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GranoSalus-Associazione produttori grano duro & consumatori 
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Lettera aperta al presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi.
Caro presidente abbiamo appreso che venerdì 18 cm Lei sarà a Bruxelles per definire probabilmente la regolamentazione della etichettatura relativa alla pasta di grano duro.
Tale prodotto, come ben noto, merita tutta l’attenzione necessaria in quanto una delle massime espressione del nostro made in Italy.
Ma ci urge precisarle alcuni elementi necessari affinché si possa parlare definitivamente sia di pasta che di grano duro dal quale si ricava la semola.
E’ utile sapere che il grano duro prodotto in Italia, in particolare nel meridione, bacino naturale di coltivazione da millenni, è quanto di più sano e salutare si possa disporre sul mercato mondiale.
Ma tuttavia, per inspiegabili ragioni che probabilmente avrà appreso, questa materia prima, in questa annata agraria, è stata cosi tanto mortificata in termini di prezzo e di speculazione che si rischia il totale tracollo di migliaia di aziende agricole, benchè le quotazioni internazionali siano più alte, come ha testimoniato lo stesso Ministro Martina.
Bene:
Le ragioni di tutto ciò sono da attribuire alla falsa affermazione delle industrie molitorie e pastaie che da più tempo definiscono il grano duro nazionale privo di caratteristiche qualitative riferendosi solo al suo scarso contenuto di proteine e, di conseguenza, alla necessità di doversi approvvigionare su mercati esteri in particolar modo in Canada.
Ora in tutto questo, gli industriali omettono di dire e di informare soprattutto i consumatori che tale prodotto di importazione per quanto riguarda la qualità (tossicologica), davvero si fa desiderare.
Tenga presente Presidente, che siccome la raccolta di tale grano non avviene in estate come da noi, bensì in autunno, in condizioni di umidità estremamente alte, lo stesso contiene elevate dosi di micotossine che i canadesi stessi certificano. E che ieri in Camera di Commercio a Foggia, paradossalmente, hanno ammesso gli stessi americani durante un seminario organizzato dall’ Ente Pubblico per favorire l’immissione di grano straniero in Capitanata.
Inoltre, all’estero, specie in Canada, per accelerare la mietitura si fa ricorso alla disseccazione artificiale delle coltivazioni stesse con uso sistematico di glifosato nei quindici giorni precedenti la raccolta.
Come ben saprà tale pratica agronomica è stata vietata nel nostro paese con il decreto del ministero della salute dell’ultimo 22 agosto 2016, che ha recepito un regolamento comunitario, quindi i nostri operatori commerciali, paradosso dei paradossi importano un granella che in Italia è vietato produrre.
Di conseguenza Caro Presidente, venerdì a Bruxelles è importante che ai fini della regolamentazione dell’etichettatura di origine della materia prima, Lei tenga in debito conto che per informare correttamente i consumatori italiani a valutare la qualità del grano duro utilizzato per la produzione di pasta non è sufficiente parlare solo di proteine (tra l’ altro l’eccesso delle stesse è nocivo per la salute dei consumatori e soprattutto per i bambini).
Le proteine servono solo ad accelerare i tempi di essiccazione della pasta e, dunque, aumentare i profitti delle industrie. Noi le consigliamo, anche alla luce degli impegni che il suo governo ha assunto con il parlamento, di tener conto nell’etichettatura della pasta anche :
delle micotossine, Don e Ocratossina;
dei residui di Glifosato ed altri pesticidi;
dei metalli pesanti e radioattivi
e di altri contaminanti necessari ad un acquisto sano e consapevole da parte dei nostri consumatori.
Caro presidente, noi confidiamo veramente nel successo che otterrà a Bruxelles a favore non solo degli agricoltori, che con speranza aspettano tali regolamentazioni, ma soprattutto per la tutela della salute pubblica, in particolare di quella dei nostri bambini. Sarebbe una prima vera misura di politica economica e sanitaria.
Grazie e buon Lavoro
Distintamente
Ufficio Stampa GranoSalus-Associazione di produttori di grano duro & consumatori

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17/11/2016, 15:59
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GranoSalus: “Singolare che a Foggia si promuovano grani esteri nel silenzio dei sindacati”

"Ci saremmo aspettati di trovare un evento, magari organizzato dalle associazioni di categorie agricole, a tutela del grano duro italiano e delle sue speciali caratteristiche organolettiche e salutistiche, che ne fanno il numero uno al mondo. Invece, ieri, durante il Sit-In davanti alla Camera di commercio di Foggia, abbiamo appreso, con nostro stupore, che i commercianti e gli industriali dell’Ente camerale avevano invitato gli americani ad illustrare le caratteristiche del Desert Durum, un grano coltivato negli Stati Uniti". Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, portavoce di GranoSalus, l’associazione dei produttori di grano duro che insieme ai consumatori hanno dato vita al nuovo sodalizio.

