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Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano 
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Il Ministro nomina i membri del Nuovo Consiglio Direttivo
Giovanelli: una bella sintesi di territori e competenze diverse

(Sassalbo, 10 Gennaio 2015) - Finalmente si ricostituisce l'organo collegiale di direzione del Parco nazionale dell'Appennino tosco emiliano. Il ritardo è stato dovuto ai ripetuti cambi di governo in questo periodo difficile e frenetico, ma anche dalla modifica legislativa che ha ridotto da 12 a 8 il numero dei componenti. La comunità di Parco in questo periodo ha provveduto per ben 2 volte a individuare e segnalare le sue indicazioni. Nella seduta del 22 Ottobre 2014 sono stati designati 4 rappresentanti locali, uno per ciascuna delle 4 province del parco per far parte del Consiglio. Le segnalazioni sono state accolte dal Ministero dell'Ambiente che ha nominato Pier Romano Mariani sindaco del comune di san Romano in Garfagnana (già membro del direttivo precedente), Luigi Fiocchi, sindaco di Villaminozzo, Roberto cavalli e Sauro Petazzoni già amministratori locali di Monchio delle Corti (PR) e Filattiera,Lunigiana (MS). La altre 4 nomine sono Mauro Massa designato dal Minitero dell'ambiente, Martino Dolci, già membro del Direttivo, designato dal Ministero dell'agricoltura, Fernando Spina, designato dall' ISPRA (Istituto per la ricerca ambientale), Giuliano Cervi designato dalle associazioni di protezione ambientale.

"Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano è ancora in costruzione – ha dichiarato il presidente, Fausto Giovanelli - Il Consiglio direttivo è una parte fondamentale dell'edificio dell'ente e ne è altresì un motore propulsivo. Per far fronte ai compiti di protezione ambientale,crescita culturale, ricerca e sviluppo di nuovi circuiti economici e sostenibilità nel contesto del nostro alto Appennino,impoverito di fondamentali risorse umane,servono competenze diverse,rappresentanza, legittimazione e collaborazioni estese oltre il territorio di riferimento. Il nuovo consiglio direttivo rappresenta davvero una bella sintesi di territori e competenze . Potrà dare nuovi apporti e nuovo slancio all'Appennino e al suo Parco Nazionale in crescita".

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15/01/2015, 8:06
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Federparchi: Rete CETS e tour operators a confronto

(Sassalbo, 23 Gennaio 2015) - Si è svolto a Roma, giovedì 22 gennaio, un incontro seminariale della rete italiana CETS organizzato da Federparchi – Europarc Italia, nell'ambito della Convenzione con il Ministero dell'Ambiente. A centro del confronto di un'affollata assemblea: lo stato dell'arte della Carta europea del turismo sostenibile nelle aree protette italiane ed europee, i possibili rapporti tra CETS e Fondi strutturali, i risultati del monitoraggio (in corso) dei Piani d'azione delle CETS e soprattutto un proficuo incontro tra Parchi e diversi tour operators. Alla Tavola Rotonda presso il centro-conferenze delle Carte Geografiche, in via Napoli 36, hanno preso parte: Luigi Lazzarini, Walden, Michele Mutterle della FIAB, Massimo Orazi di Four Seasons, Emma Taveri, Destination-makers, Stefano Landi di SL&A. Per Federparchi erano presenti Antonello Zulberti, Stefania Petrosillo e Paolo Pigliacelli. Per il Ministero dell'Ambiente è intervenuta la dottoressa Maria Carmela Giarratano, Direzione per la protezione della natura e del mare.

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23/01/2015, 21:43
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Il ritorno del lupo in Appennino
Il caso dei lupi “mangiacani” ad Albareto

(Sassalbo, 25 Gennaio 2015) - Come ha fatto il lupo a tornare in Appennino? E' tornato per mano dell'uomo? E' vero che anche i parchi hanno liberato lupi? Willy Reggioni, responsabile Wolf Apennine Center del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano analizza queste questioni alla luce degli ultimi accadimenti. Riportiamo qui il suo intervento.

Trovo abbastanza anacronistico nel 2015 che qualcuno ancora affermi o più abilmente lasci intendere che il lupo è tornato su tutto l'Appennino e su gran parte dell'arco alpino per mano dell'uomo. Sono spiacente, ma non siamo stati così efficienti. Dico non siamo così efficienti perché normalmente la responsabilità, nel senso di "colpa", viene attribuita ai parchi. Nell'immaginario collettivo sono i parchi o genericamente i verdi che liberano animali, in genere con una straordinaria preferenza verso quelli "brutti e cattivi ", ovvero per quelle specie che il mondo venatorio ancora oggi chiama nocivi perché la legge così le classificava sino al 1992. Proprio quei nocivi che con molto sforzo in passato sono stati eliminati dall'attività salvifica dei cacciatori, allevatori e agricoltori oggi sono ritornati a popolare le nostre montagne e poiché non se ne comprendono le vere ragioni risulta molto più facile e credibile attribuire la responsabilità ai parchi e ai verdi. Nell'immaginario collettivo sono sempre i parchi e/o i verdi che "tifano" per la natura selvaggia e si pongono sempre contro l'uomo e le sue attività. Tanto è vero che quando si istituisce un parco la popolazione locale ritiene che questo coincida con la fine, la fine di tutto ed in particolare la fine della civiltà montanara, a favore della natura e quindi della civiltà urbana e di quelli che studiano sui libri. Il ritorno di natura è vissuto come una sorta di abbandono anche da parte delle istituzioni. In realtà sarebbe più corretto dire che il lupo è tornato su tutto l'Appennino nonostante i parchi e i verdi, o meglio nonostante l'immobilismo dei parchi sul fronte della conservazione del lupo e le aspre battaglie degli ambientalisti sostenute fin dagli anni '70.

