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Confagricoltura 
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Ortofrutta, Confagricoltura “La mela toscana pronta a conquistare il mercato italiano”
In un’annata di gelate primaverili e siccità estiva i frutti toscani tengono botta e arrivano in tavola con una qualità eccellente

Firenze, 24 agosto 2017 – Non è ancora il “tempo delle mele”, la raccolta inizia a metà settembre, e i frutti toscani hanno ancora la possibilità di crescere e ridurre gli effetti dei danni provocati dalla gelata di aprile e dalla siccità di questa estate. Pur all’interno di un’annata con il segno meno la mela toscana punta quest'anno a piazzarsi sul mercato con un valore maggiore rispetto alle danneggiate “colleghe” italiane ed europee, come spiega Confagricoltura.
“La produzione di mele in Toscana è concentrata in Valdichiana dove le gelate del 28, del 29 e del 30 aprile scorsi hanno colpito a macchia di leopardo, è successo così che il Nord e alcune zone collinari non ne hanno risentito e pur avendo dovuto affrontare la siccità che ha danneggiato tutti i settori agricoli, grazie alle escursioni termiche di queste settimane la qualità delle nostre mele è altissima”, dice Antonio Tonioni presidente della sezione prodotto ortofrutticolo di Confagricoltura Toscana.
E mentre il Trentino raccoglierà in alcune aree fino al 75 per cento in meno rispetto allo scorso anno (in Italia il calo della produzione è del 23 per cento complessivo che si traduce in circa un milione e 800 mila tonnellate), in un’annata che ha messo in ginocchio la Germania e l’Austria, che stimano di avere circa la metà della produzione del 2016, la Toscana fa i suoi conti e punta a calcolare "solo" un 20 per cento in meno, con la speranza che le dimensioni dei frutti aumentino in attesa della raccolta e che siano risparmiate ai campi bombe d’acqua e grandinate.
Secondo le leggi della domanda e dell’offerta si avrà un aumento del valore del prodotto, ma commenta Tonioni l’aumento di prezzi non sarà tale da stravolgere il mercato: “Avremo ottime mele toscane in commercio con prezzi non molto più alti che in passato”.

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24/08/2017, 15:58
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Vendemmia, annata difficile per il vino toscano: calo del 30% e una perdita di 100 milioni di euro
Colpizzi, Confagricoltura Toscana: “Colpa delle gelate di fine aprile e della siccità”. Maremma e Montepulciano le zone più colpite

Firenze, 4 settembre 2017 - Un calo del 30 per cento, con una perdita di circa 100 milioni di euro. Un’annata difficile per la vendemmia toscana, un colpo per il sistema economico locale che si regge sul vino. A tracciare questo quadro è Confagricoltura Toscana. Le cause sono da ricercarsi in una concomitanza sfortunata di fattori: le gelate di fine aprile e le alte temperature, anche di notte, di questa estate. Colpa anche degli attacchi più frequenti da parte degli ungulati, che non trovando acqua per via della siccità si dissetano mangiando più frutta.
In termini assoluti si parla di una produzione che non raggiunge i 2 milioni di ettolitri di vino, contro i 2,7 della scorsa annata. “Le perdite vanno ponderate zona per zona, ma possiamo dire che 100 milioni di euro è una stima per difetto - commenta Francesco Colpizzi, presidente sezione vitivinicola di Confagricoltura Toscana - le nostre aziende segnalano maggiori difficoltà nelle zone della Maremma, su tutto il litorale e a Montepulciano. Le piogge degli ultimi giorni potrebbero farci recuperare qualcosa, ma sarà un’annata alquanto difficile per il vino in Toscana”.
Un 2017 non facile anche per la qualità. “Sarà buona, ma non straordinaria. La mancanza di acqua - continua Colpizzi - genera stress idrici all’interno della pianta, provoca una maggiore concentrazione di zuccheri, ma anche una maggiore acidità. La componente aromatica sarà comunque soddisfacente. Saranno vini che richiederanno più attenzione in cantina”.
“La Regione - conclude Colpizzi - ha già chiesto lo stato di calamità, ma come accade sempre in campagna, fino alla fine potranno esserci delle sorprese”

