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Ribot, il cavallo del secolo? 
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Gianni 6 anni fa, ho fatto una cosa insolita per me, ho ceduto alle pressioni di mio amico, a lui piaceva tantissimo la mia cavalla,(può capitare) lui aveva uno splendido PSi morello, in sintesi abbiamo fatto l'accoppiamento con puledro a lui...
Questo stallone era di una docilità assoluta, lui è venuto da me in azienda a sella, tolto la sella, monta, rimessa la sella e fine.
Senza casini calci/nitriti soffi ecc... mai visto uno stallone buono come lui.
Anzi devo dire che aveva uno stinco con relativo piedi da far invidia a dei tpr....

Come sempre eccezioni, ma io sono convinto di una cosa non esistono cavalli non adatti a principianti, ogni cavallo è storia a se.


26/02/2010, 19:06
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Eccellente, ecco le eccezioni che io stesso avevo ventilato.
In verità devo dire che è capitato anche a me vedere dei PSI molto alla mano. Mi è anche capiato però di vederne di veramente inadatti al comune uso da sella in mano al cavaliere medio. Personalmente resto dell'idea che, mediamente, un purosangue può essere un punto d'arrivo per un cavaliere esperto (e l'esperienza non si fa con la passeggiata la domenica), certo non il punto di partenza per chi inizia.

Complimenti per i tuoi PSI Innaig, ed anche a Paolo per l'accoppiamento fatto.

Saluti a tutti

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26/02/2010, 20:40
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Per Nearco la gloria comincia nel 1935, quando nacque nella scuderia Dormello-Olgiata, e già a due anni si mise in evidenza vincendo tutte le prove del calendario, tra cui ricordiamo Derby, Gran Premio d’Italia, Gran Premio di Milano. La ciliegina sulla torta fu infine col Gran Prix de Paris: una corsa di straordinaria importanza perché avrebbe fatto diventare Nearco un cavallo di fama internazionale. Come previsto, stracciò tutti il 26 giugno del 1938 e si consacrò quale stallone di immenso successo; naturalmente un campione di questo livello non poteva che garantire una prole di altrettante capacità ed è infatti considerato uno dei più grandi miglioratori mondiali del nostro secolo. Alla fine fu trasferito in Inghilterra e destinato alla riproduzione finché morì all'età di 22 anni nel 1957, lontano dalla sua patria ma nel cuore di tutti gli italiani.

