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Pac, Biocarburanti e aumento dei prezzi 
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L'aumento del prezzo del petrolio e dei carburanti in genere, i cambiamenti climatici e la desertificazione sono le cause principali della crisi alimentare. Nei paesi poveri la gente insorge per il pane, bisogno primario, in alcuni paesi ricchi si utilizzano beni alimentari per produrre biocarburanti.
La Commissione europea ha stilato, già nella riforma della PAC, si è interessata di produzione di energia, energia sostenibile dal punto di vista delle emissioni, ma poco è stato fatto. E' stata espressa anche la necessità di favorire l’aiuto alimentare e l’assistenza umanitaria al fine di trovare risposte immediate al problema della povertà nel mondo.
L'Europa, entro il 2020, dovrà produrre il 10% dell'energia con biocarburanti e la produzione attuale è così esigua che secondo la Commissione stessa non può esserci una correlazione diretta tra aumento dei prezzi e biocarburanti. In un articolo di Coldiretti, si fa cenno a questo ormai famigerato 10% e si specifica che le linee condizionali della Commissione sono chiare: per la soglia del 10% deve essere raggiunta rispettando "determinate condizioni che garantiscono un sistema sostenibile ed attuabile, così come la disponibilità di biocarburanti di seconda generazione."
Già da tempo si intravedeva un dualismo: pasta e biobenzina. I fatti del Messico prima dove la gente insorge perchè le tortillas erano schizzate alle stelle (per l'utilizzo del mais per la produzione di etanolo), passando per l'Egitto fino ad arrivare ai fatti odierni dell'Africa. La FAO lancia l'allarme: serve una strategia sostenibile,unitaria,condivisa. L'aumento dei costi dei beni di prima necessità si fanno notare anche nei paesi sviluppati ed anche in Italia, dove si evidenziano aumenti impressionanti dei prezzi di pane e pasta, prodotti alla base della dieta mediterannea e quindi dei consumi. L'inflazione anche da noi inizia a crescere e non è da escludere qualche "rivolta" per i beni primari.
Mi chiedo se il Nord del mondo cercherà di risolvere questi problemi e quale sarà la strategia.
Mi chiedo in che direzione vada la ricerca di biocombustili di seconda generazione e se l'utilizzo degli stessi sia la vera soluzione alla "fine" dei combustibili fossili. Mi chiedo quale sia la priorità tra combustibili e fame.

D.


02/06/2008, 13:23
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Il tuo quesito è molto interessante ma secondo me la risposta è scontata, vincerà come sempre l'interesse. Gli agricoltori, giustamente, coltiveranno quello che conviene di più. I più forti in maniera manifesta o "mimetizzata" porteranno avanti quello che più interessa a qualunque costo, la storia dell'uomo si ripete regolarmente da quando si ha memoria. Spero soltanto che, come spesso avviene in natura, prima del peggio, si crei un equilibrio finale dettato dalle situazioni reali e dalla consapevolezza di pochi. Comunque se servià il combustibile per l'economia dei popoli ricchi sarà prodotto indipendentemente da chi ci rimetterà, il nostro sistema "evoluto" ha nel petrolio il suo sangue e come si potrebbe fare senza? Forse però avremo meno inquinamento da derivati del petrolio, meno guerre ammantate da false ideali per rubarlo, un freno all'incremento demografico e alle sue devastanti conseguenze ecc... Ormai è vitale avere un combustibile a largo consumo affinchè le cose vadino avanti, senza come si potrebbero coltivare i campi per alimentarci, torniamo forse alla vanga o alla trazione animale? questa ultima in parte possibile ma come alimentare miliardi di esseri umani in frenetica ed irresponsabile espansione numerica, ormai privi di qualunque capacità di sopravvivere nel sitema naturale del quale sconoscono tutto e perciò che inquinano in modo irresponsabile credendo che i prodotti alimentari derivino per gemmazione spontanea dai supermercati e non dal lavoro di pochissimi soggetti che riescono perchè ormai sono "schiavi" della meccanizzazione e delle sua linfa appunto, il petrolio o altro combustibiele. Questa è la mia opinione e ti confesso che mi sono limitato nell'estendere i concetti negativi alla base di questo ragionamento, ma chiunque rifletta guardando quello che succede intorno a noi ed è successo nei secoli passati, non può che arrivare a queste conclusioni, lasciamo aperta una porta alla speranza ma poi guardiamo la realtà, ciao


