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Provincia Autonoma di Trento 
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Proprietari e conduttori dei terreni infestati dal lepidottero devono agire in base alle indicazioni fornite dalla Provincia
Processionaria del pino: ecco le cose da fare e sapere

E' presente da secoli in quasi tutte le vallate del Trentino, dal fondovalle fino a circa 1400 m di quota, ma negli ultimi decenni segnati dal cambiamento climatico in atto, sia la distribuzione sia la sua periodicità sono andate via via modificandosi quale risposta adattativa della specie. Stiamo parlando della processionaria del pino, Traumatocampa pityocampa, Denis & Schiffermüller, un Lepidottero ampiamente diffuso nelle pinete dell’area mediterranea, dove provoca defogliazioni e disseccamenti. I rischi per la salute umana, ma anche quella degli animali domestici, sono legati ai fenomeni irritativi provocati dall’eventuale contatto con i peli urticanti delle larve. Come si combatte? Lo spiega il Servizio Foreste e Fauna provinciale, che ricorda ciò che si deve fare e sapere.

La processionaria del pino, Traumatocampa pityocampa, Denis & Schiffermüller, è un Lepidottero ampiamente diffuso nelle pinete dell’area mediterranea, dove provoca defogliazioni e disseccamenti ed è naturalmente presente da secoli in quasi tutte le vallate del Trentino, dal fondovalle fino a circa 1400 m di quota.

Si tratta di una specie termofila (amante del caldo) con una distribuzione spaziale determinata dalle condizioni climatiche locali (in particolare da temperatura e radiazione solare) e con un andamento temporale caratterizzato da pullulazioni periodiche con picchi, in ambiente alpino, ogni 7-8 anni. Peraltro, negli ultimi decenni segnati dal cambiamento climatico in atto, sia la distribuzione, sia la periodicità sono andate via via modificandosi quale risposta adattativa della specie.

In provincia di Trento le pullulazioni della processionaria del pino interessano mediamente circa 3000 ettari all’anno (30 chilometri quadrati) di formazioni artificiali e naturali di pino. In particolare, la media era più alta negli anni ’90 rispetto all’ultimo decennio, con un trend generale di riduzione dell’area totale infestata (che nel 1992 era di oltre 7000 ettari), fatto imputabile agli interventi di sostituzione progressiva del pino con latifoglie autoctone in molti boschi di fondovalle.

L’unica evidenza di espansione ancora in atto è quella relativa all’innalzamento di quota (da 1000 a 1400 m s.l.m. circa) e progressiva colonizzazione di valli a clima più tipicamente continentale. Tali eventi sono in buona parte spiegabili con l’aumento della temperatura registrato negli ultimi decenni.

Non esistono misure efficaci per evitare l’espandersi della processionaria, ma solo metodi di controllo utili a contenere le popolazioni, da applicare soprattutto negli anni di forte infestazione e nelle aree più a rischio (vicino a centri abitati e lungo la viabilità). Nessun intervento di controllo è tuttavia in grado di impedire che nuovi aumenti della popolazione del lepidottero si ripresentino a distanza di tempo.

Più che per i danni alle pinete, la problematica è data dalle implicazioni igienico-sanitarie, derivanti dei fenomeni irritativi provocati dall’eventuale contatto con i peli urticanti delle larve da parte di persone e animali domestici, soprattutto nel periodo di discesa delle larve verso il terreno, per lo più da inizio marzo a fine aprile. Negli altri periodi non vi sono rischi per salute, se non a seguito di contatto diretto con i nidi o con le piante infestate.

La lotta contro la processionaria del pino, resa obbligatoria dal D.M. 30 ottobre 2007 “Disposizioni per la lotta obbligatoria contro la processionaria del pino Traumatocampa (Thaumetopoea) pityocampa (Den. et Schiff)”, è attuata in Trentino attraverso la deliberazione della Giunta provinciale n. 2874 del 14 dicembre 2007, con cui sono state approvate le “Modalità di intervento contro la Processionaria del pino” da adottare a cura dei proprietari o dei conduttori dei terreni in cui si trovano le piante infestate; le problematiche generate dagli aspetti di rischio sanitario fanno, peraltro, capo all’Autorità sanitaria (Sindaco).

I citati provvedimenti sono stati ufficialmente pubblicati e trasmessi ai soggetti competenti, in primis ai Comuni, per la successiva applicazione ed ulteriore pubblicizzazione. Successivamente è stata nuovamente sottolineata l’importanza nei confronti delle amministrazioni comunali, nonché del Servizio Gestione strade della Provincia autonoma di Trento, dell’applicazione delle disposizioni sulla lotta obbligatoria alla Processionaria del pino, fornendo indicazioni su condizioni e modalità di intervento.

Oltre agli interventi selvicolturali di sostituzione del pino nero con altre specie, alla raccolta manuale e alla distruzione dei nidi, il metodo più efficace e più usato negli anni recenti è il trattamento microbiologico con Bacillus thuringiensis kurstaki (Btk), nelle zone accessibili con mezzi meccanici o aerei (vengono utilizzati dei potenti atomizzatori). Peraltro, quest’ultimo è attualmente non applicabile ai sensi del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, anche se il Piano è in fase di revisione con la ricerca, a livello nazionale, di una soluzione che permetta di superare la limitazione all’uso dei Btk.

