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Provincia Autonoma di Trento 
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Oggi a San Michele incontro tecnico dedicato al ciliegio con un centinaio di produttori

Ciliegio, cresce l'interesse in Trentino. Incontro tecnico oggi alla FEM

La coltivazione del ciliegio rappresenta in regione una piccola percentuale nel panorama italiano sia in termini di superficie che di produzione, con un totale di circa 300 ettari. Tuttavia la coltura riveste un ruolo importante per l’epoca di commercializzazione in cui si pone sul mercato e per i livelli qualitativi delle produzioni. In Trentino gli ettari coinvolti sono circa 200, suddivisi fra le tradizionali Valsugana, Vallagarina e le nuove aree frutticole del Bleggio e delle Valli del Noce (70 ettari). Al ciliegio, che sta rivestendo interesse soprattutto per le buone remunerazioni economiche, è stata dedicata una giornata tecnica che si è svolta oggi nella sede di San Michele all'Adige.

L'incontro, organizzato dal Centro Trasferimento Tecnologico, ha visto partecipare un centinaio produttori, e ha affrontato varie tematiche: dall'importanza della coltura in Trentino Adige all'analisi dell'annata 2016, dalle difesa dalle gelate alle forme di allevamento per arrivare alle problematiche sanitarie, virus in primis, e alle avversità; quindi la Monilia, la maculatura rossa, i cancri e la Drosophila Suzukii, il moscerino asiatico contro il quale le reti antinsetto si confermano come il sistema di difesa al momento più efficace, a condizione che vengano applicate e gestite con precisione. L'incontro, visualizzabile su live.mach.it, ha visto partecipare il direttore generale, Sergio Menapace e il dirigente Michele Pontalti, ed è stato moderato da Tommaso Pantezzi, responsabile dell'ufficio frutticoltura, piccoli frutti e frigoconservazione FEM.
La coltura del ciliegio in Trentino Alto-Adige. Tommaso Pantezzi e Sergio Franchini hanno affrontato la situazione del ciliegio in regione e analizzato l'annata 2016 per il Trentino. “Può essere una coltura che bene si integra con la tradizionale e diffusa coltivazione del melo sia in termini di gestione della manodopera che delle attrezzature aziendali. Ci sono tuttavia alcuni ostacoli ad una maggiore diffusione legata agli elevati costi di impianto e ad alcune avversità come spaccatura dei frutti e Drosophila suzukii”. La tipologia degli impianti è simile con densità intorno alle 1500-2000 piante ad ettaro con portinnesti seminanizzanti come Gisela 5, copertura con teli antipioggia per buona parte degli impianti e varietà a maturazione medio-tardiva e tardiva con 2 varietà principali Kordia e Regina
Esperienze nella difesa da gelate in Alto Adige. Massimo Zago del Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg ha illustrato la sperimentazione mirata a verificare l'efficacia delle candele di paraffina per la difesa dalle gelate tardive in un impianto di ciliegio dolce in Trentino, realizzata nel 2004 grazie al lavoro congiunto del centro sperimentale Laimburg, FEM e Sant'Orsola. “L'uso delle candele -ha spiegato- in combinazione con la copertura antipioggia e la chiusura con teli in nylon lungo il perimetro ha dato i migliori risultati”.
Forme di allevamento. Nicola Dallabetta della Fondazione E. Mach ha illustrato sistemi alternativi al tradizionale “vaso” oggetto di studio alla Fondazione Edmund Mach. Uno dei principali obiettivi è la ricerca di una pianta compatta che permetta di facilitare le onerose operazioni colturali. Dai primi risultati il sistema “Bi-asse” ha dimostrato ottima performance produttiva e buon controllo della vigoria della pianta.
Problematiche sanitarie del materiale di propagazione. Anna Rosa Babini del Servizio fitosanitario Emilia-Romagna ha parlato dei principali virus del ciliegio che possono comportare alterazioni patologiche come maculature e ingiallimenti sulle foglie, depressioni e deformazioni dei frutti che ne deprezzano la qualità, riduzioni dello sviluppo vegetativo che influiscono sulla produttività, con un focus anche sui nuovi virus che potrebbero provenire da aree di coltivazione extra-europee, ad esempio il virus dell’accartocciamento del ciliegio e il virus della vaiolatura del susino.
Valeria Gualandri della FEM si è occupata del virus del ciliegio in Trentino, illustrando i risultati dei primi anni di indagini e di monitoraggio. “Nel 2016 – ha evidenziato- è stato avviato un monitoraggio più esteso mirato a identificare le cause di questa patologia. Nell’arco della stagione a diversi stadi fenologici sono state analizzati con le stesse metodiche sierologiche e molecolari 411 campioni provenienti da 13 campi tra i quali una collezione varietale”. Illustrando i dati del monitoraggio Gualandri ha sottolineato l’importanza della qualità del materiale di propagazione utilizzato nella costituzione di nuovi impianti.
Le principali avversità: problematiche tradizionali ed emergenti. Riccardo Bugiani del Servizio fitosanitario Emilia-Romagna ha parlato di difesa dalla Monilia in Emilia Romagna. Causata dagli agenti patogeni, Monilia laxa, M.fructicola e M. fructigena, è l’avversità fungina più pericolosa per la coltivazione del ciliegio. Le infezioni sono favorite da un andamento climatico piovoso con elevata umidità relativa e possono compromettere, in condizioni favorevoli, buona parte della produzione.
Daniele Prodorutti della FEM ha parlato invece della maculatura rossa delle drupacee, causata da un fungo (Apiognomonia erythrostoma) che provoca macchie su foglie e frutti, presentando gli studi nell'ambito della collaborazione nata tra FEM e Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna. “Negli ultimi anni, sintomi attribuibili a infezioni di A. erythrostoma sono stati osservati anche su impianti di ciliegio in Trentino. I sintomi - ha riferito- sono stati riscontrati principalmente in aree collinari e montane, in prossimità del bosco. Si rendono necessari ulteriori studi per identificare il principale agente causale dei danni ai frutti e per approfondire la biologia e l’epidemiologia della maculatura rossa al nord Italia”.
Spazio poi ai cancri del ciliegio in Trentino. Christian Cainelli della FEM ha spiegato che indagini diagnostiche svolte con metodi morfologici e molecolari hanno evidenziato la presenza prevalente del fungo Calosphaeria pulchella in associazione ai sintomi osservati. “Per contenere le infezioni è importante eliminare le piante infette, preferire l’irrigazione a goccia, potando possibilmente in post-raccolta, evitando i periodi piovosi e limitando i grossi tagli”.
Infine, è stato affrontato il tema Drosophila suzukii. Alberto Grassi della FEM ha spiegato che grazie alla combinazione di condizioni particolarmente favorevoli, Drosophila suzukii ha raggiunto nel 2016 una consistenza demografica eccezionale soprattutto nel mese di luglio con effetti gravi sulle produzioni. Le reti antinsetto si confermano come il sistema di difesa più efficace tra quelli attualmente a disposizione su ciliegio, a condizione che vengano applicate e gestite con precisione, adottando una serie di accorgimenti che vengono trattati nella relazione. “Per chi si occupa di sperimentazione e ricerca su D.suzukii -ha detto Grassi- nonostante l’elevata efficacia, le reti antinsetto non possono rappresentare un punto di arrivo nella gestione delle infestazioni. Per questo, la Fondazione Mach rimane costantemente impegnata per la ricerca di metodi alternativi e più sostenibili sotto tutti i profili”.