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04/09/2017, 16:14
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Olio, annata nera: produzione in calo del 60 per cento
Il presidente di Confagricoltura Toscana, Miari Fulcis: “Colpa del caldo e della siccità, ma la qualità sarà ottima”

Firenze. 14 settembre 2017 - Annata nera per la produzione dell’olio in Toscana, con un calo medio regionale pari al 60 per cento. Colpa del caldo eccessivo e della siccità. Compensa però la qualità, che si prevede ottima. E’ quanto emerso dall’indagine di Confagricoltura Toscana condotta in tutte le province della regione.

“Si registrano notevoli difficoltà per le coltivazioni investite ad oliveto - spiega il presidente di Confagricoltura Toscana, Francesco Miari Fulcis - Nelle zone interne della Toscana e nell’area del fiorentino sono previsti cali produttivi stimati mediamente nell’ordine di circa il 60% rispetto alla normale produzione. In alcune zone centrali collinari la situazione è anche più grave, con perdite produttive stimate intorno al 70-80%. Anche sulla costa toscana, in alcune aree, non va di certo meglio.”
A soffrire di più sono le varietà Moraiolo e Leccino, mentre la varietà Frantoio si è distinta mantenendo una discreta resa.
“La qualità dell’olio - precisa Miari Fulcis - si prevede ottima, complice l’assenza, al momento, del patogeno mosca olearia”.

Le cause di questo calo sono da ricercarsi nella “straordinaria siccità e nei picchi di calore registrati a fine primavera che hanno compromesso l’allegagione - continua il presidente di Confagricoltura Toscana - Inoltre, le piogge tardive che hanno interessato solo parte della Toscana non hanno purtroppo ad oggi contribuito a ridurre la cascola dei frutti soprattutto per alcune varietà tradizionali”.

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14/09/2017, 13:57
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Un nuovo attacco dei lupi in Mugello, allevatori esasperati
​L'Unione Agricoltori Firenze: “Danni economici e disincentivi per gli allevamenti biologici”

Firenze, 15 settembre 2017 – Un vitellino sbranato dai lupi nella notte tra giovedì e venerdì in un pascolo non lontano dal paese di Bruscoli, nel Comune di Firenzuola. L’animale che è stato trovato questa mattina, era un vitellino di appena tre giorni, appartenente all’allevamento semibrado della Fattoria Il Palazzo nella zona del passo della Futa.
“Abbiamo avuto altri casi quest’anno nella zona del Mugello – dice la titolare della Fattoria Valeria Bruni Giordani, vicepresidente del'Unione Agricoltori di Firenze – non sappiamo quanti lupi ci sono nella zona, gli avvistamenti sono stati diversi. Il rischio per noi è elevato e non c’è il solo danno economico, situazioni come questa non incentivano questo tipo di allevamento biologico che prevede di tenere gli animali una metà dell’anno nella stalla e l’altra metà all’aperto”.


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15/09/2017, 16:48
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Colpizzi: “Bene la pioggia, ma gli animali continuano a fare danni: 20% della riduzione del raccolto colpa degli ungulati”
Vino,​ Confagricoltura Toscana: "La Regione chieda al Governo lo stato di calamità​"​
Il caso: alla tenuta di Bossi dei Marchesi Gondi calo dell’80% del raccolto

Firenze, 20 settembre 2017 - “Abbiamo chiesto alla Regione Toscana di intervenire presso il Governo con il riconoscimento definitivo dello stato di calamità, con la sospensioni degli oneri fiscali e previdenziali e la moratoria sui finanziamenti degli istituti di credito”. Lo ha detto Francesco Colpizzi, presidente federazione vitivinicola di Confagricoltura Toscana, alla luce di un riduzione nel raccolto del 30​%​, per una perdita stimata di 100 milioni di euro​. ​Un calo che per il 20% è causato dagli animali che continuano ad asportare interi grappoli dai vitigni.