Altri sistemi di contrasto, applicabili soprattutto in contesti urbani/periurbani sono l’endoterapia (iniezione di insetticida direttamente nel tronco) o la raccolta meccanica, al momento della discesa delle larve dalle piante, tramite trappola-collare da posizionare intorno al tronco della pianta, con la successiva distruzione dei bruchi.

Una volta che in primavera le larve sono scese dalle piante e si sono rifugiate nel terreno sotto forma di crisalide, per sfarfallare durante l’estate dello stesso anno o anche degli anni successivi, non vi è più alcun rischio urticante fino alla primavera seguente. A quel punto i resti dei nidi vecchi sulle piante diventano solo una questione estetica, che si risolve naturalmente con pioggia e vento, anche se rimane buona norma evitare il contatto diretto con gli stessi.

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02/03/2020, 16:06
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PSR 2014-2020, adottate indicazioni per investire tutte le risorse disponibili e raggiungere gli obiettivi di spesa

Sostegno all’agricoltura, si va verso l’utilizzo di tutte le risorse disponibili. Con un provvedimento proposto dall’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli, visto l’approssimarsi della chiusura dell’attuale programmazione, la Giunta provinciale ha infatti adottato indicazioni operative per ottimizzare l’utilizzo delle risorse ancora disponibili del piano finanziario del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, accogliendo un numero maggiore di domande presentate sui diversi bandi, in particolare per contributi per investimenti nelle aziende e per i premi. Questo in considerazione del fatto che le domande presentate sui diversi bandi sono numerose e assommano richieste di aiuti superiori ai budget disponibili.





E’ in atto, a livello, comunitario, un complesso processo di riforma della Politica Agricola Comune. L’Unione Europea sta per approvare alcuni regolamenti per gestire la fase di transizione verso la nuova PAC. La possibilità di utilizzare fondi della prossima programmazione per finanziare misure previste nell’attuale PSR (utilizzo di fondi nuovi con regole vecchie) è vincolata al pieno utilizzo, almeno in termini di autorizzazioni di spesa, dei budget attualmente assegnati nel PSR 2014-2020 della Provincia. E’ quindi necessario utilizzare a pieno gli stanziamenti del PSR permettendo il rapido utilizzo di tutti i fondi previsti nel piano finanziario. Per questo sono state adottate queste prime indicazioni, a cui faranno seguito altre più specifiche sulle modalità operative nel periodo di transizione verso le Politica Agricola dopo il 2020, che saranno formulate ad avvenuta approvazione dei nuovi regolamenti comunitari adottati per gestire la fase transitoria. Le indicazioni adottate prevedono il rispetto dei limiti di budget stabiliti per ogni Operazione e ogni Focus Area. Attualmente la Provincia autonoma di Trento ha già impegnato l'86% e programmato a bando il 99% dei fondi.

Queste le decisioni adottate:

- per le Operazioni 4.1.1 “Sostegno ad investimenti nelle aziende agricole” e 4.2.1 “Trasformazione dei prodotti agricoli” è stata prevista la possibilità, per gli ultimi bandi, di uno scorrimento nelle graduatorie delle domande sino al 30 novembre 2020 (per poter finanziare più domande con risorse che potranno arrivare anche da economie, dinieghi, rinunce e revoche di domande);

- per le Misure 10 “Pagamenti agro-climatico-ambientali” e 11 “Agricoltura biologica” sono state previste queste possibilità:

A. per i beneficiari dei contributi che (a fronte di un premio) hanno completato il quinquennio di impegno nel 2019 è ammessa la possibilità di presentare unicamente domanda “per il proseguimento di impegno per un ulteriore anno”, utilizzando la formula del “5+1”. Queste aziende non possono instaurare un nuovo impegno;

B. per i beneficiari che hanno iniziato il quinquennio di impegno dal 2016 in poi, e non l’hanno ancora concluso, è ammessa la possibilità di presentare unicamente domanda “per il proseguimento di impegno”;

C. per i beneficiari che non hanno impegni in corso (a livello di singola operazione) è ammessa la possibilità di presentare nuove domande (secondo le procedure previste dal bando approvato con deliberazione della Giunta provinciale nr. 779/2017 e successive modificazioni);

D. per i beneficiari che hanno completato il quinquennio di impegno nel 2019 sulla Misura 11 non è prevista la possibilità di presentare domanda ai sensi dell’Operazione 10.1.1; non è ammessa nemmeno la possibilità opposta.

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20/03/2020, 15:33
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Difesa in frutticoltura, ok alle misure per la lotta alla cimice asiatica
Via libera alla vespa samurai dalla Conferenza Stato-Regioni: a giugno iniziano i lanci della FEM, intanto è partita la campagna fitosanitaria

Le preoccupazioni per l’emergenza sanitaria legata a Covid-19 si accompagnano per i frutticoltori alle apprensioni per la crescita della popolazione di cimice asiatica che secondo le previsioni di FEM avverrà nei prossimi mesi con un allargamento, in Trentino, anche in Valsugana e nella bassa Val di Non. Per preservare i frutteti da questa e altre avversità è partita, intanto, la campagna fitosanitaria, mentre la Conferenza Stato-Regioni ha dato nei giorni scorsi il parere positivo ai decreti sull’impiego dell’antagonista naturale della cimice: la vespa samurai. La FEM ne prevede il rilascio a giugno, ma intanto nei laboratori di San Michele, grazie anche al sostegno finanziario assicurato dalla Provincia autonoma di Trento, si prosegue incessantemente l’allevamento delle cimici - 12 mila esemplari raccolti - per ottenere uova sufficienti sulle quali moltiplicare il parassitoide.
I lanci inizieranno durante l’estate, ma il percorso per il contenimento sarà lungo e ci vorranno, come minimo, tre anni per iniziare a ristabilire l’equilibrio ecologico nei frutteti. In stretto raccordo con la PAT, in attuazione del Piano di contrasto alla cimice elaborato dalla Provincia stessa con il concorso di tutte le componenti, è tutto quindi pronto per dare avvio a questa importante operazione di riequilibrio ecologico, la prima in Europa dopo anni nei quali l’inerzia legislativa ne impediva l’implementazione.

