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Orto con metodo Fukuoka, discussione PRATICA 
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Località: Firenze/Ficulle
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per quanto possiate intervenire l'agricoltura sara e restera sempre la cosa meno ecologica perchè anche se minimamente pur sempre antropizzata e l'uomo non riuscira mai a ricreare un ecosistema naturale vista la sua complessità.....
conosco molto bene il sistema fukuoka ma lui lasciva erbe spontanee che seguivano il loro ciclo naturale (concimazione verde)
invece nella suddetta azienda citata vedo serre con la terra completamente fresata e nuda e non si parla di sovesci o di altro e mi chiedevo come facessero visto che l'agricoltura è un ciclo aperto asportando l'ortaggio asportiamo anche nutrienti che esso a sottratto dal terreno............. e in qualche modo bisogna cercare di reintegrarli


06/11/2014, 10:45
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Località: Chia(VT)
Formazione: Laurea in filosofia
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Ciao, nello specifico non so dire come faccia Manenti, ma penso potremmo anche provare a fidarci che lo fa e che gli funziona se lui ci dice che è così. Altrimenti dovremmo dubitare anche di quanto ci dice Fukuoka e tutti quanti.
Poi che quello di Manenti non sia il metodo Fukuoka, mi sembra palese, ma questo non toglie che sia molto interessante e che sia un passo verso un'agricoltura più rispettosa della Natura.

Per quanto riguarda il ciclo aperto o chiuso, il ciclo è aperto sia in uscita che in entrata: se da una parte asportiamo energia per alimentarci, dall'altra ne riceviamo quotidianamente dal sole.
Se qualcuno dimostra che riesce a fare qualcosa che smentisce le nostre teorie, oltre a pensare che racconta palle potremmo anche pensare che finalmente è ora di cambiare le nostre teorie.


07/11/2014, 12:06
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visto che marcello vuole mettere in discussione Fukuoka ne approfitto per introdurre il metodo camillo! 1° entrare in punta di piedi in ogni orto o giardino. 2° avvicinarsi piano ad ogni pianta. 3° osservare in silenzio. 4° migliorare l'ambiente della pianta poco alla volta solo dopo aver studiato la specie. Penso che basti e avanzi.


08/11/2014, 1:01
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Vorrei mettere in evidenza che l' uomo, per quanto è invasivo, è parte integrante dell' ecosistema Terra. Prendendo in analisi l'agricoltura non possiamo pensare di non lasciare nessuna traccia, neanche un' impronta ecologica, semplicemente viviamo.
Per ora già noi siamo avanti, penso che la rivoluzione del filo di paglia sia uno dei libri più importanti degli ultimi dodicimila anni! La scoperta delle coltivazioni su sodo, lo studio del mantenimento della fertilità del suolo e le sue possibili rese produttive per potersi cibare, in fondo questo è. L' uomo ha scoperto l' agricoltura facendo buchi e solchi nel suolo e seminarvici, fino all' aratura, alle grandi carestie del passato,(non trovo più dove l ho letto: Aristotele racconta delle sue visite e colline ateniesi, sconfortato dalla siccità e dall'infertilità delle campagne ateniesi;non riusciva a capacità del fatto che per quanto si arasse a fondo, i semi non volessi crescere vigorosamente come nei tempi passati. Semplice diremmo noi ora, desertificazione, quella era una civiltà basata su agricoltura, pastorizia e navigazione, la conseguenza è il disboscamento per i campi, per i pascoli e per i fasciami delle navi, protratto per migliaia d'anni. I Romani poi hanno fatto il loro gioco definitivo con alla quasi totale deforestazione del bacino del mediterraneo, estinguendo addirittura specie vegetali e animali ), fino alle celeberrime rotazioni triennali, metodo che possiamo paragonare all' agricoltura dei vecchi e alla permacultura e metodo biologico. Si arriva nella prima metà del 1900 all' utilizzo dei fertilizzanti, per molti terreni ormai indispensabili su terreni ormai troppi sfruttati. E poi arriva Fukuoka insomma. Ragionamento finale è che molte campagne, soprattutto qui in Italia, sono coltivate da più di mille, duemila e più anni, basti pensare agli olivi millenari o a muretti a secco e chiuse di orti assai vetuste. Ancor più degli altri questi terreni sono da mantenere ad uno stato antropomorfico naturale, anzi, molti uliveti in Puglia, esempio sta fastidiosa della xylella, dovrebbero essere mantenuti ad un sistema, bosco uliveto, più che terra, ridotta ormai a terra battuta o a semplice inerbimento, bisognerebbe riportare le piante arboree e arbustive native del posto, pini, ginestre, mirto, acacie, lentischi, insomma quelle che sono le piante della gariga, della macchia e della foresta mediterranea; questo almeno per 20, 30 anni, anche quaranta, poi si può ristabilire magari l uliveto come coltura principale è limitare i grossi alberi alle bordure, alle siepi frangivento o aLle strade.


