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Provincia Autonoma di Trento 
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Oggi alla FEM consegna brevetti e al via il nuovo corso per 64 aspiranti imprenditori agricoli

In Trentino 80 nuovi imprenditori agricoli, a San Michele oggi la consegna degli attestati

Cresce l'interesse per il settore agricolo e il ritorno alla terra è un fenomeno in forte espansione. Oggi la professione dell'imprenditore agricolo diventa una scelta di vita e non più solo una necessità. Lo dimostrano anche i dati del corso per la qualificazione professionale in agricoltura organizzato dalla Fondazione Edmund Mach: in dieci anni le domande di partecipazione sono più che raddoppiate, tanto da rendere indispensabile la selezione in entrata.
Oggi a San Michele, alla presenza dell'assessore Michele Dallapiccola, ottanta imprenditori agricoli hanno ricevuto l'attestato del percorso di formazione biennale che consente loro di insediarsi in agricoltura. Contestualmente è partita una nuova edizione del corso con 64 aspiranti, selezionati tra una rosa di 110 candidati, che li porterà ad acquisire, fra due anni e in 600 ore di lezioni teorico-pratiche, una serie di competenze mirate alla corretta gestione di un’azienda agricola ed il brevetto professionale di imprenditore agricolo.

Dal 1986, anno di attivazione ad oggi, il corso per la qualificazione professionale dei giovani imprenditori agricoli ha registrato oltre duemila iscritti. E sempre più si tratta di giovani con una buona preparazione culturale: la metà ha un diploma di scuola superiore, uno su 10 è laureato. In merito alla partecipazione femminile, dieci anni fa le donne erano solo il 15 per cento, oggi la loro presenza è cresciuta raggiungendo il 25-30 per cento dei partecipanti.
E' un messaggio di fiducia quello lanciato oggi dall'assessore Michele Dallapiccola. “In Trentino l'esplosione di biodiversità ci permette due livelli di azione: uno molto importante, per le colture tradizionali, la mela, la vite, la vacca da latte, e dall'altro, apre enormi opportunità per chi intende diversificare: e dunque, ortaggi, erbe officinali e trasformati: nuove attività a stretto contatto col turismo. I sei milioni di ospiti che vengono a trovarci ogni anno gradiscono i prodotti locali, implementando le opportunità di vendita e di stare sul mercato anche per le piccole imprese”. L'assessore ha anche raccomandato ai giovani imprenditori l'impegno che, non deve mai mancare, dal punto di vista politico e amministrativo, di “entrare nelle istituzioni e cercare di orientarle”.
All'evento sono intervenuti il direttore generale, Sergio Menapace, il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, gli organizzatori del corso, Paolo Dalla Valle e Carlo Micheli. “Il settore agricolo darà sempre più prospettive in termini di importanza e strategicità – ha evidenziato il direttore generale, Sergio Menepace- ma richiede anche impegno, costanza, grandi investimenti. Rispetto ad altri settori, quello agricolo, soprattutto, non delocalizza: “Quindi voi investite, lavorate quotidianamente sul territorio -ha detto ai nuovi imprenditori-, in questo modo promuovete con i vostri prodotti l'immagine di tutto il Trentino”.
Un saluto a chi oggi conclude un percorso e chi ne inizia uno nuovo è arrivato anche dal dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, che ha illustrato l'offerta formativa dell'ente, mentre gli organizzatori Paolo Dalla Valle e Carlo Micheli sono entrati nel merito del corso delle 600 ore.
L’iniziativa, rivolta ai giovani tra i 18 e i 40 anni, si inserisce nell’ambito dell'attività di qualificazione professionale agricola programmata dal Centro Istruzione e Formazione grazie al finanziamento della Provincia autonoma di Trento.


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20/11/2017, 22:22
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Promosso dall'associazione "Donne in campo", presenti gli assessori Sara Ferrari e Michele Dallapiccola

"La forza femminile per la terra e l'agricoltura trentina": oggi il convegno a Palazzo delle Albere


Stamane a Palazzo delle Albere si è tenuto il convegno "La forza femminile per la terra e l'agricoltura trentina", organizzato dall'Associazione trentina “Donne in campo”, una rete di circa 50 imprenditrici agricole dalla singolare carta d'identità: promotrici di salubrità, sostenibilità e territorialità. Tante le voci presenti per celebrare i dieci anni di questa associazione, le cui socie non soltanto lavorano la terra trentina in modo sostenibile e attento alla biodiversità, ma promuovono anche il riconoscimento del valore della figura femminile in questo settore; fra i presenti gli assessori provinciali Sara Ferrari e Michele Dallapiccola, che hanno presentato da un lato lo strumento del co-manager, dall'altro il ruolo oggi delle donne nell'agricoltura trentina.