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Saluti, Innaig


27/02/2010, 20:33
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E DA NEARCO NACQUE LA DINASTY ITALIANA
Per Federico Tesio esisteva un grandissimo cavallo il migliore che avesse allevato e allenato, Cavaliere d' Arpino. Poi, Nearco.
Ribot è stato creato da Tesio. Il destino, però, non ha voluto che Tesio ne vedesse l' esordio. Secondo il marchese Mario Incisa, socio di Federico Tesio, Nearco precede Ribot, nella graduatoria dei valori.
Il marchese ricordava il "Cavaliere" come un cavallo fenomenale. " Ero stato ammesso nel suo box, la vigilia dell' omnium (l' ultima sua corsa). Ero consapevole dell' onore che mi si faceva mentre Tesio, con visibile preoccupazione, esaminava l' arto anteriore del cavallo, che aveva ripetutamente "risentito" a due, tre anni". Ebbene Nearco aveva offuscato, nella memoria del marchese Incisa, la sagoma forte di Cavaliere d' Arpino. Federico Tesio, allenatore grandissimo, già fantino di Tesio, all' epoca di Cavaliere d' Arpino non ha mai avuto dubbi. Cavaliere d' Arpino davanti a Nearco e a Ribot. "Se Cavaliere d' Arpino avesse avuto la salute di Nearco, se il suo harem fosse stato affollato da fattrici di alto lignaggio, provenienti da altri continenti, oggi converrebbero sull' esattezza della mia valutazione". Facevi notare timidamente a Regoli che il merito primo di un atleta (anche a quattro gambe) è fisico e che perciò il Nearco netto, privo di acciacchi andava preferito al Cavaliere d' Arpino "risentito" a lui spiritosamente proponeva una variante: "Cavaliere d' Arpino aveva una cattiva salute di ferro. Nearco era un cavallo che sapeva sentirsi vincitore". Io faccio la conta dei testimoni proponibili e improponibili. Pietro Gubellini, il fantino di Nearco, è morto nell' immediato dopoguerra, cadendo a striscie sullo steccato di San Siro, quando Ribot era ancora di là da venire. Enrico Camici ha montato magistralmente Ribot: non è salito in sella a Nearco. Una sola volta Nearco non venne affidato a Pietro Gubellini. Accadde il 14 novembre 1937, il giorno del Gran Premio Chiusura. Nearco aveva due anni e il premio Chiusura rappresentava soprattutto allora il primo confronto della nuova generazione (la sua) con i cavalli di tre anni e oltre. Gubellini montò El Greco: Nearco venne consegnato alle mani di velluto di Ilario Grassini' un puntiglioso ragazzino toscano. Ilario Grassini non è più: i tedeschi l' hanno trucidato nel 1944. Paolo Caprioli, l' artista della frusta che era amato e odiato dal suo pubblico, di Nearco, mi ha detto un giorno: "Ho sempre corso contro Nearco. Per la verità, ne scorgevo sì e no la coda. Nel "Milano" del ' 38, avevo Preele della Razza del Soldo. Per infilsare Proele è bastato a Nearco uno scampolo di dirittura: faccia quattrocento metri. Un fantasma temibile. Classe infinita". Il primo ricordo, che ho di Nearco - il più grande cavallo italiano di ogni tempo, un purosangue da vertice mondiale - è legato al pomeriggio novembrino di quella domenica del "Chiusura". Noi si veniva da Monza: con me, un amico, il cui padre era addetto al reparto stalloni dell' allevamento di Mirabello. Scendemmo dal tram bianco, a Porta Venezia, dove il mio amico accostò un brumista, che staccava dal servizio attorno a mezzodì e che s' era precedentemente offerto (sulla strada di casa) di accompagnarci, gratuitamente, a San Siro. Cavallo e brumista erano due reperti archeologici dell' ippodromo del Trotto. Il cavallino di un grigio polveroso pareva tenuto insieme dalla coda alle orecchie da un filo di ferro. Il brumista interrompeva qua e là un' impassibilità aristocratica per chiederci notizie della provincia, della Brianza e di noi: naturalmente per riderne. La sfottitura era ruvida ma affettuosa. Ci Avrebbe sbarcati a San Siro, senza pizzicarci un quattrino. Che volevamo di più? La vettura di piazza era una gondola terrestre: nera opaca silenziosa. Non andavamo al gran premio con la gardenia all' occhiello. Il nostro brumista guidava il suo legno all' imbocco di viae Caprilli. Più di una macchina considerava lo sparuto cavallio come un inciampo ambiguo. E il nostro brumista rispondeva duro, citando il Porta del "Verace". La gente ai margini ci fadeva bonariamente il verso. Ci vergognavamo poco. Abbassavamo la nuca, discretamente imbarazzati, contemplando ai nostri piedi il tappeto della vettura, con ostinata modestia. L' ingresso all' ippdromo fu trionfale, nel senso che, scesi dalla gondola, soi, clienti abituali del "prato", venimmo dirottati, per Il recinto del peso, il paradiso terrestre. L' insellaggio, le belle donne, il cemento floreale delle tribune, la gente tutta ricca e ben vestita, il parco che sentiva l' inverno. Infine, Nearco, il due anni da Phares e Negara, con El Greco, il sauro dorato da sembrare giallo, che gli faceva da accompagnatore. Federico Tesio osservava Nearco in discosto dal gruppetto degli Incisa. "E' più bello dei nostri", sussurrava l' amico. Nearco rubava l' occhio. I "nostri" erano quegli stalloni, compagni delle povere vacanze, che vedevamo quotidianatmente in quel cortile dell' allevamento di Mirabello, silenzioso come un chiostro e docrato in un angolo da un' immancabile natura morta dell' ippica: il tridente e il secchio lucido da potercisi specchiare. Quei cavalli fino si chiamavano Cavaliere d' Arpino (che contava undici anni) Salpiglossis, Sans Crainte, Crapem, Pilade e Sanzie. Nostri. Di essi non possedevamo neppure un crine della coda. Cavaliere d' Arpino apparteneva ad un consorzio: Salpiglossis al signor Tonino Maino; Sans Crainte, Crapem e Pilade alla Razza del Soldo: Sanzio al conte Luchino Visenti di Medrone. Ma poichè suo padre accudiva Pilade - a cui noi rimpinzavamo la mangiatoia di carote - il mio amico se li sentiva un poco suoi (e quindi anche miei). Nearco aveva già vinto Criterium, Gran Criterium e Tevere: vinse pure il Chiusura, per tre quarti di lunghezza su El Greco. Gli altri, che Gaio del "Soldo" capeggiava, una seminata. Nearco aveva addosso un non so che molto per bene. Il torace di un levriero: e il ventre come lambito di fiamma. Le sue proporzioni erano divine. Quando scomparve, dopo la corsa, verso le scuderie, l' impressione, che ne ho avuta, è rimasta: d' un colpo d' occhio incancellabile. Scarpinammo la sera, da San Siro al tram bianco, che girava la domenica sera dietro il Duomo. Parlavamo di Nearco e continuammo a parlarne l' anno successivo. A tre anni, Nearco dominò Derby, Milano e il Grand Prix de Parix, stracciando i vincitori dei derbies inglese e francese. Non c' era speranza di rivederlo al "Mirabello". Tesio lo aveva venduto al signor Benson, a Newmarket, per sessantamila sterline oro. Scoppiò la guerra. Incontrai il mio amico, che eravamo (diceva lui) "militar soldati". E Nearco?. Nearco aveva un bunker tutto suo, al Beach House Stud di Newmarket. Era il solo nemico che gli inglesi protegessero. Io ho sempre cercato di crescere, di irrobustire il ricordo del Nearco del Premio Chiusura, leggendo catalogando notizie postume e messe a punto. A volte la verità storica depone una lieve patina anche sulle più lucide apparenze. Nel caso di Nearco, ne accentua, all' opposto, la grandezza. Leggo la narrazione del Grand Prix de Paris, del marchese Mario Incisa. Avevo Tesio vicino a Tesio guardava Nearco come se lo pungolasse con gli occhi, controllando ogni tempo di galoppo e incitandolo tra sè a sè. "Si, così va bene, così... Continua ancora, ancora un po' soltanto e hai vinto". Tesio si sgelò quando finalmente lo vide passare il palo d' arrivo, apparentemente senza sforzo, primo davanti agli altri, che sembravano arrancare. I segreti uscivano a fatica dalle scuderie, che erano bene custodite. Nel ' 47, da uno scritto di Tesio, apprendemmo che l' exploit maggiore, l' autentico Gran Prix, Nearco lo aveva sostenuto cinque giorni prima del Gran Premio di Milano. Pista da corsa di San Siro, tremila metri. Galoppo secerissimo. Nearco tre anni, 54 kg., accompagnato da Ursone, tre anni, 49 kg. Dopo 1500 metri trovano Bistelfi, 54 kg. e arrivano: primo Nearco, secondo Bistolfi, terzo Ursone lontano. Ursone aveva corso sulla distanza nove volte, vincendone sette e due volte secondo. Bistolfi era in Italia il miglior cavallo dell' annata sui 1500 metri. Nearco vinse il Gran Premio di Milano e due giorni dopo partì per Parigi accompagnato da Bistolfi. Nella stessa giornata e prima del Grand Prix c' era una corsa sui 1850 metri, il Prix d' Ispahan, nella quale avevo iscritto Bistolfi contro i migliori specialisti francesi. Bistolfi partì ad otto contro uno e vinse facile. Mi accorsi allora del valore del mio trial sulla pista grande di San Siro. Nearco ha vinto due grandi premi - il Milano e il Grand Prix de Paris - sui tremila metri nello spazio di otto giorni. Aveva compiuto il trial di cui sopra in vista del Milano: aveva raggiunto Parigi (non c' erano altri mezzi nel ' 38) in vagone bestiame non abilitato a treni diretti ma soltanto a flemmatici treni accelerati. A Longchamp aveva distrutto un' eletta compagnia. Gli esperti scrivono che Nearco non è stato unicamente il cavallo del secolo ma il capostipite di un' era. Genealogie alla mano, Nearco appare come un capotribù: un quarto della popolazione stalloniera gli appartiene. Nearco è stato abbattuto il 27 giugno 1957, alla Equine Research Station di Newmarket. Aveva Ventidue anni. Gli uomini hanno voluto risparmiargli una dolorosa vecchiaia. -
da un articolo di di MARIO FOSSATI del 5 dic. 1986

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Saluti, Innaig


28/02/2010, 23:37
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