Danni da cimice e previsioni in Trentino
Lo scorso anno, già alcune aziende collocate sull’asta dell’Adige, hanno conosciuto la potenziale dannosità della cimice, registrando perdite o deprezzamento di prodotto che superavano il 30%. Secondo i modelli di espansione messi a punto dalla FEM si prevede un allargamento delle aree soggette a forte infestazione, che si estenderanno molto probabilmente alla Valsugana e alla bassa Val di Non.
Partita la campagna fitosanitaria nei frutteti
Sulla base di queste previsioni, e in attesa che siano messi a disposizione i parassitoidi specifici efficaci per ristabilire l’equilibrio dell’ecosistema frutteto, si è dato avvio alla campagna fitosanitaria cercando di fare economia dei pochi strumenti di lotta a disposizione, sulla base di una strategia che deve dimostrarsi efficace nel preservare le mele dall’attacco di questo e delle numerose altre avversità biotiche che affliggeranno la melicoltura nel corso dei prossimi sei-sette mesi che ci separano dalla raccolta.
Via libera della Conferenza Stato-Regioni al rilascio della vespa samurai
Intanto ha fatto ulteriori passi in avanti il procedimento di approvazione del decreto ministeriale che dovrà regolamentare il rilascio dell’antagonista specifico, il parassitoide Trissolcus japonicus. Il 27 marzo scorso si è tenuta la riunione della Commissione degli Assessori regionali all’Ambiente che ha espresso parere favorevole al decreto ministeriale che fissa i criteri per l’immissione delle specie autoctone e il 30 marzo la Conferenza Stato-Regioni ha espresso il parere definitivo, ultimo atto che precede la pubblicazione del decreto ministeriale: ciò darà finalmente modo alle regioni di presentare la domanda al Ministero dell’Ambiente per ottenere l’autorizzazione ad eseguire i primi lanci in campo.
Raccolta massale e programmazione dei rilasci del parassitoide
Proprio in previsione di questa possibilità la FEM si è mossa con largo anticipo, in accordo con l’Assessorato provinciale, promuovendo una raccolta massale di cimici (raccolti oltre 12.000 individui) da mettere in allevamento per ottenere uova sufficienti sulle quali moltiplicare il parassitoide che, ottenuta l’autorizzazione, saranno rilasciate in campo a partire da giugno.
Le procedure di rilascio comprendono: la scelta dei siti, le loro caratteristiche ecologiche e la loro numerosità, la tempistica e i quantitativi di parassitoide da rilasciare per ciascun sito, le modalità di valutazione dell’efficacia di insediamento e degli eventuali effetti negativi. Tali procedure sono state concordate al tavolo di coordinamento nazionale e per il Trentino, l’insieme di queste attività è stato coordinato da FEM in stretto raccordo con il Servizio Fitosanitario Provinciale.
Per il riequilibrio tempi lunghi: tre anni e tanta costanza
La Fondazione Edmund Mach precisa che l’operazione richiederà tempo (non ci si aspetta il contenimento dei danni nei primi tre anni) e costanza: sarà infatti necessario ripetere i rilasci 2-3 volte all’anno per almeno tre anni. L’obiettivo è quello di far insediare il parassitoide negli ambienti naturali, boschi, siepi, aree non coltivate, laddove ci sono piante ospiti per la cimice che ne consentono la riproduzione e da dove la cimice può migrare massicciamente nelle colture agricole. Non è, quindi, una operazione di lotta diretta alla popolazione di cimice insediata nel frutteto, ma un intervento indiretto di controllo della popolazione nell’ambiente che solo successivamente si concretizzerà in una riduzione della pressione di infestazione verso la coltura e di conseguenza nella riduzione, se non addirittura l’eliminazione, dei trattamenti chimici per questo fitofago.
Queste previsioni sono fatte sulla base dell’esperienza maturata dall’allora Istituto Agrario nei primi anni del Duemila quando la lotta biologica aveva interessato il castagno per combattere la vespa cinese. Prima ancora negli anni Novanta la lotta biologica era stata applicata per il controllo della Metcalfa pruinosa che infestava le colture agrarie e le alberate cittadine. Poi, nel 2004, questo approccio era stato bloccato dalla normativa nazionale.
L’impegno di FEM per la sostenibilità
Da sempre FEM è all’avanguardia nella ricerca, sperimentazione e nel trasferimento tecnologico di metodi, strumenti e prodotti che favoriscano la sostenibilità in agricoltura. Il progetto di lotta biologica alla cimice asiatica si inserisce nella più ampia attività di ricerca di alternative agli insetticidi di sintesi impiegati per il controllo delle avversità che affliggono la frutti-viticoltura: un settore di attività insito nella mission della FEM, e per il quale la Fondazione si è guadagnata un’autorevolezza internazionale.
Grazie, infatti, al lavoro di ricerca e sperimentazione è stato possibile sostituire gradualmente molecole giudicate pericolose per l’uomo e l’ambiente con alternative meno o per nulla impattanti. “Tanto è stato fatto, ma ancora molte sfide rimangono da affrontare – spiega Claudio Ioriatti, dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico-. La tensione verso l’obiettivo di fare della nostra agricoltura un esempio internazionale di produzione sostenibile non è mai venuta meno. Siamo d’altra parte ben consapevoli che ogni contesto colturale, territoriale, climatico e merceologico, richiede delle soluzioni diverse e ha tempi e modalità diverse di implementazione delle stesse. E’ un percorso certamente impegnativo, ma che affrontiamo con il conforto di poter contare sulla sincera e consapevole adesione di tutti gli attori della filiera produttiva trentina”.

