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G7 dellAgricoltura - 14/15 ottobre BERGAMO 
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Al via oggi Agrogeneration, il progetto dedicato all’innovazione della filiera agroalimantare, parte del programma di Agricultura e Diritto al Cibo, il festival che accompagna il G7 dell’agricoltura.

Nei giorni 11, 12 e 13 ottobre 2017 presso l’Aula Magna Università degli Studi di Bergamo, S. Agostino e Chiostri, prenderà vita una nuova edizione di AGROGENERATION un evento del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e Future Food Institute, patrocinato dal MIPAAF (Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali), organizzato in collaborazione con Vazapp, il primo hub rurale in Puglia pensato per accogliere i giovani che si vogliono avvicinare all’agricoltura.

Si parlerà delle Filiere Intelligenti, di Education, Technology e Imprenditorialità come motore dell’innovazione, di modelli e strategie di sviluppo per il Made in Italy e dell’importanza dell’educazione per la salute dell’umanità.

Per informazioni www.agrogeneration.it

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11/10/2017, 14:27
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Oltre 30 rappresentanze di Indicazioni Geografiche internazionali provenienti da quattro continenti (Africa, Asia, America e Europa) hanno discusso e approvato oggi, mercoledì 11 ottobre, la Dichiarazione di Bergamo, un documento attraverso il quale queste organizzazioni mondiali portavoce della salvaguardia agroalimentare territoriale hanno chiesto al G7 l’impegno di tutela delle produzioni locali.

La sottoscrizione è avvenuta a margine del convegno G7GI – Geographical Indication e ha visto la presenza di Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo, Matteo Rossi, Presidente della Provincia di Bergamo, Gianni Fava, Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia e Andrea Olivero, Viceministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

In allegato la Dichiarazione e uno scatto dei rappresentanti.


Allegati:
20171011_CS G7GI Bergamo Declaration (ITA)[4].pdf [161.65 KiB]
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nota_dichiarazione bergamo.docx [274.21 KiB]
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11/10/2017, 18:38
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VANDANA SHIVA INCONTRA IL SINDACO DI BERGAMO GIORGIO GORI

l Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha incontrato poco fa l'attivista indiana Vandana Shiva a Palazzo Frizzoni: è stata un'occasione per raccontare la ratio della settimana dell'agricoltura di cui Shiva è ospite in questi giorni, ma anche per parlare dei progetti di Bergamo sui temi dell'agricoltura urbana e periurbana.

Vandana Shiva (ha visitato in questi giorni anche gli impianti della Montello, la Valle della Biodiversità di Astino e incontrato tante istituzioni del territorio, grazie all'impegno del biodistretto di Bergamo) ha rimarcato il fatto che quel che sta succedendo a Bergamo in questi giorni ha "enormi implicazioni per il resto del mondo: dobbiamo piantare i semi giusti per un futuro migliore."

"Bergamo ha l'occasione di avviare politiche e meccanismi in grado di distillare una cultura più giusta in agricoltura".

Shiva ha sottolineato l'importanza delle città e del ruolo dei sindaci in questo specifico momento storico, apprezzando anche il modello del tavolo dell'agricoltura avviato nel 2015 dal Sindaco Gori in città.

L'attivista indiana ha criticato infine i modelli globali industriali, che denotano tutti i loro limiti da un punto di vista ambientale e dei cambiamenti climatici, soprattutto perché generano un'enorme quantità di rifiuti e inquinamento.

Shiva ha infine sottolineato, raccontando i problemi e le contraddizioni della situazione indiana, come dall'esperienza di Bergamo, con i modelli del biodistretto e del tavolo dell'agricoltura, possa realizzarsi un modello locale da cui partire per costruire una rete internazionale di Comunità, di regioni e di città in grado di lasciarsi alle spalle modelli agricoli che fanno uso di prodotti chimici e di affermare un nuovo paradigma ecologico, basato sull'economia circolare.


Allegati:
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12/10/2017, 7:02
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INDICE GLOBALE DELLA FAME 2017
“Le disuguaglianze della Fame”

venerdì 13 ottobre
dalle ore 11.00 alle orre 13.00
Teatro Donizetti
Piazza Cavour, 15 - Bergamo

Bergamo, 12 ottobre 2017 - Un festival con decine di eventi, laboratori, convegni per accompagnare il G7 dell’agricoltura: Bergamo si prepara al vertice sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura del 14 e 15 ottobre con un calendario di appuntamenti e iniziative che coinvolgono tantissime associazioni del territorio e ospiti di rilievo nazionale e internazionale.

Tra queste, venerdì 13 ottobre, dalle ore 11.00 alle 13.00, a Bergamo, presso il Teatro Donizetti (Piazza Cavour, 15), Cesvi e Alliance2015 lanciano l’Indice Globale della Fame 2017, uno dei principali rapporti internazionali che fornisce un quadro multidimensionale dell’emergenza legata alla Fame globale.

L’Indice Globale della Fame 2017 (#GHI2017), giunto al suo dodicesimo anno, analizza la situazione in 119 Paesi con rilevazioni specifiche su base regionale, nazionale e subnazionale. Il rapporto di quest’anno mostra come nel lungo periodo siano stati compiuti dei progressi nella riduzione della fame rispetto al 2000, ma anche che l’obiettivo dell’eliminazione dell’emergenza Fame fissato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, resta ancora lontano: i livelli di fame restano gravi o allarmanti in almeno 50 Paesi.

Da oltre trent’anni Cesvi è in prima linea nella lotta alla fame nel mondo e nel sostegno alle popolazioni in fuga da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani ed economie precarie con un’unica priorità: il rispetto del principio umanitario. Cesvi, attivo in 23 Paesi del mondo, porta avanti progetti di sicurezza alimentare in molti Paesi caratterizzati da elevati livelli di povertà e difficoltà di accesso al cibo come lo Zimbabwe, la Somalia e il Perù.

Anche se la produzione alimentare globale è sufficiente a nutrire il mondo, la fame continua a esistere ed è in gran parte il prodotto di alcune gravi disuguaglianze. L’Indice Globale della Fame 2017 analizza come le disuguaglianze basate sull’appartenenza etnica, sulla provenienza geografica (aree rurali o urbane), sul genere, sullo status socio-economico o sull’accesso al potere, influenzano direttamente lo status nutrizionale di una persona. Né la fame né le diseguaglianze sono inevitabili: affondano entrambe le radici in relazioni di potere disuguali, spesso perpetuate e aggravate da leggi, politiche, atteggiamenti e pratiche.

Quali gruppi sociali sono più a rischio? Quali strategie sono realistiche ed efficaci per combattere le disuguaglianze e la fame? È possibile raggiungere l’Obiettivo Fame Zero entro il 2030 con gli attuali livelli di disuguaglianza? Si discuterà di questo e di molto altro con i rappresentanti politici e della società civile che parteciperanno al panel di discussione dell’evento di lancio.

I saluti istituzionali sono affidati al sindaco di Bergamo Giorgio Gori e al Vescovo di Bergamo Monsignor Francesco Beschi. Interverranno: Maurizio Martina, Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, Maria Elena Boschi, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Phil Hogan, Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Dominic MacSorlay, Presidente Alliance2015 e CEO Concern Worldwide, Daniela Bernacchi, CEO&General Manager di Cesvi, Mathias Mogge, Direttore Programmi Welthungerhilfe, membro di Alliance2015, Antonia Potter Prentice, Direttore Alliance2015 e Abdulai Bun Wai, Coordinatore nazionale di Alliance for Large-scale Land Acquisition Transparency, Sierra Leone. Direttrice Women’s Network for Environmental Sustainability (WoNES), Sierra Leone.

Modera: Paolo Magri, Direttore degli Studi di Politica Internazionale (ISPI).

Per conferma di partecipazione: Fabrizia Aralla, Ufficio Stampa Cesvi, tel. 331.1772001, ufficiostampa@cesvi.org

Cesvi (www.cesvi.org) è un'organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente (Fondazione di partecipazione ONLUS), fondata nel 1985 a Bergamo. Opera in tutti i continenti per affrontare ogni tipo di emergenza e ricostruire la società civile dopo guerre e calamità. Realizza progetti di lotta alla povertà e iniziative di sviluppo sostenibile, facendo leva sulle risorse locali e sulla mobilitazione delle popolazioni beneficiarie. In Italia è stata la prima associazione premiata con l’Oscar di Bilancio per la sua trasparenza nel 2000, importante riconoscimento ottenuto per la seconda volta nel 2011.

La settimana dell’agricoltura di Bergamo è un festival in collaborazione con: Associazione BergamoScienza, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bergamo, Università degli Studi di Bergamo, Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Diocesi di Bergamo, VisitBergamo, Fondazione MIA, ABF - CFP Clusone, Accademia di Belle Arti di Brera Milano, ACLI Bergamo, AGER - rAGroalimentare E Ricerca, AIAB Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, APAB Associazione Produttori Agricoli Biologici della Valle di Astino, Associazione Amici dell’Orto Botanico di Bergamo, Associazione Formaggi Italiani DOP e IG, Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, Associazione Italiana Giovani Avvocati sezione di Bergamo, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, Associazioni dei Mais Antichi bergamaschi, AssoDistil, Ateneo Di Scienze Lettere e Arti di Bergamo, Bio-Distretto dell'Agricoltura Sociale di Bergamo, Centro Cerealicoltura e Colture Industriali (CREA-CI) di Bergamo, Cesvi e Alliance2015, Clinica Castelli, Coldiretti, Coldiretti Bergamo, Collegio Vescovile S. Alessandro, Comune di Berzo San Fermo, Comune di Mornico al Serio, Comune di Paladina, Confagricoltura, CREA - Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari, CREA - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, FederDop, Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione Istituti Educativi di Bergamo, Fondazione Qualivita, Future Food, IPSSAR "Alfredo Sonzogni" Nembro, ISIS Einaudi Dalmine e Fondazione Dalmine, ISIT, Ispettorato centrale repressione frodi e Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari, Istituto Aereonautico A. Locatelli, Legambiente, con la coalizione #cambiamoagricoltura, Liceo delle scienze applicate "Don Lorenzo Milani", Mercato&Cittadinanza, moBLArte, oriGIn, Orto Botanico Lorenzo Rota di Bergamo, Osservatorio Cores, Oxfam Italia, Parco Regionale dei Colli di Bergamo, S.A.C.B.O., Save the Children, Scuola d’Arte Applicata “A.Fantoni”, Slow Food Italia, Slow Food Lombardia, Ubi Banca, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza-Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile, Università degli Studi di Milano-Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l'Ambiente, Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze agrarie, forestali ed alimentari.

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12/10/2017, 16:09
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INDICE GLOBALE DELLA FAME (GHI) 2017:
IN 52 PAESI VINCONO ANCORA FAME E MALNUTRIZIONE

Presentato a Bergamo il dodicesimo rapporto internazionale che pone l’accento sulle relazioni tra l’emergenza fame nel mondo e le disuguaglianze

Bergamo, 13 ottobre 2017 - Un festival con decine di eventi, laboratori, convegni per accompagnare il G7 dell’agricoltura: Bergamo si prepara al vertice sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura del 14 e 15 ottobre con un calendario di appuntamenti e iniziative, a partire da sabato 7 ottobre, che coinvolgono tantissime associazioni del territorio e ospiti di rilievo nazionale e internazionale.

Tra questi eventi anche la conferenza di questa mattina al Teatro Donizetti di Bergamo durante la quale è stato presentato da Cesvi e dai partner di Alliance2015 l’Indice Globale della Fame 2017.

L’Indice Globale della Fame (GHI) 2017 mostra risultati contrastanti: nonostante una diminuzione della fame e della denutrizione rilevata nel lungo periodo a livello mondiale, in 52 Paesi del mondo i livelli di fame e di insicurezza alimentare restano allarmanti. Con un punteggio medio di 21.8, che nella scala da 0 a 100 è definito come grave, il GHI del 2017 è del 27% più basso rispetto a quello del 2000 (29.9). Tuttavia, il livello globale della fame, misurato in 119 Paesi, resta ancora molto alto con grandi differenze tra le diverse nazioni e persino entro gli stessi confini. Ancora milioni di persone si trovano in una situazione di fame cronica e in molte zone si registrano gravi crisi alimentari. Sono le profonde e persistenti disuguaglianze a rappresentare il principale ostacolo alla lotta alla fame e alla denutrizione nel mondo e al raggiungimento quindi dell’obiettivo “Fame Zero”, fissato dalle Nazioni Unite per il 2030. Nonostante la flessione generale registrata dall’Indice, l’emergenza fame resta un fenomeno marcatamente disomogeneo che si concentra nelle aree rese più vulnerabili da povertà, conflitti, catastrofi naturali e carestie, dove le popolazioni sono già più esposte e svantaggiate. L’analisi su base regionale contenuta nel rapporto 2017 evidenzia che a soffrire maggiormente la fame sono le popolazioni di Asia meridionale e Africa subsahariana. I punteggi di entrambe, rispettivamente 30.9 e 29.4, rientrano nella categoria grave. Resta drammatica la situazione della Repubblica Centrafricana, unico Paese con un livello di fame (50.9) classificato come estremamente allarmante e che non ha evidenziato finora alcun progresso.

Il rapporto 2017 è stato presentato al Teatro Donizetti di Bergamo dall’Ong Cesvi, membro del network internazionale Alliance2015 e curatrice dal 2008 dell’edizione italiana dell’Indice Globale della Fame. Il lancio dell’Indice è inserito nella “Settimana dell’Agricultura e del Diritto al cibo” organizzata dal Comune di Bergamo alla vigilia del G7 Agricoltura, in programma nelle giornate del 14 e del 15 ottobre. All’evento di presentazione hanno partecipato Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Phil Hogan, Commissario Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Daniela Bernacchi, CEO&General Manager di Cesvi, Dominic MacSorley, Presidente di Alliance2015 e CEO di Concern Worldwide, Mathias Mogge, Direttore Programmi Welthungerhilfe, Antonia Potter Prentice, Direttore di Alliance2015 e Abdulai Bun Wai, Coordinatore Nazionale di ALLAT (Alliance for Large-scale Land Acquisition Transparency della Sierra Leone).

L’Indice Globale della Fame 2017, pubblicato congiuntamente da International Food Policy Research (IFPRI), Concern Worldwide e Welthungerhilfe, registra lo stato della fame a livello globale, segnalando le zone dov’è più urgente intervenire.

«815 milioni di persone non hanno accesso al cibo. Abbiamo tutti la responsabilità di trovare soluzioni per raggiungere l'obiettivo di portare questo numero a 'zero' entro il 2030. Per affrontare questa sfida – ha dichiarato Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole - c'è bisogno del contributo di ognuno, dalle istituzioni alle imprese alla società civile. Con Expo Milano 2015 e la Carta di Milano sua eredità, abbiamo intrapreso un percorso intenso di ascolto e definizione di politiche concrete per la lotta contro lo spreco alimentare e il recupero delle eccedenze a favore degli indigenti. Una parte fondamentale di questo percorso è la promozione di un'agricoltura sostenibile, anche dal punto di vista sociale, che valorizzi i piccoli produttori. L'Indice Globale della Fame, in questo contesto - ha detto ancora Martina - è uno strumento importante per approfondire ed affrontare il tema della sicurezza alimentare e soprattutto per mettere in campo scelte politiche internazionali urgenti».

Nel complesso, i dati relativi ai quattro indicatori del GHI segnano una flessione e tracciano una tendenza di segno positivo: la percentuale di popolazione denutrita è al 13%, rispetto al 18,2% del 2000; il 27,8% dei bambini sotto i cinque anni soffre di arresto della crescita rispetto al 37,7% del 2000; il deperimento affligge il 9,5% dei minori di cinque anni, rispetto al 9,9% iniziale e il tasso di mortalità sotto i cinque anni è al 4,7% rispetto all’8,2% originario. Lo studio dell’emergenza fame registra però situazioni gravi e allarmanti ancora in molti Paesi del mondo. L’arresto della crescita è più diffuso nei paesi dell’Eritrea, Timor Est e Burundi dove l’indicatore supera il 50%. Nello Sri Lanka, Gibuti e Sud Sudan il deperimento colpisce tra il 21,4% e il 27,3% dei bambini al di sotto dei cinque anni.

Il rapporto del 2017 non include dati di 13 Paesi non calcolabili a causa di gravi problemi politici e sociali. Diverse stime internazionali evidenziano però in alcuni di questi, situazioni estremamente preoccupanti: è il caso, nello specifico, della Libia dove i conflitti armati e l’instabilità politica pregiudicano la sicurezza alimentare di circa 250.000 sfollati interni, della Siria martoriata da 7 anni di guerra civile con effetti devastanti sull'alimentazione per oltre la metà della popolazione, del Sud Sudan dov’è stata dichiarata quest’anno una grave carestia e della Somalia che, colpita da una grave siccità, si trova sull’orlo di una carestia con 3 milioni di persone (su 11 milioni in totale) in situazione di crisi o di insicurezza alimentare.

La fame e la disuguaglianza sono strettamente interconnesse. Tre quarti dei poveri del mondo vive in aree rurali, dove la fame è tendenzialmente più forte. La povertà, che è una delle manifestazioni più evidenti di disuguaglianza, è forse la più legata alla fame. Ma la fame è anche una questione di potere: è la tesi che sta alla base del saggio di Naomi Hossein, ricercatrice presso l’Institute of Development Studies, contenuto nell’edizione 2017 dell’Indice Globale della Fame. La distribuzione irregolare della fame e della malnutrizione in tutte le sue forme affonda le radici nella disparità di potere sociale, politico ed economico. Le crisi alimentari più recenti hanno colpito fasce di popolazione estremamente vulnerabili e già afflitte da fame e malnutrizione, esposte a violenze, cambiamento climatico e aumento dei prezzi alimentari. E se alla disuguaglianza alimentare si unisce anche la disuguaglianza di genere ecco che donne e bambine rappresentano il 60% degli affamati del mondo.

«L’Indice Globale della Fame disegna i contorni di un sistema che continua a penalizzare chi è ai margini e di un’emergenza ancora lontana da risposte risolutive - ha affermato Daniela Bernacchi, CEO&General Manager Cesvi - Il GHI è la cornice dentro la quale non può che rinnovarsi l’impegno di chi come noi mette in campo azioni contro la fame con tutti gli strumenti della cooperazione. Da oltre trent’anni, Cesvi fa della lotta alla fame il cuore del suo lavoro. Oggi, siamo attivi in 23 Paesi e nei contesti più critici, dove la fame mette a rischio la vita di migliaia di persone come ad esempio in Somalia colpita da una delle peggiori carestie della storia e uno dei paesi dai quali si origina parte del flusso migratorio. L’Indice Globale della Fame - ha aggiunto Bernacchi - mostra con grande chiarezza che il problema fame non è solo un problema degli ultimi ma è un dramma che appartiene a tutti e soprattutto, una sfida comune alla quale ognuno è chiamato a dare il suo contributo».

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G7 AGRICOLO, LASAGNA (CONFAGRICOLTURA): “CONIUGARE PRODUTTIVITÀ E SOSTENIBILITÀ”

“Solo un’agricoltura attiva e competitiva che produce reddito assicura un idoneo presidio del territorio e dell’ambiente”

Bergamo, 13 ottobre 2017 - Un festival con decine di eventi, laboratori, convegni per accompagnare il G7 dell’agricoltura: Bergamo si prepara al vertice sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura del 14 e 15 ottobre con un calendario di appuntamenti e iniziative che coinvolgono tantissime associazioni del territorio e ospiti di rilievo nazionale e internazionale.

Tra questi eventi anche la conferenza di questo pomeriggio in Villa Moroni “Coltiviamo l’Italia”, organizzata da Confagricoltura sul tema dell’innovazione e della sostenibilità per la competitività delle imprese.

“Le imprese agricole assicurano cibo salubre e di qualità, sicurezza alimentare, fonti energetiche rinnovabili, assorbimento della CO2, inclusione delle fasce più deboli (attraverso l’agricoltura sociale). Stanno già dimostrando concretamente che la crescita va effettuata in chiave di sostenibilità ambientale e sociale; però rimarcano pure che non può esserci sostenibilità, se non c’è produttività”. Lo ha detto il vicepresidente di Confagricoltura, Matteo Lasagna, nel suo intervento al convegno “Coltiviamo l’Italia: innovazione e sostenibilità per la competitività delle imprese”, tenuto a Villa Moroni, a Stezzano (Bergamo), dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli, nell’ambito delle manifestazioni preliminari al G7 Agricolo.

“Sono fondamentali la ricerca e l’innovazione tecnologica e digitale - ha spiegato Matteo Lasagna -. E bisogna puntare fortemente sull’agricoltura di precisione che assicura sensibili miglioramenti delle prestazioni ambientali, con la riduzione dell’uso di fertilizzanti, dei fitofarmaci, dell’acqua, dei combustibili fossili ed una ottimale gestione del terreno”.

“L’agricoltura sostenibile va promossa in termini ambientali e sociali ma, imprescindibilmente, anche economici – ha tenuto a sottolineare Lasagna -. Va garantita la tenuta competitiva del tessuto produttivo e, quindi, tutti i vantaggi di un sistema imprenditoriale vitale che opera con e per il territorio”.

Il relatore ha evidenziato quindi come il settore agricolo rischi di perdere competitività. Nei primi sei mesi del 2017, rispetto al primo semestre 2016 (secondo i dati Istat), per l’agricoltura si è registrato un arretramento dell’1,3% del valore aggiunto; ciò mentre l’economia nazionale è stata in ripresa (tra +1,1% e +1,4%). C’è poi da dire che migliora il saldo import-export dei prodotti agroalimentari trasformati ma non dei prodotti agricoli.

“Stiamo perdendo potenziale produttivo, ad esempio con il calo delle superfici coltivate e dei capi in produzione e – ha commentato Lasagna - questo si traduce in una pericolosa perdita di competitività. Dobbiamo puntare di più sugli investimenti e sulle iniziative a favore delle imprese”.

La politica agricola è prima di tutto politica economica – ha aggiunto il vicepresidente di Confagricoltura -. Parte dai territori, dalle vocazioni produttive locali ma poi, necessariamente, deve guardare lontano, puntare fortemente sull’export, valorizzare e rilanciare nel mondo il made in Italy”.

“Tutto poi ritorna nel locale – ha concluso il rappresentante degli imprenditori agricoli -. Se le aziende hanno la capacità di stare sul mercato, di espandersi sui mercati mondiali, poi rafforzano e non fanno degradare il territorio su cui agiscono, dando così benefici importanti anche in chiave ambientale ed occupazionale”.

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