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21/03/2017, 21:41
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Online il report con i dati di monitoraggio relativi al periodo 2010-2016

Giornata mondiale dell'acqua: nel report di Appa la ricchezza del patrimonio trentino

Il Trentino, grazie alla sua particolare conformazione geografica, è una provincia ricca d’acqua. Il reticolo idrografico è straordinariamente esteso e sono presenti molti laghi, grandi e piccoli, elementi fondamentali del nostro territorio ma al tempo stesso alquanto delicati poiché soggetti a modificazioni e alterazioni continue da parte dell’uomo, come ricorda Appa - l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, che cura il monitoraggio delle acque superficiali. Il report, disponibile on line, è dedicato al territorio delle Comunità di Valle della Provincia di Trento e ha lo scopo di informare le amministrazioni locali e i cittadini sullo stato di qualità delle acque superficiali, del valore intrinseco che risiede in questa preziosa risorsa, nonché della responsabilità che ciascun cittadino ha nel promuoverne un uso sostenibile. Il report è suddiviso per Comunità di Valle e si possono consultare i dati di monitoraggio relativi al periodo 2010 – 2016.

La posizione del territorio della nostra provincia ci carica di una grande responsabilità nei confronti delle regioni confinanti: l’uso sostenibile della risorsa idrica nel nostro territorio condiziona molto la possibilità di riutilizzare la stessa risorsa da parte della popolazione che vive nei territori localizzati a valle. Nella pianificazione delle acque risulta quindi indispensabile, in aree montane come le nostre, combinare gli obiettivi di qualità ecologica e gli usi sostenibili della risorsa idrica: questo sia per proteggere gli ecosistemi acquatici, per garantirne tutti gli usi da parte dell’uomo, in una politica comune che riconosca il significato di acqua per ambiente, per la salute umana, per i settori economici agricolo e industriale, per la produzione di energia, per il paesaggio e per la dimensione culturale.
Info: http://www.appa.provincia.tn.it

