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Accademia Nazionale di Agricoltura - ANA 
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Agricoltura 4.0 la situazione in Italia

A Bologna il convegno che ha trattato lo stato dell’arte sulla formazione dei giovani e l’avanzamento tecnologico e digitale dell’agricoltura italiana presentando un settore, nato da pochi anni, ma che punta a diventare essenziale per la sostenibilità ambientale e la gestione delle risorse naturali ed economiche.

Bologna, 1 luglio – Si è tenuto martedì 28 giugno, presso la Sala “20 Maggio 2012” dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna, il convegno “Le nuove sfide dell’agricoltura: formazione e tecnologie digitali” organizzato in collaborazione tra Accademia Nazionale di Agricoltura e Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Emilia-Romagna con il patrocinio di UNASA (Accademie per le Scienze Agrarie) e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna. La giornata è stato un importante momento di riflessione per fare il punto da un lato sulla attuale situazione dei nuovi approcci formativi per la conoscenza e la diffusione delle tecnologie digitali nell’agricoltura di precisione, dall’altro sull’utilizzo di precision farming, robotica e nuovi materiali in Italia. Oggi l’agricoltura è uno dei settori al centro della scena mondiale risentendo più di altri delle condizioni climatiche mutate, ma avendo anche il compito di utilizzare in maniera adeguata le risorse naturali, con l’obiettivo di aumentare la sostenibilità ambientale delle proprie produzioni e al contempo fornire adeguato sostentamento alimentare. Una sfida questa che può essere affrontata in maniera efficace grazie all’avanzamento della ricerca tecnologica e meccanica dei propri strumenti di lavoro.

Gli interventi della giornata, tenuti dai principali professori universitari dei diversi Dipartimenti di scienze agrarie, alimentari e forestali delle università di Bologna, Firenze, Padova, Tuscia, rappresentanti del C.N.I.T di Pisa e addetti ai lavori di realtà produttive del territorio ha analizzato l’intero comparto dell’innovazione agricola, dalla necessità di istruzione e formazione fino ad arrivare alle applicazioni in campo pratico. Il convegno è stato aperto da Alessio Mammi, Assessore Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna e le conclusioni tenute dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e dal Prof. Giovanni Molari, Magnifico Rettore Università di Bologna.

“Oggi lanciamo un importante messaggio sulla necessità di continuare a unire ricerca, innovazione e agricoltura. I dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, presentati dall’Istat, forniscono un quadro preoccupante sulla situazione nazionale: in 38 anni sono scomparse 2 aziende agricole su 3 e la digitalizzazione è utilizzata sì nel 32% delle aziende, ma solo quelle condotte da giovani sotto i 44 anni, mentre oltre i 45 anni cala drasticamente al 7,6%. Il mondo dell’agricoltura deve essere accompagnato – ha detto il Prof. Giorgio Cantelli Forti - in questo cambiamento epocale per non lasciare nessuno indietro e aumentare la competitività del comparto agricolo nazionale grazie all’agricoltura 4.0. Come Accademia abbiamo volontà di continuare in queste iniziative e ringrazio la Regione Emilia-Romagna per il grande supporto su questi temi”.

“La collaborazione con l’Accademia per noi è importante e proseguirà nel tempo avendo obiettivi comuni. In ambito agricolo tre sono i nostri campi d’intervento: investimenti, dal 2021 al 2027 avremo 132 milioni di euro in più dal PSR, aiuti alle nostre produzioni e sviluppo su innovazione e trasferimento tecnologico. In Italia la Regione Emilia-Romagna – ha sostenuto il Dott. Alessio Mammi - è quella che investe di più in tali campi, a breve partiranno bandi sulla ricerca per 2 milioni di euro, e rafforzeremo le collaborazioni con enti e istituti nazionali e internazionali, come quella con il nuovo Centro Meteo Europeo e la partnership, da poco firmata negli U.S.A., con una delle più importanti società di ricerca nelle biotecnologie che siamo certi farà diventare la nostra regione punto di riferimento per la genomica a livello internazionale”.

“La formazione applicata alle tecnologie digitali è un obiettivo centrale dell’Università di Bologna – ha concluso il Prof. Giovanni Molari - e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari sta portando avanti l’adeguamento delle nostre classi di laurea allo studio dell’innovazione che, sempre di più, si sviluppa in agricoltura collaborando con aziende, imprese, ed enti locali. Grazie al Centro Didattico Sperimentale di Cadriano ci impegniamo giornalmente affinché didattica e innovazione siano provate direttamente sul campo per agevolare le innovazioni agricole e renderle disponibili al mondo della produzione”.

Di seguito alcuni interventi emersi durante il convegno.

L’insegnamento universitario nel campo della meccanica agraria
Formare un numero sempre più alto di agroelettronici, agroinformatici e agroanalisti, per coinvolgere tutte le competenze disponibili, è sempre più necessario al fine di creare un nuovo approccio metodico in un settore nato da poco, ma in rapida crescita. Nella sua relazione il Prof. Danilo Monarca, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali Università della Tuscia, ha individuato nelle università italiane circa 30 insegnamenti tra meccanica agraria e meccanizzazione agricola, 30 di macchine ed impianti, 9 di meccanizzazione vitivinicola e 5 di meccanizzazione forestale. In Italia le tre università con i maggiori Dipartimenti di Agraria e Agroalimentare sono Milano (238 professori di cui 11 di meccanica agraria, 4,6% dell’intero copro docenti), Padova (233 professori di cui 6 di meccanica agraria, 2,6% dell’intero corpo docenti) e Bologna (164 professori di cui 9 di meccanica agraria, 5,6% dell’intero corpo docenti). Una forte diversificazione di insegnamento a seconda delle sedi, agricoltura di precisione, automazione e robotica come corsi principali e insegnamento della lingua inglese specifica in questi campi sono i tratti che caratterizzano l’insegnamento universitario italiano.

