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Ufficio Stampa Kyoto Club 
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Edilizia, Kyoto Club e Legambiente: incentivi siano razionalizzati con l’obiettivo di decarbonizzare e contrastare la povertà energetica

Le Associazioni ambientaliste chiedono di introdurre un obiettivo minimo di efficienza energetica per aver accesso a qualunque tipo di sussidio.

Gli schemi di incentivazione fiscale sono uno strumento indispensabile per il conseguimento degli ambiziosi obiettivi di autonomia energetica, decarbonizzazione ed efficienza energetica assunti a livello nazionale ed europeo nel settore dell’edilizia.

In particolare, il Superbonus 110% ha rappresentato uno dei più fondamentali interventi nel settore edilizio da diversi decenni, in grado di fornire una visione integrale dell’intervento di riqualificazione: stiamo parlando di una misura capace di sostenere i livelli di investimento delle famiglie, soprattutto quelle più precarie, e di incidere profondamente sul processo di decarbonizzazione degli edifici e della messa in sicurezza da un punto di vista sismico.

Lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura annunciato dal Governo a fine febbraio e la compressione del Superbonus sono azioni sbagliate ed inaccettabili: in questo modo viene affossato uno tra i provvedimenti essenziali per ridurre i consumi energetici, le emissioni climalteranti del settore edilizio, contrastare la povertà energetica e rilanciare gli investimenti del comparto in chiave green.

Questa è la posizione che ha espresso Kyoto Club - partner insieme a Legambiente del progetto “Per la decarbonizzazione: efficienza energetica e riscaldamento degli edifici in Italia” – nel corso di una serie di convegni, incentrati sul futuro del settore edilizio e sulla necessità di una sua ristrutturazione profonda, tenuti con diversi attori del settore nell’ambito della kermesse Milano Green Week.

Kyoto Club e Legambiente, nel “Position paper per la revisione degli incentivi e il rilancio del settore dell’edilizia” pur dichiarando il proprio sostegno agli strumenti di accesso e facilitazione ai sussidi all’edilizia, affermano che il sistema incentivante italiano dedicato alla riqualificazione energetica degli edifici ha certamente bisogno di essere riformato. In questo contesto, si chiede che venga attuata una razionalizzazione degli incentivi esistenti che dovrà garantire un orizzonte applicativo degli strumenti a disposizione stabile nel medio-lungo termine, a beneficio di cittadini e imprese.

Secondo Giacomo Pellini, responsabile comunicazione e ufficio stampa di Kyoto Club e Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente Onlus “È necessaria una rimodulazione degli schemi di incentivazione attualmente esistenti, individuando, anche a livello UE adeguati fondi e risorse finanziarie che ne garantiscano la sostenibilità economica. Le misure proposte dovranno ridurre l’impatto sui conti pubblici, rispetto a quanto registrato con gli incentivi erogati nel periodo 2014-2021, attuando una più efficiente allocazione delle risorse su interventi davvero meritevoli del sostegno pubblico, con gli obiettivi nobili della decarbonizzazione, del risparmio energetico e del contrasto alla povertà energetica”.

In particolare, si ritiene opportuno introdurre:

1. Obiettivo minimo di efficienza energetica del 50% per aver accesso a qualunque tipo di incentivo.

2. Proporzionalità degli incentivi in base all’energia primaria fossile risparmiata e alla messa in sicurezza sismica; attraverso una differenziazione delle aliquote per la detrazione commisurate ai risparmi energetici conseguiti e alle classi sismiche raggiunte.

3. Premio incrementale per le soluzioni che attuano l’elettrificazione dei consumi termici (anche con fotovoltaico), rafforzando gli indirizzi di autonomia energetica e permettendo una maggiore riduzione degli impatti ambientali.

4. Esclusione delle caldaie a condensazione e di ogni tecnologia inquinante dalle misure di sostegno.

5. Cessione del credito per i redditi medio bassi e per gli interventi di riqualificazione che consentano di raggiungere le classi energetiche superiori.

6. Introduzione di un Fondo dedicato alle famiglie a medio e basso reddito per la copertura dei costi non coperti dal sistema incentivante.

7. Sviluppo di una politica mirata di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie, in collaborazione con le Amministrazioni comunali e i soggetti gestori del patrimonio edilizio pubblico.

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02/10/2023, 18:20
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La settima edizione è all’insegna delle novità pur restando nell’alveo della tradizione. Sin dagli esordi, il Premio nazionale di Eccellenza Verso una economia circolare si è caratterizzato per aver posto attenzione a quei progetti concreti, sparsi in tutta Italia, che puntassero alla riduzione di rifiuti, riciclo e buone pratiche di sostenibilità.
Il Premio di eccellenza nazionale "Verso un'economia circolare" nasce e si sviluppa negli anni con l'obiettivo di diffondere la conoscenza di buona pratiche di sostenibilità oltre che valorizzare quanto già di positivo si sta facendo a livello di sistema pubblico e privato.

La partecipazione al Premio di eccellenza nazionale "Verso un'economia circolare" è libera e gratuita.
Due sono gli ambiti previsti, ovvero gli Enti locali e il mondo dell'impresa. Possono dunque partecipare i Comuni, le Città metropolitane, le Aziende micro, piccole, medie e grandi, le Startup e le Cooperative purché rispettino i requisiti previsti dal Bando.

Nello specifico, verranno prese in considerazione le candidature di quelle realtà che negli anni 2022-2023 abbiano realizzato, avviato, o anche solo approvato ed autorizzato progetti, attività e/o servizi riferibili agli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 dell’ONU.

Categorie:

Enti locali
– categoria 1: comuni fino a 30.000 abitanti
– categoria 2: comuni oltre 30.000 abitanti
Mondo dell’impresa
– categoria 1: fatturato fino a 30 milioni
– categoria 2: fatturato oltre i 30 milioni
Menzioni:

– Premio Confcooperative Brescia, dedicato al Mondo della cooperazione e del Terzo Settore Il premio vede la collaborazione e il sostegno di BTL - Banca del Territorio Lombardo

– Premio Confagricoltura Brescia, dedicato al Mondo dell’agricoltura

– Premio Confapi Brescia, dedicato al Mondo delle PMI

– Premio Confartigianato imprese Brescia e Lombardia Orientale, dedicato all'artigianato e alle micro e piccole imprese

Modalità di partecipazione

Il termine per la presentazione delle candidature è mercoledì 23 novembre 2023 (compreso). Fatta eccezione per successive proroghe che verranno comunicate.