Oggi, 22 marzo, si celebra la giornata mondiale dell'Acqua “World Water Day”, giunta quest'anno alla 25° edizione. Si tratta di una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 con il preciso obiettivo di sensibilizzare e promuovere azioni concrete per tutelare le risorse idriche e per combattere la crisi idrica a livello mondiale. In particolare il tema scelto dall’Onu per il World Water Day 2017 è la Wastewater, ovvero le acque reflue provenienti da attività domestiche, agricole e industriali, che spesso vengono riversate in natura senza essere adeguatamente trattate, inquinando l’ambiente e disperdendo nutrienti e altri materiali che potrebbero essere recuperati.
Sito ufficiale: http://www.unwater.org/home/en/

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23/03/2017, 8:06
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L'assessore Dallapiccola al seminario del Centro studi di Zooantropologia oggi al MUSE

La carne trentina tra qualità e identità territoriale

Si parla molto, in questi giorni, di consumo di carne, ma il dibattito e la riflessione attorno a questa categoria alimentare rimane ancora per lo più imprigionato nella dicotomia "carne sì, carne no", con una artificiosa contrapposizione tra chi la consuma e chi la rifiuta che nega e cancella la ricchezza simbolica che, nelle varie culture, assumono l'allevamento del bestiame, le tradizioni religiose e le abitudini dei consumatori. Confinata in uno spazio angusto compresso tra mode salutistiche, periodici allarmi sulla sicurezza alimentare dei cittadini, e contrapposizioni etiche e culturali, il consumo della carne continua insomma a dividere. Il merito di tentare una "terza via" capace di recuperare una consapevolezza etica e culturale, opposta alla leggerezza consumistica che spesso ispira le nostre scelte al supermercato, nei confronti di questo alimento è del Centro Studi Interdisciplinari di Zooantropologia, promotore del seminario di studi "Del mangiar carne. Simboli e tradizione" che si è tenuto oggi alla Sala conferenze del MUSE. Al seminario, al quale hanno portato la propria voce e la propria visione il rabbino Elia Richetti, l'imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, i docenti universitari Massimo Montanari (Bologna) e Massimo Giuliani (Trento), il filosofo postumanista Roberto Marchesini e il fotografo Francesco Sinni, sono intervenuti anche il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, e l'assessore all'agricoltura e al turismo Michele Dallapiccola.

Dopo avere ricordato come la Fondazione Mach si occupi di zootecnia, sia come consulenza tecnica sia come ricerca e formazione, nella consapevolezza che l'allevamento è una voce importante dell'economia trentina, intesa anche come salvaguardia del paesaggio e della biodiversità, il presidente della Fondazione, Andrea Segrè, si è detto convinto che "la nostra alimentazione abbia bisogno di più equilibrio e che l'equilibrio alimentare si rispecchi in una precisa forma geometrica: il triangolo della dieta mediterranea, dove la carne è presente nelle giuste proporzioni, nel rispetto dei limiti ambientali del Pianeta".

Attenta considerazione per l'approccio ad un argomento non facile quale è il consumo di carne ha espresso Dallapiccola: "E' un alimento nei confronti del quale tutti dobbiamo avere un atteggiamento rispettoso e di responsabilità - ha affermato l'assessore all'agricoltura e turismo - perchè il consumare carne presuppone sempre la soppressione di un essere vivente. Mangiare meno carne ma di migliore qualità può essere una scelta che va in questa direzione, verso un consumo più salubre e consapevole, ed è la stessa strada che ha imboccato anche la Provincia autonoma di Trento promuovendo, anche per le carni trentine, il marchio "Trentino Qualità", una certificazione e una garanzia che assicura la valorizzazione del prodotto locale e della professionalità dei nostri allevatori e trasformatori".

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24/03/2017, 23:27
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Venerdì 31 marzo, dalle 9 alle 13, al Centro Congressi di Riva del Garda la presentazione

Innovazione e ricerca per l'olio extra vergine di oliva dell'Alto Garda trentino

Venerdì 31 marzo 2017, dalle ore 9 alle 13, presso il Centro Congressi di Riva del Garda sarà presentato l'avvio del progetto "Innovazione e Ricerca per l'Olio Extravergine dell'Alto Garda Trentino" realizzato da Agraria Riva del Garda in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige e il patrocinio della Provincia autonoma di Trento. Interverranno accanto ai ricercatori e tecnici di San Michele, il presidente FEM, Andrea Segrè e il presidente di Agraria Riva del Garda, Giorgio Planchenstainer.
Lo studio ha come obiettivo principale quello di far emergere le caratteristiche di unicità dell’olio extravergine di oliva prodotto dal binomio Casaliva e territorio dell’Alto Garda.

