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Leggende "agricole"

13/03/2010, 0:55

Dopo le leggende urbane... le leggende agricole
ovvero tutte quelle assurdità che generano sgomento agli esperti e convinzioni agli incompetenti

inizio con una che recupero da un post aperto nella sezione caprini

Un capretto figlio unico genera solo maschi figli unici

Questa invece arriva da un allevatore cinofilo
Se la cagna viene montata da un cane di razza diversa farà sempre dei meticci perchè perde la purezza della razza :o

A voi le altre....

Re: Leggende "agricole"

13/03/2010, 2:46

Mia nonna mi ha sempre raccomandato di non pulire le stalle di galline e conigli di martedì e venerdì, perchè lei dice, poi ci vanno i topi....mah.....che dire...un classico direi, di venere e di marte non si inizia e non si parte e non si dà inizio all'arte....come se i topi sapessero che oggi è venerdì!!!ahahahaahhah!!!!!!

Re: Leggende "agricole"

13/03/2010, 20:03

Questa è una storia vera:
In Garfagnana vive tuttora un folletto chiamato Linchetto,che si diverte nottetempo ad annodare le code alle vacche oppure toglie tutto il fieno davavanti a una vacca,e lo mette davanti ad un'altra che gli è più simpatica,per evitare questo bisogna legare davanti alla porta della stalla un ramo di ginepro,lui comincia a contare gli aghi e si dimentica di fare il dispettoso :lol: :lol:

Re: Leggende "agricole"

13/03/2010, 20:08

come tutti sanno la semina degli ortaggi viene fatta in luna calante, mia zia ultraottantenne dice che se si semina di venerdì gli ortaggi non vanno in semenza, perchè dice lei, il venerdì non porta luna.

ciao

Re: Leggende "agricole"

13/03/2010, 20:21

i miei nonni dicevano invece, che nella settimana santa puoi seminare quello che ti pare che non va nulla in semenza..

Re: Leggende "agricole"

13/03/2010, 20:23

Campesino ha scritto:Questa è una storia vera:
In Garfagnana vive tuttora un folletto chiamato Linchetto,che si diverte nottetempo ad annodare le code alle vacche oppure toglie tutto il fieno davavanti a una vacca,e lo mette davanti ad un'altra che gli è più simpatica,per evitare questo bisogna legare davanti alla porta della stalla un ramo di ginepro,lui comincia a contare gli aghi e si dimentica di fare il dispettoso :lol: :lol:


Campesino, solo in Garfagnana? Il Linchetto è dovunque nel nord-ovest toscano. Perdincibaccobarile, ci perseguita! :mrgreen: :mrgreen:

l linchetto è cos' defintio da Giovanni Gianni nel suo Canti Popolari della Montagna Lucchese: <<è uno spirito allegro e bizzarro che si nasconde nei tini al tempo della vendemmia, arriccia i crini ai cavalli e si prende il gusto di bussare la notte alla porta di quelli che dormono, spingendo alle volte lo scherzo al punto di entrare nella camera da letto e di buttare per terra i lenzuoli o di mettersi a sedere sul petto del povero dormiente, impedendogli così di respirare. In questo caso bisogna levarsi e andare a mangiare in un cantuccio un poco di pane e di formaggio facendo i propri bisogni e pronunciando la frase: 'alla faccia del Linchetto mangio e caco questo cacetto'. Pare che il folletto, di fronte ad un simile oltraggio, se ne vada via offeso e sdegnato proferendo insulti e minacce di ritorsione verso l'incauto>>.
Il nome del Linchetto deriva dal termine "incubus", che nel tardo latino significa incubare o giacere sopra; infatti il Linchetto si siede sul petto del dormiente, tormentandolo con terribili incubi. Nella religione popolare dell'antica Roma, l'Incubo, antenato del nostro Linchetto, assumeva anche il significato di entità soprannaturale, custode dei tesori. Un cenno di questo si trova nella Coena Trimalchionis, quando Uuclapio sente dire dal suo commensale Ermerote che un tizio aveva trovato 800 mila sesterzi dopo aver rubato il berretto ad un Incubo.
La denominazione Linchetto è prevalente nelle Alpi Apuane, mentre nella Garfaganana si trova la denominazione Baffardello o Buffardello, presente anche nel territorio di Massa. A questo punto viene da chiederci se il Linchetto e il Baffardello siano lo stesso folletto. Secondo il parere di Idelfonso Nieri i due spiritelli si distinguo per alcuni tratti, mentre ne mantengono altri in comune; infatti così lo definisce nel suo Vocabolario Lucchese:<<Folletto, diavoletto curioso, presso a poco come il Linchetto>>. E' comunque diversa l'origine di questo folletto da quella del Linchetto: il Buffardello trova un suo archetipo nella mitologia germanica ed è stato successivamente introdotto anche da noi durante il medioevo barbarico.
Il Linchetto presenta un carattere molto simile a quello di Fauno, una divinità italica fra le più antiche e popolari. Nel tempo questa divinità si è distinta in Fauni e Silvani che successivamente, con l'avvento del Cristianesimo si sono trasformati in diavoletti e folletti. Orazio, per esempio, nelle Odi ( III, 18 ), dà un'immagine di ciò che la divinità del Fauno rappresentò nelle superstizioni dei contadini: esso predilige l'ombra dei boschi, spesso gioca dei brutti dispetti al bestiame che dovrebbe proteggere e fa venire dei brutti sogni a uomini e animali, che per questi impazziscono. Anche il Linchetto, come il Fauno, ha tra le sue abitudini quella di operare burle e dispetti nell'ambiente contadino e in particolare nelle stalle, nei metati e negli ovili. Può anche essere servizievole con gli animali che gli sono simpatici e con le persone, che si dimostrano gentili con lui. Per sbarazzarsi dei fastidi di questo folletto si può ricorrere ad alcuni scongiuri che possono consistere nel mettere un ramo di ginepro fra una trave e le assi del soffitto, mangiare pane e cacio mentre si fanno i propri bisogni e sistemare panico e stoppia in una scodella e metterla vicino all'uscio di camera. Il Linchetto lo possiamo riconoscere sotto vari nomi; ad esempio, Caibbe e Berlicche, nomi con i quali fra le montagne in passato ci si riferiva al diavolo. Oppure il Foresticume o Forestiume, che indica il folletto o anche una meteora luminosa o una folata improvvisa di vento impetuoso. Anche la Calcavecchia è una denominazione particolare del Linchetto, in quanto, anche questo folletto, opprime il petto dei dormienti.


Paolo Fantozzi - "Le leggende delle Alpi Apuane"

Re: Leggende "agricole"

14/03/2010, 8:52

Sunmyra è sempre un piacere leggere i tuoi post, sopratutto per le note bibliografiche.

Così diceva mia madre alle mie sorelle appena divenute signorine
"non toccata le foglie delle piante in quei giorni , altrimenti si bruciano"

Re: Leggende "agricole"

14/03/2010, 9:48

Probabilmente linchetto e buffardello si dividevano le famiglie,nella mia c'era sicuramente il Linchetto perchè quando non trovavo qualcosa mia mamma diceva "l'avrà porta via il Linchetto"
è vero anche che i miei nonni erano di Stiava (ho dei cugini sia a Stiava che a Bozzano)
Brava Sunmyra :D
ciao Mariano

Re: Leggende "agricole"

14/03/2010, 13:19

Accipicchia Campesino, ma allora siamo parenti!! :D :D Heheheh..
Forse il mio nickname trae in inganno, ma per ora, fino a prova contraria, credo di appartenere al sesso maschile.. :lol: :lol:

Interessante quello che riporti Micalizio. Il primo ciclo mestruale della donna, a livello simbolico (ma per i contadini era una realtà), sprigionava nelle giovani donne forze oscure e pericolose. In tutte le età di passaggio si manifesta questa ambivalenza e vi è sempre connesso il pericolo, la perdizione, l'impurità, il rischio di divenire nocive per se stesse e per gli altri. Ancora di più per un passaggio così importante come quello in cui si diviene donne, suggellato da due potenti simboli come il sangue e il sesso.

Mia zia diceva sempre invece che alle galline, quando covano, vanno messe sempre o 7 o 9 o 12 uova, altrimenti la cova non riesce. Anche se mia zia non ne ha la più pallida idea, è fuor di dubbio che 7-9-12 siano numeri con una certa valenza.

Re: Leggende "agricole"

14/03/2010, 14:16

Forse il mio nickname trae in inganno, ma per ora, fino a prova contraria, credo di appartenere al sesso maschile.. :lol: :lol:
Chiedo umilmente scusa principe Sunmyra....ignoravo la vostra storia...
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