Il lupo è tornato perché si è mostrato più abile e più preparato di altre specie a sfruttare l'occasione che l'andamento economico sociale che ha caratterizzato l'Appennino negli ultimi 40 anni gli ha offerto: lo spopolamento della montagna. Quando la stragrande maggioranza della popolazione viveva di agricoltura e allevamento, ogni elemento che interferiva con le produzione veniva sistematicamente eliminato. Caprioli, cervi, cinghiali e quindi anche i lupi sono stati eradicati da una forza lavoro immensa (agricoltori, allevatori e cacciatori) perché in conflitto con il reddito di tutte le famiglie che vivevano in montagna. I cambiamenti socio-economici, che hanno portato al progressivo spopolamento della montagna, hanno infatti portato con il tempo un minore presidio della montagna che a sua volta ha permesso un incremento del bosco e del numero grandi ungulati selvatici ovvero le condizioni ideali per il ritorno del predatore.

Ma perché il lupo e non altre specie? Perché spesso si argomenta così! Se fosse vero che il lupo è tornato spontaneamente perché allora altre specie come la lontra, l'orso, la lince…..ma anche la starna, la cuturnice non sono tornate? Questo legittima il pensiero che i lupi siano stati reintrodotti per mano dell'uomo.

Il ritorno spontaneo del lupo in Appennino è stato possibile anche grazie a caratteristiche intrinseche della specie che le sono proprie e che le altre non hanno. Il lupo infatti vive in branchi che occupano un territorio in forma stabile ed esclusiva e che difendono da altri lupi e branchi. Nel branco, inoltre, solo un maschio e una femmina si riproducono. Questi sono conosciuti come la coppia dominante (alfa). Tutti gli altri individui del branco non si riproducono, anche se sono adulti. L'impossibilità a riprodursi, in conseguenza all'appartenenza ad un rango diverso da quello della coppia alfa ovvero minore nella scala gerarchica, spinge molti di questi lupi (giovani, sub adulti, ma anche adulti) ad abbandonare il gruppo familiare e ad andare "soli" in cerca di fortuna ovvero di un territorio idoneo per caratteristiche di ampiezza, copertura e disponibilità di prede, non già occupato da un altro branco, con l'obiettivo di occuparlo con un altro animale (probabilmente in dispersione anche esso) e formare una nuova unità riproduttiva. Questa straordinaria organizzazione sociale del lupo, la sua sorprendente capacità di adattamento ai diversi contesti ambientali e la rinaturalizzazione del territorio sono le vere ragioni per cui il lupo, in 40 anni, è stato in grado di ricolonizzare spontaneamente tutto l'Appennino, dall'Aspromonte alle Alpi marittime e ora anche gran parte dell'arco alpino. Incredibile vero? Talmente lontano dalla nostre capacità di comprensione, nonostante il meccanismo sia semplice, ben descritto e documentato in ambiente scientifico, che stentiamo ancora a crederci. Anzi non è che stentiamo a crederci, proprio non ci crediamo. E' più semplice pensare che li abbiano liberati. In realtà ogni volta che ragioniamo del ritorno del lupo per mano dell'uomo perdiamo tempo. Perdiamo tempo prezioso che invece dovremmo dedicare alla ricerca delle soluzioni ai problemi legati al suo ritorno in un territorio che si è fatto trovare impreparato.

In questo contesto ed in una prospettiva di convivenza possibile uomo-lupo, il Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano come opera e con quali obiettivi?

L'obiettivo è superare i conflitti di competenza anche territoriale e tentare di avere un approccio coordinato e standardizzato alla soluzione dei problemi sollevati dalla presenza di questa specie in aree antropizzate.

Il Wolf Apennine Center è un centro permanente di riferimento istituzionale per la gestione coordinata e condivisa dei problemi legati alla presenza del lupo su larga scala geografica. E' una sorta di costola del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano ed è organizzato in quattro settori con specifiche competenze:

settore sanitario, con competenze generali riguardanti il recupero di lupi feriti e/o avvelenati; il recupero di lupi morti e l'analisi delle cause di morte; la collaborazione alle attività antibracconaggio coordinate dal CTA del Corpo Forestale dello Stato all'interno del territorio del parco attraverso i nuclei cinofili anti-veleno;

settore monitoraggio, con competenze relative alle tecniche di monitoraggio del lupo e delle sue principali prede selvatiche. L'attività principale del settore consiste nell'assicurare l'applicazione standardizzata dei protocolli di monitoraggio della popolazione di lupo su larga scala;

settore conflitto uomo-lupo, con competenze nell' ambito della prevenzione ed accertamento dei danni alla zootecnia. I tecnici afferenti a questo settore intervengono operativamente compiendo sopralluoghi diretti sulle predazioni avvenute nelle aziende zootecniche in accordo e, quando possibile, in forma congiunta con il personale afferente all'autorità locale competente (Servizi Veterinari ASL) e hanno curato la realizzazione di moltissimi recinti fissi anti lupo, recinzioni elettrificate anti-lupo ed hanno contribuito a diffondere l'uso del cane da difesa ed in particolare della razza conosciuta come maremmano-abruzzese.

Settore informazione-comunicazione, con competenze in materia di biologia del lupo, di educazione ambientale e comunicazione informazione al pubblico. L'attività del settore è volta essenzialmente all'implementazione delle iniziative di sensibilizzazione e informazione realizzando interventi specifici, oppure supportando e coordinando le attività delle diverse iniziative (seminari, corsi di formazione, workshop, convegni, lezioni nelle scuole, campagna informativa denominata Palalupo tour, etc.)

Attualmente hanno aderito alla rete del Wolf Apennine Center molte amministrazioni provinciali, alcuni Parchi regionali dell'Emilia-Romagna, della Toscana e della Liguria, il WWF Italia, moltissime associazioni ambientaliste locali e regionali, alcune ASL con i propri Servizi Veterinari e più di recente alcuni Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e tra questi anche gli ATC di Parma 9 e 4 ovvero gli ATC nel cui territorio si sono verificati alcuni attacchi di lupi nei confronti di cani.

A proposito dei cani ritrovati uccisi nell'area di Albareto; come intende operare il Wolf Apennine Center del Parco nazionale? Vi hanno chiesto di intervenire?