Per candidarsi è necessario compilare in digitale la “scheda di partecipazione” con tutte le informazioni richieste per presentare la propria realtà e descrivere al meglio il proprio progetto.

Il Premio è organizzato in sinergia con Kyoto Club, Circularity e in collaborazione con Università degli Studi di Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore. Esso ha inoltre il sostegno di Confapi Brescia, Confagricoltura Brescia, Confartigianato imprese Brescia e Lombardia Orientale, Confcooperative Brescia e BTL - Banca del Territorio Lombardo.

Patrocini di Fondazione Cariplo, Camera di Commercio di Brescia, ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Regione Lombardia, Sostenibilità in Lombardia, ICESP - Italian Circular Economy Stakeholder Platform, Agende 21 locali, Alleanza per il Clima Italia, Anci Lombardia, Fondazione Futurae, Alleanza per la Generatività Sociale, Borghi Autentici d’Italia, Associazione dei Comuni Virtuosi, Associazione Comuni Bresciani, Cogeme Spa e Acque Bresciane Società Benefit Srl.

Media partner: QualEnergia, La Svolta, Materia Rinnovabile, Giornale di Brescia, Teletutto, Radio Brescia Sette.

La cerimonia si terrà indicativamente tra gennaio 2024 e febbraio 2024.

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09/10/2023, 12:29
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Edifici, Kyoto Club e Legambiente: Governo e Parlamento sostengano un’ambiziosa revisione della Direttiva “Case Verdi”

“L’Ue addotti un approccio condiviso per misurare le emissioni del comparto edilizio”

Il settore edilizio gioca un ruolo cruciale nell’affrontare l’emergenza climatica. Gli edifici sono, in tutta Europa, la principale fonte di consumo energetico, pari al 40% di tutta l’energia consumata. I tre quarti di questa energia, infatti, provengono dall’uso diretto di combustibili fossili, causando il 36% delle emissioni di gas serra dell’intero comparto.

Alcune di queste emissioni vengono dalle attività degli edifici. Le emissioni derivanti dagli edifici si dividono in due categorie: ci sono le cosiddette emissioni operative, che hanno a che fare con l’energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare; ci sono poi le cosiddette emissioni “embodied” o incorporate, cioè quelle legate ai materiali e ai processi di costruzione durante l’intero ciclo di vita dell’edificio.

Per raggiungere i target dell'Unione Europea in materia di cambiamenti climatici previsti dal Green Deal, è necessario rafforzare le misure, europee e nazionali, che affrontino l'impatto del Whole Life Carbon (WLC), sia operativo che incorporato, degli edifici.

I negoziati in corso sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), che dovrebbero concludersi entro il 2023, rappresentano un’opportunità unica per ampliare il discorso sulla decarbonizzazione del comparto edilizio. È auspicabile che il nuovo provvedimento abbia tra i suoi principali obiettivi: stabilire un quadro legislativo attuabile ed efficace a livello europeo, accelerare l’aumento del tasso di ristrutturazione profonda e di decarbonizzazione del riscaldamento e raffreddamento e affrontare il tema della riduzione delle emissioni di carbonio incorporate attraverso l’introduzione dell’approccio Whole Life Carbon.

Questo è quello che auspicano le due associazioni Kyoto Club e Legambiente nell’ultimo position paper “Proposta sul recepimento e sull'attuazione della revisione della direttiva EPBD” redatto nell’ambito del progetto Emissioni di carbonio incorporate nel settore delle costruzioni, che mira a informare e sensibilizzare sul tema delle emissioni di carbonio incorporate del settore edile italiano.

Tra le principali proposte di Kyoto Club e Legambiente: il sostegno, da parte del Governo italiano, di una nuova proposta più ambiziosa di revisione della direttiva “Case verdi” durante le prossime consultazioni e il varo di una normativa nazionale per la riduzione delle emissioni di carbonio incorporate; l’introduzione, all’interno della direttiva, di una metodologia che tenga conto dell’intero ciclo di vita degli edifici e di uno strumento per rendicontare le emissioni a livello comunitario, l’istituzione di percorsi formativi per professionisti, cantieri a rifiuti zero entro il 2040 e il raggiungimento di un settore edilizio a emissioni zero entro il 2050.

"Le emissioni incorporate di carbonio contribuiscono al 10-20% dell’impronta di carbonio totale degli edifici dell’UE e si prevede che aumenteranno man mano che i paesi sviluppati ristruttureranno il loro vecchio patrimonio edilizio e che le regioni in via di sviluppo costruiranno intensamente per ospitare popolazioni in rapida crescita. I dati del Green Building Council parlano di come oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali tra il 2020 e il 2050 saranno dovute ai materiali e alla fase di costruzione degli edifici. I negoziati in corso sulla direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD) rappresentano un’opportunità unica per ampliare il discorso sulla decarbonizzazione del costruito, includere l’intera gamma di emissioni e creare un quadro legislativo attuabile ed efficace. Chiediamo quindi al Governo e al Parlamento italiani di sostenere una proposta più ambiziosa di revisione della direttiva Case Verdi durante le prossime consultazioni e, come già avvenuto in altri Paesi europei, di approvare e varare una normativa nazionale che introduca un approccio e una metodologia di calcolo e valutazione delle emissioni incorporate. Auspichiamo inoltre che l’Unione europea inserisca nel testo uno strumento standardizzato, armonizzato e trasparente per misurare le emissioni durante l'intero ciclo di vita degli edifici, al fine di orientare le decisioni progettuali degli Stati membri verso l'ottica della sostenibilità". Lo dichiarano Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente onlus e Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club.

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26/10/2023, 17:23
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Cop28 di Dubai, Kyoto Club: il mondo Oil&Gas si converta e sostenga la decarbonizzazione
Gianni Silvestrini: l’industria di petrolio e gas deve scegliere da che parte stare.

La ventottesima Conferenza delle Parti (Cop28) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) si tiene a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, da oggi 30 novembre al 12 dicembre 2023.

