% tendenziale, dovuto soprattutto ai listini dei concimi (+27,4%), dei prodotti energetici (+19%) e dei mangimi (+14,8%). Trascinato dagli aumenti di prezzo di molte materie prime così come da costi di trasporto marittimo sempre più proibitivi, il comparto concimi agricoli già dagli ultimi mesi del 2021 sta vivendo un periodo “caldo”.

Le prospettive per il 2022 sono inequivocabilmente influenzate dalla crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, dalla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie per l’aumento delle bollette e dalla nuova incertezza sulla ripresa economica nello scenario di crisi determinato dalla guerra tra Russia e Ucraina.

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25/03/2022, 12:37
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Italia potenza vinicola. L’export tricolore negli ultimi dieci anni è cresciuto di più rispetto a Francia e Spagna


Con 50 milioni di ettolitri, l’Italia mantiene la sua leadership della produzione globale di vini e spumanti, davanti alla Spagna, storico rivale per i volumi prodotti, e alla Francia. Sono alcuni dei dati della scheda “Vino” realizzata dall’Ismea in occasione del Vinitaly, in cui sono presenti tutti numeri del settore a livello nazionale e regionale, dai dati strutturali alle principali dinamiche del mercato interno ed estero, in termini di prezzi, offerta e consumi

Sul fronte estero, negli ultimi dieci anni il nostro Paese è quello che ha incrementato maggiormente il valore delle esportazioni: +51% a fronte del +41% della Francia e del +20% della Spagna, a dimostrazione di una composizione dell’offerta sempre più orientata alla qualità.

Tra le tendenze evidenziate nella scheda, anche la crescita del vigneto Italia, con 674 mila ettari investiti nel 2021, nonostante due anni duramente segnati dalla pandemia. Buono, nell’anno appena concluso, anche l’andamento dei prezzi, specie per il segmento dei Dop che è riuscito a recuperare, almeno in parte, le perdite subite nel 2020, a causa della chiusura dell’Horeca.

Nonostante il primato produttivo e il nuovo record delle vendite all’estero messo a segno nel 2021, con oltre 22 milioni di hl spediti oltre frontiera (+7,3% sul 2020) e un fatturato che ha superato i 7 miliardi di euro (+12,4%), l’Italia è tuttavia dietro alla Spagna in termini di volumi esportati e molto distante dagli 11 miliardi di euro raggiunti dall’export vinicolo francese.

Il gap con le cantine transalpine è ancora importante e lascia dunque intravedere grandi margini di crescita per il prodotto italiano.

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09/04/2022, 10:27
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Il 14 aprile il convegno “Le opportunità di ISMEA per il sostegno alle imprese agricole toscane”

Si terrà a Firenze il prossimo 14 aprile alle ore 10 presso Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati la seconda tappa del roadshow di presentazione degli strumenti e opportunità di Ismea a favore delle imprese agricole e agroalimentari italiane.

All’appuntamento, organizzato in collaborazione con l’Assessorato Agro-alimentare, caccia e pesca della Regione, interverranno l’Assessora all’agro-alimentare e Vicepresidente Regione Toscana Stefania Saccardi, il Presidente Ismea Angelo Frascarelli, il Direttore Generale Ismea Maria Chiara Zaganelli e l’Autorità di Gestione del Programma di Sviluppo Rurale della Toscana Antonino Mario Melara.

Oltre a fornire una panoramica degli strumenti e agevolazioni attivi a livello nazionale e regionale, l’appuntamento vuole rappresentare un’occasione di confronto tra gli stakeholder, in una congiuntura fortemente condizionata dal protrarsi della guerra in Ucraina, per condividere sia i nuovi indirizzi strategici forniti dalla Commissione Europea che il pacchetto di misure straordinarie varate dal Governo italiano e che vedono nuovamente Ismea in prima linea accanto alle imprese agricole.

Al centro del dibattito anche il ruolo della Toscana nel panorama agricolo nazionale, in termini di produzione, valore aggiunto, export, composizione e trend del suo tessuto imprenditoriale.