Siamo intervenuti in un'ottica di comprensione del fenomeno anche nella sue dimensioni reali e in una prospettiva di verifica della eventuale necessità di ricorrere a specifiche e legali soluzioni gestionali. Il Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano è impegnato da un paio di mesi, con il proprio personale, nel territorio di Albareto. Ciò è stato reso possibile grazie alla collaborazione avviata con l'ATC PR9 (primo ATC firmatario di specifica convenzione di collaborazione) e più genericamente grazie al progetto LIFE "MIRCO-Lupo", finanziato dall'Unione Europea che vede, tra gli altri, anche il Corpo Forestale dello Stato tra i suoi partner esecutivi. In questo primo periodo di attività è stato necessario attivare uno specifico programma di monitoraggio preliminare e funzionale alle attività di cattura che avranno inizio non appena saranno verificate le condizioni idonee all'intervento. Le catture di lupi nell'area di Albareto, possibili grazie ad una specifica autorizzazione rilasciata dal Ministero dell'Ambiente al responsabile del Wolf Apennine Center del Parco nazionale, saranno finalizzate alla raccolta di informazioni essenziali per la caratterizzazione comportamentale degli animali in quell'area attraverso l'attività telemetrica e al tempo stesso ad indagare il fenomeno dell'ibridazione cane x lupo. Tutti gli interventi di mitigazione del conflitto uomo-lupo e più genericamente le soluzione ai problemi connessi alla presenza del lupo devono infatti essere affrontati con serietà, in forma coordinata e condivisa e questo indipendentemente dalle modalità e ragioni per cui il lupo è tornato in un territorio. In una prospettiva di piena condivisione dei nostri protocolli operativi da parte di tutti i gruppi di interesse abbiamo già realizzato a livello locale alcuni incontri con i cacciatori, con le istituzioni e il mondo ambientalista. Nel prossimo periodo rafforzeremo il nostro impegno su questo fronte e avvieremo il confronto a livello locale anche con la cittadinanza.

Cosa sono gli ibridi cane x lupo? E' ragionevole ipotizzare comportamenti anomali da parte di questi animali e quindi una loro maggiore pericolosità nei confronti dell'uomo? E' possibile che siano ibridi quelli che uccidono i cani ad Albareto?

Lupo e cane sono la stessa specie. Il cane è semplicemente la forma domestica del lupo. In condizioni di simpatria possono accoppiarsi e la prole, fertile, può a sua volta riprodursi incrociandosi tra loro o con la forma nominale. L'ibridazione cane x lupo è oggi riconosciuta come una seria minaccia per la conservazione del patrimonio genetico del lupo. Non si tratta infatti di ibridazione naturale ma di ibridazione antropogenica ovvero tra una specie selvatica e la sua forma domestica. E' questo un importante aspetto che per troppo tempo è stato sottovalutato e trascurato a più livelli. Si ho detto sottovalutato a più livelli perché oggi in realtà è considerato uno dei problemi di conservazione della specie lupo più attuale e serio; più ancora del bracconaggio o del conflitto con la zootecnia, rispetto ai quali molto si è fatto in passato e si continua a fare oggi. Sul fronte ibridazione ci siamo invece fatti trovare complessivamente impreparati ad affrontare il problema che è un problema di conservazione della specie. Salvaguardare il patrimonio genetico del lupo è una missione che dobbiamo assumerci come parco nazionale e più in generale come paese nel rispetto delle indicazioni che abbiamo fatto avere alla Unione Europea di tutela della specie.

Per questo motivo, quando si parla di ibridi, è importante sottolineare il fatto che l'ibridazione è un problema "di natura conservazionistica" perché c'è invece chi opportunisticamente sposta l'attenzione verso una nuova forma di conflitto uomo-lupo argomentando in particolare sulla presunta maggiore pericolosità di questi ibridi nei confronti dell'uomo. Si vuole infatti associare agli ibridi comportamenti più aggressivi nei confronti dell'uomo. In realtà il comportamento degli animali è frutto in gran parte del processo di apprendimento. Gli ibridi cresciuti in natura, cioè all'interno dei branchi di lupi, si comportano come lupi. Non sanno di essere ibridi. I lupi sono infatti animali culturali per cui le nuove generazioni imparano dai genitori. Ma anche qualora i genitori fossero ibridi a loro volta, essendo stati cresciuti come lupi, insegneranno ai lori figli a comportarsi come lupi. Quindi nessun problema maggiore per l'uomo se ci sono ibridi; piuttosto è un problema per il lupo o meglio è una minaccia per la conservazione del suo patrimonio genetico. Non è quindi un problema di "comportamento anomalo" di questi animali, aspetto assolutamente da indagare e monitorare nelle aree di presenza dell'uomo, ma è un problema di altra natura ovvero di possibile affermazione di caratteristiche meno adatte alla vita selvatica perché le tipicità delle diverse razze di cani le abbiamo forgiate per rispondere ad altre esigenze: forza, carattere, dimensione e bellezza che nulla o ben poco hanno a che fare con la selezione naturale e la vita allo stato selvatico. Sono piuttosto i fenomeni di abituazione tra questi animali selvatici e l'uomo che vanno scongiurati e ciò indipendentemente dal loro patrimonio genetico!

Un'ultima domanda. Ci sono troppi lupi? In altre parole è ragionevole ipotizzare un controllo della specie?

E' una affermazione ambigua. Troppi rispetto a cosa? A quelli che vorrebbero che ci fossero i pastori? Allora la risposta è assolutamente si. I pastori non vogliono i lupi . Molto probabilmente anche un solo lupo sarebbe di troppo. Ce ne sono troppi rispetto a quelli che vorrebbero gli animalisti? Non credo che possiate trovare anche un solo animalista disposto a dichiaralo. Ce ne sono troppi rispetto a quelli che vorrebbero i cacciatori? In questo caso molto dipende dall'andamento dei carnieri oppure, come nel caso di Albareto, dal comportamento predatorio di questi animali. Se i carnieri sono soddisfacenti allora la presenza del lupo è tollerata. Se i carnieri sono modesti o alcuni cani da caccia vengono predati dai lupi allora la presenza di questa specie non lo è più. Da un punto di vista biologico invece l'affermazione non ha senso. Non c'è un solo lupo in più rispetto a quelli che il nostro ambiente naturale può sostenere. E' una semplice regola con la quale fanno i conti i superpredatori. Diverso è invece domandarsi se è giusto (nel senso di opportuno) che il lupo sia presente anche in pianura padana ovvero in contesti fortemente antropizzati. In altre parole, è legittimo domandarsi se è conveniente, ai fini della conservazione della specie, mantenere pochi lupi in contesti marginali (alta pianura e pianura) oppure i rischi associati alla presenza di questi animali in tali contesti siano eccessivi e tali per cui si possa mettere a repentaglio la sopravvivenza di questa specie anche in contesti decisamente più idonei alla loro presenza. Probabilmente il fronte ambientalista/animalista non accetterebbe mai un simile modo di ragionare (ma questo è assolutamente normale), ma qualora si potesse dimostrare che i rischi reali associati alla presenza di questi animali sarebbero eccessivi e tali da compromettere la sopravvivenza della specie nel suo complesso allora sarebbe ragionevole prendere una decisione in tal senso. Ovvio che quest'argomentazione non può essere in alcun modo argomentata per il caso di Albareto che va affrontato in un'ottica differente ovvero di dissuasione nei confronti del comportamento predatorio rivolto ai cani.
Willy Reggioni, responsabile Wolf Apennine Center del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.

