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Vesce in tartufaia 
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Iscritto il: 15/05/2016, 21:06
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Località: Udine
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Lungi da me da fare il maestro , non ne ho ne l'esperienza ne i titoli le mie sono solo considerazioni personali da semplice appassionato che esprimo dopo essermi lungamente documentato e fatto un bel corso di tartuficoltura.
Purtroppo il forum non è molto frequentato e al momento sono l'unico a scrivere..... :shock: :lol: :shock: :lol:
Non sono qui a giudicare il tuo operato , saranno il tempo e i risultati ottenuti che testimonieranno la bontà delle tue azioni io personalmente mi sarei un po preoccupato della comparsa dei funghi , per altri magari sono una normalità , ho solo espresso delle considerazioni dettate dal mio modo razionale di vedere le cose in base alle attuali conoscenze acquisite.
La cosa fondamentale è elaborare e seguire scrupolosamente un metodo dall'inizio alla fine , cambiare impostazione perché uno scrive una cosa o il tuo vicino ne ha fatta un'altra o hai letto di una nuova moda su qualche forum è la cosa più sbagliata da fare , alla fine , se i risultati scarseggiano , non saprai mai la causa reale del mancato o relativo successo.
Se hai qualche tecnico di fiducia che ti segue fai affidamento sui suoi consigli e segui le sue direttive in caso contrario devi riuscire a farti una buona cultura , elaborare una tua strategia e seguirla fino in fondo , nessuno è perfetto e tutti sbagliano qualcosa , a volte non dipende nemmeno dal nostro operato , ed è questo il "bello" della tartuficoltura , non c'è nulla di scontato altrimenti avremmo tartufi anche al mercato del paese! :lol: :lol:
Comunque in bocca al lupo per la tua avventura a breve anche io inizierò la mia e spero di continuare a leggere le tue esperienze , opinioni e soprattutto successi , anche se si impara molto di più dagli insuccessi purtroppo ma scrivendo e confrontandoci c'è sempre qualcosa di utile da imparare. ;) ;)


06/09/2017, 20:41
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Iscritto il: 15/10/2016, 13:34
Messaggi: 363
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Sì dai non si finisce mai d'imparare. Io onestamente ho cercato in lungo e in largo in tutta la rete, in inglese, in italiano e francese (le lingue che parlo e che più o meno scrivo), articoli accademici, ma anche articoli di riviste specializzate, ma non ho trovato nessuno studio che riferisca che il micelio del melanosporum cresce meno velocemente delle radici. Ma anche semplicemente che trattasse del ritmo di crescita dei vari miceli (anche non tartufi). Tu puoi citare la fonte da cui hai appreso questa informazione? Tipo era un prof del corso di tartuficoltura? Come si chiamava? Era un libro?


07/09/2017, 15:04
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Iscritto il: 15/05/2016, 21:06
Messaggi: 476
Località: Udine
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Era una lezione con Bencivenga che è un grande sostenitore dell'inoculo sporale ;)
In realtà quello che ho scritto deriva da una serie di domande che avevo posto a vari interlocutori ed in sostanza è lo stesso problema che si verifica nelle piante simbionti a rapido accrescimento.
Calcola che per infettare le radici in una percentuale superiore al 30% ci vogliono circa 6 mesi dall'inoculo fatto in condizioni di sterilità in serra , lo sviluppo del micelio è più lento di quello delle radici e in campo le probabilità di essere infettate da altri contaminanti già presenti e perfettamente adattati all'ambiente circostante è enorme.
Questo vale per tutti i tartufi ma sappiamo benissimo che il melanosporum è decisamente più delicato degli altri per quanto riguarda le condizioni del suolo.
Il micelio deve adattarsi al nuovo ambiente e se ci sono competitori , nei primi anni , questi avranno la meglio con molta probabilità ed è per questo che viene consigliato l'inoculo sporale fin dal primo anno.
Inoltre lo scopo di utilizzare l'impianto a goccia nei primi anni è quello di evitare alle radici giovani di esplorare il terreno circostante in maniera rapida rischiando di incontrare contaminanti prima che il micelio si sia affrancato e abbia colonizzato per bene l'apparato radicale.
Quando si acquistano piante micorrizate certificate viene data la commerciabilità ai lotti solo se nei controlli a campione almeno l'80% delle piante abbia un grado di micorrizazione del 30-40% ( a seconda dei protocolli utilizzati dai vari produttori) ma ciò non esclude che in mezzo al lotto ci possa comunque essere qualche pianta un po più sfortunata che quindi potrebbe essere più facilmente soggetta a contaminazioni essendo i suoi apici radicali più spogli di micorrize buone.