Per seguire l'evento in diretta straming vai alla pagina dedicata della regione Toscana

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11/04/2022, 13:51
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Ismea al Macfrut di Rimini: tutte le iniziative e gli eventi in programma

Ismea sarà presente al Macfrut 2022, in programma a Rimini - Expo Centre dal 4 al 6 maggio 2022 - Padiglione D3, Stand 67.

Anche in questa edizione, Ismea ospita, come espositrici, tre aziende di eccellenza nel settore ortofrutta e propone presso il proprio stand una serie di eventi e iniziative tematiche.

Mercoledì 4 maggio alle ore 13,15, presso l’Area Talk dello stand, si terrà il convegno “Filiera ortofrutticola: dall’analisi dei costi alla creazione del valore”, che verrà introdotto dall’intervento del Presidente di Ismea Angelo Frascarelli. Due le sezioni in programma: la prima, ”Lo scenario”, con relatori Fabio Del Bravo, Ismea; Paolo Tolomei, Direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agroalimentari ICQRF; Massimiliano Delcore, Presidente OI “Ortofrutta Italia”. La seconda, dal titolo “Mercato, costi di produzione e creazione del valore: esempi pratici e testimonianze”, con relatori Roberto Della Casa, Docente Università di Bologna; Mauro Aguzzi, Presidente consorzio di tutela Melone Mantovano IGP; Azienda agricola Lo Bianco; Azienda agricola Ioppì e OP Assofrutti (queste ultime presenti con un proprio desk allo stand Ismea). Modera il convegno Roberto Della Casa.

Sempre il 4 maggio, la mattina dalle 11 alle 13 presso l’Area Talk sarà possibile partecipare alla degustazione guidata Ismea-Agroter “Alla scoperta del valore del pomodoro - Osservatorio sul Mercato dell’Ortofrutta”, attività volta a comprendere se esista davvero una soggettività marcata nel gusto del pomodoro, attraverso blind test di due tipologie di pomodori ciliegini. La degustazione si ripeterà anche nel pomeriggio dalle 15,30 alle 17,00 e il giorno successivo, 5 maggio, negli orari 10,00-13,00 e 16,45-17,30

Giovedì 5 maggio dalle 15 alle 16,30 nell’ Area Talk è la volta del convegno “Professione Ortofrutta Bio: le migliori prospettive e le maggiori difficoltà del biologico si concentrano nella filiera frutta e verdura”, con la partecipazione di esponenti della ricerca scientifica in agricoltura biologica, delle associazioni che rappresentano le OP ortofrutticole e di diverse aziende produttrici di frutta e verdura bio.

Sempre giovedì 5 maggio, Ismea mette a disposizione nell’Area Lounge dello stand i propri esperti ne “Gli angoli tecnici – consulenza on demand Ismea: Business plan on line/Strumenti finanziari per le imprese agroalimentari” (10-12,30 e 16,30-17,30). Sarà possibile, per le aziende interessate, prenotarsi direttamente allo stand in Fiera. Gli appuntamenti con gli angoli tecnici sono previsti anche il giorno successivo, 6 maggio, dalle 10,30 alle 12,30.

Infine, venerdì 6 maggio è in programma, nell’Area Talk, la mattina dalle 9,45 alle 10,15 la Presentazione per gli Istituti tecnici agrari: BPOL - Business Plan On Line - il modello Ismea/RRN per la redazione del business plan nelle imprese agricole e agroalimentari.

Dalle 11 alle 12,45, nell’Area Talk, si terrà il convegno “Le Indicazioni geografiche e l’offerta di ortofrutta di qualità” - La valorizzazione delle eccellenze ortofrutticole nazionali, che analizza il ruolo delle IG ortofrutticole nella strategia nazionale per il settore, le potenzialità di crescita e gli strumenti di valorizzazione esistenti, insieme ad alcuni Consorzi di Tutela ed esperti del settore.

Per tutta la durata del Macfrut, le aziende interessate potranno raccogliere presso lo stand ISMEA le informazioni sugli strumenti che l’Istituto mette a disposizione del settore agroalimentare.