A dare un sospiro di sollievo ai viticoltori toscani sono state però le piogge di questi ultimi giorni e l’abbassamento delle temperature.
“Queste piogge sono state utilissime - commenta Francesco Colpizzi - Il Sangiovese, il più diffuso in regione, è in grado di reagire benissimo. Ci aspettiamo un parziale recupero quantitativo e un ritrovato equilibrio. Le piante hanno ancora la superficie fogliari​a​ attivissima e sono in grado quindi di portare a termine la maturazione fenolica”
Si preannuncia un’annata ottima, a dispetto delle prime stime che fermavano a “buona” la valutazioni dei vini. “Il 60% del Sangiovese deve ancora essere raccolto, ma non pensiamo che quello ottenuto fino ad ora non sia buono: è solo più concentrato e mostra leggeri squilibri tra la componente acida e quella alcolica. Adesso, invece - prosegue Colpizzi - l’abbassamento delle temperature nelle ore notturne, intorno anche a 15 gradi, è in grado di stimolare la sintesi degli aromi”.
Se il meteo aiuta, lo stesso non si può dire degli animali che continua​n​o​ a​ provocare danni ingenti ai vitigni. “Siamo l’unica regione in Italia in cui la riduzione della quantità è causata anche degli animali - denuncia Colpizzi- Il 20% del calo totale è causato dalle asportazioni di ungulati. E’ un problema gravissimo a cui è necessario porvi rimedio al più presto”​.​

E se qualche viticoltor​e​ ​ha limitato le perdite​, per altri​ i danni​ sono irreparabili. Come per la tenuta Bossi di Pontassieve. che registra una perdita di ben l’80%.
“Delle 46 vendemmie ​che ho ​fatt​o​, questa è una delle peggiori - ha detto Bernardo Gondi - La brinata tardiva di fine aprile ha fatto danni per due anni: gemme bruciate e, per un terzo dei vigneti, cordoni da rifare. Sarà un lavoro lungo e costoso che comprometter​à​ anche la vendemmia dell’anno prossimo”. A questo si aggiunge la siccità che ha​ danneggiato​ seriamente la vegetazione delle viti. “I grappoli sono leggeri, se non appassiti - continua - Andando avanti così rischiamo di avere grossi problemi con la copertura assicurativa per non parlare dei posti di lavori a rischio. Basti pensare che l’anno scorso la raccolta è durata un mese e mezzo, quest’anno in sei giorni abbiamo fatto tutto”

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20/09/2017, 12:48
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Danni da ungulati, ad Arezzo gli agricoltori accusano i cacciatori: “Si rifiutano di intervenire”
“Nessun miglioramento, legge poco applicata”