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Apre a Roma il punto vendita di prodotti nati nei Parchi
Naturalmente Parchi

(Sassalbo, 31 Gennaio 2015) - Nella capitale, a due passi dagli uffici direzionali di Federparchi – Europarc Italia, ha aperto Naturalmente Parchi un punto vendita dei prodotti provenienti dai Parchi italiani. L'iniziativa, incoraggiata da Federparchi e promosso dalla società I-noor, è anche un'occasione per scoprire le Aree protette del nostro Paese. Materiale informativo viene, infatti, distribuito ai clienti insieme ai prodotti acquistati.
"Molte delle imprese attive nelle aree protette e principalmente nei Parchi nazionali – spiegano i protagonisti di questa nuova attività – vivono i "parchi" quasi esclusivamente come causa di problemi e vincoli piuttosto che come opportunità di crescita. Eppure i parchi rappresentano una formidabile volano per tutte quelle imprese che operano, nel rispetto dell'ambiente, per la creazione e fornitura di servizi turistici e prodotti artigianali, agricoli e agroalimentari di qualità certificata (biologico, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT, PAT, marchio dei parchi, etc). Noi vogliamo accorciare le distanze tra le zone di produzione e l'area urbana dove si concentra la maggiore capacità di consumo".
L'obiettivo finale, quindi, è portare all'attenzione del consumatore-cittadino le eccellenze offerte da tante piccole aziende che operano con grande responsabilità ambientale all'interno di aree protette.
Nel punto vendita Naturalmente Parchi - ubicato in via Milano n° 6, di fronte al Palazzo delle Esposizioni - saranno anche organizzati eventi culturali e promozionali per presentare le imprese: le aziende agricole multifunzionali, i produttori artigianali, in particolare del settore agroalimentare di qualità, le imprese che offrono servizi di turismo sostenibile; ma anche le associazioni degli agricoltori e degli artigiani, così come le associazioni consumeristiche e ambientaliste. Gli Enti parco e Federparchi rappresentano, infine, gli altri interlocutori con i quali costruire percorsi e prospettive di sviluppo e di scambio di best practices, spinti da un comune obiettivo di valorizzazione.

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04/02/2015, 16:02
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Pietra di Bismantova: rafforzare le precauzioni e riaprire
Il Parco Nazionale sottolinea le fondamentali esigenze
(Sassalbo, 17 Febbraio 2015) - Alla luce dell'evento di grave pericolo che si è prodotto il 13 febbraio alla Pietra di Bismantova,

il Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano sottolinea le fondamentali esigenze che si propongono in termini immediati, in funzione della conservazione, della gestione e degli usi di questa montagna, che è patrimonio nazionale.

Il crollo dalle pareti del 13 febbraio è un fatto molto serio. Non lascia le cose come prima. Impone di alzare la soglia delle precauzioni sia per l'entità del distacco e il rischio gravissimo che si è concretizzato, sia per il luogo, assolutamente il più importante, il più rappresentativo e più frequentato, sia perché segue "altri crolli" registrati nelle aree circostanti in tempi molto recenti e stretti. Questa contiguità temporale e spaziale se, di per sé, non "certifica" nulla, comunque segnala ulteriormente un dovere di approfondimento e monitoraggio più elevati e di prudenza nella gestione del rischio.

La "Pietra" deve ritornare il più presto possibile aperta e fruibile. L'obiettivo di innalzare la soglia di precauzione va misurato e valutato in relazione al valore culturale e spirituale e al valore identitario e al valore d'uso della Pietra di Bismantova, ora patrimonio del Parco Nazionale, montagna vera, abitata e frequentata da millenni. Mentre vanno circoscritte subito l'area e le modalità delle indispensabili misure di accresciuta precauzione, che non potranno essere di pochi giorni, vanno contemporaneamente sottolineate e sostenute tutte le opportunità di frequentazione e uso della Pietra di Bismantova che non sono messe in forse e in pericolo dell'accaduto.

Ragionando sulla base di queste due fondamentali esigenze il Parco Nazionale propone le ulteriori seguenti riflessioni:

Adottare l'idea e il concetto di precauzione - piuttosto che di "sicurezza"!

L'espressione "messa in sicurezza" è espressione di significato e valore relativamente alto per realizzazione di costruzioni o sistemi artificiali. Non può applicarsi alle montagne e ai pericoli di montagna in genere.

Più corretto è parlare di "precauzione" secondo il concetto codificato dal principio europeo, basata su ragionevoli e razionali "approcci di rischio".

Giusta è stata la scelta di basarsi su questo approccio anche negli anni più recenti. Gli studi e i monitoraggi attualmente in corso vanno confermati, estesi e finalizzati, per arrivare, per quanto possibile, a fare permanentemente delle informazioni derivate, la base delle misure di precauzione e della loro gestione nel tempo.

Dal punto di vista di un ragionevole approccio di rischio di applicazione di principi di precauzione , va considerato in termini diversi il "rischio accettabile" per le attività di alpinismo ed escursionismo, da quello accettabile per attività di frequentazione civile, religiosa o genericamente di turismo e ristorazione alberghiera.