“La conferenza mondiale sul clima, Cop28 si apre il 30 novembre a Dubai negli Emirati Arabi grandi produttori di petrolio e gas. Sembrerebbe una contraddizione, tanto più che, secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla BBC, gli Emirati si preparerebbero a trattare di affari con una quindicina di paesi. A maggior ragione è significativa — e in qualche modo stupefacente considerando il passato dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) — la dichiarazione del suo direttore esecutivo, Fatih Birol, secondo cui ‘l'industria del petrolio e del gas affronterà il momento della verità alla Cop28, dovendo scegliere se continuare ad alimentare la crisi climatica o essere un attore del passaggio all’energia pulita’. Per svolgere appieno il proprio ruolo nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, la IEA ha affermato che entro il 2030, il 50% degli investimenti dovrebbe essere destinato all’energia pulita. Un messaggio che cadrà nel vuoto, o che verrà raccolto da qualche paese o multinazionale del mondo Oil&Gas? La risposta a questa domanda ci segnalerà se da questa conferenza prenderà le mosse di una (certo improbabile) inversione delle politiche dei grandi produttori”. Lo afferma Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club.

Anche la nostra Associazione sarà presente alla Cop28 di Dubai con una propria delegazione.

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30/11/2023, 17:46
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XVI edizione FORUM QUALENERGIA



I dati del nuovo report di Legambiente “Stop sussidi ambientalmente dannosi”



Il Governo Meloni bocciato sul fronte delle politiche energetiche: in continuità con quelli precedenti, punta su una transizione basata sul gas fossile piuttosto che accelerare su rinnovabili, efficienza, reti e accumuli



Nel 2022 più che raddoppiati i sussidi alle fonti fossili arrivati a quota 94,8 miliardi con i decreti

per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas; le rinnovabili ferme sulla carta con 1.400 progetti in valutazione al MASE e in ritardo per le mancate semplificazioni



Legambiente: “L’Italia sta portando avanti una visione politica ormai vecchia e superata.

Insensato investire sul gas e pensare ad un ritorno del nucleare. Il governo Meloni preveda

la rimodulazione e la cancellazione di questi sussidi entro il 2030, modifichi il decreto ‘aree idonee’

che frena le rinnovabili, e quello ‘energia’ che punta sui rigassificatori a terra”



Il Forum QualEnergia in diretta streaming su La Nuova Ecologia e sul canale youtube di Legambiente.

Domani la presentazione del sondaggio Ipsos “Gli Italiani e l’energia” --- Cartella stampa (report e video)



È tempo di pagelle per l’Italia. Dopo la bocciatura sulle politiche climatiche con l’Italia retrocessa al 44esimo posto nella classifica delle performance climatiche tra i principali Paesi del Pianeta, arriva un’altra pesante nota negativa per il nostro Paese. Questa volta sul fronte delle politiche energetiche, visto che il nostro Paese, ancora oggi, continua a puntare sulle fonti fossili, mentre le rinnovabili e i tanti progetti che riguardano la realizzazione di nuovi impianti continuano a restare fermi sulla carta. I numeri messi in fila da Legambiente al XVI Forum QualEnergia con il report “Stop sussidi ambientalmente dannosi” parlano chiaro.

Nel 2022, con il governo Draghi, il Paese ha speso 94,8 miliardi di euro in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili, ma anche sostegno non strutturale e basato su politiche climalteranti a imprese e famiglie, raddoppiando la cifra dell'anno precedente con i decreti per l’emergenza bollette causata dalle speculazioni sul gas prima e dopo l’aggressione militare russa in Ucraina. Il settore energia si conferma quello più sussidi con 52,2 miliardi di euro, seguito dal settore trasporti con 20,5 miliardi di euro. Tra gli altri settori c’è anche quello edilizio che, tra detrazioni fiscali, IVA agevolate, deduzioni IRPEF e crediti d’imposta, conta 17 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi. Troppo timide, invece, le politiche di eliminazione e rimodulazione dei sussidi attivati fino ad ora. A fronte dell’eliminazione di appena 6 voci nel 2022, pari a 193 milioni di euro, sono 53 le voci in più introdotte solamente per far fronte all’emergenza energetica per una spesa totale di 51,2 miliardi di euro.

Dall’altra parte il Governo Meloni, in continuità con quelli precedenti, fa anche molto poco per agevolare la diffusione e lo sviluppo delle rinnovabili frenate da ritardi negli iter burocratici, mancate semplificazioni e no delle sovrintendenze. Ad oggi sono almeno 1.400 i progetti in valutazione al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC, verifiche di ottemperanza. Tra questi, il più vecchio risulta essere il progetto di eolico off shore presentato nel Golfo di Manfredonia nel lontano 2008, e che da allora ha avviato ben tre modifiche di progetto riducendo il numero di torri dalle iniziali 100, poi 65 e poi ancora 50 e che oggi, dopo ben 15 anni dovrebbe essere, secondo quanto riportato sul portale del MASE, alla firma del Ministro. Un impianto che, nonostante la riduzione del numero delle torri, trova l’opposizione del Comune di Manfredonia che ha richiesto, nell’ultima versione presentata alla Capitaneria nel 2018 la sospensione del progetto in attesa di una pianificazione territoriale e regionale.

È quanto Legambiente denuncia oggi presentando il nuovo report “Stop sussidi ambientalmente dannosi” in occasione della prima giornata del XVI edizione del Forum QualEnergia, che ha organizzato insieme a Kyoto Club e La Nuova Ecologia e in programma fino a domani nella Capitale. I numeri raccontano con chiarezza la rotta intrapresa dal Paese tra sussidi, settori più finanziati, e nuovi sussidi per far fronte all’emergenza energetica; a cui si aggiunge anche un possibile ritorno all’utilizzo del nucleare. Eppure, ben 18,86 miliardi di euro di sussidi si possono eliminare entro il 2025, ai quali vanno aggiunti 8 miliardi di euro di sussidi emergenziali, e che comprendono sussidi alle trivellazioni, agevolazioni per il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio, GPL e metano, il Capacity Market e il supporto per l’installazione di nuove caldaie a gas, per le quali solo nel 2022 sono stati spesi 3,2 miliardi di euro. Numeri che per l’associazione ambientalista darebbero al Paese ampio respiro per intervenire nello stesso settore energetico o in altri con misure strutturali che potrebbero scongiurare una crisi sociale, visto che secondo i numeri della Banca d’Italia, oltre il 60% delle famiglie che vive in questo Paese, già nel 2021, non arrivava a fine mese.