"La forza delle donne in agricoltura è cresciuto molto e sono molte le figure femminili oggi che si assumono direttamente la responsabilità di guidare un'azienda agricola. Le donne sono un pilastro fondamentale ma spesso invisibile, che va valorizzato e portato alla luce". E' stato questo il messaggio dell'assessora alla pari opportunità Sara Ferrari, che ha portato anche l'esempio trentino del co-manager. Si tratta di uno strumento che consente di conciliare impresa o libera professione e maternità, ed è stato pensato dalla Provincia una decina di anni fa attraverso un percorso collettivo, che ha coinvolti i tanti attori del territorio; la co-manager è una figura professionale che si incarica di portare avanti l'attività svolta dalla neo-mamma per tutto il tempo necessario. In dieci anni di attività sono stati avviati in Trentino 80 progetti, seguiti dall'Agenzia della Famiglia e dall'Agenzia del lavoro.

L'assessore Dallapiccola ha quindi spostato il focus sulle figure femminili in campo agricolo, protagoniste nel corso degli anni di un processo di cambiamento sostanziale: "In una società che cambia anche l'agricoltura ha seguito questo percorso e la donna da pilastro dell'azienda agricola è diventata imprenditrice. Oggi si affaccia a questo nuovo mondo agricolo quella forte sensibilità che solo il mondo femminile sa dare. Per questo vorrei parlare delle donne e del loro cuore, affinché l'amore che manifestano per la loro terra si trasferisca a tutti i trentini: acquistare prodotti della propria terra fa bene al Trentino".

Durante il convegno sono state proposte testimonianze, confronti con le “cugine” altoatesine Bäuerinnen, interventi e strumenti legislativi. In apertura Mara Baldo, presidente dell'Associazione, ha spiegato l'attenzione al cambiamento culturale e sostanziale del ruolo della donna in agricoltura e quanto queste imprenditrici agricole rappresentino anche concretamente le testimoni di un protagonismo femminile in ascesa, nell'ambito della agricoltura trentina. Quindi i racconti-testimonianza di tre donne in campo, Marisa Corradi, Chiara March e Giorgia Lorenz, filo conduttore di questo cambiamento concreto. Giovanni Kezich, direttore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina ha portato poi una riflessione generazionale sulla condizione femminile nell'universo contadino tradizionale, con l'intervento “Che la piasa, che la tasa e che la staga en casa”. Casimira Grandi, docente di Storia sociale, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento, ha proposto "Donne ed agricoltura. Sempre e solo Donne”, allargando la prospettiva all'economia. In conclusione Mara Longhin, presidente nazionale delle “Donne in Campo”, ha presentato lo stato di questa realtà italiana ormai radicata in quasi tutte le regioni.

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25/11/2017, 17:42
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Firmata stamane alla presenza dell'assessore Dallapiccola la "collaborazione commerciale" tra le due aziende
"Qualità Trentino": ora anche lo yogurt "a marchio" grazie all'accordo Latte Trento-Trentinalatte

Quando viene distrutta una stalla, come è accaduto ieri a Covelo a seguito di un incendio che ha causato la perdita di circa 60 mucche da latte, è l'intero mondo degli allevatori che ne soffre, ma proprio oggi quello stesso mondo ha un nuovo motivo per guardare con fiducia al futuro. L'ottimismo deriva dall'"accordo di collaborazione", tenuto a "battesimo" dall'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, tra Latte Trento s.c.a. e l'azienda privata Trentinalatte S.p.A. della holding tedesca Livia Group che ha il proprio stabilimento a Roverè della Luna. Con l'accordo, firmato stamane dal direttore di Latte Trento Sergio Paoli e dall'ad di Trentinalatte Massimo Pedrali, anche lo yogurt trentino di alta qualità entra nella famiglia dei prodotti a marchio "Qualità Trentino" e diventa "ambasciatore" dei prodotti caseari trentini sul mercato nazionale.

Alla firma dell'accordo è intervenuto stamane anche il sindaco di Roverè della Luna, Luca Ferrari, a dimostrazione della vicinanza delle istituzioni, Comune e Provincia, ad un'operazione destinata a riempire una casella importante nel paniere dei prodotti lattiero-caseari trentini, vale a dire lo yogurt. L'accordo, in particolare, prevede la cessione da parte di Latte Trento a favore di Trentinalatte di circa 2,8 milioni di litri all'anno di latte MQT (Marchio Qualità Trentino) e la produzione in conto lavoro di latte UHT, caciotte e altri formaggi a marchio Trentinalatte.

L'azienda di Roverè della Luna produrrà invece in conto lavoro per Latte Trento due nuove linee di yogurt a marchio Latte Trento, da latte MQT fornito dalla stessa Latte Trento: una linea con nuovo vasetto da 125 grammi (venduto in confezione singola) rivestito in materiale cartaceo, nuova ricetta e nuova grafica; una seconda linea con cluster "bipack" 125 g x 2 con nuova veste grafica, vasetti bianchi e marchio Latte Trento.

"Si tratta di una grande opportunità - ha affermato alla presentazione dell'accordo l'assessore Dallapiccola - Provincia e Comune di Roverè della Luna sono felici testimoni di questo accordo commerciale che amplia la forza del mercato latte in Trentino, attraverso un ulteriore elemento di diversificazione della produzione, ma anche a livello nazionale".