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03/04/2020, 8:57
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Trent'anni dopo Rio parte anche da San Michele l’appello per una gestione d’insieme della biodiversità
“La biodiversità va protetta”. Science pubblica l’appello mondiale di 20 ricercatori. C’è anche la FEM

Esperti di conservazione uniti per salvaguardare la biodiversità di tutte le specie nel mondo. E’ stato pubblicato sulla rivista Science l’appello sottoscritto da 20 ricercatori, tra cui Cristiano Vernesi della Fondazione Edmund Mach, che mira a promuovere un piano di azione per proteggere la diversità genetica di tutte le specie animali e vegetali sul pianeta.
L'assunto di partenza è molto semplice: solo in presenza di una sufficiente diversità genetica le popolazioni naturali di qualsiasi specie possono affrontare la sfida del cambiamento globale ovvero del cambiamento del clima e dell'uso del suolo.
L’appello dei ricercatori, deciso nel corso di una recente Training School della COST Action G-BiKE presieduta da Cristiano Vernesi della FEM, ha raccolto molta attenzione da parte della comunità scientifica e dei media internazionali, tanto da essere ripreso anche dalla BBC.

Nel summit mondiale svoltosi nel 1992 a Rio de Janeiro, i leader mondiali concordarono una strategia globale di "sviluppo sostenibile" che include tra i suoi pilastri fondamentali la Convenzione sulla Diversità Biologica sottoscritta, ad oggi, da 193 Paesi e nota per aver portato alla definizione di biodiversità come la conosciamo oggi.
In questo quadro recentemente la Conferenza della Parti ha concordato e pubblicato una prima bozza sulla strategia post-2020 in cui, però, la diversità genetica sarebbe menzionata tangenzialmente e soprattutto sarebbe esclusivamente riferita alle specie domestiche e di interesse agricolo.
La questione ha indotto un gruppo di circa 20 ricercatori da tutto il mondo a intervenire attivamente scrivendo una lettera, pubblicata di recente, sulla rivista internazionale Science. Nel documento si afferma che la diversità genetica dovrebbe essere messa al centro per tutte le specie, siano esse selvatiche o no, in ogni programma di gestione e conservazione della biodiversità. Nuovi obiettivi saranno concordati alla Convenzione sulla diversità biologica di ottobre.

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06/04/2020, 11:41
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Replica dell’assessore provinciale Giulia Zanotelli

Cinghiali: la Provincia non si è dimenticata del problema e non è stata ferma

A seguito di alcune osservazioni comparse oggi sulla stampa che riferiscono di un presunto immobilismo della Giunta sul tema dei cinghiali, l’assessore provinciale all’agricoltura, foreste e fauna, Giulia Zanotelli replica ricordando quali sono state al contrario le azioni messe in campo in questi primi due anni di Legislatura.
“Va detto subito - esordisce l’assessore - che il problema del cinghiale, della sua vasta diffusione e dell’impatto pesante sull’agricoltura trentina, non è nato certo negli ultimi 24 mesi e tutti sono consapevoli che l’eradicazione di questa specie non è di fatto possibile. Inoltre, va considerato che l'emergenza Covid-19 ha portato in questi mesi al blocco totale delle azioni di controllo che, compatibilmente con l'allentamento delle misure, sarà possibile riprendere con la fattiva collaborazione della componente venatoria”.
"Nei primi mesi di insediamento - prosegue Zanotelli - è stato istituito un Tavolo composto da sindacati agricoli, Associazione Cacciatori e Provincia. Questo ha dato esito alla nuova disciplina per il controllo dei cinghiali, volta a semplificare alcune procedure amministrative e a potenziare l'intervento dei controllori, per rendere più incisiva ed efficiente l'azione di controllo (delibera n. 1183 del 1 agosto 2019 e n. 1322 del 30 agosto 2019). A testimonianza dell’efficacia dell’azione messa in campo e dell’impegno assicurato dalla componente venatoria, mi preme ricordare che nel corso del 2019 sono stati abbattuti 583 cinghiali, risultato massimo mai raggiunto fino ad oggi. Nel frattempo, in queste settimane il Servizio foreste e fauna ha lavorato insieme all’Associazione cacciatori per un’ulteriore semplificazione delle procedure; cosa che sarà oggetto di una delibera della Giunta provinciale nelle prossime settimane. Inoltre si è dato incarico ai forestali di intervenire nei luoghi maggiormente colpiti dalla presenza del cinghiale, tanto è vero che negli scorsi giorni il Dirigente del Servizio foreste e fauna ha anche contattato alcune amministrazioni comunali per informarle delle iniziative messe in cantiere".

