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Nuove Dop e Igp 
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E una procedura molto complessa e costosa. La domanda viene prima presentata al ministero, corredato da documentazione, ecc. Poi passa a livello comunitario.
Ciao,
Marco

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30/11/2009, 15:39
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Caro Sunmyra,
per ottenere una certificazione, DOP, IGP o STG che sia, un gruppo di produttori deve definire il prodotto sulla base di dati precisi e trasmettere la domanda all'autorità nazionale competente che, nel caso italiano, è il ministero delle politiche agricole.
La richiesta di tutela del prodotto presentata al ministero delle politiche agricole è quindi trasmessa alla comunità europea: se soddisfa i requisiti fissati, una prima pubblicazione nella gazzetta ufficiale delle comunità europee informerà tutte le persone interessate nell'unione. In mancanza di obiezioni, il nome del prodotto protetto verrà pubblicato definitivamente sulla gazzetta ufficiale.

Per evitare fenomeni di speculazione, la domanda può essere presentata solo per i prodotti agricoli o alimentari che producono o ottengono.
In casi eccezionali e debitamente giustificati sono autorizzate a presentare una domanda di registrazione anche le persone fisiche o giuridiche. Un caso potrebbe essere quello dell'unico produttore in attività in una zona geografica, delimitata e peculiare, al momento della presentazione della domanda, purchè usi metodi locali, leali e costanti e il risultato abbia caratteristiche che lo distinguono.

Per beneficiare di una dop o di una igp i prodotti devono essere conformi ad un disciplinare, spiega il regolamento.
Il disciplinare stabilito dall'unione europea per la tutela dei prodotti agroalimentari gioca un ruolo essenziale nella procedura perchè deve permettere di verificare se le conddizioni per la registrazione sono state rispettate, e rappresenta un codice di autodisciplina al quale tutti i produttori devono attenersi per poter utilizzare la denominazione.
E' un vero e proprio patto di garanzia.

Il regolamento precisa le informazioni che devono essere indicate nel disciplinare. Il nome del prodotto, innanzi tutto, obbligatorio per le igp, mentre per le dop è prevista una deroga. Il nome geografico deve corrispondere il più possibile all'area di produzione del prodotto, anche se è possibile che la zona di produzione sia più ampia o più stretta di quella amministrativa. Si possono anche aggiungere menzioni aggiuntive (fresco, stagionato, da latte, leggero, da taglio).

C'è poi la vera e propria carta d'identità del prodotto, nella quale il disciplinare registra caratteristiche, area d'origine e testimonianze storiche. Si parte con le caratteristiche organolettiche, fisiche, chimiche, micorbiologiche del prodotto: sapore, colore, consistenza, profilo sensoriale, ma anche imballaggio, presentazione e condizioni di vendita (affettato) completano la lista. La zona geografica va individuata il più precisamente possibile, a livello di comuni, ad esempio.

Nelle dop tutte le fasi di produzione devono avvenire nella zona delimitata, mentre per le igp basta solo una fase, generalmente l'ultima (ad esempio la coscia di maiale che può diventare prosciutto in una zona molto distante da quella d'origine). Inoltre, in linea di principio, per una dop l'individuazione della zona si basa sul fatto che quell'area è oggettivamente vocata per quella determinata produzione, mentre per una igp si può fondare sulla tradizione.

C'è poi la 'prova dell'origine, che si basa sulla tracciabilità e sulla prova storica della sua origine geografica. Il disciplinare deve poi riportare la descrizione del metodo di produzione, la parte più tecnica della domanda, che deve coprire tutte le tappe del processo. Per un animale vanno descritti quindi la razza, il tipo di allevamento, l'alimentazione, l'età; per un prodotto vegetale servono la varietà, le date di semina e raccolta, i metodi, lo stoccaggio; per un prodotto le materie prime, i processi di fabbricazione (salagione, stagionatura, essiccamento eccetera).
Ma uno degli elementi fondamentali della domanda di registrazione è, come si intusce, è quello delle denominazioni d'origine, ed è anche uno degli aspetti per i quali si incontrano maggiori difficoltà nella stesura e nell'istruzione della domanda. Per diverse domande italiane molti dei problemi, ad esempio, derivano proprio dalla debolezza delle argomentazioni su questa materia.

