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De Arte Sacra Agriculturae 
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Visto che oramai siamo in pieno periodo carnevalizio, vorrei proporre al riguardo due video sul carnevale sardo. Perché nella grande e bella isola sopravvivono ancora in questa festività forti richiami agli antichi riti agresti-pastorali di rinnovamento e di passaggio dal vecchio al nuovo anno, di cui più di una volta abbiamo parlato in questa discussione.
Ho trovato molto significative le parole dei Barbaricini stessi nel secondo video, dove dimostrano di avere ancora una forte coscienza dei propri costumi. Cosa - ahimè - assai rara di questi tempi..




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Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta.

Beppe Niccolai


04/02/2010, 22:24
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Beh, come carnevale curioso, quello d'Ivrea non è male, con la sua battaglia delle arance.
Gli eporediesi ( abitandi d'Ivrea) diventano matti in questo periodo,gli ultimi giorni si sta anche a casa da scuola ( e spesso dal lavoro).Io che non sono nata qui vedo la cosa con molto distacco, penso che sia un po' come a corrida, la capiscono solo gli spagnoli!! Di sicuro è una forma socialmente controllata di sfogo collettivo, tanto che giungono qui anche da altre città e pure dall'estero..
giusto per farsi un'idea:
http://www.youtube.com/watch?v=nu4vXnVF ... re=related" target="_blank
In questi video ci sono spesso commenti molto coloriti, fatti da appartenenti alle diverse squadre.
Dicono che le arance sono quelle destinate al macero, a me fa molta impressione vedere il terreno completamente ricoperto .....
I cavalli sono bellissimi e qui c'è un vero culto per loro, però non penso che si divertano a tirare quei carri, soprattutto per la confusione che c'è ( ovviamente è proibito colpirli, mah...)
la manifestazione non è antichissima , però si rifà a storie medievali di tiranni e sommosse, con una mugnaia "vendicatrice" alla maniera della biblica Giuditta. Alla fine, rituale del falò in piazza ( derivazione di feste celtiche?)
Non so molto di più, sorry.

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05/02/2010, 0:16
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Vedi milli, al di là delle diverse forme che queste manifestazioni assumono, al di là del periodo in cui sono nate come tali, c'è una medesima costante che le anima. Così ad Ivrea, come in Sardegna. I ruomori, gli insulti, le lotte, le maschere, il dolore, i giochi, gli scherzi pesanti, sono tutti motivi che ritornano, si manifestano in ogni carnevale.
Ancora un volta mi trovo a citare un brano di Alfredo Cattabiani, perché credo che avesse colto con precisione l'essenza dell'atmosfera che si respira in questo periodo. Atmosfera che secondo me è sempre percepibile. Oscuramente, aleggia ancora nella con-fusione tipica di questa festività, nonostante ai nostri giorni ogni occasione, ogni fine settimana sia buono per far baldoria e non vi è più alcuna direzione onde incanalare questa sfrenatezza, ma tutto diviene fine a se stesso.
Comunque:

Alfredo Cattabiani - Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno

"[..] La sfrenatezza era, ed è, la rappresentazione del passaggio dal vecchio al nuovo anno, un interiore passaggio delle acque. Si toglieva l'ancora, si salpava metaforicamente, si affrontava l'alto mare.
Ogni passaggio delle acque è inquietante, ambiguo, angosciante. Non è facile il viaggio: nella traversata la paura del passaggio periglioso rende foli coloro che s'imbarcano. Per questo motivo il car naval venne chiamato nel Medioevo anche stultifera navis, la nave dei folli. Ma la follia non è insensata, ha una direzione: l'altra sponda, ove deve approdare il carro navale. Durante la navigazione il corpo del vecchio anno si frantuma nell'indistinto: ognuno perde la propria identità, i ruoli sono invertiti, così come i sessi, mentre la danza collettiva è un'orgia dionisiaca, è l'obbedire al Gioco divino che regge il cosmo; e infatti i giochi sono tipici di questo periodo di passaggio.
Si è coinvolti in una bufera tragicomica cui non si può non partecipare, dove i comportamenti carnascialeschi diventano obbligatori: si deve <<impazzire>>. Le maschere a loro volta, già tipiche della <<libertà di dicembre>> nell'antica Roma, rappresentano l'epifania dei morti che riaffiorano e si confondono con i vivi nel generale rimescolamento: terrificanti e vitali, aggrediscono, spaventano, toccano, prendono al laccio, rapiscono, si comportano da folli e buffoni mentre rumori assordanti alludono alla deflagrazione del vecchio cosmo-anno. Quelle maschere sono in relatà l'epifania della Morte che tutto rinnova, della tredicesima carta dei tarocchi: al fondo di ogni autentico Carnevale vi è infatti questa presenza, pur non avvertita spesso consciamente, che lo rende tragico pur nella sua apparente allegra sfrenatezza. [..]"