"Stupisce inoltre - conclude l’assessore - che proprio Flavio Sandri dichiari “stiamo sollecitando un intervento risolutore ma finora i risultati tardano ad arrivare”. Infatti proprio mercoledì vi è stata una videoconferenza del Tavolo verde durante la quale, tra i vari argomenti trattati, tra cui la presentazione del disegno di legge n. 55 di iniziativa della Giunta provinciale legato alla pandemia, si è entrati nel merito del problema cinghiali spiegando le azioni messe in atto dalla Provincia (poc'anzi descritte) con la collaborazione dei diversi soggetti. Una soluzione definitiva purtroppo non esiste, come già ribadito più volte anche agli agricoltori interessati dal problema incontrati durante gli scorsi mesi. Infatti, non è di fatto possibile prevedere un’eradicazione completa, e, quindi, con la collaborazione di tutte le componenti, cacciatori e agricoltori in primis, si deve dare continuità alle azioni già programmate volte a contenere sia la crescita numerica di questa specie, sia la sua diffusione territoriale. A questo proposito, colgo l'occasione per ringraziare nuovamente sia i forestali sia i cacciatori per lo sforzo costante sul controllo del cinghiale, certa che la responsabilità di tutte le parti coinvolte proseguirà in questa direzione".

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01/05/2020, 17:20
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L'attività di esbosco e ripristino dei boschi danneggiati è stata autorizzata dal Dpcm del 10 aprile nonostante il lockdown

Vaia: pubblicato il secondo Report sull'attuazione del Piano di Azione

Anche durante l'emergenza pandemia le attività forestali legate al dopo-Vaia hanno potuto continuare. Il Dpcm del 10 aprile scorso, infatti, ha autorizzato la loro piena ripresa nonostante il lockdown dovuto al Coronavirus, consentendo così di riavviare gli interventi previsti dal Piano d’Azione Vaia, sia per ciò che riguarda il ripristino ed adeguamento delle infrastrutture, sia nella parte di utilizzazione delle piante schiantate.
La recente pubblicazione del Report riguardante lo stato d’attuazione a fine 2019 del Piano d’Azione offre l’occasione di tracciare un primo bilancio delle molte attività sinora realizzate. In Trentino il danno alle foreste è stato molto rilevante. L’area colpita da schianti è risultata essere di 19.500 ha, di cui 12.500 danneggiati in maniera consistente. Da subito l’Amministrazione provinciale ha elaborato uno specifico Piano operativo per la gestione della situazione emergenziale, occupandosi nella prima fase prevalentemente di ripristino delle infrastrutture forestali, della formazione degli addetti ai lavori di taglio boschivo, di monitoraggi fitosanitari, di coordinamento delle attività di vendita e utilizzazione del legname schiantato e di pianificazione delle successive attività di ricostituzione.

Nel rapporto, disponibile anche sul sito del Servizio foreste e fauna della Provincia (https://forestefauna.provincia.tn.it/Do ... embre-2019) tutti i dati e gli aggiornamenti riguardanti le attività effettuate fino allo scorso dicembre 2019.

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04/05/2020, 16:30
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A partire da metà giugno saranno lanciati in campo i parassitoidi per contrastare la cimice

Vespa samurai, iniziato l’allevamento in FEM: tra un mese i lanci in campo

Sono una ventina i siti al momento individuati in Trentino in cui verranno effettuati a partire dalla metà di giugno i lanci della vespa samurai utili a contrastare la diffusione della cimice asiatica marmorata. Il gruppo di lavoro della Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con il Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (UniTrento-FEM), ha però in programma di raddoppiarli. Intanto è iniziato quindici giorni fa, nell’ambito dello specifico progetto per la lotta biologica SWAT, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, l’allevamento del Trissolcus japonicus specializzato nel parassitizzare le uova di cimice sulla base del primo prezioso nucleo di microvespe da moltiplicare arrivato dal CREA.

Nonostante l’emergenza Covid-19 ricercatori e tecnici sono, dunque, in piena attività, soprattutto dopo il via libera ai rilasci della Conferenza Stato-Regioni, e assicurano che la vespina, che si riproduce a spese del suo ospite deponendo le proprie uova all'interno delle uova della cimice asiatica, è assolutamente innocua per l'uomo e per gli altri organismi. In parallelo sta procedendo l’allevamento della cimice: ad oggi grazie al piano di raccolta che ha coinvolto i cittadini sono stati raccolti oltre 17 mila esemplari che hanno già prodotto oltre 1200 ovature. Ma la raccolta non si è fermata, anzi l’obiettivo è raggiungere quota 30 mila.