E’ davvero singolare che in Capitanata, dove si produce la maggiore quantità di grano duro italiano, l’ ente camerale, invece di promuovere la vendita all’ estero del nostro grano, abbia consentito ai commercianti di fare i propri comodi come se nulla fosse. "Un vero e proprio affronto alla provincia di Foggia e all’ intero Sud granario, nell’ assenza totale di tutte le organizzazioni sindacali!"

La Camera di Commercio dovrebbe programmare i suoi interventi per la promozione e lo sviluppo del territorio e del suo sistema di imprese, in favore, soprattutto, di uno dei settori trainanti dell'economia di questa provincia, l’agroalimentare, di cui la filiera del grano rappresenta l’ emblema.

In questo senso la Camera di Commercio dovrebbe svolgere quel ruolo di sintesi fra istituzioni e imprese, che a livello locale, normativamente le compete.

Una volta, infatti, la Camera di Commercio di Foggia svolgeva questo tipo di attività tra cui è opportuno ricordare: "La Festa Agraria" che promuoveva la meccanizzazione in agricoltura; le esposizioni "Industriale" ed "Agricolo-Industriale" che promuovevano le produzioni olearie e vitivinicole; e le Mostre Campionarie agricolo industriali. Oggi sembra che la funzione di supporto e impulso alle imprese e sviluppo e promozione del territorio, sia stata soppiantata da altri interessi, quasi come se l’ ente camerale della capitale agricola del mezzogiorno fosse diventata una camera di commercio Italo-americana o Italo-canadese.

Per spiegare la contraddizione in atto, che offende peraltro l’immagine del grano italiano e il lavoro degli agricoltori foggiani, una delegazione di Granosalus ha incontrato il presidente Di Mauro al quale ha spiegato anche le ragioni e le finalità della neonata associazione.

Ufficio Stampa GranoSalus


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17/11/2016, 16:19
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QUANDO LA MEDICINA INCONTRA IL CIBO

Matera, 22.11.2016

“Quando la Medicina incontra il Cibo non può far altro che inchinarsi e mettersi al suo servizio perché nel cibo e nelle sue componenti riconosce lo strumento principe che gli permette di avere cura della Salute, non solo umana ma anche vegetale e animale”.

Si parlerà di questi temi Sabato 26 novembre, alle ore 18, nella suggestiva riserva della Diga di San Giuliano presso l’ Azienda Agricola Giura Longo vicino Matera, dove i membri i membri dell’ associazione GranoSalus si confronteranno con il Comitato Terra e Salute.

Queste due associazioni, la prima, Granosalus, comprendente produttori agricoli delle regioni meridionali e consumatori di tutta Italia, e la seconda, Terra e Salute, comprendente medici ma anche agricoltori, sono accomunate dall’obiettivo di superare pratiche agricole nocivea favore solo delle multinazionali. Occorre invece instaurare un nuovo paradigma in cui siano al centro la salute ed il benessere di tutta la popolazione e dell’intero pianeta. Questo nuovo paradigma assegna un ruolo centrale agli agricoltori in quanto produttori di cibo sano che vanno quindi giustamente remunerati. Un altro obiettivo di queste associazioni e’ di informare i consumatori in modo che possano orientarsi verso una scelta consapevole della qualita’ del cibo che acquistano. All’ incontro parteciperà anche il Comitato di Tutela della Valle del Bradano.

Ufficio Stampa GranoSalus

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22/11/2016, 21:14
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Granosalus: calo immotivato del grano duro alla Commissione prezzi di Foggia

Dopo i rialzi insufficienti di questi ultimi mesi che hanno consentito al grano duro di passare da una quotazione sottocosto di 15 euro/qle (in estate) ad una quotazione di 23 euro al q.le, ieri c’è stato un cambio di tendenza assolutamente in contrasto con il mercato mondiale del grano, che viaggia su livelli decisamente più alti del mercato italiano. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’Associazione GranoSalus.

La Camera di Commercio di Foggia, che svolge un ruolo di riferimento nel mercato del grano duro italiano, - prosegue - ha infatti abbassato di 1 euro le quotazioni del duro, portando il listino a 22 euro e lo ha fatto prendendo a riferimento i dati di due transazioni: una di centomila euro ed una di cinquantamila euro, secondo le dichiarazioni rilasciate dal Segretario Di Mauro ad una folta delegazione di soci Granosalus.