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Beppe Niccolai


05/02/2010, 10:30
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Un brano veramente evocativo e profondo.
Grazie Sunmyra.
Tra l'altro ho visto varie volte giovani e non ritornare da questi combattimenti con il volto tumefatto e gonfio, alcuni li ho visti con il naso rotto. Costoro mostravano questi "segni" con orgoglio, come un trofeo.

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05/02/2010, 12:26
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Non conoscevo le maschere del carnevale sardo, o meglio, non conoscevo il loro valore profondo che per fortuna non si è perso.
I mamutones subiscono una spescie di trance trasferiscono la loro coscienza a un livello più profondo, alle nostre origini.
Ma esistono ancora dei veri sciamani in Italia ( sono fuori argomento)?
Ho sentito spesso parlare dai miei nonni di persone che riparavano le ossa o impartivano particolari benedizioni, all'epoca non si facevano pubblicità, venivano conosciuti solo per passa parola ( come se anche arrivare a loro fosse un segno dall'alto) e non si facevano pagare (pena la perdita del "dono"). Ora abbiamo i pranoterapeuti, i medici olistici e si fanno pagare...
Ho sentito raccontare da invasioni di cavallette o di talpe scongiurate con una benedizione del parroco( quello bravo, mica quello che badava a riempirsi la pancia). Solo leggende?

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05/02/2010, 12:48
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Beh milli credo che quando ci si addentra in questi territori bisogna sempre procedere con cautela. Anche perché SCIAMANO è uno di quei termini che vogliono dire un po' tutto e un po' nulla. Tanto per incominciare bisogna precisare che è un termine Tunguso (un popolo della Siberia orientale) e solo in tempi recenti ha finito per identificare tutta una serie di personaggi che con lo sciamano vero e proprio non hanno niente a che fare. Quelli di cui parli credo possano essere considerati più dei guaritori (prerogativa anche degli sciamani, ma non esclusiva). Un tempo nelle campagne ve ne erano molti, soprattutto tra le donne. Oggi.. chissà.. Personalmente non ho conoscenza di persone del genere. Ma forse qualche guaritore o guaritrice esiste ancora sulle nostre montagne e nelle campagne meno urbanizzate, laddove il tempo fluisce ancora ad un altro ritmo.
Ciò non esclude comunque, al di là del fascino che queste figure sprigionano, che dietro di esse non si celino altro che fattucchiere superstiziose di quarta mano o imbroglioni d'ogni sorta. Vale come sempre il motto di Plinio: cum grano salis!

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05/02/2010, 14:25
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Uh, non volevo fare pubblicità a certi individui ciarlatani e spillasoldi. Mi riferivo al passato , quando spesso non c'erano alternative di cure e c'era molta più ignoranza di oggi ( anche se in pratica pure oggi.... :? ).