Per questo Legambiente indirizza oggi al Governo Meloni sette proposte e ricorda l’impegno che deve portare avanti l’Italia in questa Cop28, ormai alle battute finali, a partire dall’uscita concreta dalle fonti fossili.
1- Inserire nel Pniec un percorso concreto che porti entro il 2025 alla rimodulazione e cancellazione di tutti i sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030
2- Riformare le accise e le tasse sui diversi combustibili fossili in modo che il costo finale medio annuale sia progressivamente proporzionale alle emissioni di gas serra (CO2 equivalente) generate nella loro combustione, secondo il principio “chi inquina paga”.
3 - Aggiornare annualmente il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD).
4 - L’Italia deve fare la sua parte in tema di aiuto ai paesi poveri ed impegnarsi, per il periodo 2023-2025, così da garantire la “sua giusta quota” dell’impegno collettivo di 100 miliardi dei Paesi industrializzati. Risorse che possono essere reperite facilmente attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili.
5 - Mettere in sicurezza energetica il Paese con misure strutturali che vadano nella direzione di aiuto e supporto a famiglie, imprese e allo stesso sistema Paese puntando in primis sulle rinnovabili.
6 - Avviare una riforma complessiva del sistema incentivante del settore edilizio. Prioritaria la rimozione immediata dei sussidi per l’installazione di nuove caldaie a gas, che oggi riguardano ecobonus, superbonus e bonus casa, e lo stop all’installazione di nuovi impianti al 2025.
7 - Rivedere il tema degli onori di sistema in bolletta eliminando i sussidi diretti, spostando sussidi e voci improprie sulla fiscalità generale.

“Il Governo Meloni - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - sta dimostrando di preferire una transizione energetica basata sul gas fossile piuttosto che su un nuovo sistema basato su prosumer, autoproduzione, reti smart, accumuli, grandi impianti industriali a fonti rinnovabili e comunità energetiche. Parla di piano Mattei e di un possibile ritorno al nucleare, tutte strade che non porteranno al Paese nessun beneficio e alimenteranno la dipendenza dall’estero. Se l’Italia vuole davvero frenare l’avanzata della crisi climatica servono interventi concreti per contribuire agli obiettivi in discussione alla COP28 di Dubai: triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 e avviare da subito il phasing-out, senza esitazioni, delle fossili. Al Governo chiediamo anche un atto di coraggio: preveda la rimodulazione e la cancellazione di questi sussidi entro il 2030, modifichi sia il decreto sulle aree idonee, perché rischia di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, che quello ‘energia’ con cui sono dichiarati ‘di pubblica utilità, indifferibili e urgenti’ i rigassificatori a terra, a causa dei quali nei prossimi decenni continueremo ad acquistare sempre più gas liquefatto dall’estero, con buona pace dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050”.

“Il mondo del fossile – dichiara Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club - sfugge come una anguilla alla definizione di scadenze precise 2030, 2035, 2040 verso la neutralità climatica. Europa e Usa rispondono in modo chiaro su questo passaggio e, questa è una novità, la Cina pare più vicina allo schieramento che punta all’abbandono dei fossili. L’Italia, condizionata dal mito dell’hub del gas con i forti rischi di stranded costs per infrastrutture che non si potranno utilizzare, non sembra aver imboccato con decisione il percorso delle rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità elettrica e sostenibile che molti paesi europei hanno ormai avviato. C’è un forte rischio di non cogliere l’onda positiva della transizione ma di rimanere su posizioni di retroguardia con impatti negativi sull’occupazione e sulla definizione di una reindustrializzazione green che avvantaggerebbe in particolare il Sud”.

Sussidi alle fonti fossili per far fronte all’emergenza energetica 2022-2023: ingenti le risorse messe, tra il 2022 e il 2023, prima dal Governo Draghi e poi da quello Meloni sull’emergenza energetica. In questi due anni sono state almeno 84 le azioni messe in campo attraverso ben 12 decreti emergenziali e le leggi di bilancio 2022 e 2023 che hanno stanziato complessivamente 79,9 miliardi di euro in sussidi alle fonti fossili nei settori energia e trasporti.

Italia pro-fossile: Preoccupa anche il bilancio degli ultimi 12 anni, sono stati spesi ben 308 miliardi di euro. Cifre destinate a restare elevate anche per il 2023 se si considera che, secondo le prime analisi di Legambiente, i sussidi salirebbero di ulteriori 27,4 miliardi di euro. Risorse stanziate sempre per far fronte all’emergenza energetica, e sulla quale dopo ben 3 anni di bollette alte per imprese e famiglie non si vede ancora nessuna politica strutturale. A queste si aggiungeranno sussidi a sostegno delle lobby delle fossili, come il Capacity Market; mentre il Governo è impegnato, proprio per fare cassa, a varare nuove tasse proprio sugli impianti a fonti rinnovabili, con una spesa aggiuntiva di 10 euro a kW per gli impianti di potenza superiore a 20 kW, e che rischiano di colpire anche le comunità energetiche rinnovabili. Per una CER che investe su un impianto da 1 MW, parliamo di un aggravio di 10mila euro, dicendo chiaramente addio ai vantaggi economici e sociali che dovrebbero derivare dalle stesse, nonostante i ritardi del decreto incentivi.

Focus caldaie a condensazione e patrimonio edilizio: Nel report Legambiente dedica anche un focus alle caldaie. In Italia gli incentivi alle caldaie a gas rappresentano uno dei principali ostacoli alla decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento. Tra il 2020 e il 2021 sono state installate circa 300mila caldaie in più e nel 2021 più dell’80% delle istallazioni è stata effettuata con un supporto statale. Nel 2022 i numeri di installazioni complessive sono in crescita con 1,13 milioni di caldaie a gas sulla cui realizzazione Legambiente stima circa 3,2 miliardi di euro di sussidi da parte dello Stato.