L'accaduto deve suggerire di potenziare e moltiplicare gli sforzi (per esempio il progetto "La Bismantova e il prossimo laboratorio/scuola "Primavera a Bismantova") per mettere in valore tutta la Pietra di Bismantova, intesa come area vasta, comprensiva della fascia agricola , dei borghi, dei dintorni, per moltiplicare gli accessi e la fruizione turistica e paesaggistica . Le valenze della Pietra di Bismantova sono molteplici. L'accaduto e la sua localizzazione - mettono in causa essenzialmente la fruizione religiosa e alpinistica. Si tratta di valenze tra le più centrali e attrattive. Dopo aver precisato e circoscritto le indispensabili misure di precauzione, è necessario attivare in compenso congrue iniziative, in modo che tali attività e centri di interesse possano essere mantenuti vivi a Bismantova anche nel periodo, per ora di durata non prevedibile, di rimozione dei massi caduti e di definizione di regole e strumenti di precauzione nella zona del Santuario e dintorni. Tutte le altre valenze - agricole, paesaggistiche, escursionistiche, sportive, storico archeologiche, letterarie e culturali e turistiche in genere sono tutt'ora pienamente fruibili.

Per la Pietra di Bismantova si tratta di un passaggio molto delicato, ma anche importante per il futuro e le prospettive del progetto strategico di conservazione e valorizzazione connesso all'inserimento nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano.

Le misure di emergenza e precauzione e le iniziative di sostegno devono tener conto delle linee strategiche già individuate e degli atti di indirizzo e programmazione già assunti e condivisi – a partire dalle delibere del Consiglio Comunale di Castelnovo ne' Monti concertate col Parco Nazionale.

Gli approfondimenti necessari e, a maggior ragione, le iniziative di sostegno, in questa fase delicata dovranno essere condotte attraverso un ampio coinvolgimento dei diversi portatori di interesse e della cittadinanza.

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Alta Scuola di Turismo Ambientale nel Parco Nazionale
Il territorio come laboratorio di turismo. Dal 13 al 18 aprile 2015
(Sassalbo, 20 Febbraio 2015) - Dal 13 al 18 aprile si terrà l'Alta Scuola di Turismo Ambientale all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano. Questa quarta edizione di ASTA è in collaborazione con Vivilitalia, Legambiente, il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano e il Comune di Castelnovo ne' Monti.
L'Alta Scuola di Turismo Ambientale è il corso rivolto agli operatori turistici dell'accoglienza, della ristorazione e dei servizi, ai neo laureati e a quanti, residenti o operanti nel territorio, vorranno approfondire i temi legati al turismo ambientale e prepararsi a cogliere le opportunità imprenditoriali che si potranno sviluppare.
L'Appennino Tosco Emiliano, con il Parco Nazionale, è un territorio di pregio i cui amministratori hanno dimostrato di voler contribuire a formare e sensibilizzare i giovani e gli operatori economici locali al rispetto e alla salvaguardia dell'ambiente e, più in generale, ai temi legati allo sviluppo sostenibile delle risorse.
La formazione sarà costruita secondo il modulo ASTA: forte connotazione sperimentale, 50% lezioni d'aula e 50% di uscite sul territorio. Le uscite saranno occasione di conoscenza ed esperienza pratica sul territorio e il lavoro in aula sarà in parte frontale, in parte occasione per lavorare in gruppi. Ogni giornata sarà dedicata ad un tema specifico, ad esempio: creazione prodotto, governance, promozione, comunicazione e nuovi turismi
Sei giorni di studio, confronto e dibattito incentrati sul Laboratorio Primavera a Bismantova.

"Il Parco Nazionale ha voluto cogliere l'opportunità offerta da Legambiente di ospitare la sessione 2015 dell'Alta scuola di Turismo Ambientale - spiega il presidente Giovanelli - imprimendo al corso una particolare connotazione. Abbiamo, infatti, voluto introdurre nel programma un ciclo di lezioni da svolgersi direttamente nel territorio della Bismatova. Incontri eperenziali che richiedono una partecipazione attiva e per questo li abbiamo denominati 'Laboratori Primavera a Bismantova'. L'idea è quella di un inserimento diretto nel territorio, introducendo i partecipanti, 'dal vivo', nella costruzione di una nuova offerta turistica attorno a un paesaggio e a un monumento, la Pietra, con la particolarità dei suoi usi e dei suoi valori: dall'agricoltura all'alpinismo, dall'archeologia al 'paesaggio alimentare', dalla letteratura alla religione. I laboratori saranno così un esempio concreto che si unirà agli appuntamenti accademici proposti dalla scuola di Legambiente".

Programma del Corso

Lunedì 13 aprile
Sessione mattutina - h. 10.00
Saluti istituzionali. Interventi di:
Fausto Giovanelli - Presidente del Parco Nazionale Appennino Toso Emiliano
Sebastiano Venneri - Presidente di Vivilitalia
Giuseppe Dodaro - Esperto Cets
Maurizio Davolio - Presidente AITR
Lorenzo Frattini - Presidente Legambiente Emilia Romagna
Enrico Bini - Sindaco di Casteluovo ne' Monti

Presentazione del corso e delle attività, analisi delle aspettative dei partecipanti e definizione del patto formativo a cura di Paolo Grigolli, Direttore Scuola di Management del Turismo di Trentino School of Management, coordinatore e tutor del percorso
h. 13.00 - Pranzo

Sessione pomeridiana - h. 14.30 - 18.00
LABORATORIO Primavera a Bismantova 'La fioritura primaverile: escursione guidata. Il senso di un'area protetta' a cura di Giuseppe Vignali, Direttore del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano

Martedì 14 aprile
Sessione mattutina h. 9.00
Scenari e tendenze del turismo nelle Aree Protette
Stefano Landi - Economista e docente MTT Luiss Guido Carli.
Flavia Coccia - Coordinatrice Area Turismo SI. Camera
h. 13.00 - Pranzo
Sessione pomeridiana - h. 14.30 - 18.00
LABORATORIO Primavera a Bismantova: 'I borghi e l'insediamento rurale' visita guidata
a cura di Giuliano Cervi, Architetto e membro del consiglio direttivo del Parco Nazionale

