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Api in serra in inverno e quantificare miele per albero 
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Roby73 ha scritto:
... un coefficiente correttivo di 0.5 che può essere giustificato da pioggie, piccole dosi di pesticidi, vento, altri apicoltori in zona ...
... Potrei quindi passare dalle 5 tonnellate teoriche alle 2.5 tonnellate effettive (sempre nelle migliori condizioni).

Roby, se devi scrivere un progetto con dei numeri, fatti sotto. Ma non mollare il tuo lavoro "normale" perche' realisticamente 5 anni sono il periodo che ti serve solo per valutare il potenziale del tuo luogo, sempre che il Nino e la Nina non decidano di scambiarsi i ruoli nel frattempo.
Per quanto riguarda il valore ponderale dei fattori, se ti piove durante le tre settimane di fioritura del castagno, il coefficiente puo' essere quantizzato a 0.01. Se ti seminano la canola entro 4 kilometri, il coefficiente puo' andare a 0.0000 (anche per l' anno successivo). Se ti mettono delle serre nel raggio delle api, hai chiuso perche' le serre, essendo a ciclo continuo, si riempiono di tutti i sacramegna e devono essere costantemente trattate.
Inoltre come economista percepirai facilmente il rischio di contare solo su un raccolto (quello del tuo boschetto). Investiresti i tuoi risparmi in UNO stock?
Maddmax

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17/01/2012, 18:50
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Come direbbe Renzo, la potenza dei numeri ... :lol:
Roby, fai un passo indietro :mrgreen: e guarda il problema complessivamente, non concentrarti sul raccolto del castagno. Tralasciando il cinipide, che in mancanza di soluzioni rapide potrebbe trasformare il miele di castagno in un miele raro quanto quello di corbezzolo, il raccolto durerà un paio di settimane e ne avanzano cinquanta per arrivare al raccolto successivo. Le api hanno bisogno di nettare e polline da raccogliere durante tutto l'anno, tranne i periodi con temperature al di sotto dei 12-15°C, in quantità sufficienti per assicurare il loro sostentamento e anche l'accumulo di un minimo di scorte per l'inverno, quindi nel calcolare il numero di alveari che un certo posto può sostenere bisogna prendere in considerazione la quantità minima di nettare disponibile, non quella massima, oppure, in alternativa, orientarsi verso il nomadismo, con tutto quello che comporta.
Roby73 ha scritto:
Se partirà il progetto, non sarà superiore a 5. Il piano quinquennale che sto redigendo non prevede reddito il primo anno. Tra i target da raggiungere per l'ANNO 1 , quello con importanza maggiore sarà non fare morire le api e arrivare all'inizio dell'inverno successivo con famiglie in buono stato di salute.
Mi pare cosa buona e giusta :D .
Ciao,
Romeo.

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17/01/2012, 19:57
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Purtroppo è difficile calcolare a priori senza un po' di pratica acquisita.
Anch'io all'inizio facevo tanti conti...poi mi son ricreduto.

Attualmente mi baso sull'esperienza dell'anno precedente.
Ho notato personalmente che creando apiari di 10/15 casse e distanziandoli (non so di preciso quanti metri ma almeno 500 sicuro) la resa aumenta e di molto (anche un melario in più a cassa nelle annate favorevoli). Solamente che è un impazzimento visitarli.

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Francesco
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18/01/2012, 9:55
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Informazioni preziosissime, quindi nella scelta dell’area verificare la presenza di campi di canola (ho dovuto cercare su wikipedia cosa fosse; sono proprio un cittadino) e concentrazione di serre. Non penso ci siano cartine tematiche che trattino questi elementi antropici però leggendo un po’ in giro mi sembra che nel nord del Piemonte non sia molto diffusa questa coltura.
Brutta storia anche la piaga del cinipide (del quale disconoscevo l’esistenza fino a pochi minuti fa).
Ne terrò conto nel capitolo “Rischi”.

Per il momento non avevo in mente terreni particolari. Parlavo del castagno perché era il terreno che dalle tabelle aveva il potenziale mellifero minore e volevo mettere giù delle cifre facilmente migliorabili con terreni più produttivi.

Tre cose che non avevo assolutamente calcolato che inserirò nei vincoli di gestione operativa e delle quali vi ringrazio.
1) Dare da mangiare alle apine tutto l’anno. Preso dai numeri, arrivato a 40/50 Kg di miele mi dimenticavo delle povere arnie e dei loro bisogni. Mi sento proprio un mostro. Prometto a tutti che investirò una parte dei profitti per farle andare in villeggiatura in qualche bel campo anche se non produrranno surplus di miele :D
2) Ristretti tempi di fioritura (2 settimane di fioritura castagno e poi basta). Ricollegandomi al discorso dei terreni, pensavo che lasciandole in un posto fisso producessero un po’ tutto l’anno ma se in due settimane hanno fatto il loro lavoro aggiungerò un altro capitolo che riguarderà il numero di spostamenti nell’anno con conseguente disponibilità di terreni adatti. Pensavo di contattare dei parchi protetti, comunità montane o assessori di comuni sensibili alla produzione locale di prodotti tipici per vedere se si trovano terreni su cui mettere le arnie.
3) Apiario a formazione aggregata o frammentata. Qui mi sa che come dice Francesco farà parte del “fine tuning” di processo.