"Per noi lo yogurt ha sempre avuto una relativa importanza e ci piace molto poter riprendere il cammino su questo prodotto di eccellenza" - spiega Sergio Paoli. "Con Trentinalatte siamo in particolare sintonia. L'accordo si configura come un interscambio di prodotti e siamo molto contenti di poter aiutare Trentinalatte ad aumentare i suoi volumi di produzione e fatturato, mentre noi riusciamo a dare uno sbocco produttivo al latte che nel passato regime delle quote comunitarie dovevamo considerare come un'eccedenza penalizzando gli allevatori".

Grande soddisfazione viene manifestata per l'accordo anche dall'amministratore delegato di Trentinalatte. "E' un progetto nel quale crediamo molto" dice Massimo Pedrali; "vogliamo far tornare lo yogurt trentino sulla piazza di Trento, ma la collaborazione con Latte Trento andrà oltre, sia per quanto riguarda i prodotti che a livello logistico e commerciale. Abbiamo bisogno di aumentare i fatturati e la nostra previsione è di segnare un aumento del 28%: oggi lavoriamo infatti al 50 per cento delle nostre possibilità, vogliamo riprendere una credibilità perduta nel brand diventando produttori autorevoli per conto terzi. Entro la fine dell'anno prossimo contiamo di reintegrare tutti i lavoratori che oggi lavorano con un contratto di solidarietà e che sono il 40 per cento dei nostri 120 attuali dipendenti."

I "numeri" delle due aziende.

LATTE TRENTO s.c.a.

Vendita e produzione formaggi: circa 10 milioni di euro nel 2016

Fatturato Latte Trento e Trevilatte: 44 milioni + 9 milioni di euro circa nel 2016

Dipendenti: circa 140

Raccoglie circa 55 milioni di litri di latte

Stabilimento in via Monaco, 5 - Spini di Gardolo

TRENTINALATTE

Produzione: 22.500.000 kg di yogurt

Capacità produzione base yogurt: 29 fermentatori pari a 196.500 litri

Capacità confezionamento yogurt: 8 linee pari a 230 q/ora

Dipendenti: 122 persone, di cui 90 nei reparti produttivi (3 turni) e 32 in uffici

Stabilimento in via dell'Adige Vecchio - Roverè della Luna

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11/12/2017, 19:44
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Nei giorni scorsi a San Michele 10^ Giornata tecnica della vite e del vino per viticoltori, tecnici ed enologi
Fem: report sull'annata viticolo-enologica e focus sulle cultivar tolleranti
Focus sull'annata viticolo enologica nei giorni scorsi a San Michele all'Adige, nell'ambito della giornata tecnica della vite e del vino promossa dalla Fondazione Edmund Mach e giunta quest'anno alla sua decima edizione.
Circa 150 viticoltori, enologi e tecnici del settore hanno preso parte al tradizionale incontro di dicembre (più un'ottantina collegati in streaming), dove si è fatto il punto sulla qualità dei vini, sull'andamento fitosanitario ma anche sui primi risultati derivanti dalla coltivazione delle varietà tolleranti in Trentino, volte a minimizzare l'input chimico in campagna.