In ritardo la parte agricola a fronte di un netto avanzamento della zootecnica
Secondo la Prof.ssa Valda Rondelli, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna, lo scenario agricolo nazionale è in fase di grande trasformazione. Oggi la dimensione media di un’azienda agricola è di 8,4 ettari (Istat 2017), il numero di incidenti mortali è elevato, principalmente connessi all’uso di macchine agricole, con ribaltamento del trattore quale principale causa di mortalità o gravi disabilità (Inail 2020), i trattori utilizzati hanno un’età media 30 anni e le macchine operatrici spesso obsolete. Nonostante ci sia stato un incremento del 36% nella vendita nuove di trattrici, con 24.400 nuove unità immatricolate (FederUnacoma 2021), serve ancora puntare sull’innovazione utilizzando nuove macchine e formare gli operatori all’uso delle nuove tecnologie, come ad esempio GPS, sistemi di guida assistiti e collegamenti ISOBUS che permettono all’operatore di connettere e controllare differenti equipaggiamenti usando un unico terminale grafico. Un settore che sta vedendo invece un grande balzo in avanti è quello della zootecnia di precisione sia per quanto riguarda l’utilizzo di nuovi robot per la mungitura, che grazie a sistemi di massaggio e prelievo naturale del latte non stressano gli animali, che di robot con motori encoder, sensori ad ultrasuoni e giroscopio utilizzati per raccogliere le deiezioni animali, scaricare il letame e irrorare d’acqua le stalle.

La raccolta del pomodoro: un caso emblematico per l’innovazione agricola

Il caso della raccolta del pomodoro aiuta a comprendere l’importanza dell’innovazione in agricoltura e i problemi da affrontare essendo quello che mette più sotto stress tutti i sistemi a livello meccanico, elettronico e sensoristico. Infatti, come ha sottolineato il Prof. Marco Vieri, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali Università di Firenze, per il pomodoro i vincoli nella produzione sono molto rigidi dovendo le aziende consegnare rapidamente un prodotto che abbia un uguale livello di maturazione per ogni singolo pezzo. Questo significa che la parte meccanica deve sempre funzionare correttamente per rispettare i tempi al pari del sistema di rilevamento, il quale deve scegliere correttamente, tra i prodotti verdi non ancora pronti e quelli rossi maturi. Si capisce allora bene come tutti questi passaggi influiscano in maniera decisiva sulla scelta del consumatore al momento dell’acquisto, che vuole pomodori al giusto punto di maturazione pronti per essere consumati subito, con risvolti economici decisivi per il mondo dell’agroindustria.

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01/07/2022, 14:29
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A Granaglione nasce il primo Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale dell’Emilia-Romagna

Un riconoscimento unico per la nostra Regione.
In programma progetti scientifici e azioni per promuovere sviluppo, sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’Appennino in collaborazione con centri di ricerca nazionali e istituzioni europee che operano nel campo della conservazione delle risorse genetiche e forestali.


Bologna, 7 ottobre 2022 – L’Accademia Nazionale di Agricoltura e la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna annunciano che il Ministero della Transizione Ecologica, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – con Decreto del 31/3/2022 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18/6/2022 – ha riconosciuto al Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione la valenza di Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale.
In precedenza, i Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale erano solo tre, riconosciuti nel 2002 e gestiti dall’Arma dei Carabinieri Forestali (Pieve S. Stefano in provincia di Arezzo, Bosco Fontana in provincia di Mantova e Peri in provincia di Verona). Dal 18 giugno scorso sono entrati a far parte di questo ristretto gruppo altri cinque Centri di grande eccellenza e unicità naturale: l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR-ISPS di Torino, il Centro di ricerca foreste e legno del CREA di Arezzo, il Laboratorio semi dell’Università di Firenze, il Centro regionale di Castanicoltura del Piemonte di Chiusa di Pesio (TO) e il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione di Bologna.
I Centri perseguono l’approvvigionamento e la conservazione di specie e provenienze forestali importanti per la salvaguardia della biodiversità di una zona omogenea dal punto di vista ecologico nonché degli ecosistemi forestali presenti, curando specifiche attività di studio e modalità di conservazione del germoplasma forestale di importanza scientifica e di riferimento nazionale.
Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura: «L’importante e unico riconoscimento ottenuto sottolinea la straordinaria risorsa naturale del Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione, che fu realizzato con una visione ambientale antesignana dalla Fondazione Carisbo, durante la presidenza del Prof. Fabio Alberto Roversi-Monaco, come contributo al più ampio “Progetto Appennino”. Negli ultimi 50 anni lo stato di conservazione e rigenerazione degli ecosistemi è andato aggravandosi fino a portare a un degrado ambientale che ha peggiorato gli effetti delle emergenze climatiche che stiamo vivendo. Nell’ambito della transizione economica prevista dal “Next Generation EU”, da sviluppare mediante il “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ben il 37% delle risorse devono essere dedicate alla biodiversità, ad azioni per il clima e alla sostenibilità ecologica della filiera agroalimentare. Siamo certi che le attività scientifico-culturali che stiamo portando avanti a Granaglione, nell’ambito di un progetto condiviso con la Fondazione Carisbo, vadano esattamente nella direzione di salvaguardare i nostri boschi montani e le comunità che li abitano. L’obiettivo finale sarà di ricreare quelle favorevoli condizioni economiche e di lavoro prodromiche a ripopolare l’Appennino».

Paolo Beghelli, Presidente Fondazione Carisbo: «Da sempre la Fondazione pone grande attenzione anche allo sviluppo dell’Appennino bolognese, sotto i molteplici profili di interesse storico, culturale e sociale. È dunque grande la soddisfazione per aver ottenuto questo riconoscimento ministeriale, che colloca il Castagneto di Granaglione nella ristretta cerchia dei Centri di eccellenza e unicità su tutto il territorio nazionale. Un traguardo che apre nuovi orizzonti progettuali, grazie al rinnovato impulso all’attività di ricerca scientifica scaturito dalla collaborazione con l’Accademia Nazionale di Agricoltura e l’Università di Bologna».

Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna: «Un riconoscimento significativo, quello del ministero delle Politiche agricole, che premia il grande impegno delle Istituzioni e dei soggetti scientifici che hanno contributo negli anni a far crescere il valore di questo progetto. Un castagneto che si fa custode della biodiversità e della montagna, un vero e proprio alleato nella sfida al cambiamento climatico e anche un luogo di grande valore scientifico per gli studi sull’ambiente, sui suoli e per sviluppare la filiera del castagno. Quest’ultima, non va dimenticato, fa parte di una radicata tradizione agricola del nostro appennino che vanta castagneti secolari da valorizzare. Il riconoscimento quale Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale al castagneto didattico di Granaglione si inserisce perfettamente in quelle azioni per i territori forestali di montagna e le loro comunità alle quali prestiamo grande attenzione».



Alessandra Stefani, Direzione Generale dell’economia montana e delle foreste MIPAAF: «Il Castagneto didattico sperimentale di Granaglione si inserisce perfettamente nelle politiche per i territori forestali e montani delineati dalla Strategia forestale nazionale, recentemente pubblicata in Gazzetta ufficiale e pienamente operativa. Ricerca scientifica, divulgazione, educazione ambientale, sperimentazione di varietà pregiate di castagno a scopo produttivo, sia di legno sia di frutti, sono azioni meritorie e grandemente utili al rilancio della castanicoltura appenninica, e più in generale, al recupero dei territori montani nel segno della sostenibilità, della biodiversità e delle filiere produttive. Il riconoscimento da parte del Mipaaf, d’intesa con il Mite, del Castagneto didattico sperimentale tra i Centri nazionali per la biodiversità è il giusto riconoscimento del suo grande valore, sotto plurimi profili».

***

Il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione

Di circa 10 ettari, si trova a Granaglione, in località Alto Reno Terme sull’Appennino Tosco-Emiliano e, al suo interno, vanta l’eccezionale raccolta del germoplasma del castagno rappresentata dalla varietà di 14 tipi di castagno da frutto e 4 da legno, un unicum a livello nazionale, al quale si aggiunge la parte monumentale. La Cooperativa sociale agricola Campeggio di Monghidoro assieme alla Cooperativa Agricola Beltaine e alla Cooperativa Agro-forestale-ambientale Valreno svolgono i necessari lavori di mantenimento dei luoghi durante l’anno. Il castagneto garantisce la produzione di farina derivata dalle castagne e castagne essiccate ad aria trasformate in granulato per la produzione del birrificio Beltaine. A quest’attività principale si aggiungono la produzione del miele di castagno e i prodotti del sottobosco che crescono in maniera spontanea. Il Castagneto è anche luogo che trasmette valore e memoria attraverso la realizzazione di progetti, laboratori, eventi, visite scolastiche e turistiche con i percorsi “Le ceppaie da frutto”, “La sorgiva”, “La via del legno”. Il castagneto è interamente recintato, con strutture per l’accoglienza, servizi igienici, locali attrezzati per consumare pasti al sacco in ambiente naturale e dotato di una xiloteca che espone 30 essenze arboree autoctone, completa di testi in italiano, inglese e in braille.
Il Castagneto di Granaglione si trova all’interno del Paesaggio rurale di interesse storico denominato “Corona di Matilde” – riconosciuto come tale dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali con Decreto del 16 luglio 2021, a seguito di un progetto realizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura – area che circoscrive un ampio territorio di circa 2.500 ettari che va dai 300 ai 1.000 metri (s.l.m.). Il livello di integrità del paesaggio rurale storico dell’area, infatti, rappresenta la sintesi delle informazioni ambientali, territoriali, culturali, storiche e socioeconomiche che la caratterizzano. La sintesi delle persistenze dei borghi e nuclei storici associati alla castanicoltura, l’edilizia rurale sparsa di interesse storico, gli edifici religiosi e i manufatti devozionali, le fonti e le sorgenti, gli alberi monumentali e i siti arborei di pregio costituiscono un insieme, rimasto immutato e integro nei secoli, talmente rilevante da aver ottenuto il riconoscimento nazionale che lo annovera tra i 27 Paesaggi rurali di interesse storico italiani.
Le attività in corso: tutela ambientale, produzione vivaistica e informazione sul sequestro del carbonio
Il nuovo Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale conferma, dunque, l’importanza del Castagneto di Granaglione e delle attività sviluppate in questi anni. Tra quelle già in atto da tempo: il mantenimento del castagneto tradizionale, la conservazione della collezione di germoplasma da frutto (presente in 400 piante) e da legno (presente in 150 piante), il mantenimento del castagneto da frutto per la produzione di farina di castagna, birra e miele, la tutela del castagneto monumentale. A queste si aggiungono il recupero dei fabbricati preesistenti nel castagneto, come lo storico essiccatoio tradizionale, utilizzato per essiccare le castagne destinate alla produzione di birra, e il restauro del vicino complesso edilizio, sede ora della xiloteca.
A queste attività si aggiunge l’innovativo progetto di ricerca avanzata denominato “Castagni parlanti” o “Treetalker”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e messo a punto dal prof. Riccardo Valentini (nel panel dei vincitori del “Premio Nobel per la pace” 2007), tramite l’applicazione su 48 castagni di sensori che raccolgono e trasferiscono dati importanti: parametri ambientali e biologici sulla crescita dell’albero, la misura accurata dell’acqua prelevata dal suolo, la misura della quantità di CO2 assorbita e sequestrata dalla pianta, la valutazione del colore delle foglie e lo stato di stabilità dell’albero stesso. I dati raccolti ed elaborati permettono, così, di progettare una efficiente gestione forestale su ampia scala, della quale beneficia l’intero sistema ambientale circostante.
Le attività future condotte in convenzione con l’Università di Bologna
I nuovi progetti sono principalmente rivolti alla promozione e alla valorizzazione della produzione castanicola da frutto e da legno in collaborazione con l’Università di Bologna, grazie al Protocollo di collaborazione che l’Accademia Nazionale di Agricoltura ha firmato con il DISTAL (Dipartimento di Scienze e Tecnologia Agro-Alimentari), per la promozione di attività di ricerca scientifica dedicate allo studio della castanicoltura. Queste attività indagheranno in modo ampio e multidisciplinare numerosi aspetti delle castagne e dei marroni come la caratterizzazione dei genotipi per la conservazione della biodiversità genetica e caratterizzazione pomologica, e le potenzialità dei sottoprodotti della castagna. Infatti, dalla caratterizzazione fitochimica di foglie, rami e cupole spinose sono già scaturiti in studi preliminari profili interessanti di molecole, come ad esempio, quelle dotate di proprietà anti-neuroinfiammatorie che possono preludere a un loro sfruttamento in ambito cosmetico e nutraceutico, oppure gli sfarinati ottenuti dalle cupole spinose che potrebbero essere utilizzati come integratori alimentari nei mangimi per animali avendo dimostrato proprietà antibatteriche. Inoltre, anche dallo studio genetico e dalla possibile moltiplicazione in vitro dei semi del castagno si potrebbe ottenere, secondo un protocollo in fase di messa a punto, un legno più resistente e non soggetto ai difetti morfologici tipici del castagno, fatto che ne determina al momento lo scarso interesse sul mercato.

