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Marco
Sez. Supporto Didattico
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Formazione: Laurea in Scienze agrarie
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Confagricoltura Bologna, campagna bieticola in chiaro-scuro: superfici in calo, migliora la qualità ma maltempo e insetti penalizzano la produzione (Bologna, 31 ottobre 2025) “La campagna 2025 è stata contraddistinta da luci e ombre per la bieticoltura bolognese. Se da una parte la superficie coltivata è continuata a calare soprattutto a causa delle continue piogge e delle basse temperature climatiche che hanno reso inagibili gran parte dei terreni, dall’altra la qualità del prodotto ha mostrato un leggero recupero rispetto al passato. Le criticità restano però importanti e minano la sostenibilità economica e produttiva delle nostre aziende”. Con queste parole Vittoria Maccolini, vicepresidente di Confagricoltura Bologna, analizza la campagna bieticola che si è da poco conclusa. La bieticoltura rappresenta storicamente un fiore all’occhiello dell’agricoltura bolognese, prima area produttiva in Italia con circa 5.500 ettari (dato 2025) e la presenza dell’unico produttore di zucchero 100% italiano, ossia la cooperativa di bieticoltori Coprob - Italia Zuccheri con sede a Minerbio. Tornando alle analisi della campagna appena conclusa, le forti precipitazioni primaverili, che hanno ritardato o in alcuni casi addirittura impedito le semine allagando i terreni, hanno ridotto ulteriormente la superficie coltivata (già in calo per i problemi di sostenibilità economica paventati dalle aziende agricole) e di conseguenza la quantità finale del raccolto. Più soddisfacente, invece, è stata la qualità del prodotto, misurabile con la polarizzazione, ovvero il contenuto di zucchero presente all’interno che è un parametro fondamentale per la loro valorizzazione industriale. Da una prima indagine effettuata da Confagricoltura Bologna presso i propri soci questo valore è pari circa al 15%, in miglioramento rispetto al 12% dello scorso anno e al 14,2% del 2023, ma ancora al di sotto dei livelli 2020-2022, quando raggiungeva il 16,5%. “Il segnale di recupero qualitativo fa sicuramente piacere ma non può che lasciarci molte recriminazioni su quella che sarebbe potuta essere la campagna con un meteo più favorevole - continua Maccolini -. Il maltempo di quest’anno, insieme ai terreni allagati dalle passate alluvioni e non ancora del tutto asciutti, ha causato ingenti danni e ha ancora una volta condizionato in negativo la produzione. Inoltre, ci sono stati grandi problemi causati dalle malattie fungine e soprattutto dagli insetti, come nel caso del lisso, coleottero che grazie anche alla potenza delle sue larve effettua delle erosioni fogliari semicircolari alle piante che possono seccarsi in maniera precoce. Purtroppo, le rigide regole dell’Unione Europea sull’utilizzo dei trattamenti fito-sanitari ci impediscono di contrastare in maniera adeguata il problema”. Tra i soci di Confagricoltura che sono stati maggiormente colpiti dal lisso figura la Rebecchi MGD Società Agricola di Crevalcore di Daniele Rebecchi. “È una presenza costante e difficile da controllare: colpisce l’apparato fogliare e compromette lo sviluppo della radice. Con le attuali limitazioni sull’uso dei fitofarmaci e un solo trattamento consentito, diventa impossibile contenere davvero la malattia. Per cercare di arginare in parte il problema abbiamo deciso di provare la semina autunnale, aumentando leggermente gli ettari coltivati, perché in questo periodo dell’anno il lisso è meno invasivo, ma si tratta appunto di una prova”. Anche nell’Imolese la situazione non è stata delle migliori. Alberto Gabaldo, dell’omonima società agricola con sede a Medicina, spiega come “quest’anno le semine sono state tardive e in molti casi compromesse. Dove si è riusciti a lavorare bene a fine febbraio, con meno piogge, i risultati sono stati discreti; ma chi ha seminato più avanti ha pagato un prezzo altissimo. Il rischio è che sempre più agricoltori decidano di spostarsi su altre tipologie di colture considerate più sicure, rinunciando così a quella bieticola che fino a poco tempo era uno dei fiori all’occhiello dell’intero territorio”. Dalla zona di Malalbergo Luciano Bortolan della Società Agricola Bortolan racconta un’annata tra le più complesse: “Abbiamo seminato in terreni zuppi d’acqua, poi affrontato caldo e nuove piogge. Le nostre rese in campo così come la qualità sono state inferiori rispetto agli anni scorsi, e i prezzi restano troppo bassi per sostenere la filiera. Servono scelte tecniche più mirate, varietà più resistenti e un confronto più profondo tra chi produce e chi trasforma. Solo con dati condivisi possiamo ragionare davvero sul futuro della bieticoltura”. Proprio su questo aspetto si giocherà molto del futuro della bieticoltura nel bolognese ma non solo. “Questa è una situazione che non può essere lasciata alla sola capacità di adattamento delle aziende agricole. Serve una politica di sostegno stabile, un quadro fitosanitario più equilibrato e una revisione da parte delle Istituzioni Europee delle regole sull’uso dei prodotti di difesa, che oggi limitano fortemente l’efficacia degli interventi contro patogeni come il lisso. È necessario - conclude Maccolini - un piano condiviso tra istituzioni, industria e agricoltori che punti su ricerca, assistenza tecnica e valorizzazione economica del prodotto. Solo così potremo garantire un futuro a una coltura che resta strategica per il territorio e per l’agroindustria nazionale”.
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