Oltre a cercare di sviluppare un innovativo processo di difesa, efficiente, sostenibile ed ecologico, per preservare l’oliva dall’attacco della mosca olearia, il progetto ha anche l’obiettivo di rafforzare la filiera di produzione dell’Olio Extravergine dell’Alto Garda, documentandone le caratteristiche identitarie e definendo standard di produzione di eccellenza al fine di aumentarne il valore commerciale e le possibilità di azioni innovative di marketing.

Programma
Convegno: venerdì 31 marzo dalle ore 9.00 alle 13, presso il Centro Congressi di Riva del Garda

Moderatore:
•Fulvio Mattivi – FEM e Università di Trento

Intervengono:
•Giorgio Planchenstainer - Presidente di Agraria Riva del Garda
•Andrea Segrè - Presidente FEM
•Stella Grando - FEM e Universtià di Trento - Identificazione dei genotipi di olivo che caratterizzano le produzioni dell’Alto Garda Trentino
•Franco Michelotti - FEM- La mosca delle olive in Trentino: passato e presente
•Gino Angeli - FEM - Protocollo di conduzione degli olivi con il minore impatto ambientale
•Evelyn Soini – FEM - Definizione di un protocollo di produzione per esaltare le caratteristiche nutrizionali e sensoriali dell’olio extra vergine di oliva di Casaliva prodotto nel Garda Trentino
•Federica Camin - FEM - Carta di identità isotopica dell’olio extravergine di oliva del Garda Trentino

Intervento conclusivo a cura di Antonio Boschetti, direttore responsabile de L'Informatore Agrario.

http://www.agririva.it/D/281821/innovaz ... entino.php

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28/03/2017, 7:12
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Collaborazione nel campo del miglioramento varietale viticolo. Banfi testerà 8550 barbatelle FEM

Accordo FEM con Banfi, nasce in Toscana un vigneto sperimentale sostenibile

Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige e Banfi società agricola di Montalcino hanno sottoscritto un accordo di sviluppo e cooperazione tecnologica nel campo del miglioramento varietale viticolo, che prevede la creazione di un campo sperimentale in Toscana, dove saranno allevati otto prototipi di varietà selezionate dall'attività di miglioramento genetico FEM per la loro tolleranza alla botrite.
Si tratta di 6750 barbatelle che verranno collocate in due impianti di due ettari ciascuno nel comune di Montalcino, dove l'azienda Banfi dispone di 2800 ettari di proprietà. Si tratta di varietà derivanti da incroci di Vitis vinifera tolleranti alla botrite. Nell'impianto saranno messe a dimora anche altre varietà prodotte dalla ricerca di San Michele: precisamente 900 barbatelle di Iasma Eco 1 e 900 barbatelle di Iasma Eco 2 già iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite per vino, che Banfi testerà in campo per valutarne le potenzialità enologiche e per ottenere l'iscrizione nell'elenco dei vitigni per l'impianto di vigneti in Toscana.

Il direttore generale, Sergio Menapace, che ha sottoscritto l'accordo con Banfi, spiega: “Con la firma di questo accordo si consolida un rapporto di collaborazione con un'azienda che ha una forte propensione all'innovazione e ricerca, in un'areale viticolo italiano importante e al contempo si contribuisce a far conoscere e valorizzare la qualità del lavoro di miglioramento genetico e varietale in campo viticolo svolto da FEM”.
“Per Banfi questo, oltre che a rafforzare i rapporti con FEM, rappresenta un passo naturale nel percorso di ricerca e innovazione intrapreso 40 anni fa. Il nostro desiderio di conoscenza è, ed è sempre stato, un forte stimolo per migliorarsi interpretando il cambiamento, sempre nel pieno rispetto del territorio in cui operiamo” dichiara Enrico Viglierchio, direttore generale di Banfi.
L'obiettivo è rendere la viticoltura sempre più sostenibile e quindi ridurre l'impatto ambientale. Il responsabile dell'Unità miglioramento genetico della vite, Marco Stefanini, sottolinea “Noi ricercatori siamo interessati ad osservare il comportamento di genotipi selezionati in ambienti differenti, arricchendo le nostre conoscenze e trasferirle in altri ambienti” .
“Per noi la salvaguardia del patrimonio culturale ed ambientale è stato un punto di riferimento fin dall’inizio”, dice Rudy Buratti, direttore enologo di Banfi. “E oggi, che il concetto di sostenibilità è molto più sentito da un consumatore sempre più attento ed informato, l’interesse verso queste varietà eco-sostenibili sta crescendo. La sperimentazione permetterà di diversificare le strategie di difesa e definire, quindi, un Protocollo Banfi”.
Il progetto sarà ampiamente illustrato a Vinitaly, nell'ambito di una conferenza stampa in programma lunedì 10 aprile 2017, alle ore 11, presso lo stand di Banfi (Pad. 9/D6).