Tutti questi progetti, oltre alla loro valenza scientifica, intendono facilitare lo sviluppo di una intera filiera del castagno che potrebbe essere utilizzato per realizzare prodotti differenti e commerciabili (alimentari e cosmetici, zootecnici nonché industriali con il legno da opera), con l’obiettivo finale di indurre effetti positivi sull’economia della montagna, attraverso la valorizzazione delle sue risorse naturali in modo circolare.

La collaborazione tecnico-scientifica tra Accademia Nazionale di Agricoltura e Fondazione Carisbo
Il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione, di proprietà della Fondazione Carisbo dal 2003, e realizzato grazie alla partecipazione al “Progetto Appennino” dalla visione futuristica per l’epoca del Prof. Umberto Bagnaresi, viene oggi riconosciuto a livello nazionale come importante Centro di biodiversità naturale. Dal 2017 la gestione tecnico-scientifica è stata affidata all’Accademia Nazionale di Agricoltura, rivolta ad attività di valorizzazione delle risorse del Castagneto di Granaglione tramite ricerche scientifiche, corretta gestione del castagno atta al mantenimento della biodiversità vegetale, studio del sequestro del carbonio ed evoluzione dei suoli in funzione delle coperture vegetali. Le numerose attività progettate per il Castagneto di Granaglione si inseriscono tra le azioni prioritarie e gli strumenti di progettualità che la Fondazione Carisbo indirizza allo sviluppo sostenibile dell’Appennino metropolitano, prevedendo anche il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati con obiettivi comuni. Ne è significativo esempio la sinergica collaborazione che ha ottenuto il riconoscimento del Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione a Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale.

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gruppo altri cinque Centri di grande eccellenza e unicità naturale: l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR-ISPS di Torino, il Centro di ricerca foreste e legno del CREA di Arezzo, il Laboratorio semi dell’Università di Firenze, il Centro regionale di Castanicoltura del Piemonte di Chiusa di Pesio (TO) e il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione di Bologna. I Centri perseguono l’approvvigionamento e la conservazione di specie e provenienze forestali importanti per la salvaguardia della biodiversità di una zona omogenea dal punto di vista ecologico nonché degli ecosistemi forestali presenti, curando specifiche attività di studio e modalità di conservazione del germoplasma forestale di importanza scientifica e di riferimento nazionale. Di circa 10 ettari, si trova a Granaglione, in località Alto Reno Terme sull’Appennino Tosco-Emiliano e, al suo interno, vanta l’eccezionale raccolta del germoplasma del castagno rappresentata dalla varietà di 14 tipi di castagno da frutto e 4 da legno, un unicum a livello nazionale, al quale si aggiunge la parte monumentale. Il castagneto garantisce la produzione di farina derivata dalle castagne e castagne essiccate ad aria trasformate in granulato per la produzione del birrificio Beltaine. A quest’attività principale si aggiungono la produzione del miele di castagno e i prodotti del sottobosco che crescono in maniera spontanea. Il Castagneto è anche luogo che trasmette valore e memoria attraverso la realizzazione di progetti, laboratori, eventi, visite scolastiche, turistiche e si trova all’interno del Paesaggio rurale di interesse storico denominato “Corona di Matilde” – riconosciuto come tale dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali con Decreto del 16 luglio 2021, a seguito di un progetto realizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura – area che circoscrive un ampio territorio di circa 2.500 ettari che va dai 300 ai 1.000 metri (s.l.m.).
Dal 2017 la gestione tecnico-scientifica è stata affidata all’Accademia Nazionale di Agricoltura, rivolta ad attività di valorizzazione delle risorse del Castagneto di Granaglione tramite ricerche scientifiche, corretta gestione del castagno atta al mantenimento della biodiversità vegetale, studio del sequestro del carbonio ed evoluzione dei suoli in funzione delle coperture vegetali. Le numerose attività progettate per il Castagneto di Granaglione si inseriscono tra le azioni prioritarie e gli strumenti di progettualità che la Fondazione Carisbo indirizza allo sviluppo sostenibile dell’Appennino metropolitano, prevedendo anche il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati con obiettivi comuni.

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La rivoluzione del genoma Editing: le applicazioni in campo agricolo e biomedico.



Si tiene a Bologna il convegno che vuole fare il punto della situazione sull’utilizzo di questa innovativa tecnica scientifica nel nostro Paese.



Bologna 19 ottobre 2022 – I principali studiosi delle università italiane e rappresentanti della Società Italiana di Genetica Agraria si riuniscono a Bologna, presso la Sala Conferenze dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Bologna (Via Garibaldi 3, Bologna), dalle ore 9.30 alle 13.00, per il convegno “La rivoluzione del Genoma Editing: le applicazioni in campo agricolo e biomedico” organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura. La giornata vuole porre l’attenzione sugli sviluppi nel miglioramento genetico per le produzioni alimentari e la salute dell’uomo di questa recente tecnica scientifica per la quale, nel 2020, è stato conferito il premio Nobel per la chimica a Emmanuel Charpentier e Jennifer Doudna.