Abbiamo subito fatto notare al dirigente camerale - aggiunge De Bonis - che “Non e’ possibile con appena due fatture, attestanti un volume di scambi decisamente insignificante, decidere il destino di una intera economia agricola”.

Infatti, a fronte di quotazioni internazionali del grano duro superiori di oltre 10 euro a q.le, "uno scambio di 7000 qli circa su Foggia rapportato ad una produzione provinciale di circa 12 milioni di quintali, rappresenta un volume davvero irrisorio”, fa notare Granosalus.

Una percentuale infinitesimale dello 0,00058% delle transazioni di mercato - evidenzia il presidente - rilevate da soli due operatori, in un momento in cui la stragrande maggioranza degli agricoltori non intende cedere sottocosto il proprio prodotto, non può di certo interferire sul 100% del mercato provinciale, regionale e nazionale.

La vicenda - sottolinea l’associazione di tutela dei produttori e consumatori - dimostra l’assoluta inadeguatezza del volume minimo di scambi a base delle rilevazioni e l’assenza di criteri trasparenti finalizzati a rilevare il prezzo storico, che in modo improprio si comporta come un vero e proprio prezzo previsionale: una prerogativa quest’ultima che invece per legge spetta solo alle CUN, commissioni uniche di mercato.

Questo modo di operare tende unicamente a fissare i prezzi in maniera anticoncorrenziale, falsare il mercato e indurre gli agricoltori a vendere sottocosto.

Infine, conclude il Presidente, siamo stati in Commissione a Foggia per depositare formalmente istanza affinchè la Giunta camerale consideri altri criteri per la rilevazione dei prezzi, a tutela dei consumatori, già recepiti negli indirizzi di governo nazionale, e tenga conto della nuova associazione Granosalus, che valuterà tutte le possibili azioni a tutela del mercato reale del grano duro italiano di qualità.

Ufficio Stampa GranoSalus


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24/11/2016, 16:37
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GranoSalus con Terra e Salute

Sabato 26/11/2016, l’Azienda Agricola Giura Longo (Diga San Giuliano – Matera) ha ospitato il convegno: “Quando La Medicina incontra il Cibo” promosso e organizzato dall’associazione GranoSalus insieme con Terra e Salute.
Una sala gremita di agricoltori e consumatori ha ascoltato per oltre tre ore i numerosi relatori che hanno raccontato lo stato di degrado in cui versa l’agricoltura, ormai ostaggio della chimica più spinta, e le gravissime ricadute sulla salute dell’ambiente, degli animali e, infine, degli uomini.
In soli cinquant’anni, la sapienza dell’agricoltura Italiana che per tradizione millenaria aveva garantito una filiera di prodotti vegetali e animali di assoluta eccellenza, raccolti nella cosiddetta “Dieta Mediterranea”, è stata annichilita per lasciare il posto a coltivazioni intensive, chimicamente assistite, con la conseguenza di provocare una compromissione del biosistema così grave da rendere pressoché sterili i terreni sempre più bisognosi di cure per fornire elementi vitali alla vegetazione e, nel contempo, combattere i parassiti animali e vegetali.
Inoltre, una politica sempre più asservita ad interessi economici transazionali, ha prodotto leggi e normative assurde che, solo per citare un esempio clamoroso, classifica come inadatto per l’alimentazione dei suini e bovini canadesi il grano contenente quantità di DON (deossinivalenolo o vomitossina) superiori a mille parti per miliardo mentre la soglia limite per l’alimentazione umana in Italia è fissata a 1.750 . La conseguenza intuibile? Quello che non possono mangiare i maiali canadesi lo mangiano i cittadini Italiani!
E perché nelle analisi del sangue del 75% degli adulti tedeschi si riscontrano alte percentuali di Glifosato (sostanza erbicida ma registrata anche come antibiotico!) molto elevate? Stessa sostanza che abbonda nel terreno degli uliveti colpiti da Xilella?
Uomini e piante si ammalano e muoiono per tante malattie, o vivono sempre più acciaccati da sofferenze, allergie e intolleranze alimentari. Sono virus, bacilli, prioni e varie amenità che sembrano diventare ogni giorno più numerosi e aggressivi e, invece, la verità è un’altra: sono i sistemi immunitari di uomini e piante che indeboliti dalla chimica innaturale introdotta nei campi e, quindi, negli alimenti non reagiscono come dovrebbero agli agenti esterni.
Se a ciò si aggiungono le scelte delle amministrazioni locali di ubicare, a ridosso di aree protette dove il cibo agricolo eccelle per le sue caratteristiche sanitarie, impianti di compostaggio dei rifiuti dimensionati per raccogliere tutta la produzione regionale della Basilicata, il livello di pressione ambientale non potrà che aumentare compromettendo così l’immagine di un cibo sano. Un chiaro segnale, questo, di una politica disattenta al suo territorio e al suo ambiente, che ciclicamente invece di rifiutare certe scelte sa occuparsi solo di “rifiuti”. Non dobbiamo scomodare le dichiarazioni depositate presso le Commissione Parlamentari d’inchiesta per intuire che la provincia di Matera risulti la più idonea nell’ ambito del territorio nazionale per ipotizzarvi l’insistenza di traffici illeciti legati proprio al ciclo dei rifiuti.
Le risposte sono intuibili ma nel convegno sono state spiegate agli esterrefatti intervenuti da medici, agronomi, psicologi e omeopati intervenuti.
GranoSalus con “Terra e Salute” ha l’obiettivo principale della divulgazione delle informazioni utili (indispensabili?) ai consumatori per una corretta conoscenza del contenuto in inquinanti e veleni nei cibi in vendita a partire dai cereali e loro derivati. Oggi non è obbligatorio indicare sul pacco di pasta che acquistiamo quali e quanti veleni contiene, è sufficiente che siano al di sotto della soglia stabilita dalla legge. GranoSalus si ripromette di supplire a questo terribile difetto d’informazione, provvedendo con analisi private presso laboratori certificati ed accreditati. Per alcuni è importante sapere che il cibo che acquistano per i propri figli sarebbe vietato darlo in pasto ad un maiale canadese!
Un particolare ringraziamento ai relatori: Andrea Di Benedetto, Agronomo e Micologo; Matteo Netti, Medico Veterinario; Giuseppe Cancellaro, Medico Chirurgo specialista apparato digerente; Angelo Carlo Licci, Medico Omeopata - Comitato Terra e Salute; Liliana Isabella Stea, Medico Psicoanalista; Luigi Tarantino, Medico - Comitato Tutela Valle del Bradano; Saverio De Bonis, Associazione GranoSalus – Fima; lvano Gioffreda, Agricoltura rigenerativa; Alessandro delli Carri, Agricoltura Biodinamica; Roberto Carchia, Agricoltura Biologica. Ha moderato gli interventi il giornalista Nicola Piccenna.