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30/03/2017, 7:11
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PSR, modificati dalla Giunta provinciale i criteri di selezione per le operazioni 4.1.1 e 6.1.1. Aperti i nuovi bandi

Aziende agricole e giovani agricoltori: 8 milioni e nuove regole per gli aiuti agli investimenti

Con due delibere firmate dall'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, la Giunta provinciale ha modificato i criteri di selezione per l'individuazione dei beneficiari degli aiuti previsti dal PSR 2014-2020 per quanto riguarda l'operazione 4.1.1. (sostegno a investimenti nelle aziende agricole) e 6.1.1 (giovani agricoltori). Alcune delle novità introdotte, e che varranno sui nuovi bandi, sono state direttamente richieste dal Comitato di sorveglianza sull'attuazione del Programma di sviluppo rurale.

Sostegno agli investimenti nelle aziende agricole - Operazione 4.1.1

Le novità derivano dal recepimento delle modifiche apportate ai criteri di selezione (che determinano i punteggi in base ai quali formare la graduatoria) nella seduta del Comitato di Sorveglianza del 4 ottobre 2016, nonchè dalla prima modifica al Programma di Sviluppo rurale operata dalla Commissione Europea il 6 febbraio scorso e fatta propria dalla Giunta provinciale il 13 marzo. Oltre a ciò, in considerazione delle risorse destinate ai tre bandi rimanenti dell’operazione 4.1.1 (5 milioni di euro ciascuno, oltre alle economie dei bandi precedenti), che renderà necessaria una scelta selettiva dei beneficiari, la Giunta ha ritenuto opportuno modificare in questi bandi alcune specificazioni sui massimali di spesa e nelle tipologie ammissibili, per focalizzare maggiormente i finanziamenti verso interventi con maggiori ricadute sul territorio. In particolare:
•la spesa massima ammissibile per ciascuna domanda è ridotta da 1.000.000 a 750.000 euro
•è aggiornato l’elenco delle macchine ed attrezzature ammissibili a contributo.

Vengono infine apportate lievi modifiche alla documentazione da allegare alla domanda, essendo necessaria per i prossimi bandi la modalità di presentazione on-line sul sito www.psrtrento.it e tenuto conto dell’esperienza del primo bando.

La domande per il secondo bando dell'operazione 4.1.1 possono essere presentate on-line dal 3 aprile al 30 novembre 2017.

Sostegno ai giovani agricoltori - Operazione 6.1.1

Queste le novità introdotte:
•viene innalzato da 1.040 a 2.080 il monte ore agricole annuo - calcolato sulla base del fascicolo aziendale e della tabella tempi-redditi dell’Anagrafica provinciale delle imprese agricole (APIA) – da raggiungere entro 3 anni dalla concessione del sostegno. Tale soglia, in continuità con la misura 112 del P.S.R. 2007-2013, corrisponde infatti ad un’unità lavorativa annua piena, ed è quindi una dimensione aziendale più confacente per un pieno coinvolgimento del giovane e per un reddito adeguato. Anche sulla base delle risorse disponibili nei prossimi bandi dell’operazione 6.1.1 (1,5 milioni di euro nei bandi 2017 e 2018 e 1,6 milioni nel bando 2019, oltre alle economie dei bandi precedenti), che renderà necessaria una scelta selettiva dei beneficiari, risulta opportuno chiedere ai beneficiari un pieno coinvolgimento nell’impresa di insediamento. Correlativamente viene tolta la necessità di verifica del raggiungimento del requisito di imprenditore agricolo a titolo principale o a titolo professionale, nonché dell’apertura della posizione INPS agricola, in quanto pienamente assorbiti del conseguimento dell’iscrizione in prima sezione APIA.

La domande per il terzo bando dell'operazione 6.1.1 possono essere presentate on-line dal 3 aprile al 31 ottobre 2017.


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31/03/2017, 20:55
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Si è aperto oggi il 1° concorso sulle produzioni enologiche di territorio

1° Concorso Teroldego e Lagrein: 55 aziende e 90 vini in gara

Novanta vini in gara di 30 aziende trentine e 25 altoatesine. Sono i numeri del primo concorso “Enotecnico valorizzazione Vini territorio” focalizzato sui vini Teroldego e Lagrein, in corso in questi giorni alla Fondazione Edmund Mach.
L'evento, realizzato in collaborazione con i tre comuni della Piana Rotaliana San Michele, Mezzacorona, Mezzolombardo, è stato autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Si tratta della prima edizione, ma raccoglie l'eredità della Rassegna Teroldego svolta lo scorso anno dedicata al Teroldego Rotaliano DOC e Teroldego IGT. La premiazione è in programma a Vinitaly, lunedì 10 aprile, alle 12.30, presso lo stand FEM.