La capacità di modificare in maniera precisa singole basi del DNA, oltre a essere la realizzazione di un sogno per i genetisti, diventa uno strumento fondamentale per la medicina e l’agricoltura del futuro. In campo umano il potenziale applicativo per nuove terapie in una serie di patologie è sicuramente notevole. In agricoltura comprendere le basi genetiche della variazione di caratteristiche complesse quali la resistenza ai patogeni oppure la capacità di sfruttare le risorse idriche e i fertilizzanti presenti nel suolo potrebbe consentire di raggiungere molto più facilmente l’obiettivo individuato dalla FAO come fondamentale: coniugare aumenti produttivi con aumenti della sostenibilità ambientale della produzione di alimenti.

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I benefici del miele al centro dell’incontro organizzato dall’Accademia

Qualità nutrizionali, benefici per la salute e l’utilizzo in cucina saranno i temi trattati. L’incontro terminerà con il racconto della nuova certificazione Biodiversity Friend Beekeeping per guidare le aziende apistiche verso una maggiore sostenibilità ambientale.

Bologna 25 ottobre – Si terrà giovedì 27 ottobre, ore 16.30-18.30, presso la Sala Adunanze della Società Medica Chirurgica di Bologna, il quarto incontro de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, dedicato al miele. I relatori saranno la Dott.ssa Annalisa Guidi, Azienda Agricola Terraemare, la Prof.ssa Cristina Angeloni, Associato di Biochimica Università di Bologna, il Prof. Roberto Giardino, Delegazione dei Bentivoglio Accademia Italiana della Cucina e il Dott. Paolo Fontana, Fondazione Edmund Mach. L’incontro tratterà il valore del prodotto in termini economici e di elaborazione della materia prima, i benefici per la salute e il valore nutraceutico del prodotto terminando con una “Case history” dedicata al racconto di una esperienza di produzione agricola e agroalimentare, dedicata all’ultima certificazione in materia di produzione del miele.

Gli incontri de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” sono conferenze a cadenza mensile, da aprile a novembre, dedicate alla conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane e seguono una formula divisa in tre relazioni: una relativa al “prodotto agricolo”, una seconda incentrata sul suo “valore nutrizionale” e una conclusiva dedicata agli “aspetti storico-culturali in cucina e in tavola”. A queste si aggiunge, quando possibile, una case history finale dedicata a un particolare aspetto produttivo, scientifico o culturale del prodotto trattato. Gli incontri hanno l’intenzione di trasmettere la consapevolezza che il valore del nostro settore agroalimentare si fonda su un percorso che parte dai processi produttivi e passa attraverso le caratteristiche qualitative arrivando fino alle potenzialità gastronomiche, in modo da aumentare la consapevolezza del consumatore su quanto acquista e consuma giornalmente in tavola.

Come partecipare. La conferenza si tiene in presenza fino ad esaurimento posti disponibili. Non è necessaria la prenotazione. Per maggiori informazioni si invita a contattare la mail ufficiostampa@accademia-agricoltura.it o chiamare lo 051-268809

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I segreti del carciofo al centro dell’incontro organizzato dall’Accademia



Qualità nutrizionali, benefici per la salute e l’utilizzo in cucina nel corso dei secoli saranno i temi trattati.



Bologna 21 novembre – Si terrà giovedì 24 novembre, ore 16.30-18.30, presso la Sala del Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio (Piazza Galvani 1, Bologna), il quinto e ultimo incontro del ciclo 2022 de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, dedicato al carciofo. I relatori saranno Maurizio Trigolo, Agricoltore Podere Fontana dei Conti, la Prof.ssa Cecilia Prata, Associato di Biochimica Università di Bologna, il Dott. Guido Mascioli, Delegazione di Bologna Accademia Italiana della Cucina. L’incontro tratterà il valore del carciofo in termini economici e di elaborazione della materia prima, i benefici per la salute e il valore nutraceutico terminando con una carrellata storica sul suo utilizzo in cucina dall’antichità fino ai giorni nostri.

Il ciclo di incontri de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola” sono conferenze a cadenza mensile, da aprile a novembre, dedicate alla conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane e seguono una formula divisa in tre relazioni: una relativa al “prodotto agricolo”, una seconda incentrata sul suo “valore nutrizionale” e una conclusiva dedicata agli “aspetti storico-culturali in cucina e in tavola”. A queste si aggiunge, quando possibile, una case history finale dedicata a un particolare aspetto produttivo, scientifico o culturale del prodotto trattato. Gli incontri hanno l’intenzione di trasmettere la consapevolezza che il valore del nostro settore agroalimentare si fonda su un percorso che parte dai processi produttivi e passa attraverso le caratteristiche qualitative arrivando fino alle potenzialità gastronomiche, in modo da aumentare la consapevolezza del consumatore su quanto acquista e mette in tavola giornalmente.

Come partecipare.

La conferenza si tiene in presenza fino ad esaurimento posti disponibili. Non è necessaria la prenotazione.

Per maggiori informazioni si invita a contattare la mail ufficiostampa@accademia-agricoltura.it o chiamare lo 051-268809

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Il carciofo: amato dagli antichi romani possiede caratteristiche utili alla digestione



Pianta di origine mediterranea è coltivata soprattutto in Italia, Egitto e Spagna con il nostro Paese maggiore produttore al mondo con 365 mila tonnellate annue. Le sue qualità nutraceutiche e salutistiche sono conosciute fin dai tempi dell’antica Roma.



Bologna 25 novembre – Si è svolto, giovedì 24 novembre, presso il Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, il quinto e ultimo incontro de “I Giovedì dell’Archiginnasio. L’Odissea del cibo dal campo alla tavola”, dedicato al carciofo. I relatori sono stati Maurizio Trigolo, Agricoltore Podere Fontana dei Conti, la Prof.ssa Cecilia Prata, Associato di Biochimica Università di Bologna, il Dott. Guido Mascioli, Delegazione Bologna Accademia Italiana della Cucina.