Mercoledì 15 aprile
Sessione mattutina h. 9.00
I CEA, presidi impegnati a migliorare la qualità ambientale e culturale dei territori
Fabrizio Chiavaroli - Responsabile Cea Il Grande Faggio - Pretoro (Ch)
h. 13.00 - Pranzo
Sessione pomeridiana - h. 14.30 - 18.00
LABORATORIO Primavera a Bismantova 'Bismantova: tra liguri, etruschi e Canossa' a cura di Chiara Borghi, archeologa e assessore al turismo di Castelnuovo ne' Monti
James Tirabassi - archeologo

Giovedì 16 aprile
Sessione mattutina h. 9.00
La valorizzazione delle materie prime di qualità e dei prodotti tipici del territorio
Gianfranco Ciola - Direttore del Parco delle Dune Costiere San Leonardo - Ostuni (Br)
h. 13.00 - Pranzo/degustazione
Sessione pomeridiana - h. 14.30 - 18.00
LABORATORIO Primavera a Bismantova 'Il paesaggio delle foraggere e il Parmigiano reggiano' escursione/visita a latteria a cura di Martino Dolci, produttore di latte e Presidio Latteria il Parco.

Venerdì 17 aprile
Sessione mattutina h. 9.00
I valori di un territorio
Filippo Lenzerini - Amministratore Punto 3
Mauro Conficoni - Responsabile Marketing Italia - Coop Atlantide
h. 13.00 - Pranzo
Sessione pomeridiana - h. 14.30 - 18.00
LABORATORIO Primavera a Bismantova'Letteratura e Appennino: la montagna del Purgatorio' a cura di Clementina Santi, docente letteratura italiana
18.30 - 19.30
Elaborazione finale del percorso

Sabato 18 aprile
Sessione mattutina h. 10.00
Tavola rotonda conclusiva con consegna attestati di partecipazione
Buoni turismi per una buona crescita
Partecipano:
Fausto Giovanelli - Presidente Parco nazionale Appennino Tosco emiliano
on. Gianluca Galletti* - Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
on. Ermete Realacci* - Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati
Andrea Corsini* - Assessore Turismo Regione Emilia Romagna
Vittorio Alessandro - Presidente Parco Nazionale Cinque Terre
Giampiero Sammuri - Presidente di Federparchi
* in attesa di conferma
h. 13.00 - Pranzo a buffet con produzioni tipiche locali

Nel corso delle serate è prevista la proiezione dei film del Clorofilla Film Festival
In base alle condizioni meteorologiche e alla disponibilità di tempo alcuni laboratori potranno essere sostituiti o integrati con i seguenti:
'La Pietra della spiritualità - Eremo, pievi e oratori' a cura di Giuseppe Piacentini, responsabile CTA del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano
'Geologia e Morfologia - Visita ai gessi' a cura di Alessandra Curotti, Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano
'Bismantova dell'alpinismo e dell'escursionismo a cura di Carlo Possa e Gino Montipò, dirigenti CAI
'Formare, educare, conoscere: il progetto Atelier delle Acque e delle Energie'

Per maggiori informazioni www.vivilitalia.it/programma-asta-nella ... mhwDO.dpuf

Modalità d'iscrizione
Per informazioni e iscrizioni l.soccorsi@legambiente.it - 0686268384

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25/02/2015, 17:10
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Life MIRCO: una nuova sfida per il Parco Nazionale
Limitare fortemente i fattori di minaccia per il Lupo
(Sassalbo, 04 Marzo 2015) - Si è tenuta a Sassalbo, presso la sede del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano, la riunione iniziale del progetto Life M.I.R.CO – Lupo (LIFE13 NAT/IT/000728 Strategies to minimize the impact of free ranging dogs on wolf conservation in Italy), di cui il Parco Nazionale è capofila. All'incontro hanno partecipano tutti i partner; in particolare erano presenti Giuseppe Vignali, direttore del Parco Nazionale, Valeria Salvatori e Simone Ricci per l'Istituto di Ecologia Applicata - IEA, Umberto Di Nicola e Federico Striglioni per il Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga, Giuseppe Piacentini comandante del Coordinamento Territoriale per l'Ambiente del Corpo Forestale dello Stato, Marcello Bonitatibus dell'azienda di comunicazione CARSA e tutto lo staff del Wolf Apennine Center.

L'incontro durato tutta la giornata di lunedì 2 marzo ha dato l'avvio ufficiale al Progetto Life, che per 5 anni, fino al dicembre del 2019, vedrà i partner impegnati sul fronte della lotta al randagismo e della conservazione del patrimonio genetico del lupo.

"Nello scorso aprile – spiega il direttore Vignali - la Commissione europea ha approvato il finanziamento di 225 nuovi progetti nel quadro del programma LIFE+, lo strumento finanziario europeo dedicato all'ambiente. L'Italia rappresenta una delle Nazioni con il maggior numero di progetti finanziati (47, pari a circa il 21% del totale) tra i quali il progetto Life MIRCO – lupo, di cui il nostro Parco Nazionale è beneficiario. L'assegnazione di questo progetto rappresenta un concreto riconoscimento delle competenze che il Parco e in particolare il Wolf Apennine Center hanno acquisito in questi anni e per questo non possiamo che essere molto soddisfatti"

LIFE MIRCO-Lupo, infatti, da un lato fa tesoro di esperienze già maturate nel corso di altri progetti LIFE condotti e conclusi dal Parco Nazionale, dall'altro introduce sul territorio nazionale ed europeo importanti novità circa la gestione di ibridi lupo – cane, dei quali tanto si sta parlando negli ultimi mesi.

"Con questo progetto – spiega Willy Reggioni responsabile del progetto LIFE MIRCO-Lupo e del gruppo WAC del Parco Nazionale – si intende assicurare migliori condizioni di conservazione per il Lupo agendo su alcuni elementi di minaccia di origine antropica legati, in particolare, al fenomeno dell'ibridazione con il cane domestico. Considerato lo status di conservazione del Lupo in Italia, tutti gli interventi dovrebbero, infatti, essere prioritariamente mirati ad eliminare o a limitare fortemente i fattori di minaccia per il Lupo e l'ibridazione rappresenta forse il più subdolo e moderno tra questi. Il controllo degli ibridi rappresenta un intervento centrale e insostituibile per una risoluzione radicale e duratura del problema non solo a livello locale".

