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Castagni giapponesi 
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Iscritto il: 15/02/2014, 14:00
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La risposta è No.
La motivazione è: che tutti pensano che il castagno debba essere 20 metri per produrre e che entri in produzione dopo 10 anni e che se rimane basso ... "non viene".

Anche il melo era 10 metri, il pero, pesco, ecc... compreso il ciliegio, ma poi....
Ripeto è il fascino incredibile che hanno i vecchi castagneti. Rimani paralizzato.

Ma tutto questo anche agronomicamente e botanicamente è ingiustificatoe a me rimane inspiegabile. Ho foto dove castagni anche di 2 metri a seconda le varietà danno 2-3 kg di frutto.
Ho molti esempi in Francia, Spagna, USA (California) che hanno sesti di piante alte 3-4-5 metri, ma si possono fare anche più bassi.
Se tu facessi un bonsai di castagno, avresti, nelle condizioni propizie di impollinazione, almeno 1 riccio. Non è che se la pianta è piccola non fruttifica.
Voglio ricordarti che uno dei migliori toccasana del castagno è la potatura.
Anche in Piemonte era pratica comune farla ogni 3-5 anni, di ritorno. C'era però una pratica che facevano in occasione della raccolta, che era la 'abbacchiatura' (in ogni zona ha un nome). Ovvero, battere le cime dei rami per far cadere i ricci. E' vero che non può essere totalmente condivisibile visto che si creavano anche danni, ma non era fatta a caso, ma aveva il vantaggio di 'potare" o 'ciecare' le gemme finali. Se senti molti vecchi (ho notizie e prove da tutta Italia) loro sostengono che il castagno ripartiva ogni hanno forte.
Immagina di avere 1 castagno di 2 metri (ovvio netta la maggiore densità di piante) ed effettuare la potatura ogni hanno come per le altre piante da frutto. Ogni anno le piante immagazzinano le sostanze nel tronco e rami e le gemme del castagno a primavera si differenziano in da frutto e da legno a secondo della posizione. Le cima sono sempre da frutto.
Spero di esserti stato utile e in parte anche di convincerti.
(Come vorrei eesere li sul posto da te)


17/02/2014, 16:13
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Mi interessa molto l'argomento. Anche per il fatto del battere i rami che come pratica non conoscevo ora come ora sei a conoscenza di metodi per combattere malattie come il cancro della corteccia? Perché se esistessero trattamenti efficaci (anche per le altre malattie) sarebbe un buon spunto per iniziare una castanicoltura con il posizionamento più regolare e la crescita più uniforme della pianta in modo da essere trattata più facilmente.
(Scusa le domande ma approfitto del tuo sapere in quanto penso che non sia l'unico interessato sul forum :D ).


17/02/2014, 17:18
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Iscritto il: 15/02/2014, 14:00
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La domanda mi dimostra come si sia perso tutto sul Castagno. Non voglio colpevolizzare Dutto, tutt'altro è un incoraggiamento a cambiare in positivo..
La domanda mi sorge spontanea e mi conferma quanto ho nelle almeno 35.000 pagine digitalizzate solo con argomento Castagno.
Ma di cosa si sono occupati fino ad oggi le comunità montane, i Leader, i GAL, i comuni castanicoli?
Vi hanno fatto corsi nel senso di incontri, dato brochure...

Premessa.
Mi dite quali specie vegetali da frutto non soffrono di malattie?
Il Castagno (C. sativa, ma anche C. dentata americano, sono sensibili al cancro della corteccia (nel dopo guerra veniva chiamato Endothia parasitica poi ridenominato Cryphonectria parasitica.
Fu portato in Italia poco prima della II guerra mondiale, zone vicino a Genova (porto, scambi commerciali), ma molti lo fanno comparire durante il periodo della guerra, portato soprattutto dalle casse di munizioni ed altri imballaggi militari sempre dagli americani che come noto passavano nei nostri boschi.

All'inizio fu un grande problema in Italia che coincise anche con lo spopolamento delle montagne, quindi dei castagneti.
In USA è stato, ed è, ancora un immane problema per C. dentata, pianta molto diversa dal ns. Molto più alta, ma con frutti molto più piccoli anche se dolci. L'uso del frutto era quello che facevamo noi. Viceversa dal nostro era una pianta molto più forestale da legno, visto il vigore. Cresce quasi sempre di 1,5-2 cm di diametro all'anno. Diacimo che le prime ferrovie, pali telegrafo, strutture di case, ... in USA sono state tutte costruite con il C. dentata.
Ai primi del '900 nello Zoo del Bronx - NY, con numerose specie botaniche in collezione, fu accertata la prima pianta infettata e da li parti la più grande tragedia vegetale mai conosciuta: la morte di circa 4 miliardi di piante in circa 50 anni, ovvero l'intera striscia ad Est degli USA. Il fungo proviene dalla Cina e fu portato dagli emigrati di allora.
Ora una fondazione americana TACF. sta tentando da metà anni '80 ca, di recuperare le pochissime piante rimaste che sono resistenti e di ibridare (X volte con C. crenata o altri generi ai fini di acquisire l'ereditarietà della resistenza).