Una coltivazione che va fatta manualmente seguendo i ritmi naturali
“La coltivazione del carciofo richiede una lavorazione manuale, anche nel diradamento delle piante, e spesso non incontra la possibilità di meccanizzare i processi da parte delle aziende agricole. E’ dunque una produzione faticosa – ha esordito Maurizio Trigolo -, ma che può fornire grandi soddisfazioni a livello qualitativo, come per la varietà del "Morello di Romagna", che comunemente viene chiamato, a seconda delle zone, violetto o carciofo di San Luca nel bolognese. Il metodo di propagazione delle piante avviene per talea, e tutte le lavorazioni occorrenti, tranne la fresatura del terreno per eleminare le infestanti utilizzando un motocoltivatore, vengono effettuate manualmente. Il valore produttivo del carciofo per gli agricoltori sta nel mantenimento di una tradizione che ci è stata trasmessa e che con volontà e soddisfazione, può essere mantenuta e raccontata”.

Alleato fondamentale per la digestione e la depurazione del fegato

“Osservandolo dal punto di vista biochimico nutrizionale, il carciofo suscita notevole interesse poiché rappresenta una vera e propria miniera di micronutrienti e nutraceutici essendo ricco di potassio, calcio, fosforo e ferro con sue proprietà specifiche (coleretico, eupeptico, stomachico, epatoprotettivo e ipocolesterolemizzante), note da tempo. Il carciofo – ha proseguito Cecilia Prata – deve inoltre la sua azione coleretica principalmente alla presenza di cinarina, sostanza amara ed aromatica che stimola la secrezione della bile, e la sua azione benefica si estende anche al fegato, alla cistifellea e alla diuresi con importanti proprietà depurative che aiutano il corpo a non accumulare tossine”.



Miti antichi ne descrivono la nascita e in cucina sublima pesce e carne salata

“Il nome carciofo deriva dall’arabo Al kharsshuf che significa cardo spinoso. Molti sono i miti che narrano la sua nascita: il poeta latino Orazio ci racconta che nell'isola di Zinari in Grecia viveva una bellissima ninfa dai capelli color cenere, il suo nome era Cinara. Zeus, colpito dalla sua bellezza la portò sull'Olimpo e le attribuì il titolo di dea. Anche il nome botanico del carciofo Cinara scolynus ha una sua spiegazione data da Columella che, nel suo De Re Rustica, afferma che Cinara deriverebbe da cinis, la cenere, usata per rendere più fertili i terreni destinati alla coltivazione del carciofo. In cucina si può lessare, farlo in minestra, da solo condito con olio e grasso, oppure tagliato per il lungo in 4-6 parti e fritto può servire per antipasto. Dà un ottimo sapore agli stufati, si accompagna con la carne salata, si può cuocere avvolto nella rete come i fegatelli, si usa nei piccatigli (carne tritata) e nei giorni di magro con il pesce. I carciofi più grossi si cuociono con all'interno olio, burro, sale a fuoco lento. Si conservano bene e a lungo con olio e sale”.

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25/11/2022, 18:47
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A Bologna una giornata per parlare di ambiente ed ecosistemi forestali: “Alle radici del Bosco”.

Focus su biodiversità, gestione dissesto idrogeologico e tutela aree montane come attività di contrasto al cambiamento climatico. Per l’occasione saranno premiati gli studenti che hanno partecipato al progetto di sviluppo formativo-agrario dell’Appenino promosso da Accademia Nazionale di Agricoltura e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Bologna, 17 marzo – In occasione della “Giornata Internazionale delle Foreste”, istituita dall’ONU nel 2012, il Comando Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna, l’Accademia Nazionale di Agricoltura, i Dipartimenti di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali (BIGEA) e di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna, in collaborazione con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e l’Istituto di Istruzione Superiore Arrigo Serpieri organizzano, martedì 21 marzo 2023, la giornata “Alle radici del Bosco”. La giornata sarà il momento per affrontare il tema della valenza multifunzionale dei boschi e degli ecosistemi forestali come importanti centri di salvaguardia ambientale, idrogeologica, climatica, economica ed energetica, con uno sguardo particolare alla situazione italiana, che vede 11 milioni di ettari boschivi sul proprio territorio, e numerose attività di tutela previste dal Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).
“Alle radici del bosco” si dividerà in due momenti distinti. La sessione mattutina “Foreste per il futuro” (presso l’Oratorio di S.Filippo Neri, Bologna) coordinata dal Prof. Gilmo Vianello, Vicepresidente Accademia Nazionale di Agricoltura e la sessione pomeridiana “Foreste tesori di biodiversità” (presso il Cubiculum Artistarum di Palazzo dell’Archiginnasio, Bologna) coordinata dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura. La prima vuole approfondire i temi della situazione nazionale affrontando argomenti come l’evoluzione della legislazione forestale in Italia, la gestione delle foreste come risorsa rinnovabile, il sottobosco dei castagneti, come le foreste possono avere utili risvolti sulla salute del suolo e il sequestro del carbonio nell’atmosfera. La seconda affronta i temi della biodiversità ambientale e come questa sia monitorata sul territorio dall’Arma dei Carabinieri, la sua conservazione nelle foreste, la gestione delle acque in territorio acclivi, terminando con un focus sull’atlante dei boschi italiani.
La sessione della mattina si concluderà con la presentazione delle attività formative svolte da insegnanti e studenti dell’Istituto Superiore Arrigo Serpieri su tematiche riguardanti l’Appennino, svolte in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Agricoltura e il contributo della Fondazione del Monte di Bologna di Ravenna. Al termine della presentazione la Prof.ssa Giusella Finocchiaro, Presidente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e il Gen. B. Fabrizio Mari, Comandante Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna consegneranno i diplomi agli studenti che hanno partecipato alle attività formative.
Le attività formative sono state supportate dalla Fondazione del Monte con un finanziamento di 55.000 euro, a sostegno del progetto “Attività formative e di orientamento per uno sviluppo socio-economico dell’Appennino”, incentrato sull’attivazione di corsi formativi e di orientamento per studenti delle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado a indirizzo agrario e agroalimentare. Il progetto, presentato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, si innesta in un percorso di investimento che la Fondazione del Monte ha attivato a sostegno dei territori della fascia appenninica bolognese e ha visto la partecipazione di 130 studenti e studentesse di 6 classi delle quarte e quinte dell’Istituto Superiore “Arrigo Serpieri” di Bologna, e delle sue sedi dislocate nelle colline e montagne bolognesi, gli istituti professionali per l’agricoltura e l’ambiente “Luigi Noè” di Loiano e “Benito Ferrarini” a Sasso Marconi. Lo sviluppo di lezioni teoriche, esercitazioni sul campo e visite guidate hanno fornito ai ragazzi, che si avviano alla conclusione del loro percorso scolastico, gli strumenti per operare una scelta professionale consapevole, nell’ottica di un futuro lavorativo che possa riflettersi positivamente sullo sviluppo delle comunità locali. Il fine ultimo del progetto è stato quello di catalizzare le capacità, la passione e lo spirito d’innovazione delle giovani generazioni verso un territorio che ha subito e continua a subire la vessazione della dimenticanza e dello spopolamento, ma che al contempo custodisce enormi potenzialità di crescita, mestieri artigiani da tramandare, antiche colture da recuperare, beni materiali e immateriali da valorizzare.

