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Cause dei problemi strutturali nel comparto agro-zootecnico 
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Ciao Pallinof,
contro la frammentazione è anche la legge italiana, perché se le superfici sono troppo ristrette viene meno la convenienza alla coltivazione, sempre che non si voglia tornare all'agricoltura di sussistenza, la crisi c'è se poi facciamo questi discorsi ci avviamo per un bel percorso.
Saluti Francesco

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- La morte non è niente - aveva affermato il 12 dicembre 1804, nello splendore della sua potenza. - Ma vivere sconfitti e senza gloria - aveva aggiunto - significa morire ogni giorno. (Napoleone)
Egli vive ancora.


11/01/2009, 20:15
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Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Ciao francesco lasciamo perdere per un pò la retorica e cerchiamo di ragionare.
Non mi risulta che esistano leggi specifiche contro la frammentazione, ma sicuramente delle politiche agricole che favoriscono le grandi aziende a scapito del piccolo produttore.
Probabilmente sei molto più giovane di me e non hai conosciuto piccoli ortolani con 5000 metri quadri di orto che negli anni 70 riuscivano a mantenere una famiglia e mettere da parte un pò di soldi per acquistare una casa. Il mercato era diverso c'erano ancora i negzi di frutta e verdura e i mercati rionali al dettaglio. Certo che oggi c'è la crisi, ma è la crisi di questo sistema basato sul consumo e gli spechi che in precedenza ho elencato e che, per fortuna, non possiamo più permetterci.
Allora ben vengano i giovani pionieri di una nuova agricoltura in grado di soddisfare un mercato che stà cambiando con i GAS o strutture pubbliche per la vendita di prodotti agricoli al dettaglio.
Saluti a tutti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
che coltivassero la terra,
né era lecito delimitare i campi
tracciando confini: tutto era in comune
e la terra, senza che le fosse richiesto,
produceva spontaneamente
e con generosità ogni cosa.”
Virgilio.


11/01/2009, 21:03
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Iscritto il: 09/08/2008, 9:24
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Caro Pallinof e quando inizio con caro vuol dire che sono incazzato io non ho ancora capito il tuo mestiere ma ti posso assicurare che io sono figlio e nipote di coltivatori diretti, gente che ha lavorato in campagna anche nei giorni di festa lasciando questa valle di lacrime troppo presto eppure sono stato così stupido da fare gli studi in agraria già conoscendo il settore.Quando parlo di aziende tecnologiche che fanno orticoltura ti fa capire che le conosco e so come funziona il mercato e non solo degli ortaggi ma anche di vite, olivo e cereali avendo per mia fortuna la possibilità di avere tanti amici agricoltori con i quali collaboro per risolvere i loro problemi.
Sinceramente se in questo forum c'è un teorico metto la mia mano sul fuoco che quello sei "TU" e sinceramente non è un complimento.
Riguardo a lu terrone sono convinto che tu non conosci minimamente il suo tipo di azienda e di come è condotta per cui come puoi essere solidale?Per te o GDO o niente.
Relativamente alla frammentazione ma mi dici un giovane seppur acquista 1ha di terreno che ci fa?Il ns problema è proprio quello di avere aziende frammentate.Si vive con 1 o 2 ha di vigneto o oliveto oppure con 30 ha di cereali?Bisogna recuperare le terre incolte per divisione ereditarie e fare una legge tipo il maso chiuso che impedisca la framentazione e poi dare la possibilità di inglobare terre attigue alle proprie incolte e per questo pericolose per dissesti o incendi.
Ma tu dove vivi?

_________________
I


11/01/2009, 21:51
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Iscritto il: 09/08/2008, 9:24
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Cita:
Ciao francesco lasciamo perdere per un pò la retorica e cerchiamo di ragionare


Ho dei seri dubbi che tu comprenda il significato di "retorica"
Comunque io gli orti me li ricordo forse meglio di te visto che sono nato e cresciuto in una zona orticola e floricola e ti posso assicurare che negli anni 70 anche un impiegato si comprava la casa.
Ripeto ma dove vivi?
Da noi esistono i negozi di frutta e verdura, i mercatini rionali, i farmers market e prendono piede anche i GAS
Quelli che tu chiami scarti di calibro vengono venduti ai mercatini a buon prezzo per cui il coltivatore recupera comunque qualcosa e la gente spende meno.
Saluti e salute a tutti