L’assessore provinciale all’agricoltura, Giulia Zanotelli, esprime grande soddisfazione per questo ulteriore traguardo che sarà raggiunto a breve con i lanci della vespa samurai. “Ciò -evidenzia Zanotelli- è frutto di un percorso che ha visto Provincia, Fondazione Mach e mondo agricolo lavorare fianco a fianco, arrivando anche all’istituzione negli scorsi mesi del Piano provinciale di contrasto alla cimice i cui contenuti sono già stati in larga parte attuati. Ringraziamo la Fondazione Mach del grande lavoro svolto, sottolineando che la stessa sta lavorando tra le altre cose anche sulla lotta biologica alla Drosophila suzukii. Sul tema più generale delle fitopatie l’Assessorato non è mai stato fermo in questi due anni e continuerà a portare avanti con i soggetti preposti progetti e dialogo”.
I lanci: si inizia a metà giugno, individuati 20 siti con l’obiettivo di raddoppiarli
Saranno rilasciate 100 femmine di vespine samurai, T. japonicus, in ambienti semi-naturali caratterizzati da presenza di colture agrarie (frutteti), margini boschivi e a ridotto input chimico che permetteranno alla specie di insediarsi nel territorio. I punti sono stati distribuiti in tutte le zone a maggior presenza della cimice asiatica, cercando di garantire rilasci in Val di Non, Piana Rotaliana, Val di Cembra, Val d’Adige, Valsugana, Vallagarina, Alto Garda e Valle Laghi.
A seconda della disponibilità di ovature di cimice è intenzione del gruppo di lavoro FEM incrementare il numero di siti. I lanci verranno effettuati in concomitanza con il picco della deposizione delle uova da parte della cimice asiatica (giugno-luglio) in modo da massimizzare il successo dell’operazione. La tempistica precisa verrà stabilita in base ai dati del monitoraggio.
FEM nel programma nazionale di lotta biologica
FEM ha aderito al piano operativo del programma nazionale di lotta biologica per il controllo della cimice asiatica (Halyomorpha halys) mediante l'impiego del suo antagonista naturale: Trissolcus japonicus, un imenottero di ridotte dimensioni (1,3 mm), il principale agente di controllo della cimice asiatica in Cina, che in Trentino è stato individuato nel mese di settembre scorso.
La cimice asiatica è una specie invasiva originaria dell’Asia orientale. Fuori dal suo areale originario, ed anche in Trentino dal 2016, è divenuto il fitofago chiave in numerosi agroecosistemi causando ingenti danni economici su colture arboree come melo, pero e pesco, nonché su molte orticole.
Progetto SWAT, FEM in prima linea in campo e nei laboratori
Sulla base di tali sviluppi e grazie agli investimenti in competenze e strutture di FEM e PAT, il gruppo di lavoro sulla lotta biologica si è organizzato in un progetto triennale chiamato SWAT, acronimo di Samurai Wasps Action Team. SWAT è rappresentato nei tavoli nazionali in cui si stanno discutendo le strategie di lotta biologica alla cimice.
Il progetto SWAT prevede di sviluppare un programma di lotta biologica classica anche nei confronti di un’altra devastante specie aliena invasiva, Drosophila suzukii, il moscerino asiatico che dal 2009/2010 sta procurando danni ingenti alla produzione di ciliegie e piccoli frutti in Trentino.
Il gruppo di lavoro
Per far fronte quindi a questa minaccia è stato creato all’inizio del 2019 un gruppo operativo a San Michele all’Adige che coinvolge ricercatori e tecnici della Fondazione Edmund Mach (Centro Ricerca e Innovazione e Centro Trasferimento Tecnologico) e del Centro Agricoltura Alimenti e Ambiente (FEM-Università di Trento) per il coordinamento di tutte le attività di ricerca e sperimentazione in corso su questo tema.
Grazie al lavoro di monitoraggio condotto in questo progetto è stato possibile rilevare per la prima volta la presenza sul territorio trentino delle due specie esotiche Trissolcus japonicus, la cosiddetta microvespa samurai, e Trissolcus mitsukurii. Queste due specie sono i due principali antagonisti naturali della cimice in Asia e la loro presenza in equilibrio con il fitofago impedisce pullulazioni devastanti della cimice nelle aree di origine. Essi sono probabilmente arrivati in Europa in maniera accidentale seguendo le stesse rotte di invasione del loro ospite. La loro presenza sul nostro territorio ha aperto prospettive importanti per un controllo sostenibile ed integrato della cimice asiatica nei nostri ambienti in cui la lotta biologica classica costituisca il metodo più efficace e duraturo, soprattutto alla luce del nuovo quadro normativo nazionale in materia.
Le novità normative
Sulla spinta infatti dell’emergenza cimice asiatica, una nuova normativa nazionale è stata recentemente promulgata (pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale 05/09/19, del D.P.R. 5 luglio 2019 n. 102). La nuova legge, dopo anni di chiusura totale, regola l'immissione sul territorio di specie e popolazioni non autoctone ed i criteri per tali immissioni ai fini di lotta biologica sono contenuti in un successivo decreto attuativo pubblicato nel mese di aprile 2020.
Il Crea di Firenze, come capofila nazionale del tavolo di lavoro sulla lotta biologica alla cimice asiatica, ha prodotto uno specifico studio di valutazione del rischio al fine di richiedere la definitiva autorizzazione al rilascio della microvespa samurai, consegnando tale studio alle regioni, le quali nei giorni scorsi hanno sottomesso la richiesta formale al Ministero dell’ambiente. Si tratta delle province di Trento e Bolzano, e delle regioni Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto.