Si ricorda che, per l'ingresso in fiera, è necessario effettuare la registrazione per ottenere il pass gratuito a questo link Macfrut , inoltre per la partecipazione all'evento del 4 maggio “Filiera ortofrutticola: dall’analisi dei costi alla creazione del valore” , è necessario accreditarsi, entro martedì 3 maggio, al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/1ql1Sxs ... iFNO0AbfDU

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28/04/2022, 13:25
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Ortofrutta, Ismea: investire su aggregazione, qualità e logistica per creare valore a fronte aumento costi di produzione

Rimini, 4 maggio 2022 - Un comparto che vale il 10% della SAU italiana, un sistema di OP che storicamente fa della filiera ortofrutticola una delle più organizzate; un valore alla produzione delle Indicazioni Geografiche di circa 400 milioni di euro per 550mila tonnellate annue di prodotto certificato; un export cresciuto quasi del 20% dal 2015 con un incremento dell’avanzo commerciale del 35% nello stesso periodo: a fronte di questi numeri, il sistema-ortofrutta in Italia deve affrontare le sfide costituite dall’aumento dei costi di produzione, che fra carburanti, fertilizzanti e energia elettrica, a marzo 2022 fa segnare un +21% su base annua, e un +12% rispetto al dicembre 2021.

Sul mercato, il confronto del primo trimestre 2022 con l’analogo periodo del 2021, rispecchiando l’aumento dei costi di produzione, fa rilevare un’accelerazione dei prezzi dell’ortofrutta al dettaglio e una contrazione dei volumi acquistati (significativo il calo delle quantità rispetto alla media degli ultimi 3 anni), anche se nell’analisi generale vanno considerati anche fenomeni congiunturali legati alla scarsa disponibilità di alcuni prodotti (ad esempio pere, kiwi, pomodori e zucchine).

Questo lo scenario, evidenziato da Ismea al Macfrut di Rimini nell’ambito del convegno “Filiera ortofrutticola: dall’analisi dei costi alla creazione del valore”, nel quale Ismea ha focalizzato l’attenzione sugli elementi in grado di creare valore aggiunto per il comparto, e sugli ostacoli da superare per generarlo. Si parte dalla sostanziale “staticità”, ormai da qualche anno, da parte della produzione organizzata in OP, associata spesso a problematiche di sottodimensionamento o di efficienza funzionale. Basti pensare che le OP aggregano ancora il 50% della produzione, e che la distribuzione delle OP per Valore della Produzione Commercializzata (VPC) vede solo l’8,7% di esse superare la classe dei 50 mln di euro, mentre il 50,8% si colloca fra i 10 e i 50 mln di euro e il 40,5% in quella fino a 10 mln di euro.

“Il settore ortofrutticolo, nonostante ormai si stiano diffondendo numerose best practices, ha ancora difficoltà a «creare valore» e a farlo percepire al consumatore finale – ha dichiarato il Presidente di Ismea Angelo Frascarelli. Una quota importante di consumatori percepisce la categoria ortofrutticola come prodotto a basso costo, e il percorso per la creazione di valore nel prodotto passa, oltre che dalla necessaria crescita del sistema delle OP, anche da quegli ambiti più adatti a generare valore, come le filiere con prodotti a indicazione geografica, il bio, le filiere integrate, i mercati esteri, nonché qualità, gusto e facilità d’uso”.

“Negli ultimi due anni il settore ha vissuto una contingenza molto difficile per il sommarsi di alcuni fattori come le avversità climatiche unite a problemi strutturali – afferma Renzo Piraccini, Presidente di Macfrut – Oggi c’è una visione più ottimistica del futuro, che prende lo spunto da una campagna commerciale che si apre sotto i migliori auspici (non ci sono stati danni significativi da eventi climatici calamitosi) e dal dinamismo delle nostre aziende capaci di mettere a segno il record di export nel 2021. Quanto avvenuto negli ultimi tempi, e mi riferisco a Covid e tensioni internazionali, e il conseguente forte aumento dei costi del trasporto, porteranno a una globalizzazione più selettiva, creando nuove opportunità per le imprese. Macfrut 2022 è lo specchio di una filiera italiana che vuole ritrovare un nuovo protagonismo in Europa”.