07/06/2008, 18:45
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Anche io ho volutamente sottolineato la componente dualistica, anche se i biocombustibili sono molti e bisognerebbe valutare i vari casi e le varie tecnologie. Interessante anche l'utilizzo della cellulosa[...] che naturalmente non è destinata all'alimentazione umana, come i rifiuti e gli scarti. Dal punto di visto sociale ed economico non nego che sicuramente gli interessi avranno la meglio, ma dal punto di vista squisitamente agrario, non possiamo sottovalutare il problema. Le politiche dell'Europa (uno dei più grandi mercati agricoli) possono limare anche le tendenze internazionali. Penso che il mondo agrario abbia, oggi come sempre in realtà, un'importanza strategica fondamentale. L'allargamento dell'imprenditorialità cooperativa e di impresa al settore energetico rende possibile tutta una serie di possibilità e la responsabilità di sensibilizzare, di parlare, di innovare sarà compito di chi opera nel settore e di chi opererà in futuro in questo delicato mondo.
La nuova trazione potrebbero essere paradossalmente gli scarti[...]

PS. complimenti per il Forum e per la rivista di agraria, non mancherò di farvi compagnia.

Dan


07/06/2008, 21:03
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Fra un pò mi arriva un pò di materiale, se volete vi faccio una sintesi.


08/06/2008, 22:50
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Saluti Francesco

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08/06/2008, 22:59
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Ha proposito dei prezzi alti e dei biocarburanti....

Inserisco questo articolo, ricordando che fra un po' dovrò raccogliere il mio mais.

Prezzo del mais in caduta libera
Deluse le grandi aspettative dei produttori


Nel Nord Italia è iniziata la raccolta del mais: le produzioni sono buone, ma il prezzo è crollato a livelli di due anni fa. Ciò ha colto di sorpresa il mondo agricolo, soprattutto in relazione alle enormi aspettative di redditività che aveva maturato al tempo delle semine.
Inoltre si trova a fare i conti con un aumento del 30% dei costi di produzione, soprattutto a causa dell'impennata dei prezzi di fertilizzanti, sementi e lavorazioni meccaniche.
Dal 1° gennaio 2008 il prezzo ha infatti segnato una flessione del 30% circa, attestandosi su valori di 120–130 euro per tonnellata di granella verde base 25% di umidità. Con produzioni medie di 10 tonnellate di granella verde per ettaro difficilmente il bilancio della coltura potrà segnare un pareggio. Se si escludono le aziende super produttive, si tratterà di registrare perdite medie di 100-200 euro per ettaro che verranno compensate solo dai contributi disaccoppiati della UE.
Ciò che vien da chiedersi è se la fame nel mondo sia improvvisamente finita o se la Cina o l'India hanno di colpo smesso di consumare o se i bombardamenti mediatici dei media sugli argomenti non fossero finalizzati al solo sostegno della speculazione da parte di chi ne aveva diretto interesse.
Con le ingenti speculazioni finanziarie che hanno condizionato i mercati dei cereali in seguito alla crisi della borsa americana, le multinazionali dell'agro-business hanno infatti aumentato i loro introiti dal 35% al 70% in un anno.Ma è sin troppo facile capire chi ne pagherà per l'ennesima volta il conto.

Fonte: Cner - Consorzio nazionale energie rinnovabili agricole

Chissà come si giustificherà adesso il crollo dei prezzi, forse con il fatto che i biocarburanti per adesso in europa sono prodotti con una piccolissima parte dei cereali coltivati e che bisognerà incentivare queste fonti per dare uno sbocco alle eccedenze, poi però il prezzo salirà e allora tutti a dare la colpa all'etanolo...... gira e rigirà per me sono solo gli speculatori a fare danni, non quelli che lavorano per vivere...