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28/11/2016, 14:41
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Foggia, 9 Dicembre 2016

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE MATTARELLA

Gentile Presidente Mattarella, 

abbiamo letto che nei giorni scorsi ha incontrato Guido Barilla,  in qualità di presidente della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), che Le ha presentato il 7° Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione dal titolo “Mangiare Meglio, Mangiare Meno, Mangiare Tutti” che si è tenuto il 1° dicembre 2016, all’Università Bocconi di Milano.

Abbiamo letto che Le ha parlato degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dalle Nazioni Unite, costruire un modello di alimentazione rispettoso della salute delle persone e del Pianeta e riscoprire il valore del cibo oltre il gusto. E ancora, di temi quali fame e obesità, corretto utilizzo delle risorse naturali, spreco alimentare, diete sostenibili, impatto ambientale della produzione agricola, cambiamenti climatici. Certamente condividiamo l'importanza di questi temi così come dello slogan: Mangiare Meglio. Mangiare Meno. Mangiare Tutti. 

Ci chiediamo però se siano questi i reali obiettivi dell'industria alimentare visto quel che sta succedendo nel settore dell'industria molitoria e pastaia per quanto riguarda l'approvvigionamento della materia prima: il grano duro.

Leggiamo nei comunicati che la Fondazione BCFN ha presentato, durante il convegno milanese, il Food Sustainability Media Award, un premio per chi meglio saprà rappresentare - tramite parole, foto e video - i paradossi del cibo. Ecco secondo noi dell'Associazione GranoSalus che unisce produttori di grano duro, soprattutto del Sud Italia, e consumatori, il paradosso è un altro. 

Se ci permette Le spieghiamo perché.