Ma torniamo al nostro argomento: vorrei postare qualche riferimento artistico sugli usi e i mestieri antichi, ma mi accorgo che le nostre opere d'arte italiane sono poco valorizzate su internet, con poche foto e di bassa risoluzione.
Con un po' di pazienza le posto, stavo pensando agli affreschi del Castello di Issogne ( AO) .
A presto

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05/02/2010, 17:21
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Visto che ci apprestiamo all'avvento di Marzo, che per gli antichi romani era il capodanno sacrale, proprongo la lettura di due testi che inquadrano bene le connessioni astrologiche e rituali in cui s'iscirveva - e forse, anche se incosapevolmente, ancora s'iscrive - l'anno agricolo.
Il primo è tratto dal famoso Calendario di Frate Indovino, che voi tutti credo conosciate e che forse vi susciterà un sorriso. Ma, come ha scritto qualcuno ben più autorevole di me in materia, pochi sanno che lo Spirito Santo non era stato avaro con il buon Frate.
Il secondo è costituito da brevi appunti, tratti da un bel libro dello storico delle religioni Dario Sabbatucci: "La Religione di Roma Antica". Libro che consiglio vivamente di acquistare, perché analizza l'universo spirituale romano attraverso il suo antico calendario, ricchissimo di festività legate al mondo agreste. Un buono strumento per farci intuire come i nostri antichi avi si rapportavano con l'ambiente in cui vivevano ed operavano.

Gennaio

Il seme sta subendo la metamorfosi con il massimo sforzo e con l’appoggio di Nettuno che, con la sua esaltazione, lo fa diventare definito e palese. Saturno, con la sua ragione, guida le radici che affondano nella terra. Anche Urano, con il suo spirito di adattamento, ne segue giustamente la crescita. Ecco, ora la pianticella appare incerta e morbida, ma la sua forma si adatterà al tempo.

Febbraio

In questo mese si compie l’ultima fase della vita sotterranea. La pianticella ha quasi raggiunto la ferma volontà per adattarsi alla superficie. Nettuno ha influenza in questo. Anche se il grembo terrestre la protegge in maniera quasi insignificante, in questo punto zodiacale si ha il distacco dalla madre (esaltazione della Luna). Questa sensibilità si acuisce al massimo (Luna e Nettuno) per captare qualsiasi minaccia esterna e quindi sostituisce la tecnica di percezione con il meccanismo di difesa (esilio di Mercurio, caduta di Urano). La pianticella ora assume forme più morbide, con l’ausilio di Giove, Nettuno e Luna, e si orienta verso una certa protezione affettiva.

Marzo

Siamo agli inizi della primavera. Gli steli di grano spuntano rigogliosi nei campi e le gemme sugli alberi. La natura avverte un certo condizionamento, per il grande slancio verso la vita, dai fermenti fecondatori (Plutone) che si manifestano in audacia virile (Marte). Lo sforzo che ogni germoglio compie, nell’erompere dalla zolla di terra, o dai rami, richiede sempre audacia e aggressività; disprezzo del pericolo favorito dalla mancanza di riflessione (caduta di Saturno) e dalla sconfinata fiducia nella conquista del futuro.

Aprile

Questo è il periodo primaverile della riproduzione. La natura è vincolata dalla necessità di procreare (Venere). In questo ciclo vegetativo (esilio di Marte) il ritmo della natura si fapiù pacato perché l’irruenza sarebbe dannosa alla fase vegetativa. Nello stesso tempo si attenua anche la perspicacia intellettiva che diminuirebbe una serena unione con la natura (caduta di Mercurio). Con l’esaltazione di Giove si riscontra invece un positivo adattamento nello sfruttare l’ambiente naturale per assicurarsi il futuro delle proprie creature.

Maggio

La primavera è al suo apice. I frutti fanno la loro comparsa. Tutta la natura, ormai feconda, si concede una bella pausa nello splendore della primavera. Il quasi narcisismo di Plutone si nota nel compiacimento di vedere i frutti prender forma. Si noti anche una certa curiosità intelligente e critica (Mercurio), al contatto con la realtà circostante. Abbiamo, in questo momento di stasi, una natura adolescente e inquieta, fisicamente legata ancora all’ambiente natale e non smaniosa di raggiungere grandi spazi (Nettuno).