06/09/2008, 18:55
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Hai veramente ragione.La colpa è delle speculazioni finanziarie.Ancora io non trovo un nesso tra l'aumento del pane e della pasta e i biocarburanti.Certamente in UE nessuno si sogna di utilizzare il grano per fare biocarburanti ma vedo comunque delle pubblicità assurde e cioè stufe a mais.Ma dico con tutto il cippato che è oggi possibile utilizzare, con il nocciolino, con la sanse etc veramente a qualcuno viene l'idea di bruciare il mais?Dico che comunque in giro c'è troppa speculazione e troppa disinformazione.Quest'ultima messa in giro anche da emeriti professoroni.Un giorno w le biomasse ed i biocarburanti ed il giorno dopo si spende in energia più di quello che si guadagna.Comunque personalmente sono convinto che l'agricoltura può contribuire ad esempio con l'olio di girasole, di colza e con qualche biomassa da utilizzare per biogas.Ma mi chiedo se in Italia ci sono superfici disponibili per poterle coltivare e comunque a quanto mi risulta il ricavo è molto modesto.

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07/09/2008, 8:09
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Mi unisco pienamente agli ultimi interventi, purtroppo l'agricoltura è inserita come una piccola pedina in una grande scacchiera, risentiamo di decisioni prese in altri posti per altre ragioni, a noi cittadini ci viene raccontato quello che serve, non voglio annoiare nessuno ma la polita e gli interessi internazionali si muovono senza tener conto di noi, quindi ricordandoci di ciò, non stupiamoci più di tanto. Personalmente esprimo le mie idee e quando posso, porto avanti quello in cui credo ed è l'unica cosa che ci rimane da fare. I biocombustibili sono sicuramente tra le migliori soluzioni proposte al momento, ma ad alcuni centri di interesse che rischiano di perdere il monopolio e il potere che ne consegue, non possono essere dello stesso parere, ciao, saluti Mario


07/09/2008, 10:42
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eugenio ha scritto:
Hai veramente ragione.La colpa è delle speculazioni finanziarie.Ancora io non trovo un nesso tra l'aumento del pane e della pasta e i biocarburanti.Certamente in UE nessuno si sogna di utilizzare il grano per fare biocarburanti ma vedo comunque delle pubblicità assurde e cioè stufe a mais.Ma dico con tutto il cippato che è oggi possibile utilizzare, con il nocciolino, con la sanse etc veramente a qualcuno viene l'idea di bruciare il mais?Dico che comunque in giro c'è troppa speculazione e troppa disinformazione.Quest'ultima messa in giro anche da emeriti professoroni.Un giorno w le biomasse ed i biocarburanti ed il giorno dopo si spende in energia più di quello che si guadagna.Comunque personalmente sono convinto che l'agricoltura può contribuire ad esempio con l'olio di girasole, di colza e con qualche biomassa da utilizzare per biogas.Ma mi chiedo se in Italia ci sono superfici disponibili per poterle coltivare e comunque a quanto mi risulta il ricavo è molto modesto.



Per quel che riguarda la possibilità di fare energia, premettendo che un po' sono informato... ti posso dire, eugenio, che il problema maggiore non sono le biomasse, tra sottoprodotti (liquami,letami, lettiere, paglie, stocchi, sansa, ecc) di impianti a biogas, gassificazione, reforming, o cogenerazione (proprio ieri parlavo con una ditta che importa olio di jatropha a prezzi bassi.... più bassi del palma..), anche il cippato, magari quello dei boschi non quello del pioppo breve che costo metterlo a dimora, si potrebbero fare centinaia di impianti.
Il vero problema è quel marasma di norme che di fatto rendono difficili le autorizzazioni (son tre anni che giro per uffici regionali per capire cosa fare..), i comitati del no, che appaiono d'incanto è sono contro tutto è il contrario di tutto (non si capisce bene cosa vogliono alla fine..), ma sopratutto la gigantesca speculazione fatta dai costruttori di impianti per effetto dei certificati verdi, che aumentando il Reddito lordo percepibile di fatto "stimolano" un esagerato aumento dei prezzi dei macchinari, con la conseguenza che chi si vuole imbarcare in questi progetti alla fine rischia troppo per l'elevato esposizione finanziaria, e di fatto il guadagno c'è l'hanno solo le banche e i venditori...
tanto per farti un esempio, io mi intaresso da 3 anni della fattibilità per un progetto di gassificazione della pollina (lettiera avicola) i prezzi al kw degli impianti in 3 anni sono aumentati, dopo la nuova finanziaria che ha sbandierato i nuovi certificati verdi agricoli, che però non sono operativi!!! e non si sà se ci sono i soldi, visto che il CIP6 se mangia la tariffa A3 della bolletta elettrica.
L'aumento no è da poco , da 1800 euro kw a 2800 euro, considerando che sotto i 1000 kw non è economicamente conveniente fai pure i tuoi calcoli di quanto si spende in più...
l'uso del mais, se fa "tendenza" cioè si vendono le caldaie perchè allora sei BIO, fra un po' finirà in un bluff, visto che i prezzi salgono, almeno quelli del mais secco al mercato, sicuramente no quelli in campo!. E poi molti che si avventurano in questi progetti pretendono di avere le stesse comodita del metano o del gasolio, cioè schiacci un bottone e via! con il risultato che il costo dell'impianto è pazzesco. A me un tipo mi voleva vendere una caldaia da 60 kw a mais (automatizzata) a 15.000 euro. è pretendeva di farmi capire che era conveniente...mah!.sicuramente per Lui..
Non vado oltre perché sennò mi torna il nervoso, che in questi ultimi mesi mi ero fatto passare!
ciao