_________________
I


11/01/2009, 22:00
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Località: Bevagna (PG)
Formazione: Laurea Scienze Agrarie
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Insulti e minacce a parte io vivo in Umbria, provincia di Perugia, comune di Bevagna.
Credo che stiamo di nuovo uscendo dal tema della discussione, non condivido gli interventi che tendono a minimizzare le tecniche di coltivazione alternative, apportando motivazioni economiche ed etiche prive di fondamento.
Molte cose sono cambiante in questi ultimi anni il biologico, prima deriso dai baroni dell'università, è diventato un settore produttivo ampiamente regolamentato.
La diversità biologica e culturale non può essere liquidata con sufficienza perchè oggi non economica. Continuo a ripetere che l'economicità di un sistema produttivo dipende dal mercato e il mercato cambia adattandosi alle esigenze di chi vi opera.
Purtroppo in Umbria abbiamo assistito alla crisi e chiusura di tutti i mercati ortofrutticoli all'ingrosso regionali con la promessa della costruzione di nuovi centri agroalimentari ancora sulla carta.
I mercati rionali sono stati spostati in periferia e frequentati da operatori che, pur mantenedo la qualifica di produttori, sono dei veri e propri commercianti.
Le informazioni riportate da Eugenio circa la diversa realtà di altre zone produttive mi rende fiducioso nella speranza che anchè da noi si possa assistere ad una inversione di tendenza.
Il problema è che in questi anni abbiamo perso la professionalità di ortolani che riuscivano a produrre contemporaneamente una vasta gamma di prodotti stagionali in quantità costante in grado di soddisfare l'autoapprovvigionamento di un punto vendita al dettaglio.
Professionalità acquisite sul campo in tanti anni di lavoro e conoscenza delle condizioni pedoclimatiche della zona, considerate poi obsolete e spazzate via dalla semplificazione della specializzazione colturale.
Affermare che non è più possibile mantenere una famiglia con 2 ettari di vgna o oliveto e 30 ettari di cerali è una realtà di cui tutti dobbiamo fare i conti. Allora tutto questo aumento della produzione determinato dall'introduzione di nuove tecniche di coltivazione non è servito a nulla, anzi ha decretato la fine della piccola proprietà a favore del latifondo.
Un vecchio agricoltore mi raccontava che negli anni 50 con un quintale di grano acquistava un paio di scarpe, oggi quanti quintali ne occorrono????????
Il problema risiede nel mercato che da un lato non permette la sopravvivenza del piccolo produttore e dall'altro non soddisfa le esigenze del consumatore costretto ad acquistare prodotti scadenti a prezzi elevati.
Sono necessarie politiche locali in grado di favorire l'incontro della domanda e offerta dei prodotti agricoli in modo da rendere economiche tecniche produttive ecocompatibili a vantaggio di tutti.
Cordiali saluti.

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“ Prima di Giove non v’erano contadini
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e la terra, senza che le fosse richiesto,
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12/01/2009, 11:25
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Ciao

Pallino capisco pienamente la tua rabbia,la tua delusione.E' brutto nn avere alternative,"o sei fortissimo o muori".
La verità è che io ho ancora la possibilità di poter scegliere a che tipi di mercato indirizzare i miei prodotti,ossia posso lavorare per mercati provinciali,con padiglioni gestiti da persone che prendono una percentuale;posso lavorare c on grossisti che acquistano ed esportano al nord;POTREI anche lavorare con la gdo.

Anche qui però si sta assistendo ad una sopraffazione da parte di queste grosse società,e credo che nn sia buono(per i piccoli produttori).
Ma credo anche che la crisi nn dipenda dai vari metodi di coltivazione,ma dipende da un sistema che sembra essere stato creato apposta.
Non vedo soluzioni,sò che queste situazioni si cambiano dall alto,dai vertici,ma sò anche che nn hanno interessi o MEGLIO Cè GLI HANNO.

Parliamo di coltivazione(qui con fukuoka)e magari formiamo un altra sezione dove discutere su possibili soluzioni alla crisi agricola(magari da proporre).

ciaooo


12/01/2009, 15:16
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Condivido quando detto da luterrone, aggiungo e chiudo per nn uscire sempre fuori tema che il problema del tuo ettaro di terreno e legato alla mancata vocazione della tua zona, a Fondi ci sono ortolani che lavorano con 3000/4000 m2 in serre spartane e riescono a vivere grazie all'associazionismo.


12/01/2009, 16:58
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io sono l'esempio vivente a cosa porta la frrammentzione in agricoltura

mio padre prima e io dopo , sono 44 anni di lotte in famiglia , di gente che vuole tenere il piede in 2 scarpe , e sopratutto non farsi all'incirca 15cm di zzzzzzz suoi (non di piu , perche se ne avessero di piu , sarebbero convinti di esserte i padroni del cielo e camminare sui tetti delle citta')

un dato su tutti , 40 anni fa se avessero voluto vendere la loro parte , certe persone si sarebbero costruiti una casa di 4 alloggi con autorimessa, oggi con tutta la loro buona volonta a prezzi di mercato della terra agricola , solo uno ... :geek:


oggi come oggi i problemi sono molti . il fatto del maso chiuso puo essere una soluzione , ma non solo.

per prima cosa secondo me e' sbagliato il modo in cui gli agricoltori pagano le tasse.
si pagano su base statistica , e non veramente sul effettivo reddito agricolo, derivnte dall'effetivo lavoro dei campi e delle mandrie.

