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bolla del pesco 
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Iscritto il: 19/05/2010, 23:59
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Vorrei trattare in modo che le mie quattro pesche siano diverse per "tossicità" (a quest'ora non riesco a trovare un termine più adatto) da quelle che compero dal fruttivendolo, e quindi in modo biologico con il minimo indispensabile uso di prodotti chimici. Faccio presente che son trascorsi appena tre anni da quando ho impiantato nel mio frutteto una decina di peschi di vario tipo (nettarine, gialle, ecc.).Puoi consigliarmi?
Grazie


19/06/2010, 23:14
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Iscritto il: 20/10/2009, 18:36
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Località: Airuno (Lecco)
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Non sono la persona giusta ma ti posso dire come faccio io:
A caduta foglie do una volta al mese circa, diciamo 3 volte rame (poltiglia bordolese). Le dosi sono queste: 300 grammi di solfato di rame in 15 litri di acqua e 200 grammi di calce idrata in 5 litri di acqua. prima di irrorare mischio le due parti.
Questo lo do da solo.
Faccio poi un trattamento con olio bianco e, ai bottoni rosa, do una passata di dodina e bitertanolo.


20/06/2010, 10:50
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Ciao a tutti, a proposito della bolla del pesco, quello che non ho mai capito è se dopo il trattamento ai bottoni rosa non si devono fare piu trattamenti anche se si vive in zone piovose ed umide. In generale la pioggia dilava gli anticriptogamici in genere ? e vanno ridati dopo la pioggia, oppure vanno ridati comunque dopo un certo periodo di tempo ?
Io comunque smetto i trattamenti quando i frutti hanno la dimensione di una noce cioè circa un mese prima della maturazione.
Saluti Franco.


20/06/2010, 11:23
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Credo di aver capito il tuo problema, ftrocchi, che poi è stato anche il mio per molti anni.
Qui ti dicono "usa questo",usa quello, basta che aspetti tal giorni ecc.
Nessuno però ti dice, a partire dal negozio di agraria, la cosa che forse ti risolverebbe il problema.
Vuoi delle pesche "diverse", sane?
Allora devi sapere che le pesche che trovi in giro non sono di per loro stesse in grado di crescere e svilupparsi essendo "diverse". In parole povere, sono prodotti artificiosi dell'uomo, spinti in direzioni dove madre natura non si era mai addentrata.
Basta fare un passetto indietro.
Certo, il mercato ci resta male, ma se vuoi una pesca PULITA da "usi varii" devi acquistare una pesca vera, non quegli incroci che vivono a stento (ma producono quintali se li tratti opportunamente...) che trovi in giro, agrarie incluse.
Sono varietà di pesca BIANCA (l'unica pesca), soprattutto innestate su franco. Non devi rivolgerti al "mercato" sotto casa, ma rivolgerti a un vero vivaista che si occuèpa di vecchiew specie.
A quelle non serve NESSUN trattamento. Non ci sono conti da fare, porcherìe che non sono porcherìe da sbatterci sopra, tempi di attesa da aspettare dopo i quali la pesca "torna" a essere "non" cancerogena.
Il che nel mondo occidentale non significa"pulita", ma semplicemente che i valori dei veleni sono tornati sotto i VALORI PREFISSATI.
:shock: :shock: :shock: :shock:


20/06/2010, 11:37
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Esatto ma non del tutto vero. Le vecchie specie, quelle locali, quelle che aveva messo mio nonno più di venti anni fa che mai si erano malate da qualche anno soffrono pure loro.
Quanti susini mai malati, quanti ciliegi, quanti meli e peri mai malati. Da qualche anno però, se non do rame in inverno, i funghi la fanno la padrone.
e non sono piante messe a dimora per "rendere" ma piante messe sul bordo del fosso, a distanza da tutto, lontane tra loro di decine di metri...


20/06/2010, 12:00
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Certo, Kentarro! Qui però per risponderti compiutamente occorrerebbero conoscenze approfondite che non ho. Mi viene quasi da pensare che non dipenda tanto dall'albero, nel tuo caso, quanto alla capacità che hanno i virus, le muffe, i batteri, i parassiti, di "abituarsi" alle sostanze che usiamo per contrastarli e di produrre in conseguenza generazioni più forti.
E' un concetto molto darwiniano ma io da sempre trovo assurdo che, data oramai per assodata questa capacità di "fortificarsi" che hanno tutti gli esseri viventi, noi si continui ad agire in un modo che non consente alla specie che c interessa di sviluppare difese autonome (le "difendiamo" troppo---!!!!), diversamente invece da quanto accade alle specie che avversiamo, proprio per il modo in cui lo facciamo.


20/06/2010, 12:11
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No no, mai trattati, non si sono abituati a nulla.
quelle sono piante mai trattate, allevate in modo "naturale" ovvero senza forme particolari senza concimare più di tanto, varietà rustiche.


20/06/2010, 12:37
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Appunto. Tu non li hai mai trattati. SOno i trattamenti che gli altri hanno fatto contro parassiti, batteri, muffe, malattie, che hanno fortificato gli stessi rendendoli in grado di attaccare anche la tua vecchia pianta.
te capì come? ;)


20/06/2010, 12:42
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si, ma come ti ho detto sono isolati da tutto. Non sono vicini ad impianti di frutta, non sono vicini ad altre piante. Sono lontane dalle case, sul bordo del fosso di campi coltivati a mais o frumento.


20/06/2010, 12:58
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Nel mio paese di origine sulle montagne del gruppo del Gran Sasso a 900 m. s.l.m. non è mai stata impiantata una pianta di melo, o di pero di quelle che si comperano nei vivai. Ci sono da sempre meli e peri indigeni, innestati su franco dai contadini nei decenni passati. Io ricordo che quando ero adolescente la frutta prodotta da questi alberi veniva portata nelle cantine in grance quantità e durava mesi e mesi. In questi nostri tempi invece nessuno raccoglie più se non frutta bacata, che marcisce dopo qualche settimana, mentre quinatli di mele e pere cadono a terra, ancora piccole, poiché i pochi contadini rimasti non sanno cosa sia un insetticida oppure un fungicida, al massimo spennellano i tronchi con un po' di calce. Cosa è successo? Son diventati di colpi i vecchi alberi tutti deboli, son diventati resistenti ( ma a che?) gli insetti ed i funghi? ..... a volte penso che il rimedio giusto sia la motosega......


20/06/2010, 14:20
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