Giugno

Questa è la stagione dei frutti maturi che conclude la fase del ciclo vegetale. La natura si sentirà appagata, per cui assumerà ed esprimerà al massimo un carattere ricettivo-passivo che evidenzia caratteristiche femminili (Luna e Venere). E’ tempo di mietitura e mentre le messi saranno stroncate dalla falce, l’ultimo pensiero correrà al passato facendo spegnere in loro impulsi aggressivi (caduta di Marte). L’agonia del mondo vegetale fortifica i valori affettivi, che con la loro eredità potranno assicurare una nuova fertilità.

Luglio

Con questo mese siamo all’apice del ciclo estivo e la stagione raggiunge la piena maturità (Sole). Il simbolo della prosperità e del benessere è rappresentato dal grano accumulato dopo la trebbiatura. Tale benessere esclude perciò il calcolo e la cautela (esilio di Saturno). Si ha una visione fiduciosa di un nucleo non scindibile e non soggetto a metamorfosi (caduta di Nettuno). E con l’esilio di Urano si trascura tecnica e calcolo dei rischi.

Agosto

Tempo utile per iniziare la conservazione del raccolto. Dopo l’euforia della mietitura, si inizia a fare un’attenta valutazione del raccolto (Mercurio). La conservazione della messe raccolta si affida all’abilità tecnica (Urano) e qui si mettono in pratica le capacità di risparmio e di autocontrollo (esilio di Giove). Ora la natura è al massimo della sua aridità (caduta della Luna) e quindi si chiude in un’inerzia avversa ad ogni possibile avventura (esilio di Nettuno).

Settembre

Inizia un altro ciclo della natura: la semina. Per il futuro raccolto si sceglie il seme migliore e la migliore terra. La sicurezza per questa scelta ci viene ispirata da Venere diurna, mentre la precisione per quanto potrebbe ostacolare la prossima fase vegetativa la otterremo con l’esaltazione di Saturno. Niente impulsività (esilio di Marte) o slanci generosi (caduta del Sole). Con l’esilio di Marte e Plutone, la natura ancora sterile si prepara ad una nuova vita rimuovendo ogni residuo del passato.

Ottobre

Terminata la fase statica della natura, si dà inizio alla semina, che si può paragonare ad una sepoltura e con Marte e Plutone, principio dell’aggressività vitale, sembra che lo zodiaco voglia dimostrare che la morte ha in seno una nuova vita. L’avventura del seme sotto le zolle è terribile, è l’inizio della nuova fase che lo porterà all’esplosione primaverile. E’ ancora l’aggressività di Marte ad assicurargli la sopravvivenza. Mentre ancora Marte e Mercurio ne sfidano il rischio, Plutone e Venere in esilio stanno a difenderlo da situazioni impensate e ad assicurargli una sufficiente autodifesa.

Novembre

In questo mese si situa l’inizio della germinazione. Le zolle che lo ricoprono non hanno più l’aspetto di una tomba, ma di un grembo materno (esaltazione di X), un rifugio quasi protettivo (Giove), un contesto che accoglie il miracolo della metamorfosi (Nettuno). Il movimento vorticoso delle cellule del seme permette lo sviluppo dell’ormai prossima pianticella. Si avrà un movimento fisico e non intellettuale (esilio di Mercurio). Con Giove e caduta di Plutone si avrà un insieme di adattamento all’ambiente e un desiderio di stabilità.

Dicembre

Siamo al periodo in cui la natura si trova nella stasi invernale. Il seme sepolto affronta il periodo più difficile e lotta per difendersi dal gelo mortale. Sembra che tutto sia contro di lui, ma in suo aiuto accorrono Saturno con l’ausilio della ragione; Urano con la sua forza di decisione pratica; Marte con la sua aggressiva e concentrata autodifesa; la Luna in esilio, senza concessioni alla pietà e al sentimentalismo; e infine Venere in caduta, con la sua durezza affettiva e la misantropia indispensabile per reggere il peso di una solitudine imposta dalla natura.