Il punto è dimostrare come un dato prodotto originario di una certa zona possieda delle qualità e caratteristiche proprie dovute essenzialmente o esclusivamente a tale origine, e legate ai locali fattori umani e naturali.

Per dimostrare la forte correlazione richiesta fra l'ambiente e il prodotto sono necessari riferimenti bibliografici, analisi fisico-chimiche e sensoriali, sondaggi tra i produttori e ogni elemento obbiettivo utile a giustificare l'obbligo di effettuare le operazioni nella zona individuata.

Infine, il disciplinare deve riportare l'organismo di controllo incaricato di effettuare le verifiche del rispetto delle norme che riporta, le esigenze nazionali particolari e l'etichettatura, redatta in base alle leggi nazionali. Il disciplinare, infine, va riassunto in una scheda, di particolare importanza, visto che è l'unico documento pubblicato sulla gazzetta ufficiale.

La procedura di registrazione si articola a un livello nazionale e a uno comunitario. A livello nazionale, la domanda di riconoscimento di una dop o di una igp deve essere presentata al ministero delle politiche agricole (fatte salve le prerogative di regioni e province autonome). Il mipaaf verifica entro 30 giorni la legittimazione del soggetto richiedente, poi comunica l'inizio del procedimento o indica gli eventuali problemi.

Dopo verifiche tecniche di un istituto competente sul prodotto agroalimentare di cui si vuole la tutela, in caso di parere positivo avviene la pubblicazione della proposta di disciplinare sulla gazzetta ufficiale: trascorsi 30 giorni dalla pubblicazione, in mancanza di osservazioni o una volta che queste siano state risolte, avviene la notifica alla commissione europea della richiesta di registrazione.

Entro un termine di sei mesi la commissione verifica la completezza della documentazione: se i requisiti necessari ci sono tutti, pubblica sulla gazzetta ufficiale delle comunità europee gli estremi della domanda. Se la domanda non viene respinta e nei sei mesi successivi alla pubblicazione alla commissione non viene notificata nessuna dichiarazione di opposizione, la denominazione viene iscritta nel registro.

Con la registrazione gli effetti giuridici sono rilevanti: solo i produttori della zona geografica che rispettano le condizioni del disciplinare hanno il diritto esclusivo di utilizzare la denominazione (non solo i promotori), sono vietate le pratiche che echeggiano all'igp per godere del prestigio che dalla sua reputazione deriva, vietate usurpazioni, imitazioni, evocazioni ma anche traduzioni da altre lingue e espressioni come genere, metodo, tipo, imitazione o simile e ogni altra pratica suscettibile di indurre il pubblico in errore circa la vera origine del prodotto.

Fonte: Commissione Europea

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


30/11/2009, 15:43
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Marco ha scritto:
E una procedura molto complessa e costosa. La domanda viene prima presentata al ministero, corredato da documentazione, ecc. Poi passa a livello comunitario.
Ciao,
Marco


:? Ops, Marco, scusa, abbiamo risposto praticamente insieme e non ho visto in tempo la tua replica!
Jacopo

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Conservare la biodiversità è impossibile, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Non è infatti inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità.
Vandana Shiva


30/11/2009, 15:44
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L'efficienza del Forum di agraria.org :)
Ciao,
Marco

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30/11/2009, 15:51
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Nuova Dop: Formaggio di Fossa di Sogliano
Il nome del formaggio, che risale a diversi secoli addietro ed è prodotto tra l’Emilia Romagna e le Marche, deriva dal fatto che la sua stagionatura avviene in ambienti sotterranei, le ‘fosse’ appunto, scavate nel tufo di Sogliano al Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena, che è la zona tipica di produzione.
La stagionatura nelle fosse nacque intorno al 1500, quando i soglianesi dovevano proteggere i loro beni dalle razzie degli aragonesi. Il periodo tradizionale di infossatura è fine agosto, inizio settembre, e la riapertura delle fosse il 25 novembre, giorno di Santa Caterina.
http://www.agraria.org/prodottitipici/f ... idemut.htm