Arezzo, 25 settembre 2017 - “Ci aspettavamo un numero di abbattimenti sicuramente superiore, in grado di rendere la legge obiettivo realmente capace di diminuire i danni alle nostre coltivazioni, ma purtroppo, così non è stato”- questo è quanto dichiarato dalle tre associazioni agricole della Provincia di Arezzo, Confagricoltura, CIA e Coldiretti.
La situazione per gli agricoltori diventa sempre più insostenibile: oltre a dover combattere con crisi economica e calamità naturali, si ritrovano con interi raccolti andati distrutti a causa di cinghiali, caprioli e daini, registrando ulteriori danni economici.
“Le nostre aziende sono al tracollo - continuano le tre associazioni agricole - a questo punto vogliamo avere un quadro dettagliato, area per area, degli abbattimenti; stiamo registrando danni sensibilmente superiori al passato. Addirittura, ci risulta che, in alcune zone della nostra Provincia, le squadre dei cacciatori di cinghiali si stiano rifiutando di intervenire ad abbattere gli ungulati (nonostante le richieste di intervento da parte degli Organi preposti) perché minacciati da altri cacciatori, che portano avanti un vero e proprio boicottaggio.
“Non ne capiamo le motivazioni - rincalzano Confagricoltura, CIA e Coldiretti - ma sarebbe questo un fatto gravissimo, da perseguire subito anche penalmente; ricordiamo ad alcuni cacciatori di cinghiale e a chi li rappresenta che, visto che si propongono come l’unica strada per risolvere la questione ungulati che se non vengono rispettati i piani di prelievo e quindi non vengono effettuati gli abbattimenti richiesti, come previsto dal nuovo Regolamento regionale, saranno i cacciatori stessi, oltre all’ATC, a rimborsare in prima persona i danni subiti dagli agricoltori.
Quindi, sarebbe opportuno che i cacciatori comincino con l’ammettere che negli anni sono stati la causa principale dell’acuirsi del problema e soprattutto che da subito facciano di tutto per applicare al meglio la legge obbiettivo della Regione Toscana invece di ostacolarne la normale applicazione, spesso con sistemi inaccettabili e rivendicare invece assieme l’ulteriore snellimento delle procedure di applicazione degli interventi”.
"È giusto sottolineare, inoltre, che se si parla principalmente dei devastanti danni provocati alle colture dai cinghiali, vite compresa, occorre non scordarci il flagello caprioli che in particolare per la viticoltura rappresentano un grandissimo problema e qui si entra un altro campo, quello della caccia di selezione e della farraginosità dell’esercizio di questa particolare forma di caccia che non aiuta ad intervenire in modo tempestivo in caso di danni alle colture, troviamo una soluzione per far convivere l’attività agricola con una presenza sostenibile degli ungulati nel nostro territorio, in altre parole facciamo convivere che lavora e cerca di trarre il giusto guadagno dalla propria opera e chi svolge un’attività ludico-sportiva in casa d’altri senza chiedere permesso! Infine è opportuno ricordare che i danni ingenti provocati dagli ungulati in Italia, non devono essere rimborsati in regime di “de minimis” (non più di 15 mila euro in tre anni) in quanto la selvaggina non è di proprietà dell’agricoltore (come in tutta Europa) ma di proprietà di terzi che ne devono rispondere in toto, si tratta infatti di un rimborso danni non di un finanziamento di progetti per lo sviluppo delle attività agricole o di formazione; gli agricoltori hanno quindi il sacrosanto diritto di essere rimborsati per il reale danno subito e non deve essere una regalia di chissà chi per chissà cosa!"

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25/09/2017, 14:13
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Un amo circolare per salvare gli esemplari di Caretta caretta
Pescatori in prima linea per proteggere le tartarughe marine
Progetto di Federcoopesca-Confcooperative contro le catture accidentali degli animali durante le attività di pesca professionale

Firenze, 27 settembre 2017 - Proteggere le tartarughe marine, è questa la parola d’ordine per i pescatori toscani. Per evitare che accidentalmente gli esemplari di Caretta caretta vengano catturati durante la pesca professionale del pesce spada si sta sperimentando l’utilizzo di particolari ami circolari che ne riducono la probabilità di cattura e il ferimento dell’animale. E’ il progetto Tartalife, attuato dalle cooperative toscane aderenti a Confcooperative-Federcoopesca che, attraverso il Centro Italiano Ricerche sulla Pesca e Acquacoltura (C.I.R.S.PE) e il Consorzio di ricerca unitario cooperativo UNIMAR, partecipano all'iniziativa nazionale promossa da ISMAR-CNR.

Due le cooperative coinvolte: la Cooperativa Acli Pesca di Marina di Campo all’Isola d’Elba e la Cooperativa Fao 37.1 di Livorno, realtà imprenditoriali che già da anni partecipano a progetti di monitoraggio e rilevazione sulla pesca dei grandi pelagici.

“Il progetto sta avendo molto successo grazie alla sensibilità dei pescatori - ha detto il dott. Andrea Bartoli, responsabile territoriale della Federcoopesca - che stanno attivamente partecipando alla sperimentazione di un palangaro munito di questi particolari ami. In Toscana, ormai da alcuni anni, vige anche un protocollo di intervento che, in caso di cattura accidentale di un esemplare, attiva un sistema di recupero immediato dell'animale attraverso gli uffici locali delle capitanerie di porto."
L’obiettivo ora è evitare che questo accada, considerando anche l’eccezionale evento di nidificazione di queste estate nella spiaggia di Marina di Campo all’Isola d’Elba.

"Siamo in contatto costante con i pescatori per raccogliere da loro indicazioni tecniche e suggerimenti al fine di rendere sempre più sostenibile l'attività di pesca professionale - continua Bartoli - Le prime indicazioni sembrano dimostrare che l'utilizzo di tali ami permetta di raggiungere l'obiettivo prefissato, senza compromettere in maniera insostenibile la pesca di pesce spada. Il progetto, oltre a sensibilizzare la categoria sulla protezione della specie, sta quindi fornendo utili indicazioni per coniugare il mantenimento delle attività economiche e dei livelli occupazionali con la protezione degli ecosistemi marini.”

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27/09/2017, 13:22
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Nella Finanziaria detrazioni del 36% per la cura dei giardini. “Sarà una rivoluzione per il settore”
“Bonus Verde”, Mati (Confagricoltura) “Un incalcolabile guadagno per tutta l'economia toscana”
A trarne vantaggio occupazione e gettito fiscale

Pistoia, 17 ottobre 2017 - “Ci troviamo davanti a quella che possiamo considerare senza mezzi termini il più importante provvedimento mai fatto prima per il vivaismo. Un incentivo che riuscirà a rilanciare come mai avvenuto in passato il nostro settore con ricadute incalcolabili per l'intera economia toscana e nazionale. Un risultato che arriva dopo anni di lavoro e che premia l'intervento fondamentale del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, protagonista a livello nazionale, insieme all'Organizzazione degli imprenditori agricoli, che ha supportato la Federazione nazionale di prodotto florovivaistico di Confagricoltura.” E' quanto dichiarato da Francesco Mati, presidente del Distretto Vivaistico di Pistoia e presidente della Federazione di prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana e nazionale che commenta così, con grande soddisfazione, l'approvazione del “Bonus Verde”, l’incentivazione per il verde privato introdotta nella Finanziaria, che prevede detrazioni del 36% per la cura dei giardini.
“Associazioni di vivaisti, floricoltori, progettisti del verde, tecnici, impiantisti, giardinieri e chiunque operi nel settore piante e giardini potrà adesso guardare al futuro con ottimismo dopo anni di difficoltà e grande preoccupazione, accentuata a Pistoia dopo il tremendo nubifragio del 2015 che mise in ginocchio un intero settore. Con questo provvedimento il “Pacchetto casa” è completo. Chi vorrà ristrutturare il giardino o costruirlo potrà fruire di sgravi e incentivi così come già previsto per le altri parti legate alle abitazioni private. Inoltre – continua Mati - il provvedimento contribuirà a valorizzare la professionalità dei servizi di progettazione, costruzione e manutenzione del verde, con benefici sul fronte ambientale ed occupazionale, oltre che su quello del gettito fiscale, che potrà avere un sensibile aumento come ricaduta sul medio termine.”
“E' un risultato storico – conclude Mati - raggiunto grazie al fatto che per la prima volta nel vivaismo, siamo riusciti a creare un’unica voce in grado di rappresentare tutto il settore, associazioni e distretti, con un Coordinamento Nazionale della filiera del FloroVivaismo e del paesaggio, che ci ha permesso di sedere al tavolo di confronto con il Governo e presentare le nostre reali esigenze con il supporto delle associazioni di categoria.”
Il settore del vivaismo solo a Pistoia vede impegnate oltre 1.300 aziende il cui fatturato, di circa 700 milioni di euro, rappresenta in Toscana un terzo della PLV (Produzione Lorda Vendibile) agricola. Pistoia occupa da sola circa 6 mila addetti ai lavori che raggiungono circa le 12 mila unità, se aggiungiamo l'indotto.

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17/10/2017, 17:25
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Oggi l'assemblea annuale dell'associazione: Lupi, ungulati, laghetti e semplificazioni burocratiche fra gli argomenti discussi
Confagricoltura Toscana: "Ecco le nostre richieste alla Regione"

Firenze, 7 novembre 2017 - Dalla semplificazione burocratica richiesta per il ripristino dei laghetti, alla piaga dell’aumento della presenza di ungulati e lupi. Si sono discussi oggi alla Fattoria di Maiano di Firenze alcuni degli ostacoli più imponenti che si trovano ad affrontare le imprese agricole toscane, durante l’assemblea annuale di Confagricoltura Toscana che chiarisce le richieste degli agricoltori alla Regione Toscana.
Il primo appello del presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis è rivolto ad Artea (l’agenzia regionale toscana per le erogazioni in agricoltura) a cui si chiede una efficiente gestione del sistema dei contributi pubblici e un loro tempestivo pagamento alle imprese agricole: “Le manchevolezze (compresa la beffa delle difficoltà di “sincronizzazione” con i sistemi informatici governati a livello nazionale da Agea) e le complessità dei sistemi informatici debbono essere assolutamente risolti vista l’importanza di garantire alle imprese le risorse finanziarie ad esse spettanti in tempi il più possibile brevi”.
Confagricoltura chiede poi garanzie finanziarie per sostenere i CAA delle Organizzazioni Professionali Agricole (quelli di Confagricoltura gestiscono il 31% della superficie agraria della Toscana) che per funzionare hanno bisogno di una pianificazione pluriennale delle risorse umane, strumentali e finanziarie da utilizzare, “tanto impegnativa quanto irrealizzabile se le necessarie risorse pubbliche vengono definite di anno in anno”.
L’assemblea ha affrontato il tema degli invasi collinari, i cosiddetti “laghetti” (sono circa 3.000 in Toscana). Perché la nuova legge del 2016 ha disatteso le esigenze espresse dal mondo agricolo: “Comprendiamo l’esigenza di assicurare la pubblica sicurezza degli invasi – commenta Miari Fulcis - ma riteniamo che scaricare gli oneri sui gestori per le funzioni che questi impianti svolgono per la regimazione delle acque e per la valenza paesaggistico ambientale, nonché per la funzione antincendio boschivo sia veramente troppo oneroso”.
Ora Confagricoltura chiede modifiche e semplificazioni all’attuale regolamento per incentivare nuove realizzazioni di invasi e il ripristino di quelli esistenti, utili in caso di incendi e siccità.
Proprio per i problemi di carenza idrica Confagricoltura ha chiesto alla Regione Toscana di adoprarsi affinché venga riconosciuto lo stato di calamità e dare una serie di agevolazioni per gli agricoltori colpiti, come la sospensione della quota capitale delle rate dei mutui bancari (già atteso dalle banche) e dei contributi previdenziali, il mantenimento della fiscalità agevolata per gli IAP, la riduzione delle soglie di danno non risarcibile attraverso le assicurazioni agevolate.
Infine il problema della fauna selvatica, a partire dagli ungulati che tormentano gli agricoltori è stato acuito dalla siccità: “Siamo la regione che per densità di ungulati è seconda solo all’Austria che è la nazione europea a detenere il record sulla presenza di ungulati con un assetto ambientale assai diverso”, spiegano da Confagricoltura. In Toscana sarebbero presenti (secondo le stime della Regione al 2016) oltre 450.000 capi, di cui 160.000 cinghiali, 178.000 caprioli, 110.000 daini, 4.500 cervi, 2.500 mufloni.
“Non si salva nulla tra le coltivazioni, dai vigneti alle ortive, dai cereali al bosco ceduo, sugli oliveti vengono distrutti a seguito del loro passaggio terrazzamenti e muri a retta, persino i giardini degli agriturismi e delle civili abitazioni poste in area rurale non sono al sicuro dal pascolamento di tali animali – spiega il presidente di Confagricoltura Toscana - Queste densità spaventose sono una grave minaccia oltre che per l’agricoltura e l’ecosistema anche per l’ordine pubblico con tantissimi, troppi incidenti stradali l’anno che in alcuni casi costano la vita a persone”.
Il numero di ungulati continua a crescere e spiegano gli agricoltori sono inutili anche le recinzioni elettrificate (non ammesse ovunque per l’impatto paesaggistico).A più di un anno dall’approvazione della nuova legge sulla caccia, spiega Confagricoltura siamo ora di fronte ad un importante momento di verifica: “I dati sugli abbattimenti per la specie cinghiale ad agosto 2017 sono stati 15.842 capi abbattuti (articolo 37 e selezione) manca il dato relativo alle braccate, i piani di prelievo vedono assegnati 35.000 capi per la specie capriolo e 4.632 per il daino (i dati ufficiali saranno diffusi a gennaio 2018), nell’anno 2016 sono stati abbattuti 93.306 capi tra caccia di selezione, articolo 37 e braccate”.
Numeri insoddisfacenti, dicono gli agricoltori, perché ben lontani dall’obiettivo di sostenibilità ambientale che prevedeva soglie prossime allo 0 di ungulati nelle coltivazioni (aree non vocate) e di 2,5 ungulati ogni 100 ettari per quelle vocate (boschi).
Le consistenze numeriche non calano, anzi incrementano come le richieste di risarcimento dei danni alle coltivazioni da fauna selvatica, che nel 2016 sono stati calcolati in oltre 3 milioni di euro, in aumento rispetto agli anni passati. Al problema degli ungulati si aggiunge poi quello della presenza del lupo, “un fattore limitante l’esercizio di attività di allevamento, sia ovino che bovino, in particolare in alcune aree sensibili localizzate nel grossetano, nel Mugello, nel senese e nell’aretino”.

Confagricoltura chiede quindi una revisione della legge n. 157/92 ormai vecchia di 25 anni che introduca il principio di una sostenibilità ambientale ed economica nella gestione della fauna selvatica.

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L’appello di Confagricoltura Toscana
“A Natale scegliere alberi veri, fanno bene alla nostra salute e all’ambiente”
Il presidente della sezione florovivaistica Mati: “Migliorano la qualità dell’aria nelle nostre case”

Firenze, 24 novembre 2017 - A Natale la scelta più “green” è acquistare alberi veri, è l’appello di Confagricoltura Toscana. Una scelta ecologica e rispettosa dell’ambiente, che fa anche bene alla nostra salute.

“Gli alberi di plastica, di dubbia provenienza, possono rilasciare particelle nocive negli ambienti chiusi, compromettendo la salubrità dell’aria nelle nostre case - dichiara Francesco Mati, presidente sezione florovivaistica di Confagricoltura Toscana - Prodotti quasi tutti all’estero, contengono cloruro di polivinile o PVC che, come noto, rilasciano sostanze particolarmente pericolose”

Un albero artificiale viene utilizzato in media per 6-9 anni, ma per essere più ecologico di un albero vero dovrebbe essere utilizzato almeno per 20 anni, senza considerare gli inquinanti rilasciati nella produzione, nel trasporto e nello smaltimento in discarica.
Un albero vero, invece, fa la differenza. “Avere piante in casa, si sa, migliora la qualità dell’aria che respiriamo, così come avere un buon sistema di climatizzazione e di filtraggio. Un albero di Natale vero, sia un abete in vaso o una punta, non solo non rilascia sostanze nocive, ma le abbatte e in più ha un buon profumo di resina che contribuisce a creare un clima davvero di festa”

Quando si sceglie un albero di Natale vero “è importante il cartellino che ne certifica la provenienza - prosegue Mati - Acquistarlo significa fare una scelta rispettosa della natura, contribuire a un ciclo di vita e sostenere le aziende del territorio”.

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