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19/05/2020, 16:15
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Centinaia le aree controllate e 162 i campioni analizzati tra melo, pero, rosacee ornamentali

Colpo di fuoco, estensione in val di Non, Vallagarina e Basso Sarca. La FEM: “sorvegliate bene i frutteti e attenzione alle piante ornamentali”

Il colpo di fuoco batterico, che sta allarmando l’intera Valsugana, si sta diffondendo in altre zone della provincia di Trento. Dall’8 giugno all’8 luglio i tecnici FEM costantemente impegnati nei monitoraggi hanno rilevato alcuni casi anche in valle di Non, Vallagarina e Basso Sarca. L’ufficio fitosanitario della PAT informa che in settimana saranno estese a tutto il territorio provinciale le misure emergenziali individuate il primo giugno per la Valsugana.





Come riportato nell’ultimo notiziario frutticoltura del Centro Trasferimento Tecnologico è stato rilevato un caso su melo a Pomarolo (varietà Cripps Red Joya®) e 9 in Val di Non (varietà: Gala, Golden D., Gradisca Enjoy®, Roho 3615-Evelina®, Fengapi-Tessa®, Fuji e Kizuri-Morgana®), di cui 6 sono frutteti messi a dimora nel 2020, mentre i restanti sono impianti in produzione (anno di impianto: 2014, 2016, 2017). In tutte le situazioni i sintomi riguardavano una parte della pianta, per cui si sono asportate alcune branchette e non è stato necessario estirpare l'intera pianta sintomatica. Nessuna segnalazione su melo è pervenuta dalle altre aree frutticole, mentre un campione sintomatico su nespolo è stato riscontrato nella zona di Arco.

Monitoraggio e diagnosi: tutti i numeri
ll controllo del territorio è stato effettuato, come nelle scorse annate, in maniera capillare. Sono stati effettuati centinaia di controlli oltre ai 234 nei punti inseriti nella rete di monitoraggio ufficiale. All’azione di sorveglianza si affianca l’attività del Laboratorio di Diagnosi Fitopatologica necessaria per verificare la presenza del batterio Erwinia amylovora. Ad oggi sono stati analizzati 162 campioni tra melo, pero, rosacee ornamentali (rosa, sorbo, cotogno, nespolo, cotognastro, biancospino, piracanta). Il 48% delle 145 analisi concluse è risultato infetto da colpo di fuoco batterico. Il tempo medio per un risultato diagnostico è stato di 4-5 giorni.

Numero Whatsapp: segnalate le piante sospette
Per aiutare i cittadini a riconoscere i sintomi del colpo di fuoco batterico e segnalare eventuali piante infette la Fondazione Edmund Mach in stretto raccordo con l'Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento ha attivato, nei giorni scorsi, il numero Whatsapp 335 8484120.
A questo numero si possono inviare le fotografie dei sintomi e altre informazioni utili per il riconoscimento per ricevere in breve tempo la risposta degli esperti ed eventuali indicazioni.

Sito dedicato
E’ stato creato un sito tutto dedicato alle emergenze fitosanitarie, https://fitoemergenze.fmach.it/ dove è possibile trovare molte informazioni, scaricare il volantino e il manifesto aggiornati che sono stati inviati capillarmente a tutti i comuni colpiti.

Attenzione alle piante ornamentali
I risultati dei monitoraggi mostrano, oltre alla diffusione su melo e pero, anche un aumento sulle specie ornamentali e spontanee trovate infette in giardini, aiuole, parchi e alberature: si tratta, soprattutto, di sorbo, nespolo, biancospino, cotogno, cotognastro, rosa.

Cosa fare in caso di piante infette. La sorveglianza dei frutteti è di fondamentale ma anche monitorare giardini e bordure. E’ obbligatorio l’asporto delle parti vegetali colpite dalla malattia che vanno distrutte bruciandole sul posto, senza la necessità di analisi batteriologiche di conferma. Eventualmente, in attesa della bruciatura, non abbandonare il materiale asportato all'aperto ma contenerlo in sacchi ben chiusi per non disperdere il batterio. Controllare nuovamente tutti i frutteti dopo alcuni giorni dopo il rinvenimento della malattia. Segnalare in ogni caso la presenza di piante sintomatiche o sospette al tecnico di zona. Al termine delle operazioni di taglio e potatura è di fondamentale importanza la pulizia e il lavaggio con prodotti disinfettanti degli strumenti utilizzati.

Contatti
Per segnalazioni o richiesta di informazioni si prega di contattare il tecnico di zona. Per ulteriori approfondimenti https://fitoemergenze.fmach.it/ Per inviare fotografie delle piante sospette per il riconoscimento della malattia, numero Whatsapp 335.8484120- Contatto mail e telefono Ufficio fitosanitario PAT 0461 495660 serv.agricoltura@provincia.tn.it, Fondazione E. Mach Centro Trasferimento Tecnologico 0461 615461 info.ctt@fmach.it

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20/07/2020, 15:13
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L'intervento previsto dalla Giunta con l'assestamento di bilancio per contrastare la diffusione dell'insetto

Bostrico, stanziamento di 1,5 milioni per sostenere le imprese boschive

Il contrasto alla diffusione del bostrico nei boschi del Trentino è sostenuto dalla Giunta provinciale con stanziamenti ad hoc inseriti nella manovra di assestamento di bilancio, in discussione a partire da oggi in consiglio provinciale. Come anticipato in mattinata dall'assessore all'agricoltura, foreste, caccia e pesca, l'Amministrazione provinciale ha previsto un investimento di 1,5 milioni di euro da mettere in campo, attraverso un incentivo a metro cubo netto di legname utilizzato a favore delle imprese boschive. Un analogo intervento è allo studio per i proprietari che utilizzano in forma diretta il legname schiantato o attaccato dal bostrico. Il Servizio Foreste e fauna impiegherà peraltro una parte delle proprie squadre di operai forestali per rafforzare il lavoro delle imprese private.