Nell'incontro tecnico di aggiornamento, moderato dal dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti, sono stati affrontati con i tecnici di San Michele diversi temi: dall’andamento fitosanitario ad alcuni risultati delle attività di sperimentazione, dall'andamento climatico alla vendemmia e ai primi risultati sulla coltivazione delle varietà tolleranti in Trentino con focus enologico. Spazio anche alla certificazione SQPNI del settore vite in Trentino e un aggiornamento sulla resistenza ai prodotti antiperonosporici.
Clima e meteo. Giambattista Toller ha parlato dell'andamento meteorologico descrivendo gli eventi di siccità invernale, gelo tardivo, groppi di vento e grandinate che lo hanno caratterizzato. La gelata di fine aprile 2017 ha inflitto ingenti danni particolarmente alle colture di melo ma per effetto dell'anticipo della stagione vegetativa della vite, legata al riscaldamento globale della Terra, in talune aree ha colpito duramente anche la viticoltura. Infine alcune grandinate molto intense hanno danneggiato le viti prossime alla vendemmia.
Vendemmia 2017, ottima per le varietà bianche, Chardonnay e Pinot grigio. La vendemmia 2017 sarà ricordata per la produzione contenuta, ma dagli enologi anche per la sua complessità nella corretta interpretazione delle curve di maturazione.Luciano Groff e Mario Malacarne hanno spiegato che dopo un iniziale largo anticipo della previsione di inizio vendemmia, con grande preoccupazione per il veloce calo dell’acidità, si è entrati nel periodo vendemmiale con un quadro climatico completamente mutato verso un clima continentale con temperature al di sotto della media stagionale. Aspetto che ha rallentato il calo dell’acidità e permesso alla vite di recuperare sull’accumulo degli zuccheri, trasformando il 2017 da annata calda e anticipata in una ottima vendemmia delle varietà a frutto bianco, in particolare Chardonnay e Pinot grigio. Le condizioni perturbate di metà settembre hanno condizionato la raccolta delle varietà nere. La qualità dei vini rossi 2017 è comunque al di sopra delle aspettative per la concentrazione interessante di composti poifenolici, in particolare nelle zone tradizionalmente più vocate.
La resistenza ai prodotti antiperonosporici. Marina Collina dell'Università di Bologna ha portato gli ultimi aggiornamenti. La possibile riduzione di attività, a seguito di sviluppo di resistenza da parte dei patogeni, rappresenta un rischio per la maggior parte dei moderni fungicidi. L’area di Fitoiatria del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna da più di un decennio studia la sensibilità di numerosi patogeni ai fungicidi attraverso campionamenti effettuati in numerose aree dell’Italia centro-settentrionale. I prodotti antiperonosporici utilizzati su vite non sono esenti dal fenomeno della resistenza, nei confronti del quale si rende necessario un costante monitoraggio della sensibilità di Plasmopara viticola con il principale obiettivo di prevenire cali di efficacia pratica in campo. Le indagini vengono svolte anche per verificare l’eventuale presenza di resistenza in casi di scarsa attività dei prodotti. Nel corso dell’incontro saranno presentati i più recenti risultati degli studi di sensibilità di P. viticola ai principali antiperonosporici moderni, frutto di una collaborazione pluriennale con l’assistenza tecnica della provincia di Trento.
ll sistema di certificazione SQPNI del settore vite in Trentino. Graziano Molon, direttore generale del Consorzio tutela vini del Trentino, ha illustrato il sistema di certificazione SQPNI del settore vite in Trentino, delineandone l’origine, le procedure ed i risultati della vendemmia 2017. Per la prima volta in Italia, con il percorso certificativo SQNPI, il Consorzio Vini porta alla certificazione l’uva prodotto da quasi 6.000 viticoltori trentini, certificando in buona sostanza la salubrità e l’attenzione all’ambiente di tutta la viticoltura trentina.
Primi risultati sulla coltivazione delle varietà tolleranti in Trentino. La Fondazione Mach ha messo a dimora nel 2013 due vigneti di cultivar resistenti alle principali malattie fitosanitarie provenienti principalmente da Friburgo con lo scopo di testarne le potenzialità viticole ed enologiche.
Maurio Bottura ha spiegato che in Trentino è possibile coltivarne solo sei di queste cultivar e tutte a bacca bianca (solaris, bronner, helios, muscaris, johanniter e sauvignon gris). Altre cultivar presenti in coltivazione sperimentali a bacca bianca e rossa non hanno ancora l’autorizzazione ad essere coltivate, comprese quelle ottenute dalla sperimentazione interna in Fondazione Mach.
“In generale - ha evidenziato- possono rappresentare un’opportunità in zone limitrofe ad aree sensibili quali case, scuole, giardini pubblici, ciclabili dove la conflittualità tra trattamenti fitosanitari e popolazione è maggiore. Infatti queste cultivar riducono l’impatto a pochi (2,3) interventi fitosanitari. Al momento siamo ancora lontani dall’affermare che possono sostituire le classiche cultivar presenti sul mercato nazionale ed internazionale”.
Focus enologico sulle varietà tolleranti. Giorgio Nicolini ha illustrato alcuni aspetti di rilievo tecnico-enologico delle varietà ibride "resistenti" ottenute principalmente a Friburgo, coltivate in Trentino e inserite in un progetto a finanziamento europeo che vede la collaborazione anche del vivaismo provinciale. In relazione alle varietà a bacca bianca verranno presentati dati circa la concentrazione di acido shikimico nei vini. “Questa molecola, infatti, può essere un marcatore dell'origine varietale non solo tra le Vitis vinifera - ad esempio della discriminazione dei vini Pinot grigio rispetto a quelli Chardonnay - ma anche tra gli ibridi interspecifici e nei tagli autorizzati nel caso di vini a IGT”. In relazione alle varietà a bacca rossa, invece, il focus sarà sulla concentrazione polifenolica, con attenzione alle variazioni compositive legate alla tecnica di vinificazione dei vini da ibridi e alle problematiche connesse alla notevole presenza di antocianine diglicosidi.

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12/12/2017, 8:11
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Sottoscritto a Pordenone un protocollo tra sette università ed enti di ricerca
Viticoltura 4.0: la ricerca del Triveneto unita per una viticoltura più sostenibile
Rinnovo della piattaforma varietale e del miglioramento delle tecniche di coltivazione della vite, con l’obiettivo primario di migliorare la sostenibilità della viticoltura dal punto di vista ambientale, economico e sociale. È questo l’obiettivo dell’accordo sottoscritto dalle Università degli studi di Padova, Verona e Udine, la Libera Università di Bolzano, l’IGA Udine, la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e il CREA Viticoltura ed Enologia di Conegliano.
Il protocollo, firmato il 14 dicembre a Pordenone, nell'ambito di Expo Rive 2017, il Salone internazionale dedicato alla viticoltura e all’enologia, è preliminare ad una raccolta di fondi che vedrà tutti gli stakehoder, pubblici e privati, coinvolti nel finanziamento di un piano di lavoro di durata almeno quinquennale. Con questa firma, le università e gli enti di ricerca sulla vite e sul vino del Triveneto hanno dichiarato il loro comune impegno verso lo sviluppo di un progetto di ricerca dal titolo “Viticoltura 4.0”.