Secondo voi, nel momento della vendita con banchetto, casetta mobile o roba simile se mettessi il cartello “Cercasi terreni dove installare apiari in cambio di fornitura annuale di miele per tutta la famiglia”, direi una cavolata o potrei trovare una buona quantità di terreni? Qualcuno di voi ha mai fatto cose simili?

PS: Verrete citati nei ringraziamenti finali della relazione tecnica :D


18/01/2012, 12:20
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Cita:
1) Dare da mangiare alle apine tutto l’anno. Preso dai numeri, arrivato a 40/50 Kg di miele mi dimenticavo delle povere arnie e dei loro bisogni. Mi sento proprio un mostro. Prometto a tutti che investirò una parte dei profitti per farle andare


Le api mangiano da sole...intendi lasciare loro del miele giusto??

Non hai calcolato delle cose importantine:

- la costruzione della cera che implica il consumo di più miele specie il primo anno :D
- la sciamatura che ti scombussolerà un po' di conti :D
- le avversità delle api :D
- le condizioni meteo :D

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Francesco
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18/01/2012, 12:58
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Roby73 ha scritto:
Informazioni preziosissime, quindi nella scelta dell’area verificare la presenza di campi di canola (ho dovuto cercare su wikipedia cosa fosse; sono proprio un cittadino) :D


Non è colpa tua perchè sei un cittadino, ma di Maddmax che pensa un po' troppo da yankee e si preoccupa della varietà di colza geneticamente modificata creata dai "suoi" confinanti canadesi! :D
Che poi la colza, anche quella appartenente a varietà normalmente coltivate in Italia, non sia di certo la migliore coltura sulla quale far bottinare le proprie api è cosa vera e giusta.


18/01/2012, 21:16
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Roby73 ha scritto:
2) Ristretti tempi di fioritura (2 settimane di fioritura castagno e poi basta). Ricollegandomi al discorso dei terreni, pensavo che lasciandole in un posto fisso producessero un po’ tutto l’anno ma se in due settimane hanno fatto il loro lavoro aggiungerò un altro capitolo che riguarderà il numero di spostamenti nell’anno con conseguente disponibilità di terreni adatti. Pensavo di contattare dei parchi protetti, comunità montane o assessori di comuni sensibili alla produzione locale di prodotti tipici per vedere se si trovano terreni su cui mettere le arnie.

Guarda che questa tua considerazione non è mica sbagliata in partenza, eh!
Certamente se le pianti nel bel mezzo di un castagneto dovrai pensare poi ai successivi-o precedenti-spostamenti. Se invece riesci a trovare dei posti in cui la vegetazione è molto varia potresti anche evitare il nomadismo ed iniziare come stanziale.
Dipende tutto da cosa fiorisce in quella zona durante tutto l'anno e soprattutto da quante piante di ogni tipo ci sono.
Le mie arnie ad esempio sono in una zona dove le api possono raccogliere polline e nettare da frutteti (noccioli, meli, peri, ciliegi...) e piante spontanee nei primi mesi dell'anno, robinie (pseudoacacia) e castagni nel momento clou della stagione e, inoltrandosi verso l'autunno, ottenere dalla melata e da piante spontanee come l'edera (clima permettendo) il nutrimento necessario ed il polline con il quale continuare ad allevare covata.
Valuta quindi bene le potenzialità di ogni sito, ovviamente anche in base a quello che pensi di fare all'inizio.


18/01/2012, 21:35
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Intanto sfatiamo un mito, la canola, intesa come pianta, non esiste. Anche se, ho per le mani l'etichetta di un olio, prodotto da un noto marchio, pieno di "omega", "sano", "un aiuto per il colesterolo", dove si vede una fantasiosa pianta indicata come canola. Sto ancora valutando se ne vale la pena fare una denuncia all'Antitrust.
Per quanto riguarda la colza, questa non presenta nessun pericolo o disturbo per le api, a meno che la fioritura non coincida con il periodo di fioritura di una pianta di interesse che si vuole sfruttare, ma siccome la colza fiorisce normalmente prima dell'acacia, il problema non si pone, anzi, potrebbe essere di aiuto per lo sviluppo delle famiglie, sempre che non le spinga alla sciamatura.

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18/01/2012, 22:39
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Canola e' il nome ufficiale della colza che e' stata migliorata tramite incroci tradizionali per eliminare l' acido erucico. Le colture geneticamente modificate tramite ingegneria genetica non creano nessun danno alle api se non nei manifesti degli ambientalisti ultraortodossi. Nel nord Italia la fioritura della colza e quella della robinia si sovrappongono quasi totalmente. Se la colza (un esempio preso a caso ma che ovviamente vale per tutte le colture) viene trattata le api possono essere avvelenate. Non capisco che cosa ci possa essere da obiettare.
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18/01/2012, 23:02
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Canola sta per canadian oil ed è per l'appunto un olio. Ottenuto dalla colza, modificata geneticamente ma sempre colza. In quanto alla sovrapposizione delle fioriture nel nord Italia, a me non risulta ma tutto può essere. Se qualcuno ci può illuminare ...
Maddmax1 ha scritto:
Non capisco che cosa ci possa essere da obiettare.
Questa non l'ho capita. Chi ha obiettato e a cosa?

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