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Ziram contro la bolla del pesco 
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A me invece non risulta che alcun anticrittogamico, ancorché sistemico come il penconazole, riesca a bloccare il processo patogenetico di Taphrina deformans una volta che il fungo si è infeudato all'interno della foglia, tanti più a sintomo manifesto che significa che il fungo ha già fatto il suo lavoro distruttivo.

Il fatto che apparentemente la malattia per solito non proceda ulteriormente dopo l'infezione primaverile è semplicemente dovuto:
1. alla circostanza che le foglie adulte non sono più suscettibilie di penetrazione;
2. alla epidemiologia di questo fungo, che dopo la fase primaverile sopravvive in forma saprofitaria soprattutto come micelio lievitiforme o come conidi-gemma e che eventuali infezioni secondarie nel periodo estivo non danno luogo a manifestazioni eclatanti (sopra i 25-26 °C il fungo arresta la sua attività, e durante il periodo di incubazione del processo patogenetico è necessario che la temperatura si mantenga sotto i 18 °C).

Le foglie copite sono destinate comunque a cadere e normalmente, almeno in una pianta adulta, si ha un nuovo germogliamento (ovviamente sottraendo energie che altrimenti sarebbero state dirette alla fruttificazione e allo sviluppo). Ripetuti attacchi negli anni possono esaurire la pianta fino a portarla a morte.

Taphrina deformans è un patogeno obbligato agente di malattia auxonica (E. Baldacci) in quanto provoca auxonia dei tessuti paranchimatici fogliari per ipo- e ipertrofia cellulare tanto da far scomparire il tessuto a palizzata che diventa una massa spugnosa; il patogeno penetra direttamente nelle foglie di prima emissione attraverso la pagina inferiore; il micelio forma quindi austori che entrano nelle cellule, poi attraversa con percorso intercellulare il tessuto lacunoso e quello a palizzata per insinuarsi sotto la cuticola e formare aschi liberi e fuoriuscenti che conferiscono alla superficie delle foglie colpite il tipo aspetto vellutato (dopo circa 2-4 settimane).

Un terzo intervento, in aggiunta ai due tradizionali, è giustificabile in post-fioritura in caso di forte pressione della malattia e persistenza di condizioni favorevoli al suo sviluppo (temperatura fresca e abbondanti piogge) per prevenire infezione secondarie che possono interessare anche i frutticini oltre che i germogli ancora in accrescimento.

Scusate la lunghezza ma ho ritenuto preferibile essere esauriente.
Su questa malattia esiste una letteratura scientifica ampia e consolidata facilmente reperibile anche in rete, dunque non c'è nulla da inventarsi.


12/04/2018, 17:11
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Alessandro1944 ha scritto:
A me invece non risulta che alcun anticrittogamico, ancorché sistemico come il penconazole, riesca a bloccare il processo patogenetico di Taphrina deformans una volta che il fungo si è infeudato all'interno della foglia, tanti più a sintomo manifesto che significa che il fungo ha già fatto il suo lavoro distruttivo.

Ok allora precisiamo, le foglie malate cadono naturalmente ma permette di non avere il fungo sulle foglie nuove ;)
Perlomeno io ho avuto un buon riscontro su piante colpite abbastanza bene


13/04/2018, 9:01
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Così si comprende: si tratta allora di un intervento a titolo preventivo di rinforzo.
Posso aggiungere a completezza che tra gli IBE come il citato penconazolo (= inibitori della sintesi degli ergosteroli) nei disciplinari viene soilitamente indicato un limite di impiego da 2 a 4 volte all'anno (a seconda del PF). L'ultimo bollettino Ersa-Lombardia (12/04/18) indica rischio di attacchi di bolla su pesco e consiglia dodina oppure giusto un triazolo (difenoconazolo); su drupacee più in generale i triazoli vengono impiegati in funzione anti-moniliosi.