Le 7 istituzioni rappresentano eccellenze a livello nazionale ed internazionale che hanno già dato importanti contributi nella ricerca in viticoltura che si sono anche già tradotti in applicazioni con un notevole impatto sul settore vitivinicolo del Triveneto e nazionale. Dieci anni dopo l’importante risultato ottenuto dalla ricerca italiana con il sequenziamento del genoma della vite, che ha visto protagonisti i “magnifici 7” della ricerca, questo accordo rappresenta un’altra pietra miliare su cui costruire il futuro della viticoltura. Lavorare da ora in poi congiuntamente su questi temi di ricerca consentirà di mettere a fattor comune risorse intellettuali e strumentali e grazie a ciò accelerare il processo di trasferimento dei risultati della ricerca dai laboratori ai vigneti con benefici per i viticoltori, per i consumatori e per l’ambiente.

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15/12/2017, 21:27
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Parte domani, martedì 9 gennaio, alla FEM il nuovo corso di alta formazione professionale

Corso per tecnico superiore delle bevande, domani l'inaugurazione

Domani, martedì 9 gennaio, dalle 9.15 alle 12.30, presso il Palazzo della Ricerca e Conoscenza della Fondazione Edmund Mach, è in programma l'apertura del nuovo corso post-diploma per tecnico superiore della produzione, trasformazione, valorizzazione dei prodotti agri-food

Il corso di durata biennale, che conta 20 iscritti, provenienti per lo più dal Trentino, ma con qualche presenza anche da Alto Adige e Veneto, forma esperti specializzati nella produzione di bevande, in particolare distillati, sidro, birra e succhi di frutta.
All'evento di apertura interverranno Marco Dal Rì, dirigente scolastico del Centro Istruzione e Formazione, Daniela Carlini del Dipartimento della Conoscenza della Provincia autonoma di Trento e Andrea Panichi, coordinatore del corso.
Spazio poi ai produttori e al tema alcol e sicurezza. Dalle 10 alle 10.45 i produttori del beverage trentino si raccontano: “Succhi, birre e distillati: raccontiamo il passato per scrivere il futuro € con Giuseppe Bertagnolli, presidente dell' Istituto Tutela della Grappa del Trentino, Alessandro Cammelli di Dolomiti Fruits, e Stefano Gilmozzi di Birra di Fiemme; dalle 11:00 alle 12:30 interverrà l'ispettore Capo della Polizia di Stato, Roberto Ferrais, per un confronto con gli studenti sul tema La sicurezza davanti a tutto. Effetti dell’alcol sull’organismo umano, stato psicofisico ed educazione stradale”.
Il corso per tecnico superiore delle bevande rappresenta una novità assoluta nel panorama formativo. Grazie a questo corso i tecnici saranno in grado di gestire l’intera filiera, dalla scelta delle materie prime, passando per la trasformazione fino alla promozione e valutazione dei prodotti; gli ambiti di intervento sono distillerie, birrifici e aziende produttrici di bevande, sia alcoliche che non, a conduzione artigianale o a carattere industriale, ma l'esperto può anche intervenire come consulente in piccoli impianti ed essere promotore dei prodotti ottenuti.
L'iniziativa formativa della durata di 3000 ore, di cui 1200 di praticantato, si rivolge a chi è in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore in ambito enologico, agrario, chimico, biologico o altro diploma di istruzione secondaria superiore, associato a specifiche esperienze professionali e/o formative certificate nel settore.


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08/01/2018, 17:49
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Inaugurato oggi alla FEM il nuovo corso di alta formazione professionale per il settore bevande
Tecnico superiore delle bevande, al via la prima edizione del corso
Saranno futuri mastri distillatori, esperti birrai, produttori di succhi di frutta, sidro e altre bevande, i venti ragazzi che oggi, alla Fondazione Edmund Mach, hanno iniziato il percorso formativo di alta formazione professionale che li porterà ad ottenere fra due anni il diploma di tecnico superiore delle bevande. Una nuova iniziativa formativa, post diploma, studiata e progettata in collaborazione con il mondo produttivo.