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****Autunno

Aratura e semina

11 dic. (Agonalia / Septimontium). Termine ultimo per la semina

13 dic. (Idi). Ci si rivolge a Tellus (il luogo dell’agricoltura) e a Ceres (la causa efficiente della crescita) poiché l’uomo non può più far niente.

15 dic. (Consualia). Festa di Conso, connesso al grano messo sotto terra (conditus) e che serve per la riproduzione. A simboleggiare il riposo dalla fatica si ornano con corone cavalli e asini e si lasciano appunto riposare. Condere: chiudere l’anno, fondare, seppellire. Ciò che è stato riposto non andrà disperso.

****Inverno

17/23 dic. (Saturnalia). Si interiorizza il tempo in cui le messi crescono senza fatica umana, in cui l’uomo è nello stato beato delle origini. Ritualizzazione dell’inertia quale capacità del “non-agire”

Sub Saturno muore solstizialmente (21: Angerona) il Sole, come il seme sotto terra, come l’anno: condizione della rinascita.

19 dic. Opalia, festa di Ops: Abbondanza, Potenzialità: il grembo della Dea, come la terra seminata, è gravido di ogni cosa futura.
Ops scongiura l’inopia, rende potenzialmente fruibile anche il grano di cui ci si è privati seminandolo.


23 dic. (Larentalia). Il flamine Quirinale sacrifica sulla tomba di Acca Larentia, nutrice “di tanta stirpe”, dotata di opes. A.L. mater Lararum : mater Arvalium. Gli Arvali collegano il momento della semina o del dopo-semina (dicembre) con il momento del raccolto o dell’ante-raccolto (maggio). Dopo semina: inertia: soggetti mitici: Arvali figli di A.L.; ante-mietitura: soggetti umani: sacerdoti Arvali.

Dal 23 genn: Feriae Sementivae. Festa che ritualizza la trasformazione del seme in pianta, la nascita della pianticella di grano (il neofito).
Festa del riposo del contadino. Omnia sint operata deo. Sacrificio di una scrofa pregna a Ceres e Tellus pregne di grano: “farre suo gravidae” Quindi: per promuovere la crescita del grano “quasi ex iis fruges grandescere possint” (devono essere comparsi i primi germogli). E’ una specie di capodanno. Per questo vi è la lustratio pagorum.

Entro il 17 feb: Fornacalia. Festa curiale. Della Fornace per la torrefazione del farro conservato dopo la mietitura dell’estate prima. Le spighe vengono torrefatte, trebbiate, macinate. Sacrificio a Fornace e riunione delle curie. Festa primiziale della prima accessibilità del prodotto alimentare base. I Romani aspettavano feb. per iniziare a consumare il farro prodotto nell’estate precedente.

21 fe. Tacita Muta (Lara). Il passato che fonda quel che nasce. L’anno passato fonda l’anno nuovo. I Lares Compitales figli di Tacita/Lara permettono agli attuali abitanti di vivere e operare. Il farro dell’anno passato fornisce l’alimento per l’anno appena nato.

****Primavera

15 apr. Fordicidalia. Sacrificio di vacche pregne a Tellus (pregna di semi): magia analogica, affrettare, facilitare il parto della terra.

19 apr. Cerialia. Festa di Cerere.

1 maggio. Maia/Bona Dea – Lares Praestites (Lara/Mercurio)
Terra, Ops: bontà, dovizia (ops), maiestas (Siamo riportati alle forze di dic.)
Il flamen Volcanalis sacrifica una scrofa a Maia (M. Volcani)

27 maggio ecc. Ambarvalia. Si purificano le messi Suovetarilia. A Marte, per difesa protezione “affinché tu lasci crescere e venir bene il frumento e ogni altro tipo di prodotto dei campi”.
Offerte a Diana. Enos Lases.

MIETITURA (a Maggio quella primiziale delle Vestali e poi deposito nel penus)

9 giu. Vestalia. Apertura Penus. Pulitura dispensa e nuovo immagazzinamento del farro. Il lavoro di un anno è conservato.

****Estate

21 ag. Consualia. Immagazzinamento/nascondimento del grano.