Altro tema il settore edile e la sua decarbonizzazione su cui Legambiente insieme a Kyoto Club ha avviato il progetto #Per un salto di classe che annovera tra i principali obiettivi: stimolare gli investimenti pubblici e privati per la decarbonizzazione del comparto, supportare l’approvazione ambiziosa della revisione della direttiva “Case verdi” in sede europea nonché il suo recepimento da parte del Parlamento e del Governo italiani, mobilitare la società civile e le imprese, documentare ai media e ai decisori politici che la decarbonizzazione degli edifici è una soluzione vantaggiosa per tutti, moltiplicare e divulgare le buone pratiche del settore.

Guida Parchi del vento: Eppure le rinnovabili, come racconta la terza edizione della Guida Parchi del Vento, presentata oggi al Forum QualEnergia e realizzata con il contributo di Agsm, Edison, Erg, FERA, RWE, IVPC, LEITWIND e con il patrocinio di ANEV, rappresentano una vera e propria occasione per il nostro Paese, anche dal punto di vista turistico. Sono 24 i parchi eolici scelti e raccontati da Legambiente lungo la Penisola, cinque quelli nuovi inseriti quest’anno che riguardano tre regioni: il Piemonte con il parco eolico Colle San Giacomo da 6 MW di potenza complessiva e ospitato tra i Comuni di Priola (dove è presente un solo impianto) e Viola (dove sono presente gli altri tre impianti). Monte Greppino e Cascinassa, entrambi in provincia di Savona in Liguria e rispettivamente da 20 e 25,2 MW. E in Sicilia con i parchi Vento di Vino da 23,8 MW e immerso in un paesaggio viticolo e Selinus da 25,2 MW immerso invece in un oliveto, entrambi nella provincia di Trapani.

Si tratta, in sintesi, di storie di impianti legati anche all’importanza del consenso delle comunità e a come si possono trovare forme innovative e affascinanti di valorizzazione delle risorse locali. Impianti tra uliveti e vitigni, o inseriti tra montagne e boschi, dolci colline coltivate a grano, dove si incontrano animali al pascolo e punti di osservazioni verso meravigliose visuali che spaziano dal mare alla montagna. Tra cui è possibile fare gite a cavallo o in bicicletta. Impianti immersi in aree spesso poco conosciute e scarsamente visitate nelle tradizionali vacanze.

Il report completo su www.legambiente.it

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Energie rinnovabili, Kyoto Club: le fonti pulite riacquistano un ruolo significativo nelle scelte energetiche
Il Gruppo di lavoro “Fonti energetiche rinnovabili” di Kyoto Club, oggi 1° febbraio, ha organizzato a Roma il convegno “Le rinnovabili fanno bene all’Italia” per condividere l’esperienza tedesca, ascoltare la posizione del Governo e dei Rappresentanti dei principali Gruppi politici italiani e per presentare le proposte delle aziende e degli Enti locali associati a Kyoto Club.

Triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 è fondamentale per mantenere a portata di mano l’obiettivo di 1,5°C e contrastare il cambiamento climatico. Parola dell’International Energy Agency (IEA), che nel suo World Energy Outlook 2023 – report annuale che offre analisi sul sistema energetico globale e anticipa le tendenze del futuro – afferma che, grazie al combinato disposto di politiche a favore dell’efficienza energetica, dell’elettrificazione dei consumi e dell’accelerazione di fotovoltaico ed eolico, possiamo abbattere le emissioni dell’80% entro la fine del decennio.

Sono stati questi gli argomenti al centro del convegno organizzato da Kyoto Club “Le rinnovabili fanno bene all’Italia” svoltosi oggi, 1° febbraio, a Roma presso la sala Esperienza Europa, lo spazio espositivo dedicato all'UE promosso dal Parlamento e dalla Commissione europea. Durante il dibattito odierno nel corso del convegno, il Gruppo di Lavoro “Fonti energetiche rinnovabili” dell’Associazione presentato le proposte delle aziende ed Enti Locali associati a Kyoto Club in riferimento all’iter parlamentare del “Decreto energia” e alla revisione, da completare entro il prossimo 30 giugno, del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

All’ultima conferenza sul clima, la Cop 28 emiratina, si è stabilito di triplicare la potenza energetica da fonti rinnovabili mondiale, che significa passare dagli attuali 3.500 gw di energia da rinnovabili globali a 11mila gw entro la fine del decennio. Una crescita fortissima che dovrebbe proseguire anche negli anni successivi e solare ed eolico saranno molto importanti in questo. Mentre in Germania nel 2023 per la prima volta le rinnovabili hanno superato il 50% di produzione elettrica, l’Italia, nonostante i forti ritardi, dà segni di vitalità come dimostrano i 5 GW fotovoltaici installati nel 2023.

L’urgenza di decarbonizzare la produzione di energia è stata richiamata per l’ennesima volta dai dati resi noti lo scorso mese da Copernicus climate change (C3s), il programma di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea e Commissione europea: il 2023 si conferma l’anno più caldo mai registrato a partire dal 1850, con l’aumento della temperatura media globale vicina al limite di 1,5 gradi centigradi (1,48 rispetto al livello preindustriale 1850-1900).

Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club, ha sottolineato che “la potenza rinnovabile nel mondo è cresciuta del 50% nel 2023, raggiungendo 500 GW. Un vero boom, che ha visto anche un risveglio dell'Italia. Nel nostro paese le energie pulite, con 5,2 GW solari e 0,4 GW eolici installati lo scorso anno, riacquistano un ruolo significativo nelle scelte energetiche. L'accelerazione delle rinnovabili sarà, infatti, decisiva nella lotta al cambiamento climatico, utilissima nel ridurre la dipendenza dalle importazioni di metano, importante per la creazione di posti di lavoro”

“Le rinnovabili danno un contributo decisivo per una maggiore sicurezza e libertà in tutta l’Europa. Ci sono già da tempo idee e soluzioni innovative per il successo della transizione verde. Ora sta a noi incidere attivamente sulla transizione verde. Essendo grandi emittenti di CO2 non è solo una nostra responsabilità: come principali nazioni industriali dell’Europa è anche un nostro interesse. Poiché le opportunità economiche delle tecnologie sostenibili sono pari ai costi di cui le nostre economie dovrebbero farsi carico se non stiamo al passo. Pertanto, dobbiamo svolgere un ruolo guida nell’imminente trasformazione.” Lo dichiara l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Dr. Hans-Dieter Lucas.