L'enorme aumento della popolazione canina e il ritorno del Lupo anche in aree maggiormente antropizzate hanno portato nel tempo a episodi di incrocio tra lupo e cane, con conseguente presenza in natura di esemplari ibridi in grado di accoppiarsi con i lupi naturalmente presenti allo stato selvatico, dando il via a generazioni di animali definiti dalla scienza 'introgressi'.

Il Parco Nazionale si adopererà dunque con il proprio staff tecnico afferente al Wolf Apennine Center per la cattura e la sterilizzazione degli esemplari ibridi o introgressi identificati, in modo da ridurre il loro potenziale riproduttivo e impedire, quindi, che producano altra prole.

Molte attività saranno dedicate al complesso tema del randagismo e del vagantismo canino: sono di fatto proprio i cani vaganti, sia di proprietà che non, a potersi incrociare con i lupi o, se non adeguatamente vaccinati e sverminati, a trasmettere alla fauna selvatica importanti parassitosi e patologie. Il Parco Nazionale, attraverso il progetto LIFE MIRCO-Lupo, sarà dunque in grado di garantire gratuitamente e su base volontaria cure sanitarie ai cani da lavoro utilizzati in zootecnia, identificati come quelli maggiormente vaganti sul territorio e maggiormente a contatto con i lupi, utilizzando anche microchippatura e sterilizzazione. Un'importante campagna di informazione e sensibilizzazione sarà rivolta a tutti i possessori di cani. Infine, Parco Nazionale e CTA del Corpo Forestale dello Stato si doteranno a partire dalla fine del 2015 di due cani anti-veleno, addestrati per la ricerca di bocconi e carcasse avvelenate, con l'obiettivo di ridurre la piaga degli avvelenamenti che colpiscono in modo indiscriminato non solo il Lupo, ma anche numerosi altri carnivori e onnivori (come cinghiali, tassi, volpi), nonché cani e gatti di proprietà.

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05/03/2015, 8:11
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La Fondazione Edoardo Garrone presenta ReStartApp 2015
Per sostenere giovani aspiranti imprenditori in Appennino
(Sassalbo, 09 Marzo 2015) - Mercoledì 11 marzo al Campus Universitario di Savona in Via Armando Magliotto 2, Palazzina Lagorio Aula LA218 sarà presentata la seconda edizione di ReStartApp, incubatore di impresa per il rilancio dell'economia appenninica, promosso dalla Fondazione Edoardo Garrone. http://www.restartapp.it/. Trenta i posti disponibili per giovani aspiranti imprenditori in Appennino. Per partecipare c'è tempo fino al 10 aprile.

Nell'ambito dell'incontro, aperto a tutti, e organizzato in collaborazione con Fondazione CIMA, partner del progetto, saranno illustrati i contenuti, gli obiettivi e le modalità di partecipazione alla Call for ideas 2015.

Due campus residenziali gratuiti si svolgeranno in contemporanea - a Grondona (AL) e a Portico di Romagna (FC) dal 29 giugno al 19 settembre 2015, con una pausa nel mese di agosto - per formare 30 giovani aspiranti imprenditori under 35 che vogliano creare un'attività nei settori dell'agricoltura, dell'allevamento, dell'agroalimentare, del turismo e della cultura sull'Appennino.

Attraverso un'offerta formativa ricca e originale, i partecipanti saranno affiancati da un team qualificato di docenti, esperti e professionisti dei principali settori dell'economia appenninica e montana.

Per incentivare l'avvio dei tre migliori progetti di impresa sviluppati nell'ambito di ciascun campus, la Fondazione Edoardo Garrone metterà infine a disposizione premi per un totale di 120 mila euro.

Per iscriversi c'è tempo fino a venerdì 10 aprile 2015. Per informazioni: http://www.restartapp.it/

Per ulteriori informazioni Ufficio Stampa Fondazione Garrone Fede Gardella cell. 3358308666 Paola Iacona tel. 010 5761700 gardella@studiocomunicazionegardella.it

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10/03/2015, 8:09
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La Toscana rinnova fino ad agosto la Banca della Terra
Sindaci Lunigiana: reale opportunità per il territorio
(Sassalbo, 19 Marzo 2015) - La Regione Toscana rilancia il progetto 'Banca della Terra' destinato a favorire l'accesso dell'imprenditoria privata, e in particolare dei giovani agricoltori, ai terreni agricoli e forestali, sia di privati, sia demaniali. La notizia del rinnovato impegno della Regione a sostenere il progetto, almeno fino al prossimo agosto, è stata data durante un incontro a cui hanno partecipato il direttore del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano, Giuseppe Vignali, e i sindaci dei Comuni della Lunigiana compresi nell'area del Parco, presso il Centro didattico di Sorano, Porta del Parco Nazionale per le Pievi e le Vie Storiche, a Filattiera.

Il tecnico della Regione Toscana, Simone Sabatini, ha spiegato che cos'è e quali opportunità offre la 'Banca della Terra'. "Questo strumento, realizzato attraverso la stretta collaborazione con i Comuni, è un inventario di terreni e aziende agricole (pubbliche e private) messi a disposizione di terzi, tramite operazioni di affitto o di concessione. E' fondamentale sottolineare, infatti, che in nessun caso i terreni, anche se incolti o abbandonati, vengono espropriati, ma piuttosto la Regione vuole sostenere l'agricoltura rimettendo sul mercato importanti porzioni agricole. La loro rimessa a coltura determina, infatti, un incremento dei livelli di sicurezza idraulica ed idrogeologica del territorio e offre reali opportunità d'impresa".

La Banca della Terra, gestita dall'Ente tramite il sistema informativo della Agenzia Regionale Toscana per le Erogazioni in Agricoltura (ARTEA), è quindi una vetrina che permette di diffondere informazioni su porzioni di territorio da rimettere a coltura, sia molto piccole, sia grandi, che occasionalmente possono includere anche fabbricati rurali. Attraverso dei bandi pubblici viene comunicata tale disponibilità, ma i criteri di scelta degli acquirenti dipendono dal proprietario. Mentre per l'assegnazione di porzioni di demanio viene valutato il progetto presentato e si riconosce la priorità a giovani imprenditori agricoli, anche se tutti hanno la possibilità di partecipare.