All’evento sono state presentate le prime elaborazioni sui costi di produzione e sull’impatto dei recenti incrementi dei prezzi dei mezzi di produzione che hanno riguardato alcuni prodotti-tipo come il melone in Lombardia, la fragola in Basilicata e l’arancia-tarocco in Sicilia.

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04/05/2022, 20:30
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11/05/2022

Indagine Ismea: “IMPATTO DELL’INFLAZIONE SUI CONSUMI DEGLI ITALIANI”
I consumatori disposti a fare delle rinunce pur di salvaguardare la qualità della spesa alimentare.

Con l’inflazione che corre al +6,2% su base annua, quali saranno gli impatti sugli acquisti alimentari nei prossimi mesi e quali le rinunce e strategie che le famiglie adotteranno per contenere il caro prezzi? Secondo l’indagine Ismea “IMPATTO DELL’INFLAZIONE SUI CONSUMI DEGLI ITALIANI”, condotta su 3 mila famiglie, con il supporto tecnico della Nielsen, emerge che un italiano su cinque si dichiara pronto a rinunciare agli spostamenti nel tempo libero, il 16% a ridurre le spese di vestiario, il 12% ai consumi fuori casa e all’intrattenimento, mentre solo il 2% a svuotare il carrello della spesa.
Rimane molto l’alta l’attenzione alla qualità e alla garanzia di salubrità di ciò che si porta a tavola con il 70% degli intervistati che, per risparmiare, non rinuncerebbe mai al prodotto 100% italiano, mentre quasi uno su due non farebbe a meno dei prodotti con bollino Dop /Igp, da agricoltura sostenibile o a marchio bio.
Le strategie adottate dagli italiani per fronteggiare il caro vita e proteggere il proprio potere di acquisto sono diverse: da un più marcato nomadismo tra insegne alla ricerca delle promozioni, all’attenta pianificazione degli acquisti per evitare gli sprechi, dalla maggiore attenzione al rapporto qualità prezzo e al rapporto prezzo/peso, in un scenario molto fluido che cambia a seconda del profilo socio economico del consumatore e del tipo di referenza.

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11/05/2022, 18:11
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Guerra Ucraina: ancora su il prezzo del grano, per il mais qualche debole segnale di cedimento dei listini

