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Nuova normativa sulla tracciabilità della carne 
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Marco ha scritto:
Le indicazioni supplementari sono sempre possibili.
Per quanto riguarda le denominazioni di origine, l'origine della materia prima e la zona di elaborazione è indicata nel disciplinare di produzione (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Commissione Europea).




Esatto, mi ha un po' stupito che si fossero presi la briga di scriverlo.. in genere ci si ritrova a leggere made in Eu e buonanotte.


milli ha scritto:
lumacosio ha scritto:
Leggermente OT:

ho trovato, prima volta, una ricotta a marchio ''catena del supermercato'' etichettata come ''prodotta in italia da latte prodotto in UE''.

la catena penso sia inglese.

Alcuni latticini e formaggi sono lavorati in Italia e prendono il nome del prodotto italiano, ma latte e cagliate possono provenire dall'estero. È uno scandalo, ma è possibile ( non per i DOP, per questi non è permesso).


E' un discorso spinoso, non puoi vietare l'import sapendo che l'agroalimentare italiano sta in piedi con l'export, o pensare che tutti abbiano le risorse per un prodotto 100% italiano con materie 100% italiane.

Sapendo che e' un discorso molto ''infiammabile'', chiedo: quanto agroalimentare italiano prende la via dell'export verso paesi in via di sviluppo? per me tanto.
quanto di quel che vedo qui in Polonia sarebbe fuori mercato se fosse fatto con tutta la filiera italiana? per me tanto.
quanto risentirebbe in giro di affari, occupazione, ecc. l'agroalimentare italiano se non ci fossero queste lavorazioni diciamo economiche? starebbe in piedi con la carenza di disponibilita' monetaria generalizzata che c'è??

Faccio presente che qui il grana padano costa, fatte le debite proporzioni con il potere d'acquisto degli stipendi, sui 90-100 euro al chilo. ed è prodotto originale, ma se non ci fossero le mozzarelle da cagliata estera, o direttamente prodotte qui dagli italiani, questi produttori extralarge avrebbero il respiro finanziario che hanno?
considerato che l'ultima cella frigorifera che ho comprato era di un produttore di parmigiano reggiano che ha chiuso, forse la risposta è non molto.

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20/04/2015, 14:42
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Quello che volevo dire io è che alcuni grossi marchi italiani, non dico il Parmigiano, hanno interesse che non sia obbligatorio scrivere in etichetta da dove viene la materia prima usata, perché il consumatore forse potrebbe avere brutte sorprese . Credo che il consumatore italiano vedendo un marchio italiano pensi, in maniera ingenua, di comprare un prodotto tutto italiano.
Il Parmigiano è un prodotto di eccellenza e penso che punti a mercati "ricchi" :Usa, UK, ecc. Se su un formaggio c'è scritto Parmigiano Reggiano è giusto che arrivi dall'Italia, giusto? Il problema dell'italian sound è un'altra storia.
Detto questo, ognuno è libero di acquistare ciò che vuole, purché ne sia consapevole e non tratto in inganno.

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20/04/2015, 15:44
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certo che si, io difatti non griderei allo scandalo per prodotti che non godono di dop, igp e simili, non per i grandi nomi.

L'italian sounding e' un altro nodo spinoso. per anni fin che la barca filava nessuno ha mai detto piu' di tanto. adesso che manca l'aria come si puo' dire a un italian sounder che per 20-30 anni ha lavorato e si e' costruito il suo mondo professionale che e' un simil truffatore? magari a un emigrato italiano che haportato in giro per il mondo il suo sapere? sempre parlando comunque di paralleli tra prodotti buoni, non di certo per una mozzarella fatta col latte ricostituito dell'Azberbaigian..

Ti faccio un esempio: ho incontrato in una fiera un polacco che ha fatto il garzone in un caseificio nelle campagne attorno a Varsavia, il caseificio era di una signora italiana. adesso lui ha rilevato l'attivita' e fa un buon prodotto, proponendo a chiare lettere che e' un prodotto polacco, con latte polacco, su ricetta italiana, ed e' buono.

A me non stride che lo chiami mozzarella, poi ognuno la pensi come vuole.

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21/04/2015, 10:40
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Credo che non possa chiamarlo Mozzarella se non risponde al disciplinare STG Mozzarella.

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21/04/2015, 17:40
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Puo' essere, non contesto perche' non ho gli elementi in mano per farlo.
ma allora, da consumatore, il colosso Gabbianni (chi vuol intendere intenda) che la fa in Repubblica ceca per il mercato dell'est (e che non e' qualitativamente buona come quell'altra)?

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21/04/2015, 18:24
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Non mi pare sia legata a un luogo (credo nemmeno all'Italia), ma deve esserci un organismo che certifica la modalità di produzione del prodotto seguendo il disciplinare:
http://www.agraria.org/prodottitipici/mozzarella.htm

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21/04/2015, 19:00
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Quindi sarebbe un prodotto a preparazione certificata, se ho capito bene prodotto dove meglio si crede e con la materia prima che passa il convento...
col risultato di appiattire la differenza tra un prodotto artigianale da uno di fabbrica..
non mi pare molto logico mettere in piedi delle certificazioni simili, comunque tant'e'..

a me sembra che si corra il rischio di generare uno stuolo di bolli e loghi che alla fine ne fanno perdere il significato e se non disorientano, quantomeno assuefano il consumatore ( del tipo: ma si, tanto sto bollino ce l'hanno tutti, prendo quel che costa meno..)..

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Se un francese venisse in Italia e producesse vino spumante potrebbe chiamarlo champagne?
Se uno svizzero venisse in Trentino e producesse un ottimo formaggio con i buchi potrebbe chiamarlo emmentaler, o anche emmentino, giusto per diversificare un po' :lol: ?
Ognuno può produrre ciò che vuole ma senza appropriarsi di nomi che non gli spettano, se ci sono regole europee vanno rispettate da tutti nell'interesse di tutti.
Comunque stiamo uscendo un po' dal tema, qui si parlava di etichettare la carne. Si tratta alla fine di tutelare un po' di più il mercato interno italiano? Ben venga, in ogni caso il consumatore farà le sue scelte, basate o sul risparmio oppure sulla qualità.

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22/04/2015, 8:59
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Confermo quanto indicato da Marco per quanto riguarda il disciplinare della mozzarella.
Cita:
Si tratta alla fine di tutelare un po' di più il mercato interno italiano? Ben venga, in ogni caso il consumatore farà le sue scelte, basate o sul risparmio oppure sulla qualità

Verissimo quanto dici Milli, ma il punto è: il consumatore ha le giuste informazioni per poter scegliere? Dalla mia esperienza no, perché l'italiano sounding e l'informazione spesso non corretta nonché l'attuale situazione economica fa si che si guardi purtroppo solo il prezzo :(
Tant'è vero che quanti conoscono cosa si cela nell'attuale accordi TTIP???
Essendo nel settore le info che ho io non piacevoli per l'agroalimentare italiano, per cui mi e vi chiedo: quanto ne può sapere il consumatore rispetto alla possibilità di commercializzare se passasse l'accordo, di avere surrogati di carne o presenza di ormoni, ecc.???
Personalmente spero che tale accordo non vada in porto, altrimenti saranno guai soprattutto per noi europei... :oops:
Buona giornata

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22/04/2015, 12:36
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Gli ormoni in Italia sono vietatissimi.
Io vorrei un etichetta per tutti i tipi di carne così come è già quella per i bovini.

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