07/09/2017, 17:04
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Messaggi: 363
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OK grazie, spero di non aver fatto una ca**ata troppo grossa... proverò a rimediare inoculando la prossima primavera... Ciao


07/09/2017, 17:12
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Località: abruzzo
Formazione: Maestro di musica
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coliso ha scritto:
Era una lezione con Bencivenga che è un grande sostenitore dell'inoculo sporale ;)
In realtà quello che ho scritto deriva da una serie di domande che avevo posto a vari interlocutori ed in sostanza è lo stesso problema che si verifica nelle piante simbionti a rapido accrescimento.
Calcola che per infettare le radici in una percentuale superiore al 30% ci vogliono circa 6 mesi dall'inoculo fatto in condizioni di sterilità in serra , lo sviluppo del micelio è più lento di quello delle radici e in campo le probabilità di essere infettate da altri contaminanti già presenti e perfettamente adattati all'ambiente circostante è enorme.
Questo vale per tutti i tartufi ma sappiamo benissimo che il melanosporum è decisamente più delicato degli altri per quanto riguarda le condizioni del suolo.
Il micelio deve adattarsi al nuovo ambiente e se ci sono competitori , nei primi anni , questi avranno la meglio con molta probabilità ed è per questo che viene consigliato l'inoculo sporale fin dal primo anno.
Inoltre lo scopo di utilizzare l'impianto a goccia nei primi anni è quello di evitare alle radici giovani di esplorare il terreno circostante in maniera rapida rischiando di incontrare contaminanti prima che il micelio si sia affrancato e abbia colonizzato per bene l'apparato radicale.
Quando si acquistano piante micorrizate certificate viene data la commerciabilità ai lotti solo se nei controlli a campione almeno l'80% delle piante abbia un grado di micorrizazione del 30-40% ( a seconda dei protocolli utilizzati dai vari produttori) ma ciò non esclude che in mezzo al lotto ci possa comunque essere qualche pianta un po più sfortunata che quindi potrebbe essere più facilmente soggetta a contaminazioni essendo i suoi apici radicali più spogli di micorrize buone.

Questa è tartuficoltura razionale è professionale....! Bravo!

_________________
Azienda Agricola MicoVivai
Produzione piante da tartufo certificate.
www.micovivai.it
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07/09/2017, 20:40
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Località: abruzzo
Formazione: Maestro di musica
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Coliso riguardo al inoculo per il melano...sarebbe consigliato ma il rischio di inquinanti da parte del brumale è altissimo...dovresti analizzare tutti i tartufi e credimi quando sono piccoli e in maturazione piena è veramente difficile che qualcosa scappa visto che in tartufaie coltivate c è sempre qualche pianta che scappa ho al controllo del inoculo oppure successivamente in coltivazione! Ti puoi permettere ogni anno di rischiare? Io francamente no aspettarei i tartufi delle piante in loco.

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07/09/2017, 20:48
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proforum74 ha scritto:
Comunque, tornando all'argomento originale...


questa tabella a cosa è riferito in particolare?
la tomentella è molto pericolosa per il tartufo. lo scleroderma può convivere diciamo, ma se qualche pianta ha la tomentella va eliminata subito.ci sono vari tipi di tomentella (una decina) e la più pericolosa è una sola, ma essendo difficile da identificare e in Italia a saperlo fare è solo un friulano mi pare meglio elimanare subito il rischio.
comunque le piante certificate possono già avere inquinanti, quindi tutto è possibile. i basidiomiceti sono funghi simbionti quindi se il terreno era un coltivo o un prato non ci dovrebbero essere problemi perchè non avrebbero la pianta simbionte su cui vivere.


07/09/2017, 22:23
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Messaggi: 363
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è uno studio in cui vengono analizzati i fattori ambientali che statisticamente sono stati ritrovati in piante produttive e in piante non produttive. Lo scleroderma è stato trovato nell 11% delle piante produttive e solo nel 2% delle piante non produttive, quindi, secondo i francesi viene classificato come fattore ambientale non sfavorevole per la produzione dei tartufi (secondo un'analisi dei dati). Altri funghi sono stati trovati in alte percentuali delle piante non produttive, quindi potrebbero statisticamente essere correlati alla non produttività ed essere considerati fattori negativi.


07/09/2017, 23:26
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si sanno il numero di piante e se riguardano una o più tartufaie?


08/09/2017, 13:55
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puoi postare il link dove hai trovato la tabella che non riesco a capire certi dati?grazie


08/09/2017, 14:00
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