I prezzi dei seminativi rilevati in Italia sulle principali piazze di contrattazione e aggiornati ad aprile 2022 hanno registrato ulteriori rincari su base mensile, ad eccezione del mais per il quale si rileva un lieve ripiegamento dei listini. Lo evidenzia l’Ismea nella terza nota di aggiornamento sull’evoluzione dell’impatto del conflitto sui mercati dei cereali e della soia.
In particolare, i listini del frumento duro si sono attestati a 503,66 euro/t (+84,2% rispetto aprile 2020, +86,5% su aprile 2021 e + 1,4% sul mese precedente) dopo i picchi raggiunti negli scorsi mesi di novembre e gennaio. Per questo prodotto, che - sottolinea l’Ismea - non ha una diretta correlazione con la guerra in atto, le prospettive sono di una prossima inversione di tendenza dei listini, se dovessero essere confermate le previsioni di un recupero produttivo in Canada, primo produttore ed esportatore globale, colpito la scorsa estate da un’eccezionale siccità che ha falcidiato il 60% dei raccolti.
Nel caso del frumento tenero, la cui produzione russa e ucraina costituisce circa il 30% degli scambi mondiali – con ampia prevalenza di paesi del nord Africa e asiatici – i prezzi hanno ricominciato a salire dopo una fase di distensione del mercato, di riflesso agli apparenti progressi percepiti nei colloqui Russia-Ucraina. Ad aprile, sul mercato nazionale, il grano tenero ha raggiunto mediamente i 398,95 euro/t evidenziando un incremento del +71% su base annua e del 2% sul mese precedente. Alla Borsa merci di Chicago, dall’inizio della crisi in atto fino al 13 maggio, le quotazioni a termine hanno evidenziato un incremento di 126,00euro/t per le consegne a maggio e di 129,46 euro/t per quelle a luglio, mantenendo una spiccata volatilità giornaliera.
Per il mais, quotato mediamente ad aprile sul mercato nazionale a 371,94 euro/t, si è registrata una leggera flessione mensile (-2,6% su marzo 2022, a fronte di un +59,5 su base annua), che non è attualmente indicativa di un’inversione della tendenza del mercato. Permangono infatti le preoccupazioni sulla mancanza del prodotto di origine ucraina, in un contesto produttivo che potrebbe prefigurare per la campagna 2022/23 un ulteriore, seppur lieve, peggioramento dei fondamentali. Dall’inizio del conflitto a oggi, alla Borsa merci di Chicago le quotazioni a termine del mais hanno mostrato, al netto di marcate oscillazioni giornaliere, una costante tendenza all’aumento, registrando ieri un incremento di 69,54 euro/t rispetto al 24 febbraio scorso per le consegne a maggio e di 63,57 euro/t per quelle a luglio.
In costante aumento risulta anche il prezzo dell’orzo che ha raggiunto ad aprile 2022, in base alle rilevazioni Ismea sul mercato italiano, il record di 362,64 euro/t: un valore più elevato dell’89,3% rispetto ad aprile 2021 e del 3,7% rispetto a marzo.
Con riferimento ai prodotti proteici a destinazione mangimistico-zootecnica, prosegue l’incremento del prezzo della soia, oltrepassando ad aprile il record di 700 euro/t (+5,4% su base tendenziale +1,1% su marzo 22). Per la soia è da evidenziare che il mercato non è direttamente influenzato dai paesi coinvolti nel conflitto poiché la maggior parte della produzione e delle esportazioni globali è realizzata da USA, Brasile e Argentina. In questo caso, la dinamica dei prezzi è stata influenzata, oltre che dagli elementi più generali prima descritti, dal calo dei raccolti e delle scorte durante la campagna 2021/22.

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13/05/2022, 20:14
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Rapporto ISMEA sulla gestione del rischio: “scudo polizze” sul 20% della Plv agricola nel 2021

Toccato un nuovo massimo, con 8,9 miliardi di euro di valori assicurati per l’insieme delle polizze su vegetali, animali e sulle strutture aziendali (+5% rispetto al 2020). Rimonta del Mezzogiorno: la quota di mercato sale in cinque anni dal 7% al 12,2%. Con nuova PAC Italia lancia Fondo nazionale catastrofale a protezione di tutte le aziende contro i rischi gelo, siccità e alluvione.


Il mercato delle polizze agricole agevolate conferma, nel 2021, una buona vitalità di “sistema”, affrontando efficacemente le restrizioni e le difficoltà logistiche e operative che hanno caratterizzato l’intera annata trascorsa per il protrarsi dell’emergenza sanitaria.
Lo rileva l’ISMEA nell’edizione 2022 del consueto “Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura”, registrando per l’insieme delle polizze sulle colture vegetali, le strutture aziendali e le produzioni zootecniche un nuovo massimo in termini di valori assicurati, con 8,9 miliardi di euro, corrispondenti a un incremento del 5% sul 2020.

Nel segmento delle colture vegetali, che con 6,5 miliardi di euro (+4,4%) concentra quasi tre quarti del portafoglio assicurativo, si osserva un ulteriore rafforzamento della partecipazione del Mezzogiorno, a conferma del graduale superamento del divario territoriale che caratterizza il mercato delle polizze agricole contro i rischi atmosferici, storicamente sbilanciato sulle regioni settentrionali. Gli ultimi dati attribuiscono alla macro-ripartizione del Nord una quota di mercato ancora preponderante, pari all’80%, ma il Sud (Isole incluse) dal 7% di cinque anni fa si è portato al 12,2%, contro il 7,8% del Centro.

Al termine della programmazione 2014-2022 si registrano, tuttavia, ancora degli importanti margini di miglioramento soprattutto in termini di estensione delle coperture contro i rischi catastrofali sui quali il sistema sembra, al contrario mostrare un graduale disimpegno che potrebbe mettere a repentaglio nel medio-lungo termine la resilienza delle aziende agricole a fronte di eventi estremi sempre più intensi.