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Mobilità elettrica urbana, la giusta transizione che serve all’Italia
Kyoto Club, in collaborazione con A2A, presenta le proprie proposte per l’elettrificazione di veicoli e vetture.

Il settore dei trasporti figura tra i maggiori contributori alle emissioni di gas serra dell’UE e costituisce una delle cause dell’inquinamento atmosferico. E la mobilità è, ancora, la prima fonte emissiva di ossido di azoto e tra le principali di particolato.

Per mettere fine a questa emergenza sanitaria, economica e ambientale serve agire per promuovere la mobilità sostenibile con numerosi interventi verso il trasporto collettivo, la sharing mobility e l’elettrificazione dei veicoli pubblici e privati. Sostituendo i veicoli a combustione interna con quelli elettrici potremo preservare la qualità dell’aria e contrastare i cambiamenti climatici, così da raggiungere gli ambiziosi target dell’Unione al 2030 e al 2050. Tuttavia, come dimostrano le statistiche, l’Italia continua a rimanere indietro in Europa riguardo all’immatricolazione di veicoli elettrici, nonostante la densità dell’infrastruttura rispetto al circolante elettrico sia decisamente più elevata di altri Paesi europei. Serve, pertanto, l’adozione di normative adeguate e la volontà politica di agire per rispondere con prontezza a questa sfida.

Il position paper “Mobilità elettrica urbana: una giusta transizione”, curato da Kyoto Club in collaborazione con A2A, analizza il contesto europeo e nazionale del settore dei trasporti, approfondisce le principali normative in materia e fornisce i dati sull’impatto di tutto il comparto in termini di inquinamento ed emissioni, delineando diverse previsioni circa il suo sviluppo, a partire dalle città.

Negli ultimi tre decenni, sostengono i ricercatori, l'unico settore a vedere una crescita delle emissioni di gas serra è stato proprio quello dei trasporti, con un aumento del 33,5% tra il 1990 e il 2019: le autovetture sono fra i mezzi più climalteranti, generando il 60,7% del totale delle emissioni di CO2. Tuttavia, continua lo studio, la riduzione delle emissioni di gas serra di questo segmento subirà un'accelerazione nel tempo e determinerà un netto miglioramento della qualità dell'aria nelle città grazie alla diffusione dei veicoli a zero emissioni, trainata dalle norme in materia di CO2.

Le auto elettriche sono chiaramente preferibili alle auto a benzina o diesel e per questo a livello europeo è stato deciso il fine vendita delle auto a carburanti fossili dal 2035.

In modo analogo l’elettrificazione deve riguardare tutte le componenti della mobilità: gli autobus pubblici e privati, i veicoli commerciali, i veicoli per la sharing mobility.

Il settore dei trasporti italiano è rimasto pressoché invariato negli ultimi 20 anni, mostrando una forte propensione per i carburanti tradizionali, che continuano a costituire circa il 90% del settore.

Il report, presentato oggi a Roma, illustra, inoltre, le esperienze virtuose di alcune città europee impegnate da tempo per favorire lo sviluppo dei trasporti a emissioni zero, delineando anche le strategie di tre principali città italiane - Roma, Milano e Napoli - in tema di elettrificazione.

“I recenti dati Ispra confermano che nel 2022 la CO2 prodotta dai trasporti italiani, è cresciuta invece di ridursi e - di cui il 90% deriva dal trasporto stradale. Questo obiettivo, insieme al miglioramento della qualità dell’aria, richiede numerosi interventi verso la mobilità attiva e azioni per l’elettrificazione di veicoli e dei servizi, a partire dalle città e la mobilità urbana. Con questo rapporto vogliono sollecitare l’adozione di strategie e azioni concrete da parte delle istituzioni nazionali e locali per far crescere la mobilità elettrica – ha dichiarato Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club – perché si può fare e si deve fare.”

“L’analisi presentata oggi mostra che la transizione verso la mobilità a zero emissioni è una tappa fondamentale del processo di decarbonizzazione e che le città sono protagoniste di questo percorso” - commenta Fabio Pressi, Amministratore Delegato di A2A E-Mobility - “A2A, che da oltre 10 anni investe in questo settore, ha pensato a una soluzione innovativa per elettrificare i contesti urbani, che tiene conto delle esigenze dei cittadini e dei vincoli architettonici. Il progetto City Plug prevede infatti una ricarica per veicoli elettrici diffusa e lenta, ideale per chi non ha a disposizione un box, che non sottrae spazio alla sosta pubblica e con impatto minimo sulla rete elettrica locale. Ad oggi queste colonnine sono già presenti a Brescia e a Milano e per il capoluogo lombardo in particolare abbiamo in programma di installarne 2.000 nei prossimi due anni. Crediamo che queste due prime case history possano rappresentare un modello virtuoso e replicabile anche in tante altre città italiane”.

Infine, Kyoto Club e A2A avanzano delle proposte di policy per accelerare la transizione dai motori endotermici a quelli elettrici. Tra queste: introdurre, nel Piano previsto dal Regolamento (UE) 2023/1804 (AFI), target vincolanti per gli enti locali (comuni, province, città metropolitane) al 2025, 2030, 2035; armonizzare a livello nazionale i permitting comunali per l'installazione di infrastrutture di ricarica e promuovere la realizzazione di Low Emission Zones; completare l’elettrificazione del trasporto pubblico urbano su gomma entro il 2030.

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Rapporto MobilitAria 2024: qualità dell’aria, sicurezza stradale e città 30. Si auspica una riforma adeguata del codice della strada
Roma, 22 maggio 2024

Il Rapporto è stato presentato oggi a Roma presso la Sala Auditorium delle Ferrovie dello Stato Italiane.

Anche quest’anno il Rapporto “MobilitAria 2024”, realizzato da Kyoto Club e dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2023 nelle 14 città metropolitane italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia).
MobilitAria 2024 affronta questi temi in modo dettagliato grazie a: un’analisi e alle proposte di Kyoto Club e CNR-IIA per la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione verso città a zero emissioni, un focus delle misure nazionali per finanziare interventi a favore della mobilità sostenibile, uno sguardo alla futura Direttiva UE sulla qualità dell’aria.