In gara ci sono 55 aziende con 32 etichette di Teroldego Rotaliano DOC, 29 Lagerin Trentino e 29 Lagrein Alto Adige. La manifestazione è promossa dal Centro Istruzione e Formazione, e l'obiettivo è valorizzare e promuovere la qualità del vino Teroldego Rotaliano DOC e dei vini Lagrein Trentino DOC e Lagrein Südtirol – Alto Adige DOC con le loro peculiarità territoriali.
I vini delle aziende partecipanti sono valutati da esperti enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore sia locali che provenienti dal resto d'Italia. L'evento si propone, allo stesso tempo, come opportunità didattica per gli studenti del Corso Enotecnico per iniziare a prendere confidenza con i vini prodotti nel territorio Trentino - Alto Adige/Südtirol e con le aziende produttrici. Gli studenti potranno osservare, infatti, come gli esperti del settore enologico valutano i vini e a loro volta essere guidati nelle degustazioni al fine di acquisire una corretta metodica di attribuzione di un valore ai vini del territorio


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Lunedì 10 aprile eventi FEM a Vinitaly: alle 11 allo stand Castello Banfi e alle 12.30 allo stand FEM- Padiglione Trentino

FEM a Vinitaly, presentazione accordo con Banfi e premiazione concorso Teroldego-Lagrein

A Vinitaly 2017 la Fondazione Edmund Mach sarà presente con un'attenzione particolare sia al mondo vitivinicolo locale che nazionale. Accanto ai vini e distillati prodotti nell'annata 2016 dall'azienda agricola presso lo stand FEM situato nel padiglione 3 – E1, nella mattina di lunedì 10 aprile sono in programma due eventi: alle 11, presso lo stand Banfi, la presentazione dell'accordo di sviluppo e cooperazione tecnologica nel campo del miglioramento varietale viticolo, che prevede la creazione di un campo sperimentale in Toscana di varietà selezionate dall'attività di miglioramento genetico FEM, e alle 12.30, presso lo stand FEM, nel Padiglione Trentino, la premiazione del primo concorso vitienologico sui vini del territorio, quest'anno dedicato a Teroldego e Lagrein, che ha visto gareggiare in questi giorni a San Michele 90 vini di 55 aziende.
Nello stand FEM saranno presenti gli studenti del corso agroalimentare della formazione professionale che presenteranno alcuni prodotti realizzati nei laboratori della scuola.

Vediamo nel dettaglio gli appuntamenti, ai quali la stampa è invitata a partecipare.
Lunedì 10 aprile, alle ore 11, presso lo stand Castello Banfi (Pad. 9/D6), sarà presentato l'accordo di sviluppo e cooperazione tecnologica che prevede la creazione di un campo sperimentale in Toscana, dove saranno allevati otto prototipi di varietà selezionate dall'attività di miglioramento genetico FEM per la loro tolleranza alla botrite. Accanto al direttore generale, Sergio Menapace, interverranno il direttore generale Banfi, Enrico Viglierco, il professor Attilio Scienza, docente dell'Università degli Studi di Milano, Rudy Buratti, direttore enologo Banfi e Gianni Savelli, direttore agronomo.
Sempre lunedì 10 aprile, alle ore 12.30, presso lo stand FEM (Pad 3/E1), si terrà la cerimonia di premiazione del primo concorso “ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio”. Interverranno il presidente FEM, Andrea Segrè, il direttore generale FEM, Sergio Menapace, il presidente del Consorzio vini del Trentino, Bruno Lutterotti e il direttore generale, Graziano Molon. Organizzato dal Centro Istruzione Formazione della Fondazione Edmund Mach e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il concorso focalizzato quest'anno sui vini autoctoni Teroldego e Lagrein, ha visto partecipare 55 aziende e 90 vini ed è stato realizzato in collaborazione con i tre comuni della Piana Rotaliana: San Michele, Mezzacorona, Mezzolombardo.


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Alla presentazione ufficiale con i tre governatori di Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto

Al Vinitaly il lancio della nuova DOC delle Venezie Pinot Grigio

Sarà la più grande denominazione di origine europea riferita ad un vitigno e riguarda il territorio del triveneto (Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia): è la DOC "delle Venezie", il progetto voluto dagli operatori delle filiere vitivinicole trentina, friulana e veneta per affermare e certificare l'immagine del Pinot Grigio in Italia e nel mondo. Un progetto di largo respiro, tenuto a battesimo oggi al Vinitaly dal sottosegretario all'agricoltura Giuseppe Castiglione e dai governatori dei tre territori, Ugo Rossi per la Provincia autonoma di Trento, Deborah Serracchiani per la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia e Luca Zaia per la Regione Veneto. Per Ugo Rossi, intervenuto al Vinitaly con l'assessore Michele Dallapiccola, ha premiato "un gioco di squadra che si basa su un prodotto giá affermato; ora si tratta di consolidarlo e valorizzare nuove opportunità di promozione territoriale. Siamo orgogliosi di essere alfieri e portavoce di un modo di presentarsi nel mondo ed anche di un modo di lavorare che oltrepassa i confini delle regioni. Un grande in bocca al lupo al Pinot Grigio. Se lavoreremo bene come abbiamo fatto, questa diventerà una grande opportunità per tutti i produttori trentini". "Stiamo dando la fotografia più giusta del nostro Paese" ha aggiunto Deborah Serracchiani. "Dobbiamo puntare a portare sui mercati la qualità - ha detto il governatore del Veneto, Zaia - dobbiamo alzare i prezzi di questi vini. I viticoltori non hanno più alibi, ora hanno una Ferrari in mano con la chiavetta inserita nel cruscotto." Un plauso per "la lungimiranza che ha portato a questa virtuosa sinergia" ha espresso infine il sottosegretario Castiglione. Soddisfazione per il risultato raggiunto anche da Albino Armani, presidente del consorzio della nuova Doc delle Venezie: "È un momento di svolta importante, frutto di una azione sinergica tra produttori e ministero."

Il potenziale produttivo del Pinot Grigio nel mondo è pari a 57.000 ettari. Il 43% di questo vigneto è concentrato nelle aree viticole di Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto. I dati produttivi del Pinot Grigio nel Nord est (dati 2016), contano 24.000 ettari di cui 13.500 in Veneto, 7.100 in Friuli e 2.900 in Trentino. La produzione di vino è pari a 1.900.000 hl pari a 250 milioni di bottiglie. Il 96%viene esportato (il presidente ICE Scannavini, ieri nel discorso inaugurale di Vinitaly ha ricordato come l’export del vino in Italia rappresenta il 16.4% delle esportazioni con un controvalore pari a 5,6 M€.), soprattutto nel Regno Unito, in Germania e USA.

Il Trentino rispetto a Veneto e Friuli in termini di potenziale produttivo è la realtà meno sviluppata e anche per il futuro non si ipotizzano realisticamente importanti incrementi del vigneto trentino, diversamente da quanto invece succede in Veneto e Friuli dove l’incremento del vigneto di pinot Grigio registra aumenti superiori al 20% anno. I nostri produttori rappresentano però un fondamentale tassello del mercato e dell’export del Pinot Grigio.

La costituzione della nuova DOC delle Venezie si propone quindi anche come strumento di attenzione e protezione verso le nuove regole di scambio internazionale. Il recente accordo di scambio commerciale tra EU e Canada ne è un primo chiaro esempio.

Il Pinot Grigio costituisce forse il vitigno con la maggiore pressione produttiva nel mondo visto il grande interesse che trasversalmente rappresenta sul mercato e verso i consumatori. Attraverso la nuova DOC i produttori potranno dotarsi di regole di protezione (fascette sulle bottiglie) e di autoregolamentazione delle produzioni attraverso specifici disciplinari anche definendo quote produttive a garanzia e difesa della redditività dei propri vigneti.

"Mettere a fattor comune tre territori, i loro produttori e le rispettive amministrazioni non è stata cosa semplice" ha ricordato Ugo Rossi, "soprattutto in un contesto socio economico dove la forza di distinguersi e l’individualità aziendale sembrano rappresentare il possibile elemento di successo verso le logiche del mercato globale. In questo senso il ruolo delle tre Amministrazioni è stato quello di vigili e attenti arbitri di un dibattito tra i produttori, inteso a garantire equilibrio, ed in fase di costituzione del nuovo Consorzio, di pariteticità di rappresentanza tra i tre territori. Per noi che da sempre e per necessità siamo esempio di sistema e di cooperazione, il “fare sistema”, mettere a fattor comune i valori ma anche le criticità, rappresenta la soluzione alle difficoltà e la forza a cui tendere per tante piccole realtà per confrontarsi nel mercato globale."

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FEM a Vinitaly, presentato l’accordo con Banfi e premiati i vincitori del 1° concorso Teroldego e Lagrein

Oggi a Vinitaly la Fondazione Edmund Mach è stata protagonista di due eventi legati al settore vitienologico locale e nazionale: la presentazione dell'accordo con Banfi di sviluppo e cooperazione tecnologica nel campo del miglioramento varietale viticolo, che prevede la creazione di un campo sperimentale in Toscana di varietà selezionate dall'attività di miglioramento genetico FEM, e nel Padiglione Trentino, la premiazione dei vincitori alla presenza del presidente Andrea Segrè del 1° concorso sui vini Teroldego e Lagrein che si è svolto nei giorni scorsi, a San Michele, con 90 vini in gara di 55 aziende della regione