Se interessasse un po' di storia riguardo tali fungicidi, aggiungo ancora che il penconazolo fa parte della famiglia dei triazoli la quale sta nel Gruppo 1, codice 3 FRAC = rischio medio di resistenza; sono fungicidi monosito (agiscono su un solo punto del metabolismo fungino) e proprio in quanto tali sono più 'aggirabili' da ceppi patogeni mutanti: in effetti sono stati da tempo accertati casi di inefficacia di tali PF per la ticchiolatura del melo e cercosporiosi bietola.
Il penconazolo fu introdotto in Italia nel 1987 ma già a partire dagli anni settanta erano state messe a punto molecole della suddetta famiglia, come 1,2,4 triazolo e negli anni '80 furono posti in commercio in rapida successione diversi fungicidi del gruppo quali il bitertanolo, il triadimenol (entrambi attualmente revocati), propiconazolo e miclobutanil. Negli anni '90 si aggiunsero altre molecole (es. ciproconazolo, tebuconazolo, tetraconazolo e difenoconazolo), e tra i più recenti epoxiconazolo e metconazolo (trovano impiego contro malattie fogliari in particolare su cereali anche con finalità curative).
La loro scoperta e introduzione segnò un tappa molto importante nell'evoluzione delle strategie di difesa, tanto che inizialmente si sperò di avere a disposizione un mezzo risolutivo da impiegare come un farmaco in terapia, ossia a malattia in atto, ma in realtà le reali capacità curative ed eradicanti si dimostrarono non all'altezza delle aspettative.

I trazoli sono impiegati anche in medicina contro le micosi.


13/04/2018, 15:58
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Errata-corrige.
Avete letto penconazolo ma rileggengo Leorasta parlava invece di tebuconazolo: ad ogni modo la digressione sui triazoli non cambia.


13/04/2018, 16:39
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Alessandro1944 ha scritto:
Errata-corrige.
Avete letto penconazolo ma rileggengo Leorasta parlava invece di tebuconazolo: ad ogni modo la digressione sui triazoli non cambia.

Grazie per il tuo intervento...


14/04/2018, 10:56
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Alessandro1944 ha scritto:
Errata-corrige.
Avete letto penconazolo ma rileggengo Leorasta parlava invece di tebuconazolo: ad ogni modo la digressione sui triazoli non cambia.

Si, stessa famiglia e più o meno stessa modalità d'azione. Per la vite infatti ad esempio c'è la limitazione a 3 trattamenti all'anno nell'ambito della famiglia e non solo del singolo principio attivo


16/04/2018, 9:35
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Ragazzi non ho ben capito se La dodina può essere utilizzata su pesco dopo allegagione dei frutti? GraZie


10/04/2020, 23:10
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Se per la bolla la dodina serve a poco ora. Se ricordo bene ha anche tempi di carenza belli alti


10/04/2020, 23:18
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Non dovrebbe avendo anche azione curativa bloccare un po' il fungo? Carenza 72giorni credo che ci siamo finché maturano se ne parla dopo metà giugno


10/04/2020, 23:44
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Alessandro1944 ha scritto:
Quando il fungo è penetrato nelle foglioline non è più possibile bloccare il processo infettivo. E' stato chiarito che l'infezione si verifica al momento della rottura delle gemme a legno se la temperatura è superiore a 5 °C e si verificano piogge di 10 mm nelle 24 ore.

La dodina si è mostrata un valido fungicida contro la bolla, ma va somministrata a fine inverno nella fase di rottura gemme.
Di per se stessa viene accreditata anche di una azione stoppante in quanto la molecola viene assorbita e ha un meccansimo d'azione multisito (sul micelio altera la membrana delle cellule fungine, ma è più efficace in via preventiva in quanto è in grado di impedire la germinazione delle spore agendo sul metabolismo fungino), tuttavia questo può valere - con qualche beneficio di dubbio - per la ticchiolatura del melo se si interviene nel giro di 24 ore dall'evento infettante, malattia quest'ultima che tuttavia ha una epidemiologia diversa dal patogeno agente della bolla.

Se riesci a mettere qualche foto ti sapremmo avvalorare la diagnosi del tuo amico.

Leggi bene la discussione. Ti riporto un post in cui secondo me viene spiegato bene come si sviluppa il fungo e su cosa fa la dodina


11/04/2020, 0:18
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