Come per le passate edizioni, nello studio si analizza la qualità dell’aria nelle 14 Città metropolitane italiane nell’anno 2023. Nessuna delle città metropolitane d’Italia, lo scorso anno, ha assistito ad una crescita dei valori di Biossido di Azoto (N02), si è registrato un decremento delle concentrazioni del particolato PM10, mentre per Messina, Palermo e Firenze il 2023 è stato un anno in modesta risalita. Per quanto riguarda le concentrazioni di particolato PM2,5 in ognuna delle città analizzate è avvenuta una diminuzione della concentrazione.

Nel 2023 l’andamento della mobilità nelle principali città italiane è progressivamente tornato alla situazione precedente alla pandemia Covid-19. La mobilità urbana è ripresa, l’auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione, tra i più elevati dell’UE, ha continuato ad aumentare. Questo contesto di transizione costituisce un elemento di preoccupazione, perché ai necessari obiettivi per ridurre inquinamento, congestione, incidentalità e mortalità sulle strade, diventano sempre più urgenti azioni che permettano di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Tra queste: l’adozione di zone a basse emissioni per ridurre la circolazione di veicoli inquinanti ed abbattere l’inquinamento atmosferico, aumentare i fondi per il potenziamento del trasporto pubblico, l’introduzione delle Città 30 per tutelare pedoni e ciclisti – sulla falsariga della decisione del Comune di Bologna – la modifica della Riforma del Codice della Strada già approvata a marzo 2024 dalla Camera dei deputati, da parte del Senato della Repubblica.

Nel presente report di MobilitAria 2024, viene proposta per la prima volta una stima dell’impatto sanitario ed economico dell’inquinamento dell’aria per le 14 città metropolitane in esame. L’impatto sanitario ha un’importante ricaduta economica. Nonostante le variazioni tra le diverse città metropolitane italiane, le stime indicano che le decisioni politiche mirate a ridurre il rischio di mortalità derivante dall’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbero portare a benefici significativi in termini economici per l’intera popolazione italiana. Lo studio sui dati di qualità dell’aria ci indica che i valori medi annui registrati per le 14 città metropolitane nel 2023 seppur diminuiti ancora presentano delle importanti criticità. Se si valuta infatti l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono ancora molte le morti premature e gli anni di vita persi (YLL) associati all’inquinamento atmosferico in Italia. L'impatto economico del Valore di una Vita Statistica (VSL), che quantifica quanto si risparmia riducendo il rischio di morte prematura a causa degli inquinanti del traffico, varia notevolmente tra le 14 città esaminate nel rapporto, con stime che vanno da 17 milioni fino alla cifra di 7 miliardi di euro.

Quest’anno tra gli approfondimenti tecnici, il Rapporto MobilitAria 2024 offre un’analisi delle emissioni inquinanti in relazione ai traffici marittimi, che riguarda 10 su 14 città metropolitane. Dal 1990 al 2019 si osserva una tendenza decrescente nelle emissioni portuali di ossidi di zolfo (SOx), come per quelle di particolato, mentre le emissioni portuali di NOx in alcuni centri crescono e in altri diminuiscono. Nel lungo termine, saranno necessarie ulteriori azioni per ridurre le emissioni e promuovere la decarbonizzazione attraverso l’uso di combustibili e fonti di alimentazione alternative, l’installazione di sistemi post-vendita e/o il passaggio al trasporto ferroviario.

"L’arrivo della nuova normativa sulla qualità dell’aria, seguendo i limiti più severi dell'OMS, rappresenta una sfida ambiziosa che punta alla riduzione di questi impatti sanitari attraverso degli interventi che dovranno essere messi in campo a livello nazionale e locale per ridurre l’inquinamento e ottenere un beneficio ambientale e anche economico", ha dichiarato Francesco Petracchini, Direttore F.F. - Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente del Cnr e co-curatore del Report.

Nella nuova edizione di MobilitAria 2024, l’indice sintetico che misura lo stato della mobilità sostenibile delle città viene aggiornato con i nuovi dati, esteso a quattro città (Bergamo, Padova, Parma, Prato) che insieme a Bologna, Firenze, Milano, Roma e Torino fanno parte delle città NETZERO 2030 (selezionate dalla Commissione Europea per raggiungere un impatto climatico zero entro il 2030), e integrato con nuovi indicatori. Tale indice valuta, attraverso un valore riassuntivo, la “distanza” delle 18 città monitorate dall’Osservatorio sulla Mobilità Urbana Sostenibile dall’obiettivo di decarbonizzazione e vivibilità urbana, calcolando per i due anni in cui sono disponibili i dati – 2020 e 2021 – la media dei valori di sette dimensioni: trasporto pubblico non inquinante, mobilità ciclabile, mobilità condivisa, tasso di motorizzazione, elettrificazione parco veicolare privato, impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico, sicurezza stradale.

Emerge un numero per ognuna delle 18 città che dimostra la distanza tra la situazione odierna ed il 2030, che corrisponde al “Deficit sintetico divario 2020-2021 rispetto all’obiettivo 2030 di decarbonizzazione e mobilità sostenibile” da cui è stata poi stilata la “classifica” del Deficit sintetico. In questa classifica troviamo Milano e Firenze che si avvicinano di più ai target, contrariamente a Reggio Calabria, che nel 2021 registra il -104% ed un grave deficit di mobilità sostenibile.

“Per raggiungere l’obiettivo di città a zero emissioni occorre, innanzitutto, cambiare le abitudini di mobilità delle persone: nel Rapporto MobilitAria 2024 emerge che l’auto è ancora la protagonista assoluta degli spostamenti urbani, mentre il trasporto pubblico sta scontando ancora gli effetti della pandemia. Per invertire la rotta, occorre ribaltare questa situazione convincendo sempre più persone a scegliere mezzi collettivi o condivisi. Il Gruppo FS sta facendo proprio questo, promuovendo il trasporto passeggeri su ferro, autobus e altri mezzi pubblici, riservando sempre maggior attenzione e risorse alla mobilità dolce (piedi, bici, monopattino). In più stiamo avanzando nel percorso di decarbonizzazione che ci porterà a diventare Net Zero entro il 2040 grazie all’autoproduzione di energia pulita, all’efficientamento energetico e alla graduale dismissione dei combustibili fossili”, ha dichiarato Lorenzo Radice, Responsabile Sostenibilità Gruppo FS Italiane.