Ti sei sconfortato?

Uno studioso francese, Grente nei primi anni '60, intanto osservava che alcune piante del nostro continente si ammalavano ma poi dopo un periodo, cicatrizzavano e ritornavano sane e addirittura resistenti.
Studiò e alla fine scoperse: che dei ceppi di Cryphonectria p. (ipovirulenti) erano antagonisti dei ceppi virulenti. Così iniziò a contaminare inoculando i ceppi virulenti quelli ipovirulenti che al massimo scortecciano leggermente.
Trovato il rimedio.
In seguito saranno fatti moltissimi studi e prove a conferma. La tecnica migliore è quindi questa.
Da aggiungere che:
- sia per il mal d'inchiostro (Phytophthorae varie)e Cryponectria parasitica si sono constatate nel tempo anche che fattori negativi risultavano: scarsi elementi nutritivi nel terreno (il C. ricordiamoci "che mangia e molto"), zone con elevati tassi di umidità anche sotterranei, oppure piante troppo vecchie per reagire o troppo giovani.

Come dire: ovvio che se hai 100-200 anni anche tu sarai più facilmente attaccabile da malattie e reagirai tardi o mai, oppure se sei già ammalato è chiaro che un semplice acquazzone anzichè il raffreddore ti farà venire la broncopolmonite fulminante.
Considera anche che in montagna come tu ben sai si può passare da caldo a freddo in tempi molto brevi, oppure da periodi di siccità ad estremamente piovosi (non accenno ad altri tipi di danni meteo, animali, ecc..)

Per questo affermo che dove sono i ns magnifici castagneti, non è compatibile la castanicoltura moderna e redditizia per i "contadini" anche se capisco la passione.
Non scordiamoci come ho detto nel mio primo post qnd mi sono iscritto: che il Castagno è una pianta che proviene da climi temperati e ci è stata portata nei secoli in montagna anche forzandola.
(anche la Stella di Natale, per fare solo un esempio di tanti, ce l'abbiamo a Natale sul tavolo, ma è una pianta messicana spontanea che vive al caldo e fiorisce e soprattutto si colora nelle bratte, in un periodo brevidiurno, ovvero viene forzata nelle serre).

Per tutte le altre malattie o attacchi esisterebbero rimedi come per altre colture frutticole, ma farle in montagna!!
Vi immaginate i dispenser per la confusione sessuale degli insetti attaccarli a 10 m, oppure mettere ad esempio delle reti antiinsetto, oppure quanto vi costa potare un castagno o diserbare prima della raccolta e se doveste irrigare o concimare naturalmente .... ????
Ripeto ancora: fare una castanicoltura moderna si può, abbiamo già gli esempi.
(In Trentino i meleti erano esattamente come i Castagneti: ora si possono permettere di esportare in tutto il mondo. Nella mia Emilia-R. non c'erano più pereti, sempre alti, con un sacco di malattie, ma con un frutto fantastico, da DOP. Sono arrivati i Trentini e hanno portato le loro esperienze sui meli nei pereti ed è cambiato tutto. IO "MELO" AUGURO ANCHE PER IL CASTAGNO).


17/02/2014, 22:32
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Località: Piemonte
Formazione: Perito
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Visto anche per quanto riguarda l'inoculazione del ceppo virulente, che dal quel che ho capito è l' unico rimedio che fin' ora riesce a contrastare la malattia, per quanto effetto ha sulla pianta? Perché anche su fonti trovate ad esempio sul sito del centro castanicoltura Piemonte non da ancora dei resoconti precisi... Te sai qualcosa in più? Io non voglio cercare di essere in disaccordo con te sia chiaro ma voglio solo vedere le cose sul fatto pratico. Io anche vedendo l'agricoltura in generale per vendere devi avere prodotti belli e ora la mentalità attuale SBAGLIATA pensa solo a l'aspetto estetico più che quello del gusto. Anche per le mele come ad esempio per la ticchiolatura si fanno una marea di trattamenti perché basta che la mela abbia una macchia che va a incidere negativamente sugli acquisti anche se sono buone come quelle non macchiate. E' solo un esempio ma per il trattamento da te citato bisogna vedere se è un rimedio efficace e che possa essere applicato a una castanicoltura di produzione...

Già solo nel nostro bosco (composto da piante dai 60 anni in su più o meno). Vedo dei polloni quando andiamo a tagliarli che sono secchi e presentano la malattia...


