Dopo novanta giorni di stagionatura

oggi, è arrivato il momento di aprire la forma del roquefort. Per prima cosa, la forma pesa 925 grammi, quindi ho avuto una resa del 16.25%. L’odore all’apertura è fortissimo e invadente, la consistenza è molto morbida, spalmabile, anche in questo caso la pecora ha stracchi nato quasi del tutto. Il colore della pasta interna è bianca, il sapore è fantastico; ha un sapore molto deciso e marcato ma raffinato allo stesso tempo, in bocca si scioglie letteralmente

e rimane un sapore forte di muffa e sale. E’ anche abbastanza piccantino, segno che sia le muffe che il caglio in pasta di capretto, hanno svolto molto bene il loro compito. Ha tutte le caratteristiche organolettiche che ha l’originale. L’unica cosa è che ci vorrebbe un attrezzo adeguato per tagliarlo, in quanto quando lo taglio con la lama del classico coltello da cucina e considerando la morbidezza della pasta, vado ad alterare la stratigrafia interna del formaggio stesso, andando a chiudere le piccole caverne che si sono create. Crosta praticamente assente e anch’essa morbida.
Le muffe roqueforti, a differenza delle muffe del gorgo, sono veramente molto più intense ed aromatiche, conferiscono un sapore tondo e pieno.
Sono molto contento di questo enorme risultato; questa era una forma di prova/sperimentazione, fra una decina di giorni mi dovrebbero dare latte di pecora e allora produrrò almeno 6/7 forme da stagionare e gustare in primavera.
Provateci perché ne vale veramente la pena, davvero un formaggio unico.
Lo sconsiglio per chi non ama sapori forti, invadenti e persistenti.
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