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Orto con metodo Fukuoka, discussione PRATICA 
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provo a sviluppare il pensiero di pallinof riprendendo il pensiero di un economista..
una qualsiasi azienda sana si organizza fondamentalmente e essenzialmente sulla distinzione tra conto patrimoniale e conto economico. Non esiste l'uno senza l'altro e non esiste l'altro senza l'uno. Quando ci si sposta solo sul conto economico,si tratta soprattutto di un passaggio politico e morale. Il conto patrimoniale è infatti il mondo dei valori. Il conto economico è invece il mondo dei prezzi. Il conto patrimoniale è un mondo in cui vedi la struttura, la storia, l'origine, il presente e il futuro di una società, e anche la sua missione industriale e morale. Il conto economico è invece un'altra cosa. Se la gestione vira sul conto economico e cessa di essere orientata nella logica della lunga durata, come è invece tipico e proprio del conto patrimoniale, se diventa corto e breve, perché così è la logica del conto economico, se non conta più la durata della società, ma l'anno sociale, questo a sua volta diviso in semestri, in trimestri, in fixing giornalieri, allora è chiaro che quasi tutto cambia-

Insomma.. se si guarda solo la punta del proprio naso.. prima o poi si inciampa :)

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29/03/2009, 0:04
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Tutti gli esseri viventi per compiere il loro ciclo vitale hanno bisogno di energia e l’unica fonte di energia rinnovabile di cui il pianeta terra dispone è quella offerta dal sole.
Allora sostituirei il termine terreno perfetto con il ciclo naturale dell’energia che utilizza come vettore i composti di carbonio passando dalla C02 (composto più ossidato) al metano (composto più ridotto).
Semplificando possiamo suddividere il ciclo in due catene: quella del pascolo e quella del detrito.
La catena del pascolo inizia con la fotosintesi che utilizzando la radiazione solare sintetizza glucosio partendo dalla CO2 dell’aria e l’idrogeno dell’acqua.
La pianta utilizza gli elementi nutrivi presenti nel terreno (azoto, fosforo, potassio, etc) e l’energia accumulata nel glucosio per compiere il proprio ciclo vitale.
Il metabolismo degli erbivori, insetti e uccelli utilizza la biomassa vegetale prodotta dalle piante come fonte energetica e nutriva in grado di garantire il proprio sviluppo e garantire a loro volta fonte di nutrimento agli organismi predatori.
Il motore che fornisce energia ad ogni organismo vivente è la respirazione che usa come carburante il glucosio e come tutti i motori disperde nell’ambiente CO2 e una parte dell’energia sottoforma di calore.
Tutto quello che rimane da questo complesso banchetto torna nel terreno dando inizio alla catena del detrito composta dalla flora , fauna e microrganismi che vivono nel suolo e che continuano l’ossidazione dei composti organici come fonte di energia fino alla loro mineralizzazione necessaria per essere utilizzati dalle piante.
La storia dell’evoluzione dell’uomo ci insegna il suo ruolo primario di predatore con la caccia, successivamente predatore ed erbivoro con l’agricoltura, cioè la coltivazione e l’allevamento.
In sintesi questo è il ciclo naturale dell’energia di un terreno ideale oggi profondamente alterato dalla utilizzazione da parte dell’uomo dell’energia fornita dai combustibili fossili.
Vorrei anche ricordare che i stessi combustibili fossili provengono dall’energia accumulata dal processo fotosintetico delle piante, trasformata e accumulata in diversi composti nel corso di milioni di anni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro e soprattutto all’altezza dell’ottima impostazione offerta alla discussione da Raviolo che è riuscito a sviluppare il mio pensiero in modo talmente chiaro che io stesso non ne sarei stato capace.
Sono perfettamente d’accordo sulla definizione dello stato patrimoniale come storico di un’azienda e definirei il conto economico come la fotografia che, pur offrendoci l’immagine reale in quel momento, può nascondere la fragilità delle sue fondamenta.
La contabilità aziendale in agricoltura oltre che semplificare il conto economico ha introdotto i conti colturali come parametro di valutazione dell’attività ed è proprio questa la strada che il nostro amico Eugenio intende percorrere per mettere in discussione sistemi di coltivazione complessi che seguono le dinamiche biologiche dell’ecosistema e che richiedono notevole professionalità.
Molto calzante l’esempio dei gravi che viaggiano sereni in un modo impossibile, possiamo paragonarli al nostro terreno ideale e ora possiamo iniziare a valutare tutti possibili modi di coltivarlo senza compromettere la sua fertilità.