Il Sud Italia, con Puglia, Sicilia e Basilicata in testa, è uno dei luoghi più vocati al mondo, grazie alle nostre condizioni climatiche, per la coltivazione del grano duro. Nel Sud Italia è nata la Dieta Mediterranea, ormai universalmente riconosciuta come dieta anti cancro e in grado di contrastare obesità, malattie cardiache e altre problematiche. Nel Sud Italia il sole rende il grano al momento del raccolto perfettamente maturo, asciutto, quindi non in condizioni di sviluppare micotossine nocive per l’alimentazione umana. Invece, in altri paesi il grano viene raccolto umido, per cui sviluppa alti livelli di micotossine e inoltre molto spesso per accelerare la maturazione viene trattato con il glifosate, un erbicida recentemente messo al bando in Italia e nell’UE senza che finora l’Italia abbia invocato il principio di precauzione nei confronti del prodotto importato dal Canada che ne contiene quantità considerevoli. La principale di queste micotossine è il DON (deossinivalenolo o vomitossina). Per la maggior parte dei Paesi del mondo i valori massimi del DON nei cereali sono compresi fra 750 e 1000 ng/g, mentre in Italia il limite è fissato a 1750 dal Regolamento CEE n. 1881/2006, che l’Italia ha contribuito ad approvare. Essendo consentito tale limite molto alto, è permessa la commercializzazione del grano prodotto in Canada dove lo stesso grano non viene utilizzato neanche per uso zootecnico! Infatti superati i 1000 ng/g quel grano non può essere commestibile nemmeno per i suini e deve essere smaltito come rifiuto tossico! Sempre con riguardo a tale limite si consideri che rientrare nella fascia massima consentita è particolarmente dannoso per i bambini per i quali la dose giornaliera tollerabile è ovviamente in proporzione ancora più alta, mentre il limite previsto dall’ UE è pari a 200 ng/g. Non facciamoci ingannare dalle pubblicità di paste realizzate da noti pastifici pubblicizzate come ideali per bambini/e, le micotossine contenute sono le stesse, ovvero entro il massimo consentito, che per la pasta consumata dagli adulti è pari a 750 ng/g. Ecco questo sì è secondo noi un vero paradosso!

I grandi pastifici replicano che utilizzano in parte grano importato perché le quantità italiane sono insufficienti e perché contengono meno proteine ovvero meno glutine. Ma è davvero positivo l'uso di grani iperproteici o non è la causa della crescita sempre maggiore di gluten sensitivity e altre intolleranze alimentari?  Il livello proteico alto serve solo ad accelerare i processi produttivi e la resistenza allo stress termico durante l’essiccazione ad alte temperature. Proviamo ad assaggiare la pasta realizzata dai pochi marchi che usano solo grano italiano, spesso con procedimenti di produzione ed essiccazione accurati e di tradizione! La differenza il palato la riconosce immediatamente e la digestione ne giova.

L’Italia dispone di superfici che possono soddisfare non solo il nostro fabbisogno, infatti si potrebbero recuperare circa 600 mila ettari da coltivare a grano, in grado di aumentare notevolmente il nostro grado di auto-approvvigionamento. Invece gli agricoltori italiani sono sovvenzionati dall'UE per non coltivare i terreni: con la nuova Pac non si può seminare a grano più del 75% della superficie aziendale e si parla di reintrodurre il set aside ovvero premiare l'abbandono dei terreni. Ecco, questo è un altro vero paradosso!

I paradossi sono ancora tanti. Il prezzo attuale del grano duro italiano è ben al di sotto di quello necessario a coprire i costi di produzione mentre quello di semola e pasta resta invariato. Sa che 40 anni fa bastava un chilo di grano per acquistare un caffè al bar? Adesso ne occorrono 5 chili. Non e' possibile che il grano che importiamo dall’ estero e quello che esportiamo valga molto di più di quello che produciamo nel mezzogiorno. 

A titolo di esempio nel 2015  ai produttori del Sud Italia il grano duro è stato pagato 31,2 Euro al quintale (rispetto all’annata il prezzo avrebbe potuto essere più alto). Mentre il grano duro estero è stato pagato 35,6 Euro al quintale. Che nel 2015 sia stata messa in piedi una grande truffa ai danni dei produttori di grano duro del Sud Italia lo dimostra il prezzo al quale è stato rivenduto, sul mercato internazionale, il grano duro pugliese, siciliano, lucano e via continuando: a quasi 44 Euro al quintale!

E’ palese che i prezzi del grano duro italiano siano manipolati e truccati, come lo stesso Ministro Martina ha avuto modo di evidenziare in una riunione del Mipaaf tenuta il 20 luglio a Roma.

La cerealicoltura al Sud Italia, in tal modo, rischia di morire e con essa l'economia di città intere, le giovani generazioni non sono interessate a subentrare in un'attività, che, seppure definita primaria, è in difficoltà enormi. Dovremmo riflettere sul danno che riceverà il nostro Paese dal punto di vista anche della tutela del territorio se l'agricoltura morirà. Perché morirà se non siamo in grado di darle il giusto valore, di non comprendere che ci sono delle specificità geografiche, stagionali, culturali che devono essere rispettate. Il libero commercio può essere una cosa utile ma la globalizzazione dei sapori, dei gusti e dei contaminanti, no. 