“E' una grande soddisfazione inaugurare questo nuovo corso, per il quale abbiamo creato un gruppo di progettazione formato da esperti di San Michele e rappresentanti del mondo produttivo e istituzionale” ha esordito il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, alla cerimonia di inaugurazione che si è svolta questa mattina al palazzo della Ricerca e Conoscenza. “Il settore di riferimento è quello delle bevande, escluso il vino, per il quale sono già attivi i nostri corsi per enotecnico e il corso di laurea in viticoltura ed enologia con l'Università di Trento”.
Per le bevande, in generale, c'era una lacuna formativa e in forte raccordo col mondo produttivo è stata colmata con questo nuovo corso. Come hanno riferito oggi i rappresentanti del mondo produttivo. “Per quanto riguarda il settore dei distillati, finalmente potremo contare su dei tecnici preparati , che conoscono dal punto di vista scientifico e tecnico sia le materie prime che tutti i processi di trasformazione, inclusi gli aspetti di marketing. Conoscenze che finora venivano trasmesse solo da genitore a figlio” ha evidenziato Giuseppe Bertagnolli, presidente dell' Istituto Tutela della Grappa del Trentino, intervenuto con Alessandro Cammelli di Dolomiti Fruits e Stefano Gilmozzi di Birra di Fiemme per portare il punto di vista del mondo produttivo.
Il nuovo corso post-diploma per tecnico superiore della produzione, trasformazione, valorizzazione dei prodotti agri-food conta 20 iscritti, provenienti per lo più dal Trentino, ma con qualche presenza anche da Alto Adige e Veneto. Formerà esperti specializzati nella produzione di bevande, in particolare distillati, sidro, birra e succhi di frutta.
All'evento di apertura sono intervenuti Andrea Panichi, coordinatore del corso che ha illustrato i dettagli della prima edizione e Daniela Carlini del Dipartimento della Conoscenza della Provincia autonoma di Trento che ha illustrato il panorama dell'alta formazione professionale in Trentino snocciolando alcuni dati interessanti come il numero degli iscritti, 390 nel 2017 e 2018, e il fatto che l'86 per cento dei percorsi garantisce una collocazione occupazionale coerente.
Il corso ha anche lo scopo di educare all'uso consapevole della bevanda alcolica. Per questo motivo all'inaugurazione oggi è intervenuta anche la Polizia Stradale di Trento col suo comandante Giansante Tognarelli e l'ispettore capo Roberto Ferrais, hanno ricordato ai ragazzi gli effetti dell'alcool sulla guida nonché la normativa sull'omicidio stradale che prevede dal 2016 pene molto severe.
Il corso per tecnico superiore delle bevande rappresenta una novità assoluta nel panorama formativo. Grazie a questo corso i tecnici saranno in grado di gestire l’intera filiera, dalla scelta delle materie prime, passando per la trasformazione fino alla promozione e valutazione dei prodotti; gli ambiti di intervento sono distillerie, birrifici e aziende produttrici di bevande, sia alcoliche che non, a conduzione artigianale o a carattere industriale, ma l'esperto può anche intervenire come consulente in piccoli impianti ed essere promotore dei prodotti ottenuti.
L'iniziativa formativa della durata di 3000 ore, di cui 1200 di praticantato, si rivolge a chi è in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore in ambito enologico, agrario, chimico, biologico o altro diploma di istruzione secondaria superiore, associato a specifiche esperienze professionali e/o formative certificate nel settore. (sc)

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La ricerca FEM-UniTrento getta nuova luce sul destino della anidride solforosa nei vini
Verso una enologia di precisione, studio pubblicato su Scientific Reports
Sono appena stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Scientific Reports i risultati di una ricerca condotta da un team di ricercatori della Fondazione Edmund Mach, Università di Trento con il Dipartimento di Fisica e Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, che permette di comprendere l’importanza di alcune reazioni chimiche di solfonazione che avvengono nei vini, e che coinvolgono il principale conservante, l’anidride solforosa.
In particolare i ricercatori hanno validato un nuovo metodo quantitativo per misurare su un ampio campione di circa 200 vini del commercio, una serie di derivati solfonati dei composti del vino, recentemente scoperti dallo stesso team di ricerca.
In questo modo sono stati approfonditi alcuni aspetti finora sconosciuti delle reazioni nei vini dell'anidride solforosa, il principale conservante usato in enologia, come anche per moltissimi alimenti. Una migliore comprensione di queste reazioni, di cui ora si è rivelata appieno l’importanza, potrebbe condurre verso una enologia di precisione.