18/02/2014, 17:54
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ciao Dutto, ti ho scritto un messaggio privato, spero sia arrivato. per quanto riguarda la discussione, il consiglio di piantare piante eurogiapponesi deriva da alcuni coltivatori di nostra conoscenza che hanno trovato soddisfazione nel farlo. Sono stato in Coldiretti per informazioni e consigli su come fare e l'argomento e' stato trovato interessante in quanto il territorio agevola crescita e raccolta. I Marroni gia' li ho, 6 giornate e mi piace lavorarci, vorrei quindi espandere con altri prodotti come scritto all'inizio. Un altro motivo, ma non il maggiore, ci tengo a sottolinearlo, e' la forte richiesta che il prodotto ha sul mercato e il buon prezzo a cui viene venduto. Con questo accetto qualsiasi tipo di consiglio, anzi, mi sono iscritto apposta !!! Grazie quindi per l'interesse riscosso e terro' conto di tutte le questioni esposte. Mauro


25/02/2014, 23:16
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Grazie ai "geni" del vivaio Gamberello ...mi vedo costretto a riportare la mia esperienza come ex castanicoltore...Vorrei farvi presente che in zone a forte vocazione castanicola ...in cui grazie all'inesauribile attivita' dei nostri avi..si è riusciti dopo tanti sforzi ad ottenere ..a tutela delle varieta' locali.. riconoscimenti come la D.O.P o l'I.G.P...L'inserimento di pochi esemplari di altre varieta' non comporta alcun danno...ma lo stravolgimento di intere aree mediante l'introduzione di varieta' non autoctone...come ad es.la Bouche de Betizac(sapore insignificante)..potrebbe portare alla perdita di tali riconoscimenti con inevitabili ripercussioni sull'economia locale... Tengo a precisare che anche l'utilizzo intensivo di fitofarmaci per contrastare i "nemici del castagno" puo' portare allo stesso tipo di conseguenze negative...Una cosa che non mi spiego è perche' introdurre varieta' come la Bouche de Betizac in aree del Cuneese..visto che da piu' parti ho notizie che in queste zone l'introduzione del T.sinensis sta portando finalmente al raggiungimento del famoso equilibrio Cinipide-T.sinensis..fra 2-3 anni ..il problema almeno in queste zone dovrebbe essere risolto.Per quanto riguarda il discorso "cancro della corteccia"...ceppo ipovirulento...ceppo virulento...vi consiglio di conattatare il Prof.Turchetti dell'universita' della Tuscia...fino a qualche anno fa si occupava dell'introduzione in campo del ceppo ipovirulento mediante inoculazione...P.s: E' verissimo.. il Cinipide puo' portare anche all'azzeramento della produzione...ma esiste un'altra malattia causata dal fungo Gnomoniopsis che è ben peggiore...

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26/02/2014, 2:25
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Per taurino, allora vorrei porre la stessa domanda a te: Secondo te è possibile effettuare un impianto di castagne nostrane IN PIANURA? Sono d'accordo con te per il fatto di una coltivazione in montagna ma non so se si possa realizzare un frutteto di piante da 30 metri in pianura. Sono d'accordo con te sul mantenere la nostre varietà autoctone in una coltivazione di montagna. Si rivedrebbe la cosa se, come diceva WJeff , esistessero porta innesti o metodi per contenere l'altezza della pianta da cui penso derivi il principale problema in quanto ombreggiamento eccessivo dei campi vicini ecc,...


26/02/2014, 13:06
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Caro Dotto la cosa non è cosi' semplice...dipende da tante variabili e fattori...ad es. io vivo in pianura a 700 m.s.l.m...i castagneti pero' sono presenti esclusivamente in montagna...In teoria sarebbe stato molto piu' agevole averli in pianura...pero' le varieta' autoctone (marchio D.O.P e I.G.P)presenti nella mia zona sono altamente suscettibili all'attacco da parte di Mycospaerella maculiformis ...chiamata anche "Fersa" o "nebbia"...il che comporta che tutte le piante che si trovano in pianura diventano improduttive...a meno che non si fanno trattamenti con fungicidi etc...il che comporta inevitabilmente dei costi aggiuntivi...Questo per dirti che bisogna prendere in considerazione non solo le varieta' di castagne ma anche la tipologia del terreno.. le condizioni climatiche..etc..
P.s.:Non conosco le peculiarita' delle varieta' presenti da te ...dovresti chiedere informazioni su pregi e difetti.. a qualche castanicoltore della tua zona..

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27/02/2014, 0:54
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Infatti e proprio questo che voglio dire che per più fattori è complicata la castanicoltura in pianura. Però tornando anche al discorso dei post iniziali dove si parlava appunto della coltivazione ispirata al modello "moderno" io non so se ora come ora ci siano le "tecnologie" per poter attuare una castanicoltura di questo genere. Il mio dubbio viene anche vedendo il nostro castagneto e quello di altri e penso che ora come ora non ci siano (anche guardando su internet e chiedendo in giro) metodi efficaci come fungicidi o altro per combattere malattie, parassiti come hai aggiunto anche te taurino. Te taurino per caso sai qualcosa in più sulla lotta di queste malattie? Da quel che ho capito per ora non c'è ancora niente di provato ed efficace poi non so...


27/02/2014, 17:20
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Concordo con Wjeff e vorrei aggiungere che importando castagni dalla Cina abbiamo introdotto un "simpatico " animaletto che si chiama "cinipide galligeno del castagno" ,avete presente? Sta facendo dei danni a dir poco catastrofici sui nostri castagni e il problema pare abbia avuto inizio dalle parti di Cuneo per poi diffondersi nelle altre regioni.
Questo tanto per dire che delle volte per spendere meno si acquista merce che fa più danni che altro


27/02/2014, 18:52
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