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Basi per la coltivazione del Pleurotus eryngii (Cardoncello) 
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NOTIZIE UTILI PER LA COLTIVAZIONE DEL PLEUROTUS ERYNGII

(CARDONCELLO)



Il periodo ottimale per l'interramento dei pani in serre aperte, va da settembre ad aprile; tale periodo può comunque oscillare in relazione all'andamento stagionale ed alle zone di coltivazione. La coltivazione all' aperto viene fatta su terreno opportunamente protetto dal sole con rete ombreggiante al 70-90%, sorretta da normali archi per serre larghi circa 5 Mt. Per proteggere dal vento, soprattutto in primavera, si possono disporre attorno alla serra delle stuoie o dei fogli di polietilene alti circa 1 Mt. Durante il periodo di raccolta, per evitare eccessivi inzuppamenti da improvvise e violente piogge, è consigliabile disporre di un telo di plastica, in modo da poterlo distendere, in caso di necessità, sul tunnel. Per interrare i pani si scava una trincea larga 1 Mt. E profonda circa 15/20 cm., avendo cura che le pareti siano verticali ed il fondo pianeggiante. La lunghezza della trincea varierà in relazione al numero dei pani da interrare, considerando un investimento di 18/20 pani per ogni metro lineare di scavo. È importante che il livello del terreno delle aiuole di produzione, costituite da sacchi interrati più il terreno di copertura, rimanga di 5/10 cm. più alto rispetto ai sentieri adiacenti di passaggio.
Evitare di tenere esposti al sole per lungo tempo i sacchi prima dell'interramento. Togliere l'involucro di plastica prima di sistemare a dimora i pani di substrato. Sistemare l'una accanto all'altra, in posizione verticale, le confezioni prive dell'involucro, senza romperle né comprimerle. Se si vogliono ottenere funghi di dimensioni più ridotte si deve lasciare uno spazio di alcuni cm. tra un pano e l'altro, che dovrà poi essere riempito con sabbia o terra (la sabbia può venire utilizzata per il riempimento degli spazi tra le confezioni, ma non per la loro copertura). Operare con terreno non eccessivamente limoso o troppo sminuzzato, questo per evitare la formazione di uno strato impermeabile all'aria, fattore che può compromettere seriamente il risultato produttivo della coltivazione. Riempire gli spazi vuoti tra le confezioni, poi ricoprire il tutto facendo in modo che la copertura non superi lo spessore di 1 cm. di terra e segua l'andamento della parte superiore dei pani. È molto importante che la copertura così ottenuta presenti parti più basse (in corrispondenza degli spazi tra i sacchi) e parti più alte, questo perché consente di ottenere una rapida fruttificazione in corrispondenza delle screpolature che si creano inevitabilmente sul terreno di copertura così disposto. È consigliabile scegliere terreni che non presentino grossi frammenti di sostanza organica come: radici, tuberi, paglia, cotico erboso; in quanto tali frammenti o materiali possono costituire una grossa fonte di infezione di muffe particolarmente temibili. Se la coltivazione viene ripetuta in aiuole oggetto di precedenti allevamenti di funghi, è molto importante che i residui dei pani già esauriti siano asportati completamente ed allontanati in quanto possono ospitare parassiti dannosi. Se, invece, si vogliono lasciare nel terreno i resti della coltivazione precedente è buona norma attendere almeno due anni prima di rifare l'allevamento. Evitare l'uso per la copertura di: terriccio, torba, sabbia, terreni limosi e terreni profondi provenienti da scavi.
Inumidire il terreno di copertura con acqua di pozzo o di acquedotto, utilizzando per questo un getto fitto e leggero.