11/11/2014, 10:03
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Pueblo ha scritto:
Vorrei mettere in evidenza che l' uomo, per quanto è invasivo, è parte integrante dell' ecosistema Terra. Prendendo in analisi l'agricoltura non possiamo pensare di non lasciare nessuna traccia, neanche un' impronta ecologica, semplicemente viviamo.
Per ora già noi siamo avanti, penso che la rivoluzione del filo di paglia sia uno dei libri più importanti degli ultimi dodicimila anni! La scoperta delle coltivazioni su sodo, lo studio del mantenimento della fertilità del suolo e le sue possibili rese produttive per potersi cibare, in fondo questo è. L' uomo ha scoperto l' agricoltura facendo buchi e solchi nel suolo e seminarvici, fino all' aratura, alle grandi carestie del passato,(non trovo più dove l ho letto: Aristotele racconta delle sue visite e colline ateniesi, sconfortato dalla siccità e dall'infertilità delle campagne ateniesi;non riusciva a capacità del fatto che per quanto si arasse a fondo, i semi non volessi crescere vigorosamente come nei tempi passati. Semplice diremmo noi ora, desertificazione, quella era una civiltà basata su agricoltura, pastorizia e navigazione, la conseguenza è il disboscamento per i campi, per i pascoli e per i fasciami delle navi, protratto per migliaia d'anni. I Romani poi hanno fatto il loro gioco definitivo con alla quasi totale deforestazione del bacino del mediterraneo, estinguendo addirittura specie vegetali e animali ), fino alle celeberrime rotazioni triennali, metodo che possiamo paragonare all' agricoltura dei vecchi e alla permacultura e metodo biologico. Si arriva nella prima metà del 1900 all' utilizzo dei fertilizzanti, per molti terreni ormai indispensabili su terreni ormai troppi sfruttati. E poi arriva Fukuoka insomma. Ragionamento finale è che molte campagne, soprattutto qui in Italia, sono coltivate da più di mille, duemila e più anni, basti pensare agli olivi millenari o a muretti a secco e chiuse di orti assai vetuste. Ancor più degli altri questi terreni sono da mantenere ad uno stato antropomorfico naturale, anzi, molti uliveti in Puglia, esempio sta fastidiosa della xylella, dovrebbero essere mantenuti ad un sistema, bosco uliveto, più che terra, ridotta ormai a terra battuta o a semplice inerbimento, bisognerebbe riportare le piante arboree e arbustive native del posto, pini, ginestre, mirto, acacie, lentischi, insomma quelle che sono le piante della gariga, della macchia e della foresta mediterranea; questo almeno per 20, 30 anni, anche quaranta, poi si può ristabilire magari l uliveto come coltura principale è limitare i grossi alberi alle bordure, alle siepi frangivento o aLle strade.



nel frattempo con cosa condiamo ?? con cosa vivranno i contadini ??

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Non importa quanto freddo sia l'inverno, dopo c'è sempre la primavera. E. VEDDER