Alessandro Zoratti, Direttore Strategie e Sostenibilità Trenitalia sostiene che “Trenitalia, quale capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS, è attivamente impegnata nel promuovere lo shift modale verso sistemi di trasporto collettivo, più virtuosi in termini di sostenibilità e conseguente riduzione delle emissioni di CO2. Lavoriamo per un’offerta di mobilità intermodale che consenta di raggiungere, in treno, porti e aeroporti e di raggiungere, in bus, località non servite dalla ferrovia. Promuoviamo attività di sensibilizzazione sui vantaggi ambientali del viaggio in treno, ad esempio attraverso l’integrazione all’interno dei nostri canali di vendita di Ecopassenger, il calcolatore delle emissioni di CO2. Proseguiamo con la modernizzazione della nostra flotta, con treni e bus più efficienti e con un impatto ambientale sempre più ridotto”.

Il rapporto offre specifici contributi esterni, elaborati da esperti/e ed altri approfondimenti sulle città sicura a misura delle persone, dedicati a città 30, sicurezza stradale e low emission zone.
Uno degli strumenti più diffusi per abbattere le emissioni e migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane sono le Low-Emission Zones (LEZ), in italiano “zone a basse emissioni”: una serie di normative di restrizione del traffico veicolare che le città possono adottare per vietare la circolazione dei veicoli più inquinanti. I benefici derivanti dall’introduzione delle LEZ sono diversi: nel rapporto è presente un approfondimento che si concentra sull’esperienza del Comune di Milano, che da oltre dieci anni ha introdotto con Area C, la congestion Charge e da alcuni anni ha introdotto la LEZ Area B. Tra i vantaggi: riduzione del traffico veicolare a gasolio, crescita degli accessi effettuati da veicoli elettrici o ad alimentazione ibrida-elettrica e riduzione delle concentrazioni di NOx. Infine, complessivamente il cambio del parco veicolare, conseguente all’introduzione della ZTL Area B, ha evitato circa 150 [ton/anno] di NOx da traffico. Tale valore risulta in linea con gli obiettivi definiti nella Delibera istitutiva della ZTL.

Su Città 30, l’approfondimento si concentra sulla esperienza del Comune di Bologna, le motivazioni che l’hanno indotta ad adottare questo provvedimento molto innovativo, il processo di informazione e sperimentazione, l’attuazione concreta avviata a gennaio 2024, i primi risultati sul fronte della sicurezza stradale a tre mesi dal suo avvio. Un altro focus è incentrato sul tema della sicurezza stradale, sia a livello nazionale che nelle 14 grandi città, cercando di analizzare sulla base dei dati disponibili le tendenze in atto, i soggetti maggiormente vulnerabili, i veicoli coinvolti, gli indici, per poter ragionare di cosa sta accadendo in Italia, dove mortalità ed incidentalità restano un grave problema sociale.

Kyoto Club e CNR-IIA lanciano una serie di proposte condivise per l’implementazione di politiche di mobilità sostenibile e per una decarbonizzazione delle città. In primo luogo, si chiede di sostenere le virtuose esperienze delle Città 30, sull’esempio di Bologna –prima grande città italiana a sperimentare un limite generalizzato dei 30km/h sulle strade urbane un modello sempre più comune tra le città europee grandi e medie, da Grenoble in Francia a Graz in Austria, alla Città metropolitana di Bruxelles in Belgio, da Londra in Gran Bretagna a molte città spagnole e in Scozia registrando dati rilevanti a breve termine circa la diminuzione della mortalità dei pedoni. Chiediamo che il MIT agevoli la sperimentazione di città 30.

Inoltre, nel merito della sicurezza stradale, servono regole e l’utilizzo di nuove tecnologie al fine di regolare il traffico privato, controllare i limiti di velocità mediante autovelox e ridisegno dello spazio urbano. Il nuovo Codice della Strada approvato dalla Camera dei deputati sembra puntare verso un’altra direzione.

"Chiediamo una modifica al nuovo Codice della strada, una riforma che è stata proposta ‘per salvare vite in strada’ ma che nella sostanza prefigura il persistere della strage. Questo provvedimento limita molto l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Tali misure ci allontanano dagli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030. Perciò il Kyoto Club chiede al Senato della Repubblica di correggere il testo licenziato a marzo 2024 dalla Camera dei deputati e di approvare un Codice della Strada a misura delle persone, che incrementi la sicurezza stradale e che restituisca strumenti di regolazione concreti alle città.”, ha sottolineato Anna Donati, coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club.

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Kyoto Club: Letizia Magaldi eletta Presidente

Nel corso dell’Assemblea dei Soci 2024 di Kyoto Club, che si è svolta oggi mercoledì 26 giugno a Roma presso lo Spazio Europa, gestito dall'Ufficio in Italia del Parlamento europeo e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Letizia Magaldi, Vicepresidente di Magaldi Green Energy, è stata eletta Presidente dell’Associazione, dopo oltre dieci anni di Presidenza di Catia Bastioli, AD di Novamont SpA.
A guidare l’Associazione, a cui aderiscono attualmente oltre 180 imprese, associazioni di aziende ed enti impegnati nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici e di quelli europei concordati con il Green Deal, è stata eletta per acclamazione Presidente di Kyoto Club la Vicepresidente di Magaldi Green Energy, Letizia Magaldi.
Confermati i Vicepresidenti Gianluigi Angelantoni e Francesco Ferrante.

“Desidero ringraziare il Consiglio direttivo di Kyoto Club per la fiducia riposta in me e per aver proposto all’Assemblea dei Soci la mia elezione. Grazie anche ai Rappresentanti di tutti gli Associati per il loro sostegno”, ha dichiarato Letizia Magaldi, Vicepresidente di Magaldi Green Energy. “La crisi climatica ci impone di agire per poter raggiungere i target europei di decarbonizzazione. La sfida ambientale è una priorità etica, ma è anche e soprattutto una opportunità di crescita economica. Lo sviluppo sostenibile è la risposta che dobbiamo al futuro ed è il migliore alleato per la competitività del nostro sistema industriale. Affronterò con entusiasmo e tenacia questo nuovo impegno, cooperando con le reti nazionali e internazionali di cui Kyoto Club fa parte e con i decisori politici, italiani ed europei, con i quali collaboriamo per la sostenibilità.”.

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