Tale operazione ha lo scopo di favorire l'assestamento del terreno disposto tra le fessure dei pani e può avere come conseguenza il riaffioramento del substrato, che dovrà essere subito ricoperto con il solito centimetro di terra e quindi inumidito. Mantenere umido, ma non inzuppato, il terreno delle aiuole distribuendo ripetutamente moderati quantitativi di acqua, nell'arco di una o più giornate, a seconda del momento stagionale (primavera od autunno) e delle condizioni climatiche del momento colturale (assenza o presenza di vento, di sole, di nebbia ecc...). Importante è evitare il costipamento del terreno con bagnature troppo frequenti ed abbondanti, che possono provocare una scarsa produzione, dovuta ad una riduzione degli scambi gassosi tra il composto e l'ambiente esterno. Nella fase iniziale di coltivazione è opportuno lasciare asciugare il terreno di copertura, affinché si creino delle screpolature che diverranno facili vie di emergenza per i funghi. Il momento ottimale per la raccolta è quando il cappello dei funghi, dapprima ripiegato verso il basso, si appiattisce e nel contempo cominciano a cadere le prime spore biancastre che formano una leggera patina sui carpofori. È comunque opportuno effettuare la raccolta prima che i funghi si arriccino verso l'alto, assumendo una forma di coppa, e che raggiungano toni di colore troppo chiari. I cespi dei funghi vanno raccolti interi tagliandoli alla base, oppure semplicemente strappandoli esercitando insieme una leggera torsione, ma sempre evitando di danneggiare il substrato sottostante. Eventuali residui di gambo rimasti nel terreno devono essere accuratamente asportati ed il punto di raccolta deve essere di nuovo ricoperto con un pò di terra. Residui di gambi non asportati, ma semplicemente ricoperti, marciscono rapidamente danneggiando la successiva volata. È opportuno, inoltre, allontanare dalla zona di coltivazione tutti i frammenti dei funghi derivati dalle operazioni di raccolta e pulizia, perché costituiscono allo stesso modo una grossa fonte di infezione ai danni dell'intera coltura. Durante la produzione bisogna fare molta attenzione all'eventuale comparsa di muffe (gen. DACTYLIUM), che partendo dal terreno (dai resti dei funghi raccolti in precedenza e da altri
materiali organici come: paglia, radici ecc...) invadono poi i carpofori rendendoli non
commerciabili.
A tale proposito è bene evitare di sistemare lungo i sentieri di passaggio delle tavole di legno o della paglia od altro materiale simile. In casi di difficoltà di passaggio si può distribuire un pò di sabbia od altro materiale non di origine vegetale. Altri parassiti che possono provocare notevoli danni sono le larve di alcuni DITTERI che penetrano all'interno dei carpofori scavando un notevole numero di gallerie con conseguente deprezzamento del prodotto, oppure si mantengono nella porzione basale dei gambi interessando superficialmente anche il substrato. Gli eventuali attacchi di questi insetti devono essere affrontati nel momento in cui si vede un numero eccessivo dei loro adulti (moscerini molto piccoli) aggirarsi sui funghi e sulle aiuole di coltivazione. Prima di intraprendere qualunque tipo di lotta è comunque consiglia bile interpellare un tecnico per le indicazioni terapeutiche da seguire. È tuttavia necessario, per il produttore, entrare nell'assoluto ordine di idee che per salvaguardarsi dalle suddette malattie ed infestazioni bisogna solamente prevenirle con opportune tecniche di coltivazione e adottando le massime regole di pulizia nel luogo di coltivazione. AI momento la malattia che può creare maggiori problemi in fase di produzione dei funghi è dovuta all'attacco di un batterio (gen. PSEUDOMONAS), che si manifesta prima con l'ingiallimento parziale o totale dei carpofori, poi con una successiva marcescenza degli stessi. I funghi colpiti, in particolare in uno stadio avanzato della malattia, emanano un caratteristico odore di sostanza putrida. L'infezione ha un andamento imprevedibile: alcune volte la prima volata si conclude normalmente, mentre la seconda è interessata dalla batteriosi o viceversa. In alcuni casi, invece, l'attacco può addirittura provocare la mancata produzione. Fino ad oggi non si conoscono terapie utili per combattere la batteriosi. È importante però tenere presente che la malattia si espande dai funghi colpiti a quelli sani con estrema facilità, quindi per contenerne l'espandersi bisogna cercare di evitare il contagio portato dagli insetti che si muovono sulle aiuole e dagli attrezzi di raccolta usati dagli operatori. La produzione, a causa di piccoli errori o trascuratezza, può subire notevoli cali, così uno strato eccessivo di terreno di copertura impedisce una buona emergenza, un eccesso di bagnatura del terreno provoca la comparsa di funghi deformi.
Anche una raccolta in ritardo di funghi sovramaturi o effettuata in ore calde della giornata o con un accatastamento del prodotto in locali ventilati, è causa di minore resa. La coltivazione in serre climatizzate può permettere la coltivazione del Cardoncello in periodi normalmente sfavorevoli alla sua crescita. In questo caso il composto può venire appoggiato sulla pavimentazione della serra, contenuto in cassettoni oppure in letti di coltivazione coperto con un po' di terreno. Buoni risultati si sono ottenuti anche liberando semplicemente il composto dalla parte alta del suo involucro e mettendolo in produzione senza aggiungere terreno. Bisogna però tenere presente che gli attacchi dei vari parassiti nella coltivazione al chiuso si presentano più difficili da contenere. In condizioni normali il ciclo produttivo si esaurisce in 60 gg. dall' interramento e la raccolta si effettua in tre volate, di cui la prima è la più consistente.