perche non si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi ,
le spese per gli affitti?
o le spese per le assicurazioni?
cosa sta a significare IL REDDITO DOMINICALE , io di reddito ne ho uno , non 2.
non penso che una azienda di 100 ettari possa cavarsela meglio, tra pagare affitti , rate dei mutui , e spese correnti.

perche anni come questi in cui tutte le colture son andate male , vuol dire che hai un buco sotto piu grande(il grano meta raccoloto , e il mais a prezzi ridicoli , e il comparto carne con l'acqua alla gola, ).

nolente o dolente le terra da sempre e' fonte di speculazione . che siano banche , o asicurazioni , o industriali , o curia/parrocchie. la terra fa comodo a tutti.e fa molto piu comodo affittarla , quando si fa un altro ( e piu remunerativo) lavoro , e pagarci poche tasse.

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Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.


12/01/2009, 20:16
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A parte la parte burocratica/legislativa della cosa, penso anche io che qualcosa debba essere necessariamente cambiato nel modo di coltivare/allevare odierno.

Ogni giorno assistiamo con indifferente complicità alla perdita di biodiversità a causa dell'inquinamento ambientale, della deforestazione e antropizzazione di aree verdi. L'inquinamento ambientale è causato sì dalle industrie, dalle automobili e da tutto ciò che usa come energia il petrolio ed i suoi derivati ma anche e purtroppo dall'agricoltura e dall'allevamento, dove sia attuato con poco rispetto per l'ambiente che ci circonda.

L'inquinamento ambientale, la presenza di nitrati e pesticidi nell'acqua potabile e nel cibo sono causa di riduzione del tasso di riproduzione degli animali selvatici; addirittura per alcuni taxon di uccelli i pesticidi, entrati nel ciclo alimentare, hanno reso i gusci delle loro uova così fragili da non poter essere covati.
Tutto questo porta, molte volte, all'estinzione della specie.
Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni volta che scompare una specie, animale o vegetale che sia, non solo si perde un patrimonio genetico frutto di anni e anni di lavoro di madre natura ma anche le sue funzioni nell'ecosistema.

La perdita di biodiversità ha implicazioni notevoli anche per la vita dell'uomo; pensate anche alla sola medicina che trae enormi vantaggi da una miriade di piante. La perdita di biodiversità significa anche l'avere una inadeguata risposta genetica della vita terrestre all'accelerato cambiamento delle condizioni ambientali, a volte imposte dalla specie umana.

Tornando al comparto agricolo, ogni anno a causa dei pesticidi circa il 30% delle colonie di api mellifiche muoiono: le conseguenze immediate sono i costi (forse incalcolabili) per la riduzione delle produzioni di derrate alimentari per la ridotta impollinazione delle principali colture agroalimentari. Questo è solo un esempio, ma come le api i problemi derivati da ciò possono essere associati anche ad altre specie animali nonchè all'ambiente stesso (con tutte le conseguenze).

Quindi, a mio parere, con tutti i problemi che ci sono dobbiamo tenere conto necessariamente anche di questo.
Se non lo facciamo per noi, facciamolo almeno per i nostri figli e per i figli dei nostri figli; forse sono loro che soffriranno di più per ciò che abbiamo fatto fino ad ora ed ancora stiamo continuando a fare.

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Saluti,
Flavio.


13/01/2009, 15:15
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comprendo il problema

ma sotto un certo punto di vista staimo perdendo al biodiversita, anche nel genere umano.

perche parliamoci chiaro , qui si dice che la terra e' bassa, e se uno si china per coltivarla e' facile prenderselo in quel posto.
e comunque molte persone come me che non hanno famiglia , alla fine cedono il passo ad altri .

un po quello che e' successo negli state's , dove in molti posti l'agricoltura e' stata abbandonata , per mancanza di eredi , oltre la mancanza e la lontanza dei servizi (negozi , alimentari bar tabacchini , farmacie , ospedali , ) e dove le banche stanno facendo man bassa.


oggi tutti si lamentano che che sui prodotti agricoli ci sono speculazioni, dopo anni che ci dicevano che e' necessario organizzarsi e concentrare l'offerta , questi sono i risultati.

pensate che riducendo ulteriormante le aziende agricole le cose vadano meglio , ne siete proprio sicuri? .... Mah, secondo me no.

secondo me facciamo la fine dei piccoli impresari edili , che una volta se dovevi fare un piccolo intervento in casa , ne sentivi un paio , ti facevi 2 conti e poi iniziavi.

nella mia zona sono quasi spariti ,(trovi solo piu cottimisti , che sub lavorano per le grandi imprese) e se ti rivolgi agli specialisti , ti spennano...

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Non sto bene come vorrei, ma neanche male come vorrebbero.


13/01/2009, 16:55
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