L'aggiunta di solforosa ai mosti ed ai vini è pratica comune ed indispensabile per tutti gli enologi, principalmente per proteggere i vini dall’ossigeno e dai microorganismi durante tutte le fasi della produzione ed affinamento. Allo stesso tempo, solforosa e solfiti sono allergenici e per questo motivo il loro uso è controllato da limiti legali, riportato in etichetta, ed una loro limitazione desiderabile.
Lo studio pubblicato su Scientific Reports dimostra che l’impatto della anidride solforosa sulla qualità dei vini è molto più profondo di quello che si pensava fino oggi. La solforosa infatti reagisce con numerosi composti dei vini, con un impatto sulla qualità. Nei vini rossi, si produce una lenta reazione di solfonazione dei tannini, dai quali dipende il corpo, la struttura e la sensazione dell’astringenza o/e morbidezza dei vini rossi. La concentrazione dei prodotti di questa reazione aumenta con l’invecchiamento e potrebbe aiutarci a capire uno dei meccanismi attraverso la quale importanti vini rossi con il tempo migliorano loro qualità. Infatti, è stato scoperto che i prodotti di questa reazione sono componenti importanti di vari famosi vini rossi italiani ed internazionali invecchiati (per esempio Amarone, Brunello di Montalcino, Sagrantino di Montefalco e Tannat).
Diversamente, nel caso dei vini bianchi e spumanti la reazione di solfonazione coinvolge diversi metaboliti indolici derivati dall’amminoacido triptofano. Questa reazione è particolarmente veloce, una evidenza che sembra essere direttamente correlata con i fenomeni che causano il veloce e precoce invecchiamento, in particolare dei vini bianchi.
Oggi, le raccomandazioni per le minime necessarie dosi di solforosa necessarie ad assicurare una corretta conservazione sono largamente basate sulle conoscenze empiriche.
Gli autori spiegano che l'importanza di questo studio riveste diversi aspetti. Innanzi tutto aspetti che riguardano i fondamenti della chimica enologica: la scoperta e la comprensione infatti di importanti nuove reazioni chimiche indotte dalla presenza dell’anidride solforosa può finalmente dare una spiegazione della significativa anche se parziale scomparsa di questo additivo nel vino. La scoperta implica, però, anche diversi aspetti applicativi dell’enologia in quanto alcune delle reazioni evidenziate possono contribuire a spiegare alcune modifiche della qualità dei vini. Non va neppure certamente trascurato il fatto che una migliore conoscenza della reattività di questi composti che sottraggono la solforosa, dovrebbe permettere calibrare al meglio il contenuto di anidride solforosa nei vini, tenendo conto della diversa capacità di ciascun vino di consumarla.

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Giovedì 25 gennaio, alle 9, alla FEM presso il Palazzo della Ricerca e Conoscenza di San Michele

Droni e agricoltura: esperienze formative e applicazioni tecniche

Giovedì 25 gennaio, alle ore 9, presso la Sala conferenze del Palazzo della Ricerca e Conoscenza della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige, è in programma un incontro informativo sull'utilizzo dei droni in agricoltura.
Negli ultimi due anni la FEM sta lavorando per testare l'introduzione della tecnologia dei droni nella formazione, nella sperimentazione e nella ricerca in agricoltura e con questo incontro verranno presentati i primi risultati ottenuti

Apriranno l'evento il direttore generale, Sergio Menapace, e la dirigente del Servizio istruzione e formazione e formazione del secondo grado, università e ricerca della Provincia autonoma di Trento, Laura Pedron.
Saranno presenti anche Mario Braga, Presidente del Consiglio del Collegio nazionale dei Periti Agrari e Periti agrari laureati e Federico Giuliani, Presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali per portare la vision degli ordine e collegi professionali. Seguiranno gli interventi dei ricercatori, tecnologi e studenti della FEM che illustreranno le attività in corso, accanto al tema dell'aeronautica che incontra l'agricoltura con Luca Nabacino, General Manager Italfly Aviation.

Giovedì 25 gennaio 2018 Sala Conferenze PRC – FEM Fondazione Edmund Mach

09.00 Saluti Istituzionali ed introduzione ai lavori
Sergio Menapace, Direttore generale FEM
Laura Pedron, Dirigente Servizio Istruzione del II grado, Università e Ricerca

09.30 Droni ed agricoltura del domani: la vision degli Ordini e dei Collegi Professionali
Mario Braga, Presidente del Consiglio del Collegio nazionale dei Periti Agrari e Periti agrari laureati
Federico Giuliani, Presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
della Provincia di Trento

09.50 L'aeronautica incontra l'agricoltura: spazi di integrazione tra le due realtÃ
Luca Nabacino, General Manager Italfly Aviation

10.10 Droni e formazione
Attività Formativa in FEM inerente l'uso dei droni
Melissa Scommegna, Referente FEM per il Tavolo Aeronautica-sottogruppo didattica
Integrazione tree climbing e monitoraggio con droni
Paolo Crocetta, Studente FEM Corso di Alta Formazione Prof. per Tecnico Superiore del Verde
Progettazione di aree verdi con l'ausilio di apr
Federica Scandella, Studente FEM Corso di Alta Formazione Prof. per Tecnico Sup. del Verde

11.00 Droni ed applicazioni tecniche: primi risultati
Progetto DronHero e Flag vite
Fabio Zottele, Referente FEM per il Tavolo Aeronautica - sottogruppo ricerca e sperimentazione
Uso dei droni nello studio della ticchiolatura
Nicola La Porta, Ricercatore FEM

12.00 - 13.00 Discussione


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Oggi alla FEM focus sulle attività in corso a San Michele basate sull'uso dei droni
Droni in volo nel campus FEM per una agricoltura di precisione e innovativa
L'uso dei droni in agricoltura per monitorare e controllare le colture, raccogliere velocemente dati e migliorare la gestione delle produzioni agricole. Il tema delle applicazioni degli aeromobili a pilotaggio remoto nel contesto agricolo è stato affrontato oggi alla Fondazione Edmund Mach, nell'ambito di un incontro informativo molto partecipato, rivolto al mondo produttivo, della scuola e della ricerca.

A San Michele ricercatori, docenti e studenti stanno testando da alcuni anni l'introduzione dei droni nella formazione, nella sperimentazione e nella ricerca ed oggi è stato fatto il punto.