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18/10/2010, 23:36
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cerco tunnel per la coltivazione del pleurotus
non riesco a trovarli


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io me li sono creati da me quanto intendi farli grandi?

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05/11/2010, 1:21
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buonasera....sono Raoul e rispondo a Pleurotus.....cerco tunnel per la coltivazione dei pleurotus....bene! ma prima devi dire quante ballette devi mettere in coltivazione....poi dimmensioni le serre per la coltivazione....in base al tipo di ballette. ai corridoi che devi lasciare....pensa che in una serra a tunnel da 8-9 metri per 30 metri, alta al colmo metri 3,50 circa,puoi mettere dentro sino a 200 quintali di ballette.....comunque di serre ne trovi fin che vuoi....alle volte anche usate...ma bisogna vedere se le vuoi coibentate o solo coperte con rete e pvc......saluti....Raoul


05/11/2010, 22:06
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salve ragazzi mi potete spiegare come si possono costruire sti tunnel x pastorizzare ,la struttura c'è l'ho presente ma nn avendo caldaia ,con dei bidoni da olio da 220lt x produrre vapore quanto tempo la paglia deve stare x pastorizzare nel vapore, se avete altre info mi fate felicissimo


05/11/2010, 23:55
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salve qualè la temperatura minima affinkè la balletta di cardoncello possa fruttificare? :roll:

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18/11/2010, 14:16
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salve, Massimo, le temperature minime di fruttificazione dell'eryngii, variano in funzione dei ceppi e, i fornitori delle ballette normalmente dispongono anche di cartelline tecniche con le caratteristiche di ogni singolo ceppo che vanno dalle temperature ottimali di fruttificazione ed i tempi entro cui avviene normalmente.....inoltre come penso tu ben sai, la resistenza alle muffe verdi, al dactilium, alla batteriosi, che ancora non si riesce a debellare,o non si vuole debellare.....ed altro.Penso che ogni ceppo è dotato di un range ottimale per la fruttificazione.....inoltre come penso tu sappia per indurre la fruttificazione le ife miceliche debbono passare dalla fase vegetativa a quella aerea che è quella per la quale le ife si riuniscono in cordoni miceliari ed in abbozzi dei primordi......il tutto avviene quando nel composto avviene un abbassamento di temperatura di almeno 7-8 gradi.....questo sbalzo di temperatura varia in funzione delle varietà di funghi....così ad esempio per i pleurotus estivi non è necessario nessun abbassamento delle temperature nel composto perchè avvenga la fruttificazione......cordiali saluti Raoul.....non so se ho risposto in maniera corretta....spero....volevo solo....dialogare con Massimo....a presto.


18/11/2010, 14:46
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praticamente dovrei impiantare delle ballette del classico e+ ed ero indeciso se climatizzare la serra o lasciarla nn climatizzata poikè dalle mie zone in inverno ci sono sempre quei 2- 4 °

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18/11/2010, 14:51
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Massimo buonasera, sono raoul....volevo solo aggiungere, non so se lo fai, che, una cosa utile è inserire nel composto un termometro a bulbo lungo in modo da poter leggere in qualsiasi momento la temperatura interna al substrato. Questo ti permette di decidere il tipo di struttura da adottare e se è il caso di climatizzarla....i pani messi a dimora, già fanno massa e si autoriscaldano....però fino ad un certo gradiente termico, legato al tipo di struttura ove sono messi a dimora ed anche alle temperature esterne....penso che tu queste cose le sai per esperienza....acquisita nel tempo....meglio sarebbe produrre quando non ci riescono gli altri! cordiali saluti Raoul.


18/11/2010, 22:01
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