In relazione ai costi assicurativi, i premi, in termini assoluti, hanno raggiunto l’anno scorso un picco di 610,8 milioni di euro, corrispondenti a una tariffa media nazionale che per il secondo anno consecutivo si è mantenuta sopra la soglia del 9%, con un aumento del 4,4% nominale rispetto al 2020 e un più 2,5% in termini reali (al netto dell’inflazione).

Il 2021 è stato anche l’anno del consolidamento dei fondi di mutualizzazione, con il riconoscimento da parte del MIPAAF di cinque fondi fitopatie e climatici e di altrettanti fondi IST (strumento di stabilizzazione del reddito) nei settori latte, mele e ortofrutta (è in corso l’iter istruttorio per tre nuovi fondi IST latte, riso e barbabietola da zucchero).

Nel Piano strategico pluriennale 2023-2027, l’Italia ha previsto anche l’istituzione (primo caso in Europa) di un Fondo di mutualizzazione nazionale catastrofale contro le perdite da gelo e brina, siccità e alluvione, destinato all’intera platea delle aziende agricole italiane, quale strumento complementare e in sinergia con le compagnie assicurative per il rafforzamento e il riequilibrio settoriale e territoriale nella distribuzione delle polizze agevolate.

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26/05/2022, 17:07
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Ismea, costi produttivi n agricoltura su del 18,4% nel primo trimestre 2022. Zootecnia a rischio redditività

I costi agricoli sono lievitati di oltre il 18% in soli tre mesi, dopo aver chiuso il 2021 con un incremento del 6%.
Ad evidenziarlo è l’Ismea che, da tempo, sta monitorando l’impatto della crisi internazionale dei prezzi sulle singole voci di spesa nel settore primario nazionale e che, nei prossimi giorni, renderà disponibile il report: “I costi correnti di produzione dell’agricoltura: dinamiche di breve e lungo termine, effetti degli aumenti dei costi e prospettive per le imprese della filiera”.

Per l’aggregato delle colture vegetali, dove pesano soprattutto i salari, i prodotti energetici, i fertilizzanti e le sementi, si registra nel primo trimestre 2022 un aggravio dei costi sostenuti dagli agricoltori del 20,4% su base annua (dopo il + 5,7% del 2021). I rincari, guidati dagli incrementi record dell’energia (+50,6%) e dei fertilizzanti (+36,2%), hanno investito tutti i settori seppur con intensità differente a seconda della combinazione dei fattori produttivi, risultando più accentuati nel caso delle coltivazioni industriali, dei semi oleosi e delle colture cerealicole, anche se il contestuale aumento dei prezzi di vendita ha protetto, almeno fino ad ora, le marginalità.

Per la zootecnia, nel primo trimestre del 2022, gli esborsi degli allevatori sono aumentati del 16,6% su base annua, registrando un’ulteriore spinta dopo il +6,4% del 2021, di riflesso agli incrementi dei prezzi degli animali da allevamento (+9,8%) e dei mangimi (+21%) oltre che dei prodotti energetici (+61,5%). In questo caso la dinamica dei prezzi di vendita ha dimostrato di non essere sempre in grado di assorbire i maggiori costi, esponendo gli allevatori all’erosione dei margini. Tra i vari comparti, avicoli, uova e bovini da latte risultano i settori più colpiti dagli incrementi dei costi produttivi, con i primi, tuttavia, in qualche modo avvantaggiati dall’alto livello di integrazione verticale.

Ma l’attuale crisi dei prezzi sta investendo tutti gli anelli della filiera agroalimentare, dalla produzione primaria alla trasformazione industriale sino al consumo finale, configurandosi come un evento di portata straordinaria.

Al fine di indagare gli impatti sull’intera filiera dei rincari e delle difficoltà di approvvigionamento che le aziende stanno fronteggiando, Ismea ha condotto un’indagine su un campione di 795 aziende del settore primario e 586 imprese di prima e seconda trasformazione alimentare, in occasione della consueta rilevazione trimestrale del clima di fiducia presso i due panel.