In Trentino è stato istituto recentemente, con il coordinamento della Provincia autonoma di Trento, un tavolo per sviluppare il comparto aeronautico in chiave innovativa, con la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra Fondazione Mach, Università di Trento, Trentino Sviluppo, Istituto di istruzione “Martino Martini”, Aeroporto Caproni e società Italfly. “L'incontro di oggi - ha evidenziato il direttore generale, Sergio Menapace - è la prima fase di attuazione di questo percorso comune ed è finalizzato ad illustrare quanto FEM sta realizzando in termini di ricerca, sperimentazione e formazione in ambito droni, consapevoli che il settore agricolo e forestale è quello di principale interesse applicativo per queste nuove tecnologie”.

Laura Pedron, dirigente del Servizio istruzione e formazione e formazione del secondo grado, università e ricerca della Provincia autonoma di Trento della PAT, ha illustrato obiettivi e sfide del tavolo per lo sviluppo della formazione aeronautica, che è quello di avvicinare scuola e ricerca al contesto produttivo, formando professionisti in grado di lavorare con queste nuove tecnologie, quindi garantire opportunità di lavoro e sviluppo economico per il territorio.

All'incontro di oggi sono intervenuti Mario Braga, presidente del Consiglio del Collegio nazionale dei Periti Agrari e Periti agrari laureati e Federico Giuliani, il presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali per portare la vision degli ordine e collegi professionali. Entrambi hanno sottolineato l'importante ruolo di queste tecnologie nell'agricoltura di oggi e del futuro. In particolare Mario Braga ha definito quello della FEM “il modello italiano per i percorsi di professionalizzazione”, che il Collegio nazionale sta tentando di portare in tutto il paese, soprattutto per la capacità dell'ente di San Michele di legare in maniera simbiotica formazione, ricerca e sperimentazione con il territorio e le imprese. “L'incontro di oggi riporta i professionisti e le imprese ad affrontare gli aspetti che caratterizzano l'innovazione in agricoltura”.

Luca Nabacino, General Manager Italfly Aviation, ha parlato del rapporto aeronautica- agricoltura e poi sono seguiti gli interventi dei ricercatori, tecnologi e studenti della FEM che hanno illustrato le attività in corso. Melissa Scommegna, per la parte didattica, ha spiegato che già dal 2016 la Fondazione ha attuato delle azioni formative inerenti l’uso dei droni in agricoltura. Attualmente, tra studenti e dipendenti, la FEM vanta 13 piloti di droni, si stanno realizzando tre elaborati finali sull’uso dei droni in agricoltura, ed è in atto una stretta collaborazione tra i centri. Per il futuro si prevede di inserire la tecnologia apr in tutti i percorsi di studio, continuare nella collaborazione tra centri ed attivare corsi di formazione per studenti di altri Istituti Agrari, mondo contadino e i liberi professionisti. In collaborazione con gli attori del Tavolo dell’Aeronautica si sta cercando di attivare un pre-incubatore professionale in cui trattare anche i temi dell’agricoltura di precisione.

La studentessa Federica Scandella ha illustrato il progetto consiste nel rilievo con il drone del parco dell'Istituto di San Michele, mentre lo studente Paolo Crocetta ha parlato del progetto di confronto tra il treeclimbing ed il volo con drone per il monitoraggio degli alberi.

Fabio Zottele del Centro Trasferimento Tecnologico ha presentato i risultati del progetto "DronHERO", sviluppato da FEM con Italfly per la valorizzazione del capitale paesaggistico della viticoltura., mostrando come un drone permetta, in maniera più rapida ed economica rispetto ad altre modalità di rilievo, di descrivere le forme del territorio per identificare gli elementi chiave del paesaggio. Ha poi presentato il progetto "Flag-vite": dal 2018 al 2020 alcuni tecnici utilizzeranno i droni per integrare il rilievo "SmartMonitoring".

Nicola La Porta del Centro Ricerca e Innovazione ha spiegato che il progetto Ticchiolatura, portato avanti dalla Fondazione Mach in collaborazione con Metacortex e Università di Trento, si è incentrato sull'uso dei droni applicati all'agricoltura di precisione. In particolare, il drone munito di telecamera e di sensori multispettrali ha dimostrato che è possibile ottenere velocemente dati sulla sensibilità del melo alla ticchiolatura (fungo patogeno ascomicete, Venturia inequalis), considerata la più grave patologia che colpisce questa specie e che produce alti danni economici.

Tali dati sulla suscettibilità dei frutteti alla ticchiolatura vengono utilizzati per integrare i modelli di diffusione delle malattia, come ad esempio il modello RimPro, usato in Trentino e in buona parte d'Europa. Quando tali modelli sono sufficientemente alimentati di dati in realtime si riesce a prevedere con precisione l'attacco del patogeno e di conseguenza a utilizzare in modo ottimale in quantità, qualità e tempismo i trattamenti necessari. In questo modo si minimizza l'uso dei fitofarmaci garantendo comunque la completa difesa della coltura.


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