INFORMAZIONI PER PARTECIPARE
Alle radici del bosco. In occasione della Giornata Internazionale delle Foreste.
Sessione mattina - Ore 9.15 – 13.30
Oratorio di San Filippo Neri - Via Manzoni 5 - Bologna
Sessione pomeriggio – Ore 16.00 – 17.30
Cubiculum Artistarum – Palazzo dell’Archiginnasio – Piazza Galvani 1 - Bologna

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17/03/2023, 14:30
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In occasione della “Giornata internazionale delle foreste” premiati i 120 studenti che hanno partecipato al progetto formativo-agrario dell’Appennino

Svoltosi a Bologna “Alle radici del bosco” evento che ha trattato la tutela delle aree forestali nazionali come strumento di lotta ai cambiamenti climatici e sostegno del territorio. Per l’occasione consegnati gli attestati ai partecipanti del “Progetto di sviluppo formativo-agrario dell’Appenino” promosso da Accademia Nazionale di Agricoltura, Comando Regione Carabinieri Forestale col supporto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.



Prof. Giorgio Cantelli Forti Pres. Accademia Nazionale di Agricoltura - “Oggi, con la consegna dei diplomi a questi giovani studenti, abbiamo idealmente piantato 120 alberi che cresceranno bene, perché hanno acquisito nuove nozioni sull’ambiente che li aiuteranno nel futuro percorso lavorativo. Educare con scienza ed etica senza allarmismi; così si contrasta il degrado ambientale tutelando il pianeta”.

Gen. B. Fabrizio Mari Carabinieri Forestale Emilia-Romagna - “Gestire in modo sostenibile le foreste è possibile, basti pensare che i boschi e le aree forestali sono cresciute negli ultimi 10 anni in Italia di oltre 500 mila ettari. Anche il futuro dei nostri boschi deve guardare alle future generazioni; per noi è un impegno e un valore formare i giovani con iniziative di sensibilizzazione ed educazione ambientale”.

Bologna, 23 marzo – “Alle radici del bosco” è stato il titolo dato alla giornata dedicata ad ambiente e boschi, tenutasi il 21 marzo a Bologna, la mattina all’Oratorio di S.Filippo Neri e il pomeriggio presso il Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio, organizzata da Accademia Nazionale di Agricoltura e Comando Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna, in occasione della “Giornata Internazionale delle Foreste”, istituita dall’ONU nel 2012. L’evento è stato il momento per affrontare il tema della valenza multifunzionale dei boschi e degli ecosistemi forestali, che oggi devono essere visti come importanti centri di salvaguardia ambientale, idrogeologica, climatica, economica ed energetica. La giornata è stata anche l’occasione per premiare gli studenti delle classi 4° e 5° dell’Istituto Superiore Arrigo Serpieri e delle sue sedi dislocate nelle colline e montagne bolognesi, gli istituti professionali per l’agricoltura e l’ambiente “Luigi Noè” di Loiano e “Benito Ferrarini” a Sasso Marconi, che hanno avuto la possibilità di presentare al pubblico i risultati del lavoro svolto durante la partecipazione al progetto “Attività formative e di orientamento per uno sviluppo socio-economico dell’Appennino”. Il progetto sviluppato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, con la collaborazione del Comando Regione Carabinieri Forestale, è stato supportato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna con l’erogazione di 55.000 euro. La Prof.ssa Giusella Finocchiaro, Presidente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e il Gen. B. Fabrizio Mari, Comandante Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna, hanno consegnato i diplomi di fine corso agli studenti che hanno partecipato alle attività formative.
La mattina, prima della consegna dei diplomi, sono intervenuti il Col. Gabriele Guidi, Gruppo Carabinieri Forestali Forlì-Cesena, che ha illustrato la legislazione forestale in Italia, il Prof. Federico Magnani, Distal Università di Bologna, che ha trattato il tema delle foreste come risorsa rinnovabile per il futuro, la Dott.ssa Giovanna Pezzi, Bigea Università di Bologna, con l’analisi della biodiversità dei castagneti e la Prof.ssa Livia Vittori Antisari, Distal Università di Bologna, la quale ha analizzato il sequestro di carbonio del suolo. Al termine degli interventi Simone Maretti ha proposto una lettura molto suggestiva del testo “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono.
Il pomeriggio gli interventi sono stati di carattere più tecnico con il Gen B. Fabrizio Mari, Comandante della Regione Carabinieri Forestale Emilia-Romagna, che ha aperto la sessione analizzando le attività di monitoraggio e tutela degli ecosistemi forestali dell’Arma dei Carabinieri, il Prof. Alessandro Chiarucci, Direttore Bigea Università di Bologna, che ha proseguito con la spiegazione delle foreste e dei nuovi scenari di conservazione della biodiversità, il Prof. Mauro Agnoletti, Cattedra Unesco Università di Firenze, il quale ha presentato l’atlante dei boschi italiani e l’Ing. Francesca Dallabetta, Dirigente Consorzio Bonifica Renana, che ha concluso trattando la gestione delle acque in territorio acclivi.