Marco

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30/11/2009, 16:13
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Grazie per l'esauriente risposta.
Si tratta di un procedimento lungo a quanto pare. C'era un'idea, nella mia zona, di ottenere il marchio per le nostre pesche. Ma credo che sarà piuttosto dura accordarsi tra i vari frutticoltori per organizzarsi in merito.

Saluti!

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Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta.

Beppe Niccolai


30/11/2009, 23:06
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Nuova DOP: Aglio Bianco Polesano DOPL’Aglio Bianco Polesano è prodotto in diversi comuni del Polesine, in provincia di Rovigo: Adria, Arquà Polesine, Bosaro, Canaro, Canda, Castelguglielmo, Ceregnano, Costa di Rovigo, Crespino, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Gavello, Guarda Veneta, Lendinara, Lusia, Occhiobello, Papozze, Pettorazza Grimani, Pincara, Polesella, Pontecchio Polesine, Rovigo, San Bellino, San Martino di Venezze, Villadose, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Villanova Marchesana.
Le sue principali caratteristiche sono il colore bianco lucente, la forma del bulbo, nonché l’elevata resa in sostanza secca che lo caratterizza e che incide positivamente sull’elevata conservabilità del prodotto.

Il peculiare profilo aromatico della DOP, derivante dalla particolare combinazione dei composti volatili solforati e delle sostanze aromatiche, permette di distinguerlo da quello di altre zone di produzione.

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01/12/2009, 16:26
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Nuova IGP: Marrone di Combai Il Marrone di Combai è un ecotipo che si è, invece, selezionato nell’ambiente tipico delle Prealpi Trevigiane. Le zone di produzione sono, infatti, alcuni comuni della provincia di Treviso: Cison di Valmarino, Cordignano, Follina, Fregona, Miane, Revine Lago, Sarmede, Segusino, Tarzo, Valdobbiadene e Vittorio Veneto.
Questo prodotto viene apprezzato per le peculiarità delle sensazioni speziate, floreali ed erbacee presenti con intensità marcate nel prodotto al consumo.
La presenza e le particolari caratteristiche qualitative del castagno nella zona del “Marrone di Combai” sono confermate da numerose testimonianze storiche che risalgono al XII secolo. In epoca più recente la rinomanza e la fama del “Marrone di Combai” si è diffusa dal Veneto ai consumatori di tutta Italia anche grazie alle feste e alle sagre paesane, quali la “Festa dei Marroni di Combai”, che a partire dal 1945 costituisce un avvenimento di rilevanza a livello locale e nazionale.

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01/12/2009, 16:27
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L’Europa ha premiato il lavoro e la tenacia dei produttori napoletani che finalmente vedono raggiunto il loro traguardo: il marchio STG a tutela di un prodotto simbolo della tradizione napoletana che troppo spesso e da troppo tempo è stato oggetto di pessime imitazioni che niente hanno da spartire con la vera ed unica Pizza Napoletana.

PIZZA NAPOLETANA STG (ai sensi del Reg. CE n.509/2006)
La domanda di riconoscimento come STG della “Pizza Napoletana” è stata inviata agli Uffici Comunitari della Commissione Europea in data 9 febbraio 2005.

