C'è una cerra differenza tra l'approccio all'agricoltura hobbistica e professionale.  Se nel mio orto non metto insetticidi e e altri prodotti, posso permettermi di buttare o perdere l'insalata o il basilico,  nel campo coltivato a mais,  dopo che ho speso qualche migliaia di euri per lavorare il campo, integrare la concimazione(oltre lo spandimento del liquame) , seminare e via dicendo,  non posso permettermi di perdere il raccolto a causa di una farfallina.
Le micotossine si formano naturalmente su tante derrate alimentari non trattate, perché sono state precedentemente attaccate da insetti,  dopo di che si forma la muffa e da qui le tossine.  
Purtroppo in allevamento qualche anno fa ho avuto l'esperienza di ricevere del mangime contaminato (siamo ancora a discutere in tribunale per questo) , ti assicuro che è meglio un prodotto trattato (ma nel modo giusto, con i tempi di carenza) , che un prodotto non trattato che presenti muffe. I danni sono immediati e devastanti.
Tu dirai: io guardo se nella mia frutta c'è della muffa! Ma come fai quando hai un silos intero di cereali? Come fai a scartare la pannocchia danneggiata quando passa la mietitrebbia?
Spero di essermi spiegata un po': quello che voglio dire  è che servono anche approcci diversi...per causa di forza maggiore.  
 
 Si è parlato di agricoltura predatoria. A me vengono in mente gli enormi appezzamenti di soia in Brasile della multinazionale Cargill, forse abbattono anche la foresta amazzonica per continuare a coltivare.  
In Italia penso agli ultimi anni quando per alimentare gli impianti a biogas si trinciava il mais e il grano verde non lasciando nulla nel campo, nemmeno gli stocchi. Grazie agli eco incentivi dei primi anni fare il biogas era talmente vantaggioso che coltivare la terra o fare allevamento era diventato un puro pretesto. Si costruirono impianti enormi e si finì per affittare anche terreni di altri per alimentare l'impianto. A parte lo scandalo(per me) di buttare materia prima  in un impianto che dovrebbe servire solo per produrre energia  riciclando i liquami e i rifiuti agricoli , dopo un po'si è capito che i terreni maltrattati in questo modo dopo 4-5 anni diventavano sterili. 
Sì,  un concime chimico può servire, però deve potersi legare a del materiale organico, possibilmente ricco di microrganismi vivi.
 Grazie al cielo i finanziamenti europei sono diminuiti e si costruiscono meno impianti. Ci sono ditte che costruiscono mini impianti a misura  dei reflui che un'azienda produce.  Il concetto è che non ci si arricchisce ma si sfruttano solo i reflui senza dover cercare altre materie prime in giro, in cambio non si paga più la bolletta elettrica.
Sto uscendo dall'argomento?