23 ag. Volcanalia. Dedica del tempio ad Ops Opifera. Vulcano mulciber (che rende molli) trasforma col suo fuoco il chicco di farro e lo trasforma in re. Ops opifera apporta il suo potere regale (ops).

24 ag. Mundus patet.

25 ag. Opiconsivia. Ops Consiva che fornisce ogni ricchezza (opes) al genere umano.

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Beppe Niccolai


27/02/2010, 15:02
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nel Quattrocento l'arte italiana umanistica riprendeva certamente molti miti classici, senza però il forte legame con la terra e la Natura. Credo di non sbagliare molto se affermo che si trattava di dell'esaltazione di una cultura razionale, molto elitaria ( e forse per questo distaccata dai rtiti della natura, perchè erano chiusi nelle loro corti). Si sarebbe sviluppata anche una forma filosofica-magica, ma rivolta all'alchimia.
A Rimini un esempio unico nel contesto italiano è rappresentato dal Tempio Malatestiano, voluto da Sigismondo Malatesta come sepolcro per la sua stirpe. Caso unico al suo interno non volle nemmeno un simbolo cristiano; nelle cappelle c'erano i simboli dei segni zodiacali, alle Muse, agli Innocenti e ai giochi infantili, oltre ai ripetuti simboli legati al casato dei Malatesta.
Non è un caso che Sigismondo venne poi scomunicato da papa Pio II ( 1460) .
Purtroppo la sconfitta e la successiva morte del condottiero bloccarono la fine della realizzazione del tempio.
per avere notizie più complete:
http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_Malatestiano" target="_blank
altre immagini:
Saturno
http://www.arengario.net/momenti/imm/momenti45i.jpg" target="_blank

Il carro di Venere
http://www.arengario.net/momenti/imm/momenti45l.jpg" target="_blank

Il carro di Marte
http://www.arengario.net/momenti/imm/momenti45h.jpg" target="_blank

il carro della Luna , con il simbolo del cancro sul fianco ( sotto al quale si dovrebbe vedere una veduta di Rimini dell'epoca)
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Rimini040.jpg" target="_blank

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08/03/2010, 19:51
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Porto anche un altro esempio di arte quattrocentesca, che si è sviluppata però in un luogo più periferico rispetto ai grandi centri culturali umanistici e neoplatonici. Qui i riferimenti alle tradizioni e alla vita reale sono più forti.

Siamo nel castello di Issogne, in Valle D'Aosta.
La Famiglia Challant, proprietaria per molti secoli dei castelli valdostani, tra Quattrcento e Cinquecento visse il periodo di maggiore splendore.Questo castello, a differenza di molti dello stesso periodo assomiglia molto a una dimora signorile, grazie al fatto che poco distante ce n'è un altro ( Verres) che è una vera postazione militare sopra a un cocuzzolo che domina la valle.

Al suo interno ci sono molte decorazioni ad affresco che rappresentano i mestieri e le attività agresti ( entro le scene di paesaggio) atte a dimostrare la prosperità del borgo e il suo buon governo.
vedete alcune immagini:

http://www.courmayeur-mont-blanc.com/ca ... ssogne.htm

La splendida decorazione della sala di rappresentanza ( sala della Giustizia) imita un loggiato continuo sorretto da colonne in cristallo, alabastro e marmo alternate a sontuosi parati di cuoio impresso; sullo sfondo si aprono paesaggi con soggetti venatori, scene di vita contadina e cortese. Una parete è occupata dal Giudizio di Paride ( ci deve essere il riferimento classico)

L'idea delle colonne di cristallo trasparente penso che sia unica nel panorama dell'arte. Ve ne mostro un particolare.

Immagine

Interessante anche la fontana del melograno in ferro battuto nel cortile,dono personale del priore Giorgio di Challant al suo erede Filiberto e alla promessa sposa Louise d’Aarberg. Il melograno se non sbaglio è un simbolo di fecondità.

Immagine

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09/03/2010, 12:35
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