Buona domenica a tutti.

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29/03/2009, 11:54
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Sono contento della Vs lungimiranza e vi auguro tutto il bene possibile.

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29/03/2009, 12:23
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dunque, se ho capito bene, possiamo rappresentare un terreno ideale come una grossa scatola convertitrice in cui immettere luce, acqua e nutrimento ed in cambio asportare ortaggi ?

Eugenio, grazie per gli auguri.
Tralasciando per un attimo la redditivita' immediata e i conti, che faremo sicuramente piu in la', trovo comunque interessante la tua posizione di agricoltore tradizionale. Ritengo sia anche utile la discussione per confrontare i dversi metodi di intervento.
Proporrei, per il momento, di limitarci solo alla corretta gestione del terreno TEORICA. Potremmo cosi definire dei target di riferimento su cui poi valutare il rapporto costo beneficio di ciascun eventuale intervento proposto.
Si potrebbe cominciare a ragionare su valori e rese ideali e ottimali in modo da poterle poi declassare a seconda dei casi.

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29/03/2009, 14:04
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Non sono e non voglio rappresentare l'agricoltore tradizionale.Sono un agronomo dipendente di un ente di ricerca e quindi al di sopra delle parti.
Vi seguirò nella vs discussione ma preferirei molto meno poemi e proclami e più fatti.La gente deve capire di cosa si va a parlare.
Ripeto, la particolare struttura dell'agricoltura italiana è l'ostacolo da superare.
In bocca al lupo e attento ai venditori di fumo

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29/03/2009, 15:10
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@ eugenio, "la struttura dell'agricoltura italiana e' l'ostacolo da superare" mi piacerebbe se tu potessi approfondire il concetto, magari aprendo un thread apposito. Puo' darsi che ci si trovi su punti di vista non troppo lontani.

E' proprio per evitare i venditori di fumo (che si trovano ovunque ed in qualsiasi campo) che sto studiando la questione.

Ora per quel che riguarda i metodi di coltivazione, vorrei riuscire a definire dei valori teorici che,affinati e calibrati, possano rappresentare da un punto di vista di coltivazione sostenibile la qualita' migliore raggiungibile in condizioni ideali.
Mi piacerebbe poi riuscire a formalizzare dei valori di "picco" sostenibili su periodi brevi, in modo da poter impostare una procedura di riferimento alla quale rivolgersi per valutare gli interventi. Insomma , in parole povere, mi piacerebbe realizzare una sorta di benchmark della qualita'.

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30/03/2009, 11:02
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Il terreno ideale o ecosistema non è un sistema chiuso,ma aperto in cui entra spontaneamente la luce del sole, l’acqua e il nutrimento e se noi vogliamo asportare ortaggi o qualsiasi altra biomassa alimentare e non, dobbiamo fare i modo che il bilancio energetico non diventi rosso.
Il terreno viene normalmente considerato un semplice supporto per le attività umane ed il posto su cui crescono le piante e vivono gli animali. In realtà è esso stesso ambiente per la vita di una miriade di organismi viventi (funghi, batteri, alghe, lombrichi, insetti ecc.), per un peso che raggiunge facilmente i 2.000 kg ad ettaro. Per fare un confronto si consideri che in un paese densamente popolato come l’Italia, con 191 abitanti per Km2, su di un ettaro vivono mediamente poco più di 100 kg di esseri umani.
Il loro sviluppo è determinato dalla quantità di biomassa prodotta dai vegetali attraverso la fotosintesi.
Per ottimizzare la produzione di biomassa annuale i principi fondamentali sono tre:
1- La promiscuità colturale.
2- La biodiversità
3- La sistemazione idraulica del terreno.
Purtroppo tutti e tre misconosciuti dall’agricoltura “tradizionale” che ha sostituito l’apporto energetico della biomassa con il petrolio compromettendo la vita degli organismi viventi nel suolo.
Non a caso Fukuoka era microbiologo.
Saluti.