“Con la firma di questo accordo si consolida un rapporto di collaborazione con un'azienda che ha una forte propensione all'innovazione e ricerca, in un'areale viticolo italiano importante e al contempo si contribuisce a far conoscere e valorizzare la qualità del lavoro di miglioramento genetico e varietale in campo viticolo svolto da FEM”. E' il commento del direttore generale Sergio Menapace all'accordo di sviluppo e cooperazione tecnologica di FEM con Banfi. Si tratta di 6750 barbatelle che verranno collocate in due impianti di due ettari ciascuno nel comune di Montalcino, dove l'azienda Banfi dispone di 2800 ettari di proprietà. Si tratta di varietà derivanti da incroci di Vitis vinifera tolleranti alla botrite. Nell'impianto saranno messe a dimora anche altre varietà prodotte dalla ricerca di San Michele: precisamente 900 barbatelle di Iasma Eco 1 e 900 barbatelle di Iasma Eco 2 già iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite per vino, che Banfi testerà in campo per valutarne le potenzialità enologiche e per ottenere l'iscrizione nell'elenco dei vitigni per l'impianto di vigneti in Toscana.
Accanto al direttore generale, Sergio Menapace, sono intervenuti oggi presso lo stand della azienda toscana anche il direttore generale, Enrico Viglierchio, il professor Attilio Scienza, docente dell'Università degli Studi di Milano, che ha ripercorso le tappe dell'attività di miglioramento genetico svolto a San Michele, Rudy Buratti, direttore enologo Banfi nonché ex studente di San Michele che lavora nell'azienda toscana da oltre trent'anni e Gianni Savelli, direttore agronomo. L’obiettivo dell’accordo è creare un vigneto sostenibile, riducendo l’input chimico in campagna.
Primo concorso sui vini del territorio. Sempre oggi, presso lo stand FEM, si è svolta la cerimonia di premiazione del primo concorso “ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio”, promosso dal Centro Istruzione e Formazione con l'obiettivo di valorizzare e promuovere la qualità del vino Teroldego Rotaliano DOC e dei vini Lagrein Trentino DOC e Lagrein Südtirol – Alto Adige DOC con le loro peculiarità territoriali. I vini delle aziende partecipanti sono stati valutati da esperti enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore sia locali che provenienti dal resto d'Italia. L'evento si proponeva, allo stesso tempo, come opportunità didattica per gli studenti del corso enotecnico per iniziare a prendere confidenza con i vini prodotti nel territorio Trentino - Alto Adige/Südtirol e con le aziende produttrici.
Sono intervenuti alla cerimonia il senatore Franco Panizza, il presidente FEM, Andrea Segrè, il direttore generale FEM, Sergio Menapace, il presidente del Consorzio vini del Trentino, Bruno Lutterotti e il direttore generale, Graziano Molon. Organizzato dal Centro Istruzione Formazione della Fondazione Edmund Mach e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il concorso focalizzato quest'anno sui vini autoctoni Teroldego e Lagrein, ha visto partecipare 55 aziende e 90 vini ed è stato realizzato in collaborazione con i tre comuni della Piana Rotaliana: San Michele, Mezzacorona, Mezzolombardo. E' la prima edizione, ma raccoglie l'eredità della Rassegna Teroldego svolta lo scorso anno dedicata al Teroldego Rotaliano DOC e Teroldego IGT. In gara c'erano 32 etichette di Teroldego Rotaliano DOC, 29 Lagerin Trentino e 29 Lagrein Alto Adige. “È importante legar la qualità al territorio –ha spiegato il Presidente Segrè-. Partiamo dalla scuola per mettere a disposizione del territorio le competenze che trovano un unicum nella Fondazione. I ragazzi sono il nostro futuro e il futuro di un settore strategico per l'Italia”. Il presidente Lutterotti ha sottolineato l’importante ruolo della formazione FEM ma anche l’attività di collaborazione tra l’ente di San Michele e il mondo produttivo in un’ottica di sostenibilità.
Prodotti agroalimentari degli studenti FEM. Accanto ai vini e distillati prodotti nell'annata 2016 dall'azienda agricola, presso lo stand FEM erano presenti anche gli studenti del corso agroalimentare della formazione professionale che hanno presentato con i loro docenti alcuni prodotti realizzati nei laboratori della scuola.
Accordo Collegio agrotecnici. E’ stato anche sottoscritto l’accordo tra Fondazione Edmund Mach e il Collegio degli agrotecnici e agrotecnici laureati per il riconoscimento dell’alternanza scuola-lavoro ai fini dell’assolvimento del tirocinio necessario per l’iscrizione all’albo professionale degli agrotecnici e agrotecnici laureati. A firmarlo sono stati il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì e il presidente del Collegio nazionale Lorenzo Gallo.

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