* *
IL PROGETTO FORMATIVO AGRARIO DELL’APPENNINO
Sviluppato in corsi di 30 ore ha visto la partecipazione di 120 studenti di 6 classi, 8 tutor docenti del Serpieri e 18 docenti formatori dell’Università di Bologna, dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, tecnici della Bonifica Renana, del CRPA e Ufficiali e Sottufficiali dei Carabinieri Forestali dell’Emilia-Romagna. Ciascuna classe ha usufruito di lezioni teoriche e due uscite sul territorio, presso aziende agricole, il Museo della Bonifica Renana e Stabilimento idrovoro di Saiarino-Argenta, il Castagneto Didattico-Sperimentale di Granaglione, dove gli studenti hanno potuto vivere esperienze pratiche legate all’insegnamento seguito da ciascuna classe (pedologico, castanicolo, benessere animale, meccanizzazione frutteto-vigneto, contrasto alla perdita di biodiversità). Le competenze acquisite sono state valutate con test all’inizio e al termine del corso e il giudizio degli alunni è risultato positivo e completamente soddisfacente per le nozioni apprese e le visite guidate svolte. Un dossier di 200 pagine è stato redatto a fine progetto con la raccolta dei questionari e delle relazioni di tutor e studenti. Il progetto si innesta in un percorso di investimento che la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna ha attivato a sostegno dei territori della fascia appenninica bolognese, che ben si collega con la mission di corretta divulgazione scientifica dell’Accademia Nazionale di Agricoltura e educazione ambientale alle nuove generazioni dei Carabinieri Forestali Emilia-Romagna. Lo sviluppo di lezioni teoriche, esercitazioni sul campo e visite guidate hanno fornito ai ragazzi, che si avviano alla conclusione del loro percorso scolastico, gli strumenti per operare una scelta professionale consapevole, nell’ottica di un futuro lavorativo che possa riflettersi positivamente sullo sviluppo delle comunità locali. Il fine ultimo del progetto è stato quello di catalizzare le capacità, la passione e lo spirito d’innovazione delle giovani generazioni verso un territorio che ha subito e continua a subire la vessazione della dimenticanza e dello spopolamento, ma che al contempo custodisce enormi potenzialità di crescita, mestieri artigiani da tramandare, antiche colture da recuperare, beni materiali e immateriali da valorizzare.

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Il Prof. Giorgio Cantelli Forti rieletto Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura per il mandato 2023/2025.

La votazione avventa lunedì 27 marzo durante l’Assemblea dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. Il Prof. Giorgio Cantelli Forti diventa il secondo Presidente per lunghezza di mandato dopo l’On. Giuseppe Medici.

Prof. Giorgio Cantelli Forti - “Essere riconfermato alla presidenza è un grande onore. Il prossimo mandato continuerà a basarsi sull’apertura verso l’opinione pubblica e la società promuovendo i temi legati alla tutela dell’ambiente, delle eccellenze agroalimentari e la lotta alle fake news in campo scientifico. L’agricoltura è il baluardo per affrontare i cambiamenti climatici in atto e dare una risposta concreta ai bisogni del pianeta e, come Accademia, continueremo a batterci per diffondere conoscenza e buone pratiche in campo agronomico e ambientale”.

Bologna 27 marzo 2023 – Oggi il Prof. Giorgio Cantelli Forti è stato rieletto per il quarto mandato consecutivo, con voto unanime degli Accademici, alla Presidenza dell’Accademia Nazionale di Agricoltura per il triennio 2022-2025. Con questa votazione il Prof. Giorgio Cantelli Forti diventa il secondo Presidente per longevità di mandato, dopo l’On. Giuseppe Medici, che fu Presidente dal 1960 al 1995.

Il Prof. Cantelli Forti, come Presidente, dal 2013 a oggi, ha attuato trasformazioni istituzionali e gestionali, in grado di rafforzare il carattere multidisciplinare dell’attività accademica. La sua presidenza promuove lo sviluppo e la divulgazione delle attività scientifiche e culturali, unendo le scienze agronomiche e le discipline che concorrono alla salute dell’uomo e alla tutela dell’ambiente, sottoscrivendo importanti convenzioni e protocolli d’intesa con Enti e Istituzioni pubbliche e private a livello nazionale e internazionale. Fin dalla sua fondazione nel 1807, l’Accademia promuove le conoscenze scientifiche e culturali relative all’agricoltura e ai molteplici ambiti ad essa connessi, ne divulga i contenuti con lo scopo di incentivare la tutela del patrimonio rurale, la tutela dell’ambiente, il progresso della filiera agro-alimentare come fondamentali contributi al miglioramento della qualità della vita della collettività. Studi, ricerche, letture, giornate di studio, mostre, pubblicazioni e premi costituiscono gli strumenti e al contempo gli esiti delle multidisciplinari attività dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

Giorgio Cantelli Forti – Nasce a Bologna nel 1944, nel 1967 si laurea in Farmacia presso l’Università di Bologna e vince la cattedra di Farmacologia e Farmacoterapia nel 1986. Dal 1994 al 2005 è stato Preside della Facoltà di Farmacia dell’Università di Bologna e dal 2007 al 2015 Preside del Polo Scientifico Didattico di Rimini. Dal 2015 è professore Emerito dell’Università di Bologna. Nel 2002 gli viene conferito il “Premio Invernizzi per le Scienze Naturali e l’Alimentazione” e nel 2011 la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. In veste di imprenditore agricolo è stato Presidente dell’Azienda Agraria dell’Università di Bologna, Presidente dell’Associazione Provinciale degli Allevatori e Presidente dell’Unione Provinciale degli Agricoltori. Dal 2013 è Presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

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27/03/2023, 19:51
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