11/11/2014, 12:52
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pioppino ha scritto:
Pueblo ha scritto:
Vorrei mettere in evidenza che l' uomo, per quanto è invasivo, è parte integrante dell' ecosistema Terra. Prendendo in analisi l'agricoltura non possiamo pensare di non lasciare nessuna traccia, neanche un' impronta ecologica, semplicemente viviamo.
Per ora già noi siamo avanti, penso che la rivoluzione del filo di paglia sia uno dei libri più importanti degli ultimi dodicimila anni! La scoperta delle coltivazioni su sodo, lo studio del mantenimento della fertilità del suolo e le sue possibili rese produttive per potersi cibare, in fondo questo è. L' uomo ha scoperto l' agricoltura facendo buchi e solchi nel suolo e seminarvici, fino all' aratura, alle grandi carestie del passato,(non trovo più dove l ho letto: Aristotele racconta delle sue visite e colline ateniesi, sconfortato dalla siccità e dall'infertilità delle campagne ateniesi;non riusciva a capacità del fatto che per quanto si arasse a fondo, i semi non volessi crescere vigorosamente come nei tempi passati. Semplice diremmo noi ora, desertificazione, quella era una civiltà basata su agricoltura, pastorizia e navigazione, la conseguenza è il disboscamento per i campi, per i pascoli e per i fasciami delle navi, protratto per migliaia d'anni. I Romani poi hanno fatto il loro gioco definitivo con alla quasi totale deforestazione del bacino del mediterraneo, estinguendo addirittura specie vegetali e animali ), fino alle celeberrime rotazioni triennali, metodo che possiamo paragonare all' agricoltura dei vecchi e alla permacultura e metodo biologico. Si arriva nella prima metà del 1900 all' utilizzo dei fertilizzanti, per molti terreni ormai indispensabili su terreni ormai troppi sfruttati. E poi arriva Fukuoka insomma. Ragionamento finale è che molte campagne, soprattutto qui in Italia, sono coltivate da più di mille, duemila e più anni, basti pensare agli olivi millenari o a muretti a secco e chiuse di orti assai vetuste. Ancor più degli altri questi terreni sono da mantenere ad uno stato antropomorfico naturale, anzi, molti uliveti in Puglia, esempio sta fastidiosa della xylella, dovrebbero essere mantenuti ad un sistema, bosco uliveto, più che terra, ridotta ormai a terra battuta o a semplice inerbimento, bisognerebbe riportare le piante arboree e arbustive native del posto, pini, ginestre, mirto, acacie, lentischi, insomma quelle che sono le piante della gariga, della macchia e della foresta mediterranea; questo almeno per 20, 30 anni, anche quaranta, poi si può ristabilire magari l uliveto come coltura principale è limitare i grossi alberi alle bordure, alle siepi frangivento o aLle strade.



nel frattempo con cosa condiamo ?? con cosa vivranno i contadini ??

Con olio rettificato e contributi comunitari............come si fa oggi.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


12/11/2014, 15:16
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ciao a tutti, vorrei fare a Pallinof alcune domande precise per delucidarmi le idee; su quanta superficie lavori?, quali e quanti prodotti hai prodotto quest'anno?, dove li hai venduti?, che reddito hai ottenuto?, come stà il tacchino della foto? :mrgreen: , quanto spendi di benzina all'anno per lo sfalcio? Più che altro sono importanti la prima e la terza, spero di non essere troppo indiscreto :shock: e ti ringrazio comun que.


12/11/2014, 23:56
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Bisogna attuare una trasformazione pianificata dei territori, se vogliamo che la nostra impronta sia più leggera, anzi, meno distruttiva.


13/11/2014, 5:17
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Bigazzi for president


15/11/2014, 0:42
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camyillo ha scritto:
ciao a tutti, vorrei fare a Pallinof alcune domande precise per delucidarmi le idee; su quanta superficie lavori?, quali e quanti prodotti hai prodotto quest'anno?, dove li hai venduti?, che reddito hai ottenuto?, come stà il tacchino della foto? :mrgreen: , quanto spendi di benzina all'anno per lo sfalcio? Più che altro sono importanti la prima e la terza, spero di non essere troppo indiscreto :shock: e ti ringrazio comun que.

Con piacere:
1- Circa un ettaro e mezzo;
2- Circa 200 fruttiferi (antiche varietà locali), un trentina di quintali di frutta, più animali vari e uova.
3- Privati, gas, baratto e autoconsumo.
4- Senza fare il conto della serva: parte dei fruttiferi utilizzati per progetti specifici, la frutta venduta, barattata e distillata.
5- Purtroppo Bill mi ha lasciato da tempo.
6- Quest' anno, cinque sfalci circa 30 euro a sfalcio.
Ma il tutto si integra in un lavoro complessivo di ospitalità didattica e manutenzione della collezione di piante madri.
Il Giardino Armonico è, e rimarrà sempre, un cantiere di lavoro aperto a tutti.
Buona domenica a tutti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


16/11/2014, 12:52
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