Chiedo il permesso di aprire questa discussione su un argomento a me caro, dopo aver letto l'ultimo post di Pedru sulla pagina del Cane Fonnese. Mi sento di condividere o meglio di aver condiviso con lui l'approccio ad una razza che da decenni avrebbe dovuto essere conosciuta in Italia al grande pubblico proprio perché italiana pura, e antica, ed invece scambiata il più delle volte, sempre dal grande pubblico, per meticcio.
Ho condiviso lo studio delle linee di sangue ormai estinte, a volte rovinate da chi ha lavorato male o in consanguineità errata, fissando i difetti invece che i pregi. Ho avuto l'onore di collaborare con persone semplici dall'enorme esperienza canina, più competenti di un giudice enci senza che avessero mai letto un libro sui cani o essere stati ad una mostra canina. Ho provato la fatica di allevare con coscienza, ho imparato preziose nozioni dai vecchi allevatori anche se coi vecchi allevatori molto spesso ci si litiga di brutto, ma poi si finisce a berci un bicchiere di vino insieme in allegria. Ho imparato a ricordare ciò che dicevano a denti stretti di ogni lagotto che possedevano, perché se chiedevi di chi era figlio quel cane, ti rispondevano “eh, lo so io!” ed era finita lì. Ho condiviso con loro i momenti bui e poi quelli di grande soddisfazione. Ho speso denaro, tanto denaro, per tentare di allevare con cognizione. Ho viaggiato tutta Italia assieme agli allevatori o meglio, ai fantastici tartufai romagnoli e alle loro famiglie, per far conoscere i lagotti.
I nostri lagotti alle expo hanno sopportato con infinita pazienza migliaia di cani che li annusavano, mani di decine di estranei addosso e le grida dei bimbi che volevano carezzarli, loro che in alcuni casi non erano mai usciti dal recinto di casa altro che per andar per boschi.
Dopo anni si è presentato il percorso del riconoscimento, sono arrivati i cinofili illustri con i libri sottobraccio, che si presentano a casa tua col metro e il taccuino tra le dita, a misurare zampe, tastare toraci e crani, tastare i tuoi amati da ogni lato, guardare denti, fare commenti e critiche (quelle sì che feriscono!) sui tuoi cani che per te sono i più belli del mondo, parlare il “cagnese”, assi cranio-facciali, morfologia, genetica, verso chi non sa nemmeno cosa sia uno standard o una misurazione. Tutta brava gente orgogliosa e gelosa dei propri cani, che non voleva certo sentirsi dire da boriosi estranei di città come doveva allevare i propri cani, e che se il giudice gli chiedeva “mi faccia vedere i denti” gli mostrava i suoi, non quelli del cane.
Poi è arrivato il riconoscimento, finalmente. In pochi anni la razza viene conosciuta, allevata non più da due o tre vecchi personaggi ma da decine di appassionati. Poi non si passeggia più nel capannone delle expo da estranei, le gare si vincono. Si vince sulle razze più conosciute, più amate. Scatta la competizione, il mio cane è più bello del tuo, pettinato meglio, presentato meglio.
E dopo? Che succede dopo?
C'è effettivamente la paura del dopo riconoscimento. Eh, dopo può succedere che la razza si evolva, o il più delle volte, si modifichi a tal punto da non ricordare la razza di partenza. Per varie ragioni, che vorrei leggere anche da voi.
Vorrei tanto che chi ha avuto o sta avendo esperienze con razze italiane o estere che hanno avuto il riconoscimento da qualche tempo, dicesse la sua sul quanto lo standard ENCI modifichi a lungo andare una razza già fissata, non da esperti cinofili, ma di semplice gente che coi cani ci lavora da decenni se non da secoli e per loro ha la vera passione. Non parlo di differenza tra un cane da lavoro o da expo, parlo della differenza tra un cane “vecchia stirpe” e uno che vince le gare di bellezza.
Perché secondo la mia piccola esperienza personale, lo dico sottovoce, il lagotto di oggi non è più quello che era 30 anni fa, prima di diventare ufficiale. E non sto dicendo che sia migliorato. Dico solo che non è più lo stesso che ho visto nelle aie dei vecchi allevatori romagnoli, il famoso “cane riccio”.
Mi scuso per la lunghezza del post, ma è un argomento che sento nel cuore