Se l'agricoltura muore (perché noi parliamo del grano duro ma il problema riguarda tutto il mondo agricolo) che ne sarà del nostro territorio? Cosa diventeranno le nostre terre, abbandonate a se stesse? Il dissesto idrogeologico non deriva in gran parte dal fatto che un po' alla volta l'agricoltura è sempre meno praticata? (pensiamo ai terrazzamenti degli agricoltori che per centenni hanno salvato da frane.) Non si tratta di volersi difendere dalla concorrenza estera. La concorrenza ci sta anche bene, purché sia basata sulla qualità. È proprio quello che vogliamo, un mercato concorrenziale basato sulla vera qualità e sull'assenza di contaminanti. Un mercato che permetta al settore primario di sopravvivere. E in un modo perfetto tutta la filiera della pasta, dagli agricoltori ai pastificatori dovrebbe condividere un progetto che sia veramente sostenibile per tutti, ovviamente consumatori compresi. Perché anche l’incidenza delle patologie e intolleranze non è un aspetto secondario ai fini del bilancio sanitario del Paese: mangiare cibo non contaminato significa ridurre l’incidenza dei farmaci e della sanità pubblica.

In queste settimane il Governo ha preso molte decisioni riguardo all'agricoltura. Qualcuna, come la richiesta all'UE della tracciabilità della materia prima nella produzione di derivati del grano, va nella direzione giusta. Altre, come il sostegno ai contratti di filiera, vanno decisamente contro gli interessi degli agricoltori e sono solo a favore di grandi mulini e pastifici. Si tratta di contratti capestro, assolutamente non concorrenziali, che vengono spinti attraverso mini incentivi che sono in realtà specchietti per le allodole.

Invece non è ancora stato approvato il decreto attuativo della legge sulle Commissioni Uniche Nazionali per la previsione dei prezzi, che, secondo la legge, doveva essere emanato già da ottobre 2015. Alle CUN deve essere affidato il compito di formulare indicazioni di prezzi sulla base di indici sintetici oggettivi sui fondamentali di mercato (import, export, produzione, andamento dei consumi, livelli delle scorte, prezzi internazionali) al fine di rendere più chiaro il meccanismo di definizione dei prezzi alla produzione, introducendo un maggiore grado di concorrenzialità nelle contrattazioni e un ancoraggio ad indicatori di mercato oggettivi e, soprattutto, tempestivi (vista l’esperienza delle CUN maiali e conigli dove la mancanza di dati aggiornati in tempo reale penalizza gli agricoltori e avvantaggia gli industriali). L'obiettivo è di eliminare la divaricazione tra prezzo all’origine, prezzi all’ingrosso e prezzi al consumo, dando vita ad una contrattazione reale sulla previsione del valore economico dei prodotti. Le CUN dunque sarebbero l'unico strumento affinché i prezzi siano stabiliti senza speculazioni ed in modo concorrenziale tenendo conto anche della griglia di qualità tossicologica su cui il Governo ha preso impegni nei confronti del Parlamento attraverso una risoluzione approvata il 28 settembre in Commissione Agricoltura (risoluzione L'Abbate C7-01045).

Auspichiamo che nel futuro questi temi possano entrare nell'Agenda del nuovo Governo, affinché si possa realmente parlare di corretto utilizzo delle risorse naturali, diete sostenibili, impatto ambientale della produzione agricola, nel rispetto della salute dei consumatori e della tutela del settore primario.

Nel salutarLa le auguriamo buon lavoro per svolgere l'importante incarico che l'attende.

Saverio De Bonis, Presidente GranoSalus

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Foggia, 17 gennaio 2016

GranoSalus: “Basiti dall’attacco della Cia”.
La battaglia avviata da GranoSalus – l’associazione che raccoglie produttori di grano duro delle Regioni del Sud Italia e consumatori – entra nel vivo e già si cominciano ad avvertire i primi contraccolpi.

Alcuni giorni fa abbiamo dato notizia dei primi dati raccolti dall’associazione in seguito all’accesso agli atti presso l’ Agenzia delle Dogane sul grano estero arrivato sui porti della Puglia. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Associazione GranoSalus.

I risultati - fa notare l’ associazione - attestano che oltre il 40% del prodotto importato non è esattamente di alta qualità. Una brutta notizia non solo per gli ignari consumatori che, grazie a GranoSalus, cominciano ad essere più informati, ma anche per qualche associazione di categoria, sinora rifugiata nel comodo silenzio.

Forse comincia ad aprirsi il vaso di Pandora - sottolinea il presidente - non ci aspettavamo che proprio la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) attaccasse l’associazione GranoSalus. Alcuni articoli pubblicati da alcuni organi di informazione della Puglia, dopo la diffusione dei primi dati della nostra l’associazione, ci hanno infatti letteralmente basiti. Ma come la Cia pugliese ritiene che il tema dei contaminanti sia poco rilevante? E che dire del grano ucraino scaricato a Manfredonia con problemi di contaminazione di vecchia memoria? Come mai la Cia non ha proferito parola sull’ uso di un porto inagibile dove si scarica grano senza controlli?