La parte di maggior rilevanza è legata al recupero dei terreni abbandonati o incolti. "Il legislatore – continua Sabatini – ha la priorità di recuperare queste porzioni agricole per favorire il recupero delle aree abbandonate, per contenere il degrado ambientale, per salvaguardare il suolo e gli equilibri idrogeologici, per limitare gli incendi boschivi, per favorire l'ottimale assetto del territorio attraverso lo svolgimento delle attività agro-forestali. Perché ciò sia possibile i Comune devono effettuare il censimento dei terreni abbandonati presenti nel proprio territorio e trasmetterlo all'Ente Terre. Visti gli oneri di tale lavoro, la Regione ha selezionato, attraverso un bando pubblico, dei tecnici che possono coadiuvare gli uffici amministrativi. Gli incarichi dei professionisti erano scaduti, ma visto l'importanza del progetto, la Toscana ha trovato risorse aggiuntive per sostenerlo almeno fino al prossimo agosto".

Anche il Parco Nazionale intende offrire un sostegno affinché i territori abbandonati all'interno del perimetro dell'Ente possano essere valorizzati e preservati, divenendo reali opportunità di sviluppo, come spiega Carlo Marconi presidente della Comunità di Parco e sindaco di Bagnone. "Parco Nazionale è parte attiva del progetto per sostenere la Banca della Terra. Ora i Comuni devono diventare parte attiva ed essere pronti a guidare uno sviluppo sostenibile dell'agricoltura in ciascun territorio di competenza. Nel mio Comune, per esempio, intendiamo cogliere questa opportunità per valorizzare e sviluppare la filiera della cipolla di Treschietto".

"Quando le risorse investite della Regione Toscana per la Banca della Terra sembravano terminate - afferma Annalisa Folloni, sindaco di Filattiera – Il Parco Nazionale si è reso disponibile a sostenere i suoi Comuni perché potessero cogliere questa occasione. Ora la Regione ha trovato nuove le risorse e per noi sarà più facile raggiungere l'obbiettivo di recuperare i terreni abbandonati. La manutenzione per previene il dissesto idrogeologico, infatti, è un nodo strategico, come ho avuto modo di sostenere anche durante la campagna elettorale. Inoltre è fondamentale creare possibilità di sviluppo: ci sono giovani imprenditori del nostro comune che operano già nel territorio e che hanno manifestato un gran interesse verso questa opportunità".

"Grazie a questa legge importante – conclude Enzo Manenti, sindaco di Licciana Nardi - possiamo riattivare un sistema economico strategico, anche se le difficile di applicazione non sono banali in territori come il nostro dove la proprietà della terra è 'polverizzata' per via delle successioni e delle tante emigrazioni. Ancora una volta la disponibilità del Parco Nazionale è fondamentale perché ci permetterà sostenere quei nuovi imprenditori capaci di realizzare innovazione"

Il portale della Banca della Terra è http://www.artea.toscana.it/ Per informazioni simone.sabatini@regione.toscana.it

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20/03/2015, 14:58
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Unesco MAB

Un importante passo avanti è stato compiuto per il riconoscimento MAB UNESCO dell'Appennino tosco emiliano. La commissione di valutazione riunitasi il 2-5 febbraio a Parigi ha proposto al segretariato generale dell'UNESCO che la richiesta venga "approved pending", approvata a condizione (approved pending) che siano chiariti e approfonditi alcuni temi riguardo "la gestione del turismo e la partecipazione dei portatori di interesse alle decisioni di gestione". E' un enorme passo avanti, anche se non è ancora una certezza.
Significa che la strada imboccata è giusta e che,continuando a ben operare, porterà presto, nella primavera del 2016 o, meglio ancora, giugno 2015 al riconoscimento ufficiale. Ciò significherà l'inserimento di un ampio territorio dell'Appennino tosco emiliano e dei 38 Comuni che hanno deliberato l'adesione, nella rete Mondiale MAB (Uomo e Biosfera): la rete delle aree ove si ricercano e sperimentano percorsi di sviluppo sostenibile attraverso azioni condivise di conservazione ambientale, di sviluppo economico e di potenziamento del capitale umano.
E' un'opportunità eccezionale, strategica e di lungo periodo per rimettere in corsa, a partire dall'autostima e dell'approccio propositivo e competitivo ampi territori che negli ultimi decenni hanno visto più declino che crescita e che hanno così l'occasione di mettere davvero in gioco le eccellenze e le qualità che posseggono.
Il Parco Nazionale dell'Appennino tosco emiliano, ente capofila, farà tutto il possibile cominciando a rafforzare il contatto e la collaborazione con i comuni e tutti i portatori di interesse,per conseguire il risultato atteso e per accrescere, come già dichiarato anche il valore del percorso di candidatura.
Decisiva sarà la partecipazione oltre che la condivisione dei numerosi e importanti partners della proposta, i 38 Comuni, le 2 Regioni, le Università e Reggio Children, le Camere di Commercio, Consorzi di Bonifica e Associazioni imprenditoriali e culturali che hanno sottoscritto la proposta. Il ministero dell'ambiente ha proposto al nostro Parco Nazionale, unitamente ad altri Parchi, di fare partecipe il proprio territorio di una mostra/iniziativa di UNESCO Italia dedicata all'EXPO 2015. Le motivazioni della candidatura e i suoi contenuti (agricoltura, turismo, educazione e formazione) sono state esplicitate nel documento di presentazione consegnato il 25 settembre 2014 e pubblicato sul sito del Parco Nazionale. Essi saranno oggetto, a partire dalla prossima riunione del consiglio direttivo e della comunità del Parco di una nuova tornata di incontri, approfondimenti e sviluppi ai quali sono invitati tutti i portatori di interesse del territorio candidato.

Fausto Giovanelli. Presidente Parco Naz Appennino Tosco Emiliano

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21/03/2015, 8:04
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