Il risultato più evidente è un brusco calo della fiducia degli operatori, con un pessimismo più marcato da parte delle aziende agricole, rispetto alle industrie e, nell’ambito dell’agricoltura, un deterioramento della fiducia più accentuato nelle imprese zootecniche.

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Fiducia ai minimi in agricoltura, mai così bassa nemmeno durante il Covid

Il caro materie prime ed energia deprime la fiducia delle imprese del settore agroalimentare italiane. È quanto emerge da un’indagine Ismea condotta ad aprile sul suo panel, costituito da un campione di 795 imprese agricole e 586 industrie di trasformazione, e contenuta nel report “I costi correnti di produzione dell’agricoltura: dinamiche di breve e lungo termine, effetti degli aumenti dei costi e prospettive per le imprese della filiera” appena pubblicato.
Ad esprimere maggiori preoccupazioni sono soprattutto le imprese del settore primario, dove l’indicatore che misura il sentiment delle aziende sintetizzando i giudizi su affari correnti e prospettive a breve termine ha registrato una brusca riduzione, scendendo addirittura sotto i livelli dei primi due trimestri del 2020, corrispondenti all’esordio del Covid e alla fase più acuta dell’emergenza pandemica. L’indice di fiducia ha interrotto il progressivo e rilevante recupero messo in atto nel 2021, posizionandosi mediamente su un valore di -10,6 (in una scala di valori tra +100 e -100), con punte particolarmente negative per la zootecnia da carne (-25,3) e da latte ( -13,7).

Anche per i seminativi la fiducia si colloca su valori inferiori alla media, mostrando un crollo rispetto al trimestre precedente, inferiore per intensità solo a quello registrato dalla zootecnia da carne. Tra tutti comparti solo la vitivinicoltura e le coltivazioni legnose riescono a mantenersi su terreno positivo seppur con un marcato deterioramento dei giudizi su base congiunturale.
Dalle risposte raccolte, emerge che le difficoltà riscontrate dalle imprese agricole in questo primo scorcio d’anno non sono per la maggioranza attribuibili ad un andamento negativo del fatturato, quanto alle problematiche dal lato dei costi e dell’approvvigionamento. Per i due terzi delle imprese il fatturato nel periodo gennaio-marzo 2022 non risulta peggiorato, anche se il confronto avviene con il primo trimestre del 2021 contrassegnato dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria del Covid-19.

La stragrande maggioranza delle imprese agricole intervistate sostiene di aver incontrato delle difficoltà nella gestione dell’attività aziendale negli ultimi tre mesi a causa prevalentemente dell’aumento dei costi correnti, ma anche delle condizioni meteo avverse, di problemi per la ricerca di personale e difficoltà nel reperimento di materie prime, in particolare fertilizzanti, imballaggi e materiali di consumo.

L’aumento dei costi correnti, in particolare, risulta aver condizionato l’attività aziendale di oltre l’80% delle aziende zootecniche da latte intervistate, il 74% di quelle zootecniche da carne e altrettanto per i produttori di uova e miele, mentre quasi la totalità del campione (91%) ha dichiarato di aver subito un aumento delle spese totali per l’acquisto dei mezzi di produzione. A pesare è stata soprattutto la bolletta energetica, seguita dal gasolio, fertilizzanti e mangimi.

Per contenere l’impatto dei maggiori costi, circa un terzo delle aziende ha modificato le scelte gestionali, ottimizzando l’utilizzo di alcuni input, rivedendo il piano colturale e, per quanto riguarda gli allevamenti soprattutto da latte, cambiando la formulazione delle razioni alimentari. Quasi la metà del campione si è dichiarato invece intenzionato a ridurre in futuro la dipendenza energetica prevalentemente investendo nella costruzione o ampiamento di impianti fotovoltaici.

Quanto alla possibilità di trasferire a valle gli aumenti dei costi solo il 4% del campione sostiene di essere riuscito a sopperire totalmente all’aumento delle spese correnti grazie all’andamento dei prezzi di vendita più alti.

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09/06/2022, 12:16
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