Noi siamo disponibili ad un confronto pubblico con il direttore provinciale di Foggia, che non ama firmare i suoi articoli, ma è evidente - aggiunge De Bonis - che questa associazione si sente scavalcata, in un’attività che dovrebbe vederla invece impegnata a spada tratta a difendere i produttori e i consumatori pugliesi e italiani.

Un conto - conclude - è fare a gara tra chi informa di più come facciamo noi a tutela dei consumatori. Un conto è fare il gioco del silenzio, quel silenzio omertoso che è diventato uno sport a cui non solo la Cia si è abituata, ma anche altre associazioni autoreferenziali e burocratiche.

Ufficio Stampa GranoSalus

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GranoSalus: "A Melfi per parlare di grano salubre"

GranoSalus: a Melfi per parlare di grano salubre

La responsabilità sociale che hanno i produttori di materie prime salubri del mezzogiorno non può fermarsi in nome di una globalizzazione selvaggia, specie quando il perdurante traffico di grano straniero di dubbia qualità e provenienza continua ad invadere i nostri porti senza alcun controllo.

E se più associazioni avvertono la gravità del fenomeno, mettendo in rete la propria forza, allora siamo sulla giusta strada consapevoli che il problema è serio e rischia di mettere in discussione non solo l’economia di interi territori agricoli, ma la stessa essenza del mangiare italiano e con essa la salute dei cittadini.

Gli italiani hanno diritto-dovere a recuperare quella sovranità alimentare sempre più schiacciata dal profitto di pochi, mentre lo Stato ha il dovere di cedere parte della sua competenza sui controlli, sostenendo l’operato di associazioni che vogliono contribuire al rispetto di una sovranità alimentare, proprio attraverso il consumo di cibi più salubri con controlli più penetranti.

Ed è proprio invocando il principio di sussidiarietà previsto dalla nostra Costituzione che GranoSalus ha deciso di partecipare all' evento organizzato dai Lions del Vulture, che si terrà a Melfi (Pz) il 4 febbraio per parlare di grano duro locale, base primaria di un cibo sano non contaminato.

Il diritto alla salute, del resto, è un diritto fondamentale dell’individuo non negoziabile e gli agricoltori, prima ancora dei consumatori, devono essere gli artefici di questo cambiamento oltreché vere sentinelle del rispetto di diritti costituzionalmente garantiti.

Chi rinunciasse a questa battaglia per timore o per calcolo personale facendosi adescare in uno scambio commerciale estemporaneo (come l’ultima invenzione dei contratti di filiera proposti unilateralmente, o altri artifici anticoncorrenziali) dimostrerebbe tutti i propri limiti, anche culturali.

La grandezza di un mondo agricolo post moderno, invece, sta proprio nella capacita’ di fare cose utili, ma anche giuste, tese a rivalutare ed arricchire il nostro territorio.


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31/01/2017, 18:56
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Grano, le richieste dei produttori e consumatori al Ministro e alle Regioni

Speravamo di poter parlare direttamente al Ministro Martina, per rappresentargli il pesante quadro della situazione del Grano duro nel mezzogiorno, da cui si ricava la famosa pasta italiana, ma non è stato possibile incontrarlo a Matera ieri 20 febbraio. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente dell’ Associazione GranoSalus.

A pesare, nel quadro tratteggiato dall’unica associazione che mette insieme produttori e consumatori è soprattutto la presenza ingombrante di grano estero, canadese ed ucraino che, grazie a una serie di accordi commerciali, occupa oggi una fetta rilevante del mercato cerealicolo nazionale.

“La maggior parte delle importazioni nell’UE - hanno spiegato i produttori di GranoSalus - oltre a non pagare dazio, sono derrate di bassa o media qualità, che deprimono il valore del mercato nazionale di qualità. In particolare, le importazioni di grano dal Canada che arrivano al porto di Bari, secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane, sono di qualità scadente: il 43% è di bassa qualità, il 24% è di media qualità. Con questo standard di grano i nostri pastai si vantano di produrre una pasta iperproteica, dopo aver sapientemente miscelato il grano estero con i grani nazionali.

Ma quel che ci spaventa è altro. Dai dati forniti dalla U.S. Weath Associates oltre il 50% del grano CWAD Canadese 2016 ha un livello di micotossina DON pari a 4700 ppb e dai dati forniti dal Canadian Grain Commission circa il 73,6% del grano CWAD N° 3 presenta danni da fusarium dal quale si sviluppa il pericoloso contaminante.