Prodotto e peculiarità distintive
La Pizza Napoletana si presenta come un prodotto da forno tondeggiante, con il bordo rialzato (cornicione) e con la parte centrale coperta dalla farcitura, dove spicca il rosso del pomodoro, cui è perfettamente amalgamato l’olio (extra vergine d’oliva) e, a seconda degli ingredienti utilizzati, il verde dell’origano ed il bianco dell’aglio; il bianco della mozzarella (mozzarella di bufala campana DOP o mozzarella STG) a chiazze più o meno ravvicinate, il verde del basilico in foglie. La STG è caratterizzata da un cornicione rialzato, di colore dorato, proprio dei prodotti da forno, morbido al tatto e alla degustazione; dalla consistenza morbida, elastica, facilmente piegabile; dal sapore particolare, sapido, derivante dal cornicione, che presenta il tipico gusto del pane ben cresciuto e ben cotto, mescolato al sapore acido del pomodoro, all’aroma, rispettivamente, dell’origano, dell’aglio o del basilico, e al sapore della mozzarella cotta; dall’odore caratteristico, profumato, fragrante.

Carattere specifico del prodotto
Gli elementi che definiscono la specificità della Pizza Napoletana STG sono direttamente riconducibili ai tempi ed alle modalità delle operazioni, nonché all’abilità e all’esperienza dell’operatore artigiano. Lo stesso processo di lavorazione della STG si caratterizza per: l’impasto, la reologia e tipicità della lievitazione; la preparazione e formatura dei panetti; la manipolazione e preparazione del disco di pasta lievitato; la preparazione del forno e caratteristiche di cottura, le particolarità del forno rigorosamente a legna. Una tecnica fondamentale per la Pizza Napoletana STG è quella della pressione con le dita di entrambe le mani sul panetto di pasta, la forza esercitata provoca infatti lo spostamento dell’aria contenuta nella alveolature della pasta dal centro verso la periferia del disco di pasta cominciando a formare il cornicione, che garantisce di mantenere al suo interne tutti gli ingredienti della farcitura. Banditi per la Pizza Napoletana STG matterello o macchina a disco. Il pizzaiolo è una figura centrale, infatti la tecnica napoletana prevede che il pizzaiolo con precisi e rapidi gesti delle mani accompagni la pizza con maestria, facendo in modo che non perda la sua originaria forma tonda, dal banco di lavoro alla pala.
Il forno a legna, infine, è un elemento di primaria importanza per la cottura e la qualità della Pizza Napoletana STG, e sono proprio le sue caratteristiche tecniche che intervengono in modo assoluto sulla riuscita della classica Pizza Napoletana.

CENNI STORICI
Quest’anno la Piazza Napoletana festeggia 120 anni. La sua nascita può essere fatta risalire ad un periodo storico che si colloca tra il 1715 ed il 1725. L’oritano Vincenzo Corrado, cuoco generale del principe Emanuele di Francavilla, in un trattato sui cibi più comunemente utilizzati a Napoli, dichiara che il pomodoro viene impiegato per condire la pizza. Da ciò si riconduce la comparsa ufficiale della Pizza Napoletana, un disco di pasta condito con il pomodoro. Numerosi documenti storici attestano che la pizza è una delle specialità culinarie di Napoli, una delle più grandi invenzioni della cucina napoletana. A fine Ottocento nasce la Margherita in onore della Regina d'Italia.
La prime pizzerie sono nate a Napoli e fino a metà del Novecento il prodotto era un’esclusiva di Napoli e delle pizzerie, frequentate persino dallo stesso re di Napoli, Ferdinando di Borbone. Nel tempo le pizzerie sono nate in tutte le città d’Italia e anche all’estero, ma ognuna di queste, se sorta in una città diversa da Napoli, ha sempre legato la sua stessa esistenza alla dizione “pizzeria napoletana” o, in alternativa, utilizzando un termine che potesse rievocare in qualche modo il suo legame con Napoli, dove da quasi 300 anni questo prodotto è rimasto pressoché inalterato.

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09/12/2009, 14:11
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Marco ha scritto:
PIZZA NAPOLETANA STG (ai sensi del Reg. CE n.509/2006)


Ciao,
nessuno ha fatto menzione alla provenienza degli ingredienti?
Sarebbe bello, nel paradiso del pomodoro e del grano italiano, legare ancora di più la pizza a Napoli/Basilicata/Sud, piuttosto che a Cina/Grecia/etc...
Jacopo

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Vandana Shiva


09/12/2009, 15:34
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