L'emergenza bostrico si è manifestata in particolare nel corso dell'ultima primavera. L'insetto è normalmente presente nei boschi di abete rosso, ma grazie ai trattamenti selvicolturali degli ultimi decenni – ispirati al rispetto degli equilibri naturali – fino a quest'anno non si erano mai registrate catastrofiche pullulazioni. La tempesta Vaia, che ha raso al suolo oltre 40mila ettari di bosco, ha ricreato le condizioni ideali per favorire l'alimentazione e la riproduzione del bostrico, che passa dal legno atterrato alle piante in piedi. Queste ultime, indebolite dalla tempesta, in alcuni casi non sono state in grado di reagire agli attacchi degli insetti che, scavando reti di gallerie sotto la corteccia ne hanno provocato la morte.

In molte valli del Trentino, purtroppo, si stanno creando le condizioni favorevoli ad una diffusione del coleottero. Gli schianti, ormai secchi a quasi due anni da Vaia, non risultano più attrattivi e così il bostrico attacca le piante in piedi sopravvissute al vento. È dunque fondamentale procedere con il recupero degli schianti: nonostante il grande impegno profuso da imprese boschive, proprietari e amministrazioni pubbliche, rimane ancora a terra una significativa quantità di legname, da un lato per l’emergenza Covid che ha bloccato a lungo il lavoro nei boschi e dall’altro per il crollo del prezzo dei questo materiale sui mercati.
Per il monitoraggio della situazione, sin dalla primavera 2019 è stata predisposta una rete capillare di 225 trappole distribuite ai margini delle aree schiantate in tutto il Trentino, controllate ogni 15 giorni nel periodo aprile-ottobre dal personale forestale della Provincia, dai custodi forestali comunali e dai tecnici della Fondazione Edmund Mach. Questi strumenti di cattura, basati su un attrattivo sessuale, hanno consentito di controllare la distribuzione, l’entità e la dinamica di crescita delle popolazioni del coleottero. Nel 2019 il monitoraggio ha permesso di accertare una presenza al di sotto dei valori considerati critici. Le trappole a feromoni sono state puntualmente riattivate nel 2020, ma già i primi controlli ad aprile e maggio manifestano chiaramente la tendenza ad un forte incremento della popolazione.
L’unico strumento di lotta al bostrico è il taglio e l’immediato allontanamento delle piante compromesse, in modo da prevenire l’uscita degli adulti e la diffusione del contagio su altre piante. Per questo, l'assessore alle foreste è intervenuta con uno stanziamento per sostenere il recupero dei tronchi e bloccare la diffusione di eventuali attacchi di bostrico. Il Servizio foreste e fauna, assieme alla Fem, continuerà a monitorare il fenomeno, che ieri è stato oggetto di un importante momento di confronto in seno al Consiglio delle autonomie locali.


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24/07/2020, 20:49
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Prosegue l’operazione FEM di rilascio dell’antagonista della cimice asiatica
Vespine contro cimici: avanti con i lanci, terzo rilascio nei siti trentini

Questa settimana ha preso il via il terzo ciclo di lanci delle microvespe samurai, i parassitoidi della cimice asiatica. Si tratta dell’ultimo rilascio previsto per la stagione, che coincide con il periodo di massima attività degli adulti della generazione estiva della cimice asiatica. I rilasci verranno svolti nei numerosi siti distribuiti in Alto Garda, Valle dei Laghi, Vallagarina, Val d’Adige, Valsugana, Val di Cembra e Val di Non e saranno ultimati nella prima metà d’agosto.
Come previsto dal programma ministeriale ed in collaborazione con il Centro di Sperimentazione Laimburg e numerose Università, sono state avviate diverse prove addizionali che permetteranno di valutare in campo l'efficacia e la diffusione degli individui rilasciati.

L’attività di rilascio, che è iniziata a fine giugno, si inserisce nell’ambito dello specifico progetto per la lotta biologica SWAT, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, e più in generale e nell’ambito del programma nazionale di lotta biologica coordinato dal CREA che qualche mese fa aveva fornito alla FEM il primo nucleo di microvespe da allevare e riprodurre.
Gli ambienti identificati sono aree caratterizzate dalla presenza di colture agrarie (frutteti), margini boschivi e a ridotto input chimico che permetteranno alla specie antagonista di insediarsi nel territorio.
La FEM assicura che la vespina, che si riproduce a spese del suo ospite deponendo le proprie uova all'interno delle uova della cimice asiatica, è assolutamente innocua per l'uomo e per gli altri organismi. Per allevare la vespina è stato necessario raccogliere migliaia di esemplari di cimice asiatica e grazie alla collaborazione della cittadinanza il piano di raccolta ha portato a circa 20 mila esemplari che hanno già prodotto oltre 3200 ovature, di cui circa il 90% è idoneo per l'allevamento.
Per fornire ai cittadini informazioni precise e aggiornate sugli sviluppi della lotta biologica in provincia di Trento nei confronti della cimice asiatica e di altre specie aliene invasive tramite rilasci della vespina samurai ed altri antagonisti esotici è stato creato un sito web dedicato.

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30/07/2020, 17:42
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