Ora, la prassi di miscelare grani contaminati con grani privi di contaminazione al fine di ottenere partite mediamente contaminate (sia pur entro i limiti di legge), è vietata dall’ Europa. Ma le industrie italiane di trasformazione giustificano questa prassi come ineludibile per il loro know-how.

Il Reg 1881/2006 al comma 2 dell’ art 3 prevede infatti che: “I prodotti alimentari conformi ai tenori massimi di cui all’allegato non possono essere miscelati con prodotti alimentari in cui tali tenori massimi siano superati”.

E’ facile così comprendere come, attraverso l’ accordo CETA, si avranno effetti commerciali e salutistici devastanti per l’ Italia: “Oggi le importazioni dall’ estero coprono oltre il 55% dell’import UE totale e nei prossimi anni aumenteranno sempre più se i consumatori non si riapproprieranno della loro sovranità. La cerealicoltura italiana è così destinata a scomparire”.

Un quadro buio per reagire al quale alcune associazioni si sono incontrate a Melfi per condividere una piattaforma comune (http://www.granosalus.com/wp-content/up ... -Melfi.pdf) che sarà presentata al Ministro dell’Agricoltura, per il tramite di Luca Braia, Assessore all’ Agricoltura della Regione Basilicata, la terza regione italiana per produzione di grano duro.

Ecco le richieste alla politica:

1) Il riconoscimento effettivo della “griglia di qualità tossicologica” prevista da una recente risoluzione del governo sul grano duro, che consentirebbe di evitare le furbizie degli industriali italiani e di esaltare la qualità del prodotto nazionale e meridionale, a beneficio della salute dei consumatori;
2) L’ armonizzazione delle soglie europee di micotossine, prima tra tutte il DON, ai livelli internazionali di cui alle fonti Fao;
3) L’ estensione del divieto d’uso del glifosate, già in vigore in Europa, ai grani d’importazione e alle misure del PSR ;
4) L’ armonizzazione a livello Ue delle procedure doganali e il rispetto delle convenzioni internazionali sulla navigazione che prevedono specifici controlli da parte della Guardia Costiera su ogni carretta che attracca ai nostri porti;
5) Il riconoscimento del ruolo sussidiario delle associazioni nelle analisi tossicologiche sui prodotti a base di cereali e il sostegno alle campagne d’informazione capillare ai consumatori.

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21/02/2017, 19:34
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GranoSalus contro Stefàno (Gruppo Misto): “La salute dei consumatori

viene prima del lobbying”

Se il lobbying è strumento di rappresentanza politica, il Senatore Stefàno non ha mai fatto

mistero di rappresentare gli interessi di Confindustria Puglia ad ogni livello istituzionale.

ll «lobbying» è strumento di rappresentanza politica con il quale organizzazioni ed

individui, legati tra loro da interessi comuni, incidono, legittimamente, sulle istituzioni al fine

di influenzarne le decisioni a proprio vantaggio. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis,

presidente di GranoSalus, l’associazione di produttori e consumatori nata per tutelare sia

chi produce il grano sia chi lo consuma.

Il senatore Stefàno - aggiunge De Bonis - non ha mai fatto mistero, sin da quando era

Assessore all’ Agricoltura della Regione Puglia, di provenire dalle file di Confindustria

Puglia, dove ha ricoperto finanche il ruolo di membro di giunta regionale ed è pertanto

legittimo che si preoccupi di tutelare il buon nome e gli interessi delle industrie che ha

rappresentato e che rappresenta tuttora.

In realtà - precisa - data la sua veste istituzionale, speravamo che da Senatore della

Repubblica italiana rappresentasse tutti gli italiani e non solo una piccola parte. Anzi, -

prosegue - data la sua militanza in SEL, Sinistra Ecologia e Libertà - formazione politica

dalla quale si è distaccato per entrare nel gruppo Misto - speravamo potesse

rappresentare i più deboli e indifesi.

Siamo invece basiti - fa notare - perchè la sua idea di lobbismo anziché diventare una

concreta attività parlamentare a tutela della salute dei consumatori, in particolare dei

bambini, si sia trasformata solo nella rappresentanza di biechi interessi di bottega.

Del resto - aggiunge - invocare l’ intervento del Ministero dell’ Agricoltura per fermare una

presunta campagna denigratoria contro i pastifici italiani senza comprendere che

informare i consumatori circa l’esposizione cronica verso alcuni contaminanti non è una

campagna denigratoria né allarmistica, ma un dovere etico. Oltre ad un legittimo diritto di

critica e di cronaca. Diritto garantito da norme statutarie e costituzionali, di cui i

consumatori hanno estremo bisogno

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28/03/2017, 17:42
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