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30/03/2009, 23:11
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pallinof, che intendi per sistemazione idraulica del terreno?..

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30/03/2009, 23:31
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Sto seguendo la discussione, molto interessante.
Mi piace molto anche Eugenio, che giustamente vuole capire di più, sembra che si stiano trovando delle linee d'intesa. Secondo me è il giusto percorso per confrontare e confrontarsi: bravi!

Volevo fare una domanda a Pallinof: mi trovi molto d'accordo per quanto concerne il bilancio energetico dell'agroecosistema. Quindi diciamo che per la concimazione e la struttura del terreno possiamo risolvere in qualche maniera come dici tu...ma per difendersi dalle malattie come fai? Per quanto riguarda i fitofagi in qualche maniera possiamo fare se possiamo ristabilire un equilibrio preda-predatore, ma per virus, batteriosi e funghi? Come ci difendiamo?


30/03/2009, 23:33
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La consociazione tra le diverse colture crea un ecosistema agrario che più si avvicina a quello naturale o ideale e molto importante è la valorizzazione anche di specie autoctone da utilizzare come siepi di recinzione o copertura del terreno nel periodo non investito dalle colture.
La monocoltura invece crea un ambiente artificiale dove la coltura è l’unica fonte di nutrimento per qualsiasi patogeno che la colonizza. Immettere nell’ambiente un pesticidi significa colpire il patogeno e il suo antagonista direttamente o indirettamente e aprire la strada ad altri problemi sanitari. Il classico esempio è l’uso di piretroidi nella lotta contro gli afidi che creano le condizioni ottimali per il successivo sviluppo del ragnetto rosso.
La biodiversità ci offre il vantaggio di acquisire resistenze specifiche verso i patogeni con la selezione naturale nel tempo e un ottimo adattamento alle condizioni ambientali specifiche dell’ecosistema.
Vorrei anche evidenziare che l’agricoltura “tradizionale” deve fare i conti con la comparsa di sempre nuove malattie in parte dovute alla maggiore diffusione dei patogeni, ma in parte dovuta ad agenti come virus, batteri alcuni funghi che esplodono la loro virulenza su piante stressate da condizioni climatiche e tecniche di coltivazioni estreme.
Come avviene nell’uomo e negli animali, anche nelle piante un’alimentazione sana ed equilibrata rafforza le difese naturali contro gli stress ambientali e contro le malattie.
La drastica riduzione della sostanza organica del terreno e l’utilizzazione di fertilizzanti di sintesi espone le radici delle colture a notevoli stress di salinità del terreno compromettendo la funzione di memorizzare informazioni per sviluppare tutte le difese naturali contro i patogeni.
Ho avuto esperienza diretta di colonie di afide nero su fruttiferi risolte senza alcun intervento e aver documentato l’immunità delle stesse piante negli anni successivi nei confronti dello stesso patogeno.
Le sistemazioni idrauliche hanno da sempre caratterizzato l’ambiente agricolo: le grandi opere di bonifica, le sistemazioni di collina e pianura, i terrazzamenti in alta collina. Il loro scopo è la gestione delle acque piovane e la tutela degli strati superficiali e più attivi del terreno.
Purtroppo l’avvento della meccanizzazione ha cambiato il volto del nostro ambiente agricolo, che molti non hanno mai visto, con notevole spreco delle risorse idriche ed erosione della parte più fertile del terreno.

Cordiali saluti.

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31/03/2009, 9:01
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