07/09/2008, 11:37
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Senza entrare nel merito dei giudizi di valore che sono stati espressi sull'argomento propongo alcune considerazioni tecniche sul recente andamento dei prezzi delle commodities agricole sul mercato internazionale.
Secondo le analisi più serie l'andamento anomalo degli utlimi due anni non può essere addebitato ad un solo fattore. E' sempre semplicistico cercare spiegazioni semplici. I fattori di breve periodo che hanno dato il via alla crescita dei prezzi sono sostanzialmente i seguenti:
- nel triennio 2005 - 2007 la campagna produttiva è stata peggiore della media in alcune aree produttive importanti a livello mondiale;
- allo stesso tempo le scorte mondiali, per una serie di politiche avviate da tempo (non ultime quelle europee che a partire dagli anni 90 hanno perseguito sistematicamente la riduzione delle eccedenze) erano particolarmente ridotte rispetto alla media e non hanno svolto la funzione di compensazione usuale;
- la domanda mondiale è stata sostenuta da una rapida (la rapidità dei cambiamenti conta) crescita di domanda di materie prime per la produzione di biocarburanti che si è aggiunta al trend crescente della domanda mondiale dovuta allo sviluppo economico in alcune grandi economie emergenti;
- la crisi finanziaria legata ai mutui subprime ha messo in circolazione capitali in cerca di investimenti alternativi;
- il mercato internazionale delle commodities agricole è piccolo nei volumi rispetto al totale dei consumi mondiali: questo fa sì che i prezzi abbiano una elevata reattività ad eventuali pressioni di breve periodo.

Molti di questi fattori sono di breve periodo e il recente andamento dei mercati al ribasso lo dimostra. Il modello dell'OCDE prevede per i prossimi anni un riallineamento al ribasso delle quotazioni sia pure ad un livello leggermente superiore a quello prima della recente oscillazione di mercato (+10%): comunque ad un livello decisamente inferiore della media 2007-2008. IN assenza di altri fattori di breve periodo la crescita strutturale (di lungo periodo) della domanda dovrebbe inveceessere controbilanciata da incrementi di produttività e dall'ingresso sul mercato di nuovi competitori.

Certo, le politiche agricole dei grandi produttori possono creare turbative e oscillazioni: ad esempio l'incentivo alla produzione di biofuel è un fattore che crea tensioni al rialzo mentre una ripresa delle spese di ricerca agricola (in declino nell'ultimo decennio) potrebbe dare una spinta alla produttività sopratutto nelle economie emergenti dove ci sono enormi margini di miglioramento (rese, riduzione delle perdite post raccolto) senza arrivare a forme di intensivazione patologica, spingendo i prezzi verso il basso. Le politiche da perseguire in altri termini sono quelle di lungo periodo (migliorare la produttività nei paesi maggiormente dipendenti) unite alla creazione di migliori reti di emergenza (politica delle scorte da rivedere).

Un'ultima considerazione: i fattori climatici nella recente crisi dei prezzi non hanno avuto alcun ruolo in termini di riduzione delle produzioni.
Per approfondire un articolo interessante si trova sull'ultimo numero di Eurchoices, la rivista della European Association of Agricultural Econosmists


16/09/2008, 12:08
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