Ciao
Vorrei aggiungere delle informazioni a questa discussione di qualche anno fa. Anche nel Mediterraneo esiste un'isola senza varroa, anche se su scala molto più ridotta. Si tratta dell'isola di Gorgona, nell'arcipelago toscano. Se volete approfondire l'argomento, date un'occhiata a questo articolo: https://www.vividatellus.it/blog/isola- ... la-varroa/

Se proprio si vuol fare pubblicità a questa splendida iniziativa, non la si consideri subito in modo "distruttivo", ergo, economicamente vantaggioso, almeno che si faccia una divulgazione decente.
Di quell'articolo la cosa importante non è l'isola esente da varroa e come sfruttare con un business illusorio (tipico di questi tempi IMHO), quella realtà è Ricerca, piuttosto l'argomento cruciale da capire BENE è il seguente, lo cito col copia incolla: "[...]Questo fa pensare che se ci fosse una maggior coordinazione fra apicoltori nell’eseguire i trattamenti e un maggior controllo della sciamatura e degli sciami selvatici, anche sulla terraferma la lotta alla varroa raggiungerebbe livelli di efficacia superiori a quelli attuali [...]"
Rete e Coordinazione, non "ma io son più furbo e faccio i big money con l'isola felice", o peggio "sai quanti rincoglioniti mi comprerebbero un casino di sciami senza varroa senza pensare che quando li portano a casa loro, la varroa ci arriva senza problemi e li rade a suolo peggio di quelle che ho gia"?

Infatti l'articolo non ha nessuna finalità commerciale, nè potrebbe averne dato che l'isola di Gorgona non è un'isola felice ma una colonia penale, in cui, oltre che essere oggetto di studio scientifico, l'apiario ha scopo educativo e di riscatto sociale per i detenuti. Inoltre le risorse nettarifere dell'isola sono troppo limitate per poter aumentare il numero di alveari oltre quello attuale. Si colga piuttosto la bella notizia, invece che essere presi subito dal sospetto che tutti pensino al proprio tornaconto. La cosa importante è che quello che è successo a Gorgona può essere un paradigma da seguire per provare a liberare dalla varroa altri luoghi isolati. Certo questo non risolve il problema del continente, in cui la reinfestazione è assicurata, ma il fatto che in Italia ci sia un luogo senza varroa, per quanto piccolo, è comunque una bella notizia.

Comunque hai ragione, il futuro per migliorare il controllo della varroa sulla terraferma risiede proprio in quella frase, assieme magari al tentativo di selezionare api resistenti

Non si troveranno mai famiglie resistenti se tutti(giustamente) facciamo i trattamenti tutti gli anni...le api non avranno il tempo di trasmettere i geni potenzialmente più efficaci in questo a discapito di quelle che non li hanno...inoltre la varroa che si riproduce più velocemente si potenzia facendo nascere varroe sempre più potenti verso i trattamenti.

In realtà per trovare le api resistenti alla varroa non è necessario smettere di fare i trattamenti e lasciar fare alla natura. Esistono alcuni metodi per valutare questo carattere della colonia pur continuando a tenere a bada la varroa con i trattamenti. Una strategia è la valutazione del tasso VSH, che può fare chiunque, con un po' di buona volontà. Se vuoi dare un'occhiata al metodo, è schematizzato in questo articolo https://www.vividatellus.it/blog/selezi ... la-varroa/

Molto interessante questo articolo che riassume e spiega molto bene. Grosso modo e' cosa ho scritto io solo che io la penso in modo pessimistico e te in modo ottimistico. Diciamo che io intorno a me ho una decina di apicoltori da quello che so tutti hobbisti come me...quel discorso può andare avanti se per anni e anni tutti e proprio tutti selezionino(e bisogna anche essere bravi e avere tempo). Altrimenti io posso selezionare ma se gli altri nove no non si va da nessuna parte. Sarebbe bello dire tra dieci anni abbiamo famiglie più forti verso la varroa ma io non la vedo così semplice a meno che io sia isolato da altri in riproduzione e poi dare le mie regine figlie a quelli più vicini e iniziare ad allargare a macchia d olio la cosa

Hai ragione sul fatto che non è una strada semplice da percorrere, ma probabilmente è l'unica che garantirebbe davvero un beneficio a lungo termine. Il problema principale è che in Italia è poco diffusa la conoscienza di questa possibilità. Io credo che, se le informazioni sul miglioramento genetico fossero più conosciute dagli apicoltori, in molti proverebbero a iniziare questo percorso e un po' alla volta i geni di resistenza si diffonderebbero. In fondo, dall'arrivo della varroa, gli apicoltori hanno dimostrato di saper apprendere tecniche ben più complesse di quelle dell'apicoltura di trent'anni fa.
Molto bella l'idea che chi riesca a selezionare regine resistenti le dia agli altri apicoltori. Magari in modo gratuito, con il supporto dei consorzi, o come scambio in modo che sia accessibile per tutti. Questo renderebbe il processo molto più efficace, sempre prestando attenzione